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Autore: Eneri08    21/08/2015    2 recensioni
Cosa succederebbe se Hera, dea del matrimonio, dopo l'ennesimo tradimento di Zeus, decidesse a sua volta di tradirlo con un comune mortale, e se dalla loro unione nascesse una figlia semidea? L'appassionante storia di tre ragazze semidee che andranno incontro al loro cupo destino tra guerre, primi amori e satiri che mangiano lattine.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Era, Grover Underwood, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Festeggiamo la fine dell'impresa con i botti
 
Dopo diverse ore, o almeno così mi sembravano, Magalie scostò il viso e mi puntò i suoi grandi occhi castani addosso. Poi, il suo sguardo ricadde sul corpo di Isabelle. Si raggomitolò nel suo angolino e sprofondò il viso nelle ginocchia che si era portata al petto. Credo che stesse piangendo, anche perché emanava latriti come quelli di un cane; certo, se non stava piangendo, allora aveva ingoiato un fischietto per cani.
Magalie singhiozzò;
–È... è tutta colpa mia! Sono un mostro! Ho ucciso Isabelle!– Poi si buttò sul mio petto, e borbottò qualcosa di incomprensibile. Sospirai,
–No. Non lo sei, Magalie; Isabelle non ce l'ha con te. Ha chiaramente detto che ti vuole bene. E poi... non sei la sola a doverti addossare la colpa. La profezia l'aveva detto, ma io non l'avevo capita, non ve l'ho mai rivelata. Se ve l'avessi raccontata prima... forse tutto questo non sarebbe successo.
–Non puoi cambiare una profezia, Walle.–
Odiai ammetterlo, ma forse Magalie aveva ragione.
–Forza, dobbiamo uscire di qui.– Sussurrai.
–Ma come possiamo farlo? Non abbiamo più dracme, non possiamo mandare messaggi, siamo nel Tartaro... e non c'è modo di uscire da queste sbarre!– Le tirai un ceffone. Non le volevo fare male, ma se mi fossi dimostrata debole anch'io, ci saremo morte in quella schifo di cella, e visto che Isabelle non c'era più, dovevo prendere pure il suo posto.
Isabelle almeno avrebbe voluto così. Perciò, mi issai il corpo di Isabelle in spalle, nonostante la ferita sulla spalla destra. Quando entrammo per la prima volta nel Campo ed io ero ferita a causa di quel mastino infernale, lei mi aveva aiutata; ora, nonostante lei fosse morta, mi sentivo obbligata a ripagare quel debito. Afferrai per un braccio Magalie, e con l'altra raccolsi la spada da terra. Per sicurezza, decisi di prendere io lo zaino col vaso; non sia mai che ci fosse ancora qualche briciolo dell'uomo col perizoma in lei.
Mi sentii come Enea quando scappò da Troia portando sulle spalle il padre Anchise ed il figlio Ascanio. Mi misi lo zaino a tracolla contenente il Vaso ed impugnai la spada.
Fendetti colpi su colpi alle sbarre, ma quelle maledette non davano segni di cedimento. Ogni volta che la lama di Curtana si scontrava contro le sbarre, produceva delle scintille argentee. Magalie sussurrò:
–È finita. Abbiamo perso.
–Non è ancora finita finché siamo ancora vive!– Tirai colpi su colpi alle sbarre, ma sembrava tutto inutile; era difficile respirare in quel luogo - l’aria era pesante, acida e melliflua. Guardai attraverso le sbarre; eravamo dentro un buco su una parete rocciosa. Se provavo a guardare di sotto, il mio occhio si perdeva nell’oscurità, e sapevo che se fossi caduta da là, non ci sarebbe stato alcun impatto, dato che era proprio come un buco nero di Urano; nero e senza fine. Decisi che, seppur fossimo riuscite ad oltre passare le sbarre, non sarebbe stata una grande idea farsi una caduta libera nel nulla. Così, feci la cosa più naturale del mondo. Mi misi ad urlare.
–C’è qualcuno qui? Ehilà? Ade? So che riesci a vedermi. Tira le nostre chiappe fuori da qui.
–Ehm, Walle… io non credo che insultare il signore dei morti ci aiuterà.
–Taci, sgozzatrice!– Probabilmente non era una delle cose più carine che dissi. Ma, capitemi; mi stavano per venire le mestruazioni, una delle mie migliori amiche era morta uccisa dall’altra mia migliore amica, un folle col perizoma era appena riuscito a scappare col suo corpo dal Tartaro e probabilmente stava già organizzando la conquista dell’Olimpo, Zeus ci avrebbe fulminate se non gli avessimo portato quel vaso entro la fine del quattro Luglio e mi trovavo rinchiusa in una cella dove aleggiava un vago odore di hot dog, non volevo sapere il perché; ma sinceramente, faceva schifo. Magalie iniziò a singhiozzare. Persi completamente la calma ed incominciai a battere i piedi per terra ed a strizzare gli occhi come una bambina che vuole il suo giocattolo.
