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Autore: scythemeister_MakaAlbarn    20/08/2015    2 recensioni
Un dio folle che prova e infligge paura diventa demone. Il dio demone. Il Kishin.
Venne confinato da quel coraggio che tanto lo disgustava e lo faceva tremare. La forza di opporsi alla paura. Venne battuto da chi aveva chiamato feccia.
Paura, follia e coraggio sono eterni. Risiedono sopiti in ognuno, aspettando il risveglio.
Ma il coraggio appartiene all'uomo, alla feccia. Non agli dei.

Sconsiglio di aprire la fic a chi non abbia ancora finito di leggere il manga ed ha intenzione di farlo. Questo è, appunto, l'ultimo capitolo. (Spoiler_Episodio Conclusivo 113: "Un'anima sana dimora in una mante sana e in un corpo sano")
Genere: Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Patty Thompson, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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ATTENZIONE:
Come già scritto nell'incipit, questa fic contiene spoiler riguardante l'ultimo capitolo del manga di Soul Eater. Inoltre i dialoghi e le situazioni riprendono gli avvenimenti descritti in quel capitolo e per la maggior parte non sono stati modificati. Quindi non voglio far pensare a nessuno che si tratti di una copia spudorata e pederstre. E' più che altro una reinterpretazione con sfumature più dolci che, purtoppo, Ohkubo-sensei si lascia sfuggire di rado.
Detto ciò, buona lettura. Spero possiate apprezzare


 
 
The Last Chapter

 
 
La paura è un sentimento umano.
Non ce ne si può liberare. Non può scomparire.
Mai.
Si può combattere. Anzi, è grazie alla paura  che si diventa forti. E gli dei hanno timore di questa forza, poiché ne sono artefici e vittime.
L’uomo può scegliere di riconoscere ed accettare la paura, oppure di fondersi ad essa, di perdersi nel suo groviglio di spine. In entrambi i casi essa regala il potere.
Per le divinità è diverso. Il potere è loro intrinseco, come d’altro canto la paura.
Alcune la provano. Altre la infliggono. E la differenza sta tutta qui.
La paura è dunque qualcosa che caratterizza l’umanità e che la rende tale. Ed è al contempo l’essenza del divino.
Ashura aveva paura e per ovviare al problema distrusse tutto. Impazzì. Poi smise di provare timore e cominciò a seminarlo.
Un dio folle che prova e infligge paura diventa demone. Il dio demone. Il Kishin.
Venne confinato da quel coraggio che tanto lo disgustava e lo faceva tremare. La forza di opporsi alla paura. Venne battuto da chi aveva chiamato feccia.
Paura, follia e coraggio sono eterni. Risiedono sopiti in ognuno, aspettando il risveglio.
Ma il coraggio appartiene all’uomo, alla feccia. Non agli dei.
 
Maka osservava il suo compagno dal centro della piazza. The Last Death Scythe. Kid l’aveva chiamato così, facendone il concordato vivente dell’alleanza di Death City con le streghe. Intorno a lei si scuoteva l’intera folla di studenti. Ballavano sulla musica altissima che esplodeva delle casse piazzate in ogni dove, gridavano infuocati dalla festa. Ma a Maka tutto giungeva come ovattato. Sulla gradinata avevano fatto stendere un lunghissimo tappeto rosso che si arrampicava dalla piazza del paese fino all’ingresso di scuola. Soul sedeva sul terzo scalino, in disparte rispetto agli altri. Dal ginocchio in giù, la sua gamba destra aveva preso la forma di una tastiera. Maka sorrise.
Ormai sei a posto, eh, Soul. 
Vederlo suonare davanti a tutti le infondeva un misto di orgoglio e tristezza. Non riusciva a spiegarselo. Era come se con quel gesto, Soul le stesse dimostrando di potersela cavare da solo. Ebbe l’impressione che se ne sarebbe andato lontano. Si levò una brezza leggera.
Nella battaglia contro Ashura aveva avuto la certezza che la paura non sarebbe mai scomparsa. Non si aspettava che un pensiero del genere l’avrebbe spaventata in quel modo. Soul che se ne va.
Rimase a fissarlo con quello stesso sorriso impotente stampato sulle labbra, mentre gli occhi si ostinavano a non diventare lucidi. I bassi le fecero tremare le viscere e rabbrividì. Poi all’improvviso, Tsubaki comparve dalla folla acciuffandola per un braccio per trascinarla in avanti. 
 
