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Autore: Jessie95    20/08/2015    3 recensioni
Un gioco, una scommessa, un patto.
Così inizia questa storia.
Tratto dalla storia:
– Posso sapere almeno il tuo nome?
– No.
– Andiamo… ti ho domandato solo come ti chiami, mica ti ho chiesto la luna!
–… Mi chiamo Talia. Talia Carter. – mi dice dopo un attimo di esitazione. Che nome particolare!
– È un piacere conoscerti Talia Carter. Io sono Jason Moore.
Talia, Talia, Talia… tu non sai cosa ti farei. Ma adesso non è il momento.
Tu sarai mia!
È ora di iniziare a giocare!
***
E' la prima volta che mi cimento in una storia con solo il punto di vista maschile. Spero non sia uscito uno schifo, buona lettura! :)
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love's a game, want to play?'
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Capitolo secondo: Ti propongo un patto...
 
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I miei amici hanno avuto più fortuna di me con le ragazze, se così vogliamo dire. Inizio a pensare che io sia stato molto più fortunato di loro.
Talia Carter. Chissà se mi si presenterà mai di nuovo l’occasione per rivederla…
I suoi occhi stanno diventando la mia ossessione.
Diamine. Quando li ha puntati dritti nei miei ho sentito come una scossa.
Quegli occhi di quel color nocciola che trasmette calore anche quando non dovrebbero.
Quegli occhi così diversi dai miei color ghiaccio, che sono freddi anche quando non vorrei.
Quegli occhi così grandi che sembrano quasi quelli di una bambina.
Immagino quegli occhi caldi che scivolano sul mio petto nudo e subito mi accorgo che non avrei dovuto fare questo genere di pensieri. Il mio amichetto là sotto ha avuto un’erezione. Bastardo! Sto cercando di farmela passare prima che loro, i miei amici, se ne accorgano.
– Hei, Jason, a cosa stai pensando?! – troppo tardi, maledizione. Così mi ritrovo costretto a spiegare loro il perché quello stupido si è svegliato… e io che volevo tenere Talia come il mio piccolo segreto!
– Questa ragazza mi affascina. Voglio dire, è la prima che non è minimamente interessata ai miei soldi e questo significa che se mai ci ritrovassimo nella  situazione di uscire insieme saprei che non è la mia ricchezza quella che le interessa, ma sarei io, capite? Non lo so ragazzi, non voglio sembrare una femminuccia, ma è come se quella Talia Carter mi avesse rubato il cuore… o per meglio dire la facoltà di pensare lucidamente!
– Frena amico. Hai detto che si chiama Talia Carter? – annuisco guardandolo negli occhi. – E scommetto che tu la vorresti rivedere, non è vero? – mi dice con un sorrisetto strano. Annuisco una seconda volta facendo una smorfia. – Amico, è la tua giornata fortunata! Seguitemi.
Ci porta al suo bar. È un bar anni 50 e i dipendenti sono tutti vestiti nello stile di quegli anni. Le cameriere sono così sexy con quelle divise bianche e rosa, con i rollers ai piedi che spesso mi sono ritrovato a farci un pensierino, ma mi sono sempre trattenuto, per rispetto ovviamente.
È un po’ che non ci andavamo in effetti, ma adesso non ne capisco il motivo. Non ho bisogno di vedere ragazze sui pattini e non ho bisogno nemmeno del mio bicchiere di Vodka. Ho bisogno di altro in questo momento. Comunque ci sediamo mentre lui va a parlare con il personale.
Quando torna ha un sorriso da un orecchio all’altro e mi guarda sornione. Non capisco. Contraccambio guardandolo storto.
– Siete pronti per ordinare, signori? – dice una voce conosciuta. Mi volto di scatto per trovarmi davanti due meravigliosi occhi castani. È Lei, anche la targhetta che porta appesa al petto conferma che lei è Talia. Questo nome ha davvero un non so che di mistico. Più tardi farò le dovute ricerche, ma non ora, adesso sono troppo concentrato su di lei per pensarci.
Non ricevendo risposta alza gli occhi per guardarci e incontra i miei.
– Tu!? – mi guarda sorpresa. Ok, quella divisa deve sparire, ora! Mette in risalto tutte le sue curve e mi fa venire voglia di saltarle addosso come mai mi era capitato in vita mia.