–Ade! Porta quelle tue chiappe ossute qui ed aiutaci!– Sentii che alle mie spalle Magalie stava trattenendo il fiato, spaventata. Al che, riaprii gli occhi, per poi ritrovarmi nella sala del trono di Ade. Rimasi sconvolta per qualche secondo: guardavo con una faccia stupida il dio dei morti, che mi stava squadrando dall’alto in basso mentre teneva le gambe accavallate. Il palazzo era fatto anch’esso di ossidiana nera; doveva proprio andare di moda negli Inferi! Chissà, magari per l’anno successivo sarebbe andato di moda il topazio. Immaginai quei poveri ciclopi che ricostruivano interamente il palazzo di Ade di topazio solo per un capriccio di Persefone. Lo scranno di Ade era fatto da ciò che parevano essere ossa umane fuse. Accanto ad esso, risiedeva un trono nero, a forma di fiore con delle dorature sui bordi, leggermente più piccolo rispetto a quello del signore dei morti.
Ade interruppe il silenzio parlando in tono sprezzante.
–Visto, Foster? Ho portato le mie chiappette ossute al suo cospetto, oh, mia signora.– Sentii le mie orecchie avvampare.
–Ehm, mi scusi, non volevo offenderla.
–Certo che no signore, non offenderemmo mai sua signoria! E poi sa…– Magalie sembrò esitare. –...lei… lei è pure la mia divinità preferita.– Ridacchiai.
–Certo, ora gli dirai pure che hai fondato un suo fan-club personale, no, Magalie?–
Ade interruppe il nostro battibecco con un cenno della mano. –Walle Foster, sei seccante come tua madre.–
Mi sentii quasi offesa.
–Le ricordo che mia madre è anche sua sorella.
–Se tu non fossi figlia di Hera, ti avrei lasciata a marcire nel Tartaro insieme alla tua amichetta. Oh, ma niente di personale.– Sospirai.
–Senta, lei ha tutto il diritto di odiarmi, ma la prego, ci aiuti– Dissi in tono supplichevole, prendendo in braccio il corpo di Isabelle. Non so se gli facessi pena o se infondo gli stessi veramente simpatica; entrambi eravamo comunque due reietti. Io ero un errore, e per questo ero stata allontanata; lui invece era stato esiliato in quello schifo di posto. Non c’era poi da sorprendersi se era così tanto burbero. Ma decise di aiutarci. Scese dal trono.
La sua figura divenne meno imponente a mano a mano che si avvicinava; indossava una corona d’oro intrecciato ed una lunga veste nera, nella quale parevano esserci imprigionate le anime dei dannati. Era particolarmente pallido, come un cadavere. I capelli corvini gli incorniciavano il viso, ed i suoi occhi neri come la pece mi trafiggevano l’anima. Prese il corpo di Isabelle, pronunciò qualche parola in greco antico ed il corpo si dissolse in una tiepida polvere argentata.
–Dove...– Ade mi precedette.
–La vostra amica è ora sotto giudizio dei miei giudici.
–Sta...starà bene?– Chiese titubante Magalie.
–Non mi interessa.– Disse Ade, avvicinandosi a quel che sembrava un mini-bar… solo che anch’esso pareva esser fatto di ossa umane. Si versò nel bicchiere fatto con un cranio del liquido denso e rosso scuro, come quella cosa che ci avevano fatto passare per Bloody Mary al cabaret. –Non dovreste riportare il vaso di Pandora a Zeus? E’ il quattro Luglio, oggi, e manca solo mezz’ora alla mezzanotte.
Di immortales!– Imprecò Magalie. –Non ce la faremo mai in tempo!–
Fissai Ade; lui inarcò un sopracciglio in risposta. –Foster, smettila di fissarmi, sei inquietante.
–Parla lei, eh?
–Non ho mai incontrato una semidivinità più sfacciata di te. Hai lo stesso… tono sprezzante di una divinità. E non parlo di divinità “simpatiche” come Zeus, ma parlo proprio di quelle ancora più fastidiose, tipo… tipo… tua madre.
–Beh, sarà una dote di famiglia, zietto.– Ade sembrava sbalordito quanto schifato.
