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Autore: _The Little Dreamer_    20/08/2015    2 recensioni
Il tempo può passare, le cose possono cambiare, però l'amore e i ricordi... quelli non svaniranno mai.
Blaine ne sa qualcosa.
Ha trovato un modo per tenere stretto a lui il suo Kurt. L'azzurro del cielo: i suoi occhi.
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“E’ così che ci si sente, soli. Così ci si aggrappa ai ricordi e lo faccio, ma è così doloroso... Kurt. Sai?”
"E quell'azzurro erano i suoi occhi, erano Kurt... l’amore della sua vita, nel bene e nel male, in salute e malattia, finché morte non li separi. E’ così, no? Anche per loro lo era, soprattutto adesso, che le cose erano veramente cambiate, come il modo di pensare della gente."
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eyes like the sky.
 
Tutto intorno era lui, qualunque posto gli rievocava dei ricordi.
Eppure non se ne dispiaceva per nulla, non era sull’orlo di impazzire come molti dicevano.
Sfiorava la panchina verde e fredda
– chissà da quanto nessuno si sedeva lì  e sorrideva amaramente: era della stessa temperatura delle sue mani così perfette e d’alabastro, le uniche che s’incastravano alle sue, così grosse e callose (non era mai stato metà di lui, questo lo sapeva bene).
Il vento soffiava gentilmente, accarezzandogli una guancia pallida e ormai non più liscia.
Strano come in quel tocco poteva ancora sentire il respiro sulla sua pelle ancora troppo paradisiaco
 tremò al solo pensiero.
Allungò una mano e l’unica cosa che sentì era vuoto, la stessa sensazione che provava dentro.
“È così che mi sento: solo. Così mi aggrappo ai ricordi, ma fa tanto male, Kurt. Sai?”
Lo faceva spesso, anche adesso.
Un giorno alzò gli occhi al cielo 
–  era proprio qui, la prima volta – e scoprì qualcosa di nuovo: gli uccelli, le rondini, qualsiasi volatile era amore, puro e semplice amore.
Bastava guardare il cielo così bello, se decorato da quelle nuvole bianche.
E quell'azzurro erano i suoi occhi, erano Kurt: l’amore della sua vita nel bene e nel male, in salute e malattia, finché morte non li separi. È
 così, no? Anche per loro lo era, soprattutto adesso che le cose erano veramente cambiate, come il modo di pensare della gente.
In ogni modo, il cielo era come i suoi occhi
– unicamente Kurt –  e le rondini erano amore.
Amore e Kurt. Quell'uomo di ottantaquattro anni annuì, ripetendo tra sé le due parole così funzionanti tra loro, così melodiose, come la sua voce, che non avrebbe più risentito. Giusto, tesoro?
Era mancato nel sonno e Blaine non poteva esserne più felice, piuttosto che vederlo investito da una macchina, o guardarlo deperire per una stupida malattia.
Kurt, ancora una volta, aveva scelto il modo più dolce, romantico e giusto di andarsene.
Lo aveva fatto accanto a lui, nel loro morbido e caldo letto che, insieme a quei due, aveva una storia.
Lì avevano passato i momenti più dolci, come le loro tenere coccole sotto le coperte.
Lì si erano dimostrati l’amore, quello vero, che viene direttamente da dentro l’anima.
Lì ridevano più delle volte con Hope, la loro bellissima bimba, che oramai era una donna, una bellissima donna.
Lì era stato il capezzale del suo amore.
Ogni tanto affondava il volto sulla parte sinistra del loro vecchio letto, quella di Kurt; lo sentiva tutto intorno a sé.
Il suo piccolo grande ometto, lo stesso  ragazzo sceso da quelle scale, che ormai non esistevano più, ma poco importava:  Blaine teneva tutto nel cuore e nella mente.
Eppure continuava a sorridere verso l’alto, aveva come l’impressione che quella distesa azzurra chiara gli sorridesse. Era Kurt.
“Ti amo, un giorno arriverò anch’io amore.”
E magari lo avrebbe protetto Kurt, una volta tanto. Lui un’indifesa colomba dinanzi a quell’immenso azzurro: non aveva nessuna imperfezione.
Si era come bloccato, tratteneva il respiro al solo pensiero, quando sentì una presenza dietro di sé e subito dopo una mano. Si girò e vide la loro donnina: ne andavano così fieri di quello che era diventata, lo era anche zia Rachel 
 glielo disse l’ultima volta che la sentì: stava andando in crociera, era rimasta sempre la stessa di tanti anni fa.
“Papà, che ne dici se torniamo a casa, così ci cuciniamo un bel piatto di pasta, mmh?” disse Hope, sedendosi al lato di suo padre, lasciandoci un bacio sulla guancia. “Se la preparo io, allora sì.” rispose Blaine, non sforzandosi poi tanto a sorridere, perché si ricordò di Kurt alle prese con gli spaghetti e le successive imprecazioni, vedendo la sua camicia tutta sporca di salsa di pomodoro.
Hope aiutò suo padre ad alzarsi e poi s’incamminarono.
Blaine si girò un’ultima volta, facendo un cenno al cielo 
a Kurt
Angolo Autrice.
Ciao!
Sono di nuovo qui, a rompervi le scatole con un'ennesima one-shot.
Okay, dove mi è venuto il coraggio di scriverla? (visto che sprizza allegria da tutti i pori) Boh! Va bene come risposta? XD
Diciamo la verità, diciamola. 
Mi sono ispirata a questa bellissima canzone dei Coldplay.

Davvero, ascoltatela e leggetevi la traduzione, è qualcosa di spettacolare e la melodia ti rilassa tantissimo.
E così si è scritta, come sempre. 
Spero vi piaccia e ve ne prego, non uccidetemi con forconi e robe varie, sto soffrendo anch'io :(
Invece, vorrei trovare tante recensioni e voi -so che ci siete!- lettori silenziosi, fatemi sapere cosa ne pensate, perché mi basta anche un semplice
"bello, buon lavoro!" per farmi sorridere un po' di più. 

Bene, con questo ho finito, a presto!
  
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