– Ciao bellezza, ci incontriamo ancora! Si vede che è destino… – tiro fuori una stupida frase da rimorchiatore, poi ordiniamo.
Accidenti, quando se ne va non riesco a togliere gli occhi da quel culo meraviglioso che si ritrova, ma appena non è più nel mio campo visivo mi sale una terribile rabbia. Dannazione, dovrei rinchiuderla da qualche parte dove nessuno possa guardarla! Al solo pensiero mi viene voglia di spaccare la faccia a qualcuno. Stringo i pugni sotto il tavolo. Calmati Jason, calmati ora!
Ritorna con il vassoio in mano e ci lascia le nostre ordinazioni, poi se ne va come se nulla fosse.
E che diavolo! Nemmeno un’occhiata mi lanci, ragazza? Non sono abituato a ricevere un no, è peggio di ricevere uno schiaffo: è uno schiaffo morale, accidenti, il mio orgoglio ne risente.
La vedo chiacchierare con due pivelli. Stringo il bicchiere tra le mani. Quegli stolti le stanno facendo gli occhi dolci?! Calma, calma e sangue freddo. Niente scenate. Non nel bar di un tuo amico. Quando lei sorride in risposta però tutte le mie buone intenzioni vanno a farsi fottere.
Butto giù tutto d’un sorso la mia Vodka come se fosse acqua, sbatto sul tavolo il bicchiere, mi alzo e vado da lei. Le prendo il polso e la trascino fuori, sul retro del locale, fregandomene di ciò che pensano i miei amici. Cerca di opporre resistenza e di puntare i piedi, ma grazie a dio porta i pattini ed è molto facile per me trascinarla dove dico io.
Appena usciti la sbatto contro il muro intrappolandola con il mio corpo. La vedo chiudere gli occhi e prego che li apra al più presto perché non sopporto di non poterli vedere. Quando lo fa però mi guarda male e un sorriso appare immediatamente sulle mie labbra.
– Ho voglia di giocare dolcezza e tu sei appena diventata il mio soggetto preferito. – ed è vero, darle fastidio è divertente.
– Non sarò il tuo giocattolino se è questo che intendi.
– Non intendevo questo, solo che è divertente stuzzicarti.
– Non mi interessa essere stuzzicata da te , Jason Moore. – Cazzo! Sentire il mio nome pronunciato dalle sue labbra mi provoca brividi in tutto il corpo.
– Immaginavo una risposta del genere, per questo ti propongo un patto, Talia.
– Non chiamarmi Talia! Non sono tua amica, né sono altro!
– D’accordo allora. Ti propongo un patto, Carter. – così è ancora più divertente, sembra quasi che stiamo stringendo un contratto di lavoro e la cosa mi eccita da morire.
– Come te lo devo dire che non sono interessata?
– Per questo è un patto vantaggioso sia per te che per me. Non vuoi sentire quello che ti voglio proporre prima di rifiutare?
– No. – Dio, mi fa proprio impazzire!
– Non importa, te lo dico lo stesso.
– E allora cosa cazzo chiedi a fare la mia opinione?! – borbotta. Faccio finta di non sentire.
– Uscirai con me – fa per interrompermi, ma io sono più veloce – e se entro un mese non sarai caduta ai miei piedi ti lascerò in pace, ci stai?
– Ci sto. – La risposta mi spiazza. Anche lei vuole di giocare? Sorrido e mi tuffo sulle sue labbra.
– Patto suggellato, dolcezza. – le dico ammiccando.




ADESSO PARLO IO!
Salve gente, ecco qua il secondo capitolo in cui viene stretto il patto...
Beh, continuo a dire che è Jason che parla: qualsiasi cosa abbiate letto o leggerete, è stato lui a dirmi di scriverla, non prendetevela con me! >.<
Non so perchè, ma sapere che qualcuno legge quello che ho scritto mi imbarazza molto, quindi se vi va di scrivermi due parole, anche per dirmi "Fai schifo" o "Ritirati", non abbiate paura, sono qui apposta, per sapere se la storia piace a voi! *rossa come un peperone*
Volevo ringraziare voi lettori silenziosi.
Un grazie perticolare, però, va a
  Eli12, che ha messo la storia tra le seguite, e a Ginevra Granger che l'ha messa tra le preferite: GRAZIE, grazie davvero! *si inchina*
Al prossimo capitolo,
Jessie ^^


PS: il bar anni '50 esiste davvero. Googlate "American Diner Forte dei Marmi" e guardate le foto. In realtà non è un propriamente un bar, ma più un ristorante/paninoteca, ma per la storia mi sembrava più adatto renderlo un bar, percui...
  
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