–Sarò sincero, non mi sono mai divertito così tanto in tutta la mia eterna vita. D’accordo, vi aiuterò. Ma solo per questa volta. E guai a voi se ritornate quaggiù.– Schioccò le dita e delle fiamme nere ci fecero sprofondare nell’entroterra. L’ultima cosa che vidi prima che tutto si facesse un ulteriore volta buio, fu il ghigno di Ade che mormorava: –Ci vediamo sull’Olimpo, nipotina.–

Percy mi aveva parlato dei viaggi nell’ombra, ma quello non era stato un viaggio nell’ombra: era stato qualcosa di peggio. Non mi sorprese che Magalie si mise a vomitare una volta arrivate davanti all’Empire State Building. Io stessa faticavo a trattenere i conati di vomito. Quando ci fummo stabilizzate, afferrai il primo passante che vidi e gli urlai in faccia:
–Che ore sono?!– Il poveretto mi guardò come se stessi per mangiargli la testa da un momento all’altro.
–Ma… mancano dieci minuti a mezzanotte, non mi uccida!– Lo lasciai con uno strattone. Il mio aspetto doveva somigliare a quello di una folle - e probabilmente lo ero, con un sopracciglio mancante, una ciocca di capelli andata, una ferita alla spalla ed i vestiti sporchi di sangue rappreso. Dovevo assomigliare ad un cannibale. Afferrai Magalie e la trascinai all’interno dell’Empire State Building. Quando entrai, non trovai il portinaio come al suo solito, ma Hermes, che si guardava l’orologio.
–OH ME STESSO, SIETE VIVE! Pensavo che alla fine dovessi celebrare un funerale anziché un matrimonio. Ma come diavolo vi siete conciate…?– Io, che già ne avevo abbastanza, non risposi proprio cordialmente ad Hermes, perché ormai la mia sanità mentale era rimasta incastrata nel Tartaro.
–La fai facile tu, non hai dovuto combattere contro un uomo in perizoma assetato di sangue!– Mi guardò come per dire, “Ehi, ehi, bambolina, hai per caso lasciato le rotelle nel laboratorio di Efesto?”
–Sì, certo, certo.– Martha comparve sull’orecchio destro della divinità, come un orecchino molto chic uscito direttamente dagli anni ‘80.
“Hermes, lasciale andare, hanno solo cinque minuti di tempo prima che Zeus le folgori!” George comparve sull’altro orecchio.
“Ehi! Mi avete portato un ratto?”
–Al Tartaro te ed i tuoi ratti!– E scappammo dentro l’ascensore. Prima che le porte si chiudessero, sentii il sibilo di George: “Allora è un no?” Poi, l’ascensore si chiuse del tutto.
Tamburellavo le dita su uno dei miei bracci incrociati, mentre mandavo occhiate nervose allo zaino in cui era racchiuso il vaso. Magalie cercava di confortarmi, ma io ormai ero nel mio “posto felice”, dove qualsiasi cosa mi dicessero, la loro voce era oscurata dal rumore di onde e il verso dei gabbiani. Poi una figura comparve nel mio sogno ad occhi aperti; era Travis in versione bagnino, ed era così strano che subito mi fece riacquistare la lucidità.
–Ehi Walle, mi ascolti?
–Certo, stavamo parlando di Travis in costume da bagn… eh!
–A Walle piace Travis, a Walle piace Travis!– Cantilenò Magalie. Per un istante, l’idea di strangolarla mi era parsa buona e giusta, quando l’ascensore emise un cigolio e subito dopo si sentii un rumore sordo provocato da sopra l’ascensore. Tutte le luci si spensero, tranne quella di emergenza. Alzai lo sguardo verso la minuscola lampadina che aleggiava sopra le nostre teste.
–Che cosa ho fatto di male?!– Invaii contro il nulla; cosa avevo fatto? Non avevo certo offeso e fatto la saccente con alcune delle divinità! ...Ma figuriamoci, soltanto uno scemo lo farebbe. Magalie piagnucolò.
–Che cavolo!– Appoggiai la schiena contro la parete di metallo e mi abbandonai sul pavimento.
–Beh, ormai è la fine. L’ascensore è rotto, noi non potremo andare sull’Olimpo e se non ci uccide l’asfissia, lo farà di certo Zeus carbonizzandoci.– Magalie sembrò arrendersi, e si mise a sedere accanto a me. Beh, fra tutti i miei pregi, sicuramente essere un leader non era fra questi.
–Davvero Isabelle ha detto che mi voleva bene?– Le sorrisi.
–Ha importanza? Tanto fra poco la raggiungeremo, potrai chiederlo direttamente a lei.– Magalie ridacchiò.
–Sì, hai ragione. E’ stata l’estate più bella della mia vita.
–Tesoro, non voglio sapere qual è stata la più brutta allora.
–Quella in cui…
–Era sarcasmo!