« Non vai a scatenarti? » sorrise il giovane quando la compagna gli si sedette accanto. Lei sospirò.
« Dato che ti ho sempre ascoltato seduta al tuo fianco, mi sento più rilassata qui. » Soul fissò i suoi occhi chiusi smettendo per un attimo di suonare.
« Quelli non mi ascoltano. » sbuffò poi, indicandole con un cenno del capo dei pazzi che avevano deciso di azzuffarsi con Black*Star. « E pensare che sono stato io a dare inizio alle danze… » aggiunse sogghignando. La musica delle casse ormai aveva coperto del tutto quella della sua tastiera.
Un paio di coriandoli svolazzanti andarono a posarsi tra i suoi capelli nivei.
« Riesci a suonare come si deve anche senza di me? »
«Ma che dici!? – sbottò, sbagliando un accordo – Ovvio che ci riesco! » Alcune ragazze lo stavano chiamando a gran voce, poco più avanti. Maka lo scrutò di sottecchi spostando poi il suo sguardo altrove. « Eh già… »
Con la coda dell’occhio Soul si accorse che la bocca dell’amica si era piegata all’ingiù. Sbuffò, con un mezzo sorriso. « Non potevo sperare che bastasse abbandonare il pianoforte per rinascere a nuova vita. Quindi ho deciso di portarmelo dietro. » Maka lo spiò, sorpresa. « E mi sono tenuto anche il cognome. »
« Evans? »
Lui annuì. «Soul “Eater” Evans. Per il rinnovo dell’iscrizione a scuola mi sono registrato così. »
Guardò la ragazza, avvicinandosi a lei di pochi centimetri. « Non mi farò battere dalla follia, perché ho combattuto contro il Kishin. » Gli occhi verdi di Maka, vibrarono.
« No, mi correggo. – rise Soul, guardandola – Abbiamo combattuto contro il Kishin! » La pelle bianca della compagna si tinse lentamente di un rosa acceso ma lui finse di non accorgersene.
« Grazie a te ho smesso di scappare, Maka. » Le due anime tremarono all’unisono, come se stessero seguendo il ritmo della stessa melodia. L’albino affondò lo sguardo in quello attonito di lei, sogghignando nel vederla arrossire fino alla radice dei capelli. « Anche questa musica, l’abbiamo creata in due.»
Per un secondo Maka rimase imbambolata. Poi si riscosse, balzando in piedi con uno scatto furioso. Si volse al cielo, gridando per nascondere l’imbarazzo: « Lo so! »
 
 
***
 
 
« Soul…? Sei rosso in faccia. Stai male? »
« Affatto. » rispose l’albino guardando da tutt’altra parte.
Patty gli si era avvicinata  vedendolo armeggiare con Maka in braccio. « Allora stai arrossendo! » continuò la ragazza allungandosi verso di lui.
« No, cazzo! »
La Thompson esplose in una risata fragorosa, indicando Maka che stava andando a fuoco tra le sue braccia. Soul allentò la presa, colto di sprovvista. « Stai arrossendo. Sei roooosso come un pomodoro! » 
Lui ringhiò, agitando una mano come a volerla scacciare via. Saltellando, Patty gli fece il segno di “vittoria”  con le dita, poi sgambettò via. Esterrefatto, Soul la guardò allontanarsi per andare ad incollarsi a sua sorella e continuare a ballare. Gli scese una gocciolona lungo la fronte. « Eh…? Perché "vittoria"? »
Poi tornò a guardare Maka che era rimasta immobile sulle sue ginocchia. « Non puoi fare la ragazza cool e poi scivolare come una cretina sui coriandoli in questo modo… »
Lei brontolò qualcosa di incomprensibile, ma in cuor suo lo ringraziò di averla presa al volo.
« Soul. – chiamò poi, spiandolo da dietro i ciuffi di capelli – Stai davvero arrossendo? »
«Certo che no, senzatette.»
Lui sbuffò, acido, senza essersi accorto di averla stretta più forte.


 
  
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