–Mhh… certo, sì, l’avevo capito.– Si sentii un boato, e subito dopo tutte le luci si riaccesero. L’ascensore sfrecciò in alto in maniera innaturale, come per magia, facendomi quasi sbattere la testa contro il quadrante dei pulsanti. Magalie si aggrappò alla sbarra di metallo; poi, tutto di un colpo, l’ascensore si fermò, e spalancò le porte davanti all’Olimpo, e come volevasi dimostrare, Magalie vomitò in uno dei vasi che qualche divinità minore aveva piantato. Sì, una pianta di vasi! A quanto pare, nascevano così.

Arrivammo davanti al portone della casa degli dei, ma era chiusa, così ci mettemmo a bussare ed ad urlare come delle matte. Non sapevo di preciso quanti minuti mancassero, ma erano pochi, sicuramente.
–Qualcuno ci apra!– D’un tratto, il portone si aprì, e la testa di Dioniso sbucò dalle porte.
–Oh, siete… quasi tutte vive. Dovrò dire a Chirone di non preparare tutti e tre i drappi funebri, solo quello della casa di Ares.– Quello che feci successivamente forse fu la cosa più folle che io abbia mai fatto; bambini, non fatelo a casa. Strepitai –CI LASCI PASSARE!– e spintonai Dioniso da una parte facendolo barcollare, e per poco non cadde sulle sue chiappone per terra.
Corsi davanti al trono di Zeus, senza inchinarmi o salutare qualcuno e tirai fuori dallo zaino lo scrigno, e praticamente lo sventolai sotto il suo naso.
–Prenda! Prenda il suo stupido vaso di Pandora!– Zeus allungò le mani moooolto lentamente. Accanto a lui, Poseidone commentò: –Oh, al Tartaro, fratello! Prendi quel vaso!– Zeus gli lanciò uno sguardo fulmineo prima di prendere il vaso. Da una parte della sala, Hermes stoppò un cronometro.
–Due minuti! Oh, non è adorabile? Starebbe benissimo con Travis!
–Sono d’accordo!– Urlò Afrodite, mentre leggeva un libro dalla copertina con sfondo azzurro e due nuvolette su cui c’erano scritte due parole: “Okay? Okay.”
Zeus sembrava frustrato, ed un’aria di tensione aleggiava nella stanza.
–Siete riuscite a portare il vaso, complimenti.– Disse amaramente. Si rigirò lo scrigno fra le possenti mani e lo fece scomparire con un boato. Poi, scese dal trono; si avvicinò a noi e parlò con una nota di superiorità nella voce.
–E’ vero, mi avete riportato indietro il vaso, a qualsiasi costo, sacrificando persino una delle vostre più care amiche. Sono proprio sbalordito.– La sua faccia non era per niente sbalordita. –Vi lascerò vivere. Ma, Walle Foster, non dovrai mai, ripeto, mai valcare i confini del mio regno, o neanche… tua madre riuscirà a placare la mia ira.– Lanciai uno sguardo ad Hera, che sorrise trionfante, come per dire: “Guardate, questa è mia figlia!”
Magalie invece lanciò uno sguardo triste a suo padre. Apollo alzò i pollici, incoraggiante.
–Ci sono problemi ben peggiori del Vaso di Pandora, mio signore– Disse Magalie. –Lasci che le spieghi tutto...–

Zeus non sembrava molto contento dal fatto che Urano stesse per risorgere e che Magalie l’abbia aiutato. In tono aspro, Zeus si rivolse ad Apollo, con fare omicida.
–Dovrei uccidere tua figlia per essere stata così stupida.– Per la prima volta, Apollo si tolse gli occhiali da sole mostrando i suoi bellissimi occhi azzurri, battè i pugni contro i braccioli del suo trono ed urlò contro Zeus;
–Mia figlia non è affatto stupida, Zeus!–
–Ha ucciso mia figlia!– Imprecò Ares. –Deve morire e finire nei campi della pena!–
Mia madre alzò la voce al di sopra di tutti, e li rimproverò con un tono da “Bimbi cattivi, avete fatto arrabbiare la mamma!”.
–Smettetela di litigare! Siamo in una riunione, ed anche piuttosto importante. Una divinità primordiale si sta risvegliando, e non possiamo prendercela gli uni con gli altri proprio adesso. Quella… povera ragazza è stata soggiogata da una forza che neanche Zeus saprebbe contrastare da solo. E’ solo una… povera mortale, che cosa vi aspettavate?– Zeus sbraitò contro la moglie.
–Tu hai dato una spada della regalia proprio ad una mortale, che è in grado di ferire gravemente qualsiasi corpo di una divinità, di un titano o persino di una divinità primordiale, dato che è stata creata nella notte dei tempi da colui che soprattutto risiede; è pericolosissima, se nelle mani sbagliate.– Hera commentò aspramente,
–Se non ricordi male, mio caro marito, la spada può essere utilizzata solo da un innocente e puro di cuore, e a me non sembri né innocente né puro di cuore! Io ho sopportato i tuoi figli, ora tu sopporti la mia.– I due continuarono a bisticciare, finchè non decisero che sarebbe stato meglio continuare in un luogo più appartato senza fare scenate davanti agli altri dei, che si sarebbero soltanto divertiti come dei matti nel vederli litigare.
Poseidone concluse la riunione dicendo:
–Beh, credo che la riunione sia finita. Potete andare.– Dopo qualche minuto, metà delle divinità se l’era squagliata, perché potete essere dei mortali o potete essere divinità, ma in entrambi i casi non vedreste l’ora di liberarvi da una noiosa riunione di famiglia per poi darvi alla pazza gioia nei festeggiamenti del quattro luglio.
Apollo si manifestò dietro le nostre spalle e ci stritolò in un abbraccio.
–Ben fatto, ragazze.– Lo guardai negli occhi.
–Isabelle è morta.
–Mhh… sì, già. Succede a volte, nelle imprese.
–Ma non per mano di una sua amica!–
Magalie cinguettò.
–Papy, io non trovo che i vestiti da donna ti facciano il sedere grosso.
–Shhh! Non alzare tanto la voce, n...non è una bella cosa. E qui praticamente nessuno sa di quella cosa!
–Ma che fine ha fatto Sandy Ross?– Chiesi esasperata.
–È ancora lì, a casa sua. Praticamente l’ho fatta addormentare per un bel po’ con una mia canzone… e così ho preso il suo posto, per aiutarvi.
–Hai narcotizzato una donna. Ti senti fiero di te stesso?
–Non farei mai del male ad una donna così carina!– Si morse subito la lingua e cercò di scrutare se nei paraggi ci fosse stato Ares. Per sua fortuna, se n’era già andato. –Beh, ragazze...– Non finì mai la frase, perché le muse stavano oltrepassando il giardino dell’Olimpo, ed Apollo si era subito fiondato su di loro al grido di –Salve, signore. Avete dei programmi per stasera?–
Mi ero appena liberata dalle grinfie di Apollo, quando delle mani gelide mi strinsero a sè. Non riuscivo a pensare… o a respirare, mentre mia madre mi strangolava in un abbraccio.
–Sono così fiera di te! Beh, anch’io non sono stata da meno, pero’. Se non avessi mandato Efesto a riattivare l’ascensore in tempo, sareste già carbonizzate! Infondo, non è poi così inutile. Dovrò… ringraziarlo, suppongo.– Voltò gli occhi su di me, e mi guardò con aria schifata, come se invece di sua figlia vedesse una belva.
–Oh mia bellissima me stessa! Che cosa ti è successo?! Sembri una barbona cannibale! Lascia fare tutto a mamma.– Schioccò le dita e mi sentii diversa. L’unica cosa che riuscii a captare era che Hermes fischiò quando passò davanti a noi. Poi mia madre guardò Magalie.
–Anche tu non sei da meno, tesoro. Se fossi tua madre, sarei inorridita.– Schioccò una seconda volta le dita e Magalie divenne anche lei diversa; di certo non aveva ricevuto la benedizione di Afrodite, pero’ divenne più pulita, i suoi corti capelli arancioni si aggiustarono e, al posto degli abiti sgualciti e sporchi, era comparsa una toga smanicata bianca e dei sandali alla schiava di cuoio intrecciato. Dedussi che anch’io avessi subito lo stesso trattamento, con l’aggiunta che sul mio petto c’era un’enorme coccarda dorata con scritto “Ho la madre migliore del mondo”. Poi, Hera mi mostrò la sua coccarda, su cui c’era scritto: “Mia figlia ha la madre migliore del mondo”.
–Carine, vero? Sono coordinate!– Annuii con poca convinzione. Mia madre rubò uno specchio da una divinità minore che si stava aggiustando il trucco e me lo porse fra le mani. Mi specchiai, e notai che il mio sopracciglio era ricresciuto, ed i miei capelli divennero nuovamente simmetrici.
Hera sorrise;
–Ho sempre desiderato un figlio mortale– Disse in tono sognante, più a se stessa che a me. –Ora va’. Laggiù al campo vi aspettano tutti… anche un certo Travis, a quanto pare.– Disse contrariata. –Beh, buon quattro Luglio, Walle.– Mi schioccò un bacio sulla guancia lasciandomi l’impronta del suo rossetto rosso; poi, scomparve.

Eravamo nella hall dell’Empire State Building. Efesto e Dioniso stavano discutendo appoggiati sul bancone. Efesto, appena mi vide, borbottò qualcosa sul fatto che sua madre stava cercando di farmi diventare un cane da esposizione. Andai accanto a lui, e lo ringraziai. Lui mi guardò impacciato.
–Non l’ho fatto per te, mi stavo annoiando.– Lo guardai ammiccante.
–Sì, certo, Effy.– 
–Smettila, non so chi sia più seccante fra te ed Ares.– Poi gli diedi una simpatica gomitata, che suscitò in lui l'istinto di stringere le sue mani sporche e callose intorno al mio collo. Mi rivolsi a Dioniso.
–Mi... mi scusi se prima l'ho quasi investito nel mio passaggio, Signor D.– Borbottai. Lui, con aria indifferente, mi sorrise, anche se nei suoi occhi purporei bruciava una fiamma violetta.
–Non ti preoccupare, Wendy...
–Walle.
–Sì, sì, come ti pare. Insomma, Walberta, non ce l'ho con te. Spero che ti piaccia pulire la stalla personale di Chirone per tutto il resto dell'estate...
–Hah! Sfigata!– Esultò Magalie.
–Anche tu, Megan.–
Magalie si guardò dietro le spalle. –Io non vedo nessuna Megan, signore...
–Cosa? Ma se un momento fa lei aveva detto che non ce l'aveva con me!– Replicai.
–Ah, sì? Beh, ho mentito. Felice quattro Luglio!–

Tornammo al campo insieme al Signor D. Probabilmente, non mi ero mai sentita così tanto in imbarazzo come in quel momento in tutta la mia vita.
Quando fummo arrivati, tutti i ragazzi ci corsero incontro, chiedendo notizie, stringendoci la mano e congratulandosi con noi per essere ancora vive. Beh, quasi vive.
Travis fu il primo ad abbracciarmi.
–Walle! Sapevo che saresti tornata da me! Ho pregato tutte le notti Ero...– Si schiarì la gola. –Hermes, Hermes, mio padre. S...sì. Ehm... certo. W... Walle, hai per caso trovato un bigliettino dentro il tuo zaino? Non... sono stato io a metterlo. È stata un'idea di quella s... sgualdrina di Drew! Io non c'entro nulla!
–No, no, anzi, sono felice che tu ti sia divertito con Drew.
–Cosa? No!–
Connor spuntò alle spalle del fratello. –Oh, suvvia, fratello, non sminuire le tue peripezie nella cabina di Afrodite! È per questo che ti hanno soprannominato "Travis il possente" lì dentro!– Disse malevole.
Ci si mise anche Magalie, che mi mise un braccio intorno al collo. –Walle, mi dispiace interromperti, ma... ohh! Ma tu sei Travis! Il ragazzo di Walle! Quello del costume da bagno!
–Costume da bagno? Quale costume da bagno?– Chiese Travis.
Sentii le mie guance avvampare, e serrai i pugni così ferocemente che le nocche divennero bianche. –Ma sì, perché non te ne torni dalla tua Drew, Travis? Che mi importa?! Sei solo uno stupido, villico, egocentrico idiota!–
Lui rise sarcastico. –Ma sentitela, non sono certo io quella che mi immagina in versione erotiche!
–Stavi pregando Eros!
–Io prego per qualsiasi divinità, era solo un caso fortuito!
–BENE!
–BENE!–
Ce ne andammo in due direzioni opposte.

Chirone aveva indetto una riunione straordinaria quella stessa sera, dato che, anche se erano le due del mattino, quasi nessuno era ancora andato a dormire, eccezion fatta per i più piccoli ed i figli di Hypnos.
Io e Magalie raccontammo di tutta la nostra impresa: delle arai, di Faia, del resto dei maialini volanti sputa fuoco, di Sparkle, di come Magalie sia stata posseduta da un tizio in perizoma (Ovviamente omettendo del come e del perché), dell'hotel sunshine, del cabaret jazz, di Pandora, dello scontro con il signore del cielo e... di Isabelle.
Nella stanza, tutti tacquero. Riuscivo a sentire il respiro affannato di Magalie, e poi, il caos.
Tutti cercavano di saperne di più, affossandoci di domande, chiedendo nei minimi particolari ed urlando fra di loro. Forse fu per questo che il subconscio di Magalie non resse più di tanto, o forse era perché ancora si sentiva in colpa. Fatto sta, che sbattè le mani contro il tavolo da ping pong della sala ricreativa e mise a tacere tutti quanti. Persino Clarisse rimase sbalordita.
–Sono stata io.– Disse, in tono piatto e triste. –Ho ucciso io Isabelle. Non sono riuscita a fermare Urano, ed ora... sta per risorgere per colpa mia.–
Se avevo solo pensato di aver visto i ragazzi in subbuglio, beh, in quel momento dovetti ricredermi. Clarisse cercò di saltare al collo di Magalie.
–Tu! Tu sei solo un mostro, come hai osato far questo alla mia sorellina? Ti ucciderò, ed userò la tua testa per decorare la casa di Ares!–
Will Solace ed Alex Sullivan, della casa di Ecate, cercarono di trattenere, con scarso successo, Clarisse, che montò sul tavolo ed alzò un coltello su Magalie. Chirone era scandalizzato, ed era talmente sorpreso, che per qualche secondo non comprese a pieno ciò che stava per accadere.
Se Magalie aveva firmato la sua condanna a morte con la casa di Ares, io feci la stessa cosa in quel preciso istante. Tirai un ceffone a Clarisse prima che riuscisse ad accoltellare la figlia di Apollo.
Clarisse strabuzzò gli occhi. –Figlia di Hera, come hai osato?!–
La mia voce tremò dalla rabbia.
–Tu... non sai cosa è veramente successo lì. Non hai nessun diritto di giudicare Magalie. Se tu fossi stata al suo posto, avresti fatto altrettanto. Le ultime parole di Isabelle chiedevano di vendicare la sua morte, uccidendo Urano, non Magalie, in quanto lei stessa mi ha riferito di voler bene a quest'ultima, e di non avercela con lei. Non possiamo avercela gli uni con gli altri, dato l'imminente arrivo di questa nuova guerra. Tu, Clarisse La Rue, vuoi disobbedire alle ultime parole di tua sorella, Isabelle Ross?–
La figlia di Ares ricacciò indietro le lacrime e scagliò il coltello sulla parete della sala ricreativa. Tornò a sedere borbottando che avrebbe instaurato la pace per iniziare una nuova guerra, solo per amore di sua sorella.
Alex aggiunse rammaricato: –E noi che aspettavamo il vostro ritorno solo per iniziare i festeggiamenti del quattro Luglio.–
Magalie diventò paonazza.
–So... solo per noi?!– Disse smielevole.
–Sì, beh... pero'... la vostra amica è morta. Non credo che siate in vena di festeggiamenti.–
Tutti protestarono.
–Isabelle non avrebbe mai permesso che noi ci deprimessimo per la sua morte. Pertanto, i festeggiamenti abbino inizio!– Tutti esultarono e corsero fuori ad ammirare i fuochi di artificio che erano stati allestiti molte ore prima dai figli della casa di Efesto.
Stavo per uscire anch'io, seguendo Magalie, che stava chiaccherando animamente con Sullivan, quando Chirone mi poggiò una mano alla spalla con fare paterno.
–La casa di Ares ed io saremmo onorati se parlassi alla cerimonia del drappo funebre di Isabelle, domani.– Feci un cenno con il capo in segno di approvazione.
–Non ti punire troppo, Walle, per ciò che è successo. Sei stata una brava amica, per Isabelle. Come del resto la piccola Magalie. So che lei avrebbe voluto che questo fosse nelle vostre mani.– Disse, porgendomi il giubbotto di pelle nera con le borchie sulle spalle che Isabelle indossava la prima volta che giungemmo al campo. Lo afferrai e lo strinsi subito a me, inondando il viso di lacrime, e ringraziai Chirone. Lui mi strinse a sé.
–Su, su, va tutto bene. Coraggio, i tuoi amici ti stanno aspettando.– Facile per lui dirlo, non sarebbe certo stato lui a dover pulire i suoi escrementi per tutto il resto dell'estate.

Alcuni ragazzi erano nel fiume a sguizzare mezzi nudi, col risultato che le naiadi scappavano via infuriate e schifate. Ma soprattutto schifate. Alcuni ragazzi stavano aiutando i figli di Efesto ad ultimare gli ultimi preparativi prima dei botti finali. Percy ed Annabeth stavano giocherellando con due bastoncini di legno, e li brandivano come se fossero due spade, col risultato che Percy cadde su Annabeth.
Magalie stava ancora parlando con Alex, con occhi sognanti, davanti ad un falò. Io le tesi un agguato e le coprii la testa con il giubbotto di Isabelle. Si voltò in tutte le direzioni, disorientata.
–Chi ha spento la luce? È un tuo scherzetto, Alex? Non sapevo che tu sapessi spegnere la luna!– Alex, per compassione, le tolse il giubbotto dalla faccia. Io la guardai divertita.
–È per te. Da parte della Ross.– Magalie non sembrò capire, all'inizio, e guardava il giubbotto con aria confusa. Poi il suo sguardo si illuminò, e riconobbe l'indumento preferito da Isabelle.
–Walle, io non so se dovrei...
–Prendilo tu. Io... non so che farmene. E poi... la pelle non mi dona. È giusto che lo tenga tu. Fallo per Isabelle.– Magalie scoppiò in lacrime.
–Grazie, Walle– Si buttò fra le mie braccia, e proruppe in un pianto liberatorio.

Ero sul tetto della Casa Grande, ad ingozzarmi di marshmallows, quando Travis comparve al mio fianco. –Ciao! Mi chiedevo chi avesse sgraffignato tutti i miei marshmallows che tengo nascosti dentro al cuscino, ne sai qualcosa?
Nu, nu– Dissi, mentre avevo la bocca piena di quelle schifezze.
–Hai intenzione di mangiarteli tutti, o posso averne qualcuno anch'io?–
Gli lanciai in modo rude un sacchetto grande quanto un dizionario di greco antico e dieci volte pesante tanto. Mi chiedevo come quel sacchetto riuscisse ad entrare nel suo cuscino.
–È colpa tua she diventerò grassha e butta.
–Colpa mia?
Shì! Colpa tua.– Ingoiai. –Dillo che preferiresti quella tettona di Drew!
–Io non ho mai detto niente riguardo.– Gli lanciai un marshmellow sull'occhio.
Lui si avventò su di me. –Eddaaaai, Walle! Smettila di fare l'Hera della situazione! Eddaaaaaaai, so che non ce l'hai con me. Esci da questo corpo, spirito della noia!– Io gli detti uno strattone.
–Oh, su, finiscila– Sbottai.
–Finirò se mi darai un bacio.
–Sei proprio una fighetta, Stoll.
–E tu sei una noia mortale. Ma ehi, io mica ti giudico per questo. E poi, se non mi darai un bacio, non potrai riavere questa!– Disse, mostrandomi la spilla.
–Dove l'hai presa? Pensavo di averla persa nel Tartaro!
–A quanto pare la mammina migliore del mondo ti ha voluto fare una sorpresa, lasciandoti questo gioiellino davanti alla cabina.– Arrossii, e tolsi subito la coccarda che avevo sul petto. Cercai di tirargli un pugno in faccia, ma lui lo schivò senza troppi complimenti. Poi afferrò il mio braccio e mi trascinò a sè. Mi puntò i suoi occhi azzurri e, con il suo solito sorriso furbo, sussurrò qualche secondo prima che una miriade di fuochi di artificio illuminasse il cielo a giorno.
–Felice quattro Luglio, Walle.–
Travis Stoll è forse il ragazzo più stupido, idiota, egocentrico, pieno di sè ed immaturo che io abbia mai incontrato. Ma, una cosa non gli si poteva negare: sapeva baciare bene. Mi sentivo a disagio; uno, perché non avevo mai baciato un ragazzo, due, perché in quel preciso istante, Travis non sembrava affatto Travis. Mi spiego: sotto i fuochi che risplendevano in cielo, la sua espressione non mi sembrava più tanto infantile e stupida, ma quasi fin troppo seria, per un momento così imbarazzante. In quell'istante, capii di essere follemente e incondizionatamente innamorata di lui, anche se lo conoscevo da una sola misera estate.
Forse mia madre non mi aveva generata solo per una semplice notte di baldoria. Forse, mia madre amava veramente mio padre. E sapete una cosa? Per una volta, fui felice di essere un errore.

Nota delle autrici
Salve, lettori! Dopo una... lunga assenza, molto più lunga del previsto, si ritorna in carica con un nuovo capitolo... "leggermente" più lungo rispetto agli altri. Ma ehi, questo è il capitolo finale... più o meno. Abbiamo deciso di dividere la storia in due parti, perché noi siamo cattive. (In realtà ci serviva l'epilogo per spiegare meglio come sarebbero andate le cose con l'avanzare della storia, capiteci.)
Quindi, ci rivedremo con l'epilogo della prima parte. A presto~

Curiosità
Il nome "Walle" non esiste. O meglio, non esiste come lo abbiamo scritto noi. Il nome è infatti ispirato al robottino della Pixar Animation Studios, Wall-E. Il fatto che Walle abbia ricevuto tale nome è completamente casuale, in quanto En, il giorno prima di iniziare a scrivere la storia, aveva rivisto il film Wall-E. Non a caso, la zia di Walle si chiama Eve. E da brave nerd che siamo, En fece due più due ed incominciò a pensare: "Walle, Walle Foster. Mi piace!"

 
   
 
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