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Autore: Lady I H V E Byron    21/08/2015    1 recensioni
Anni addietro, Pinocchio ha abbandonato la piccola Emma e per anni non se lo perdonerà mai, portando il peso delle sue colpe sulle sue spalle. Cosa sarebbe successo se fosse rimasto con lei?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: August W. Booth/ Pinocchio, Emma Swan
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: di recente ho finito di vedere la prima stagione di "Once Upon a Time". Uno dei miei episodi preferiti, oltre quello di Brontolo/Sognolo, è stato quello relativo a Pinocchio. Mi è dispiaciuto un sacco che lui abbia abbandonato Emma neonata, motivo per cui di questa fanfic. Mi sono ispirata anche a "Rerun" della mia amica "Lisaralin" per questa storia, ma non l'ho copiata. Spero, comunque, che la storia vi piaccia.
 

Emma e Pinocchio: sorella e fratello

 
August ormai era al limite.
Non solo le gambe, ormai anche le braccia e l’intero torso stavano diventando di legno.
Sarebbe stata questione di minuti, forse secondi, prima di ritornare un burattino.
Non potendo più muoversi, dovette sdraiarsi sul letto della sua camera, in attesa della sua fine.
Aveva fallito.
Aveva fallito la sua missione.
Aveva deluso suo padre, aveva deluso tutti, compresa Emma.
Emma Swan.
La Salvatrice. La figlia di Biancaneve e del Principe Azzurro.
Colei che August, alias Pinocchio, doveva guidare e proteggere.
In quei pochi minuti, la mente dell’uomo tornò indietro nel tempo, quando lui era solo un bambino di sette anni.
Emma aveva solo poche settimane.
Entrambi erano in una casa famiglia e Pinocchio stava sempre con lei.
Un giorno come tanti, la bambina stava piangendo.
“Shh! Shh! Non piangere, Emma.” le aveva detto Pinocchio. “Guardami! Guarda!”
Cominciò a farle facce buffe, nel tentativo di farla calmare, forse divertire.
E funzionò.
“Ecco…” disse il bambino rosso. “Ora va meglio, no?”
La piccola Emma fissava Pinocchio, sorridendo.
Anche Pinocchio si sentiva a suo agio con Emma. Lo faceva sentire un eroe, prendersi cura di lei e proteggerla.
Per farla di nuovo divertire, si abbassò, simulando un’immersione. In realtà, aveva preso degli attrezzi, per sistemare la culla della bambina.
Ma non avvitò nemmeno una vite, poiché fu interrotto da una voce potente.
“Quegli attrezzi sono tuoi?”
Un uomo sulla quarantina, sguardo severo e occhi cattivi, stava fissando il bambino. Era il proprietario della casa famiglia, severo e tiranno.
“Aggiustavo il lettino.” spiegò Pinocchio “Non vorrei che Emma cadesse e si facesse male.”
Ma l’uomo non lo ascoltò. Prese il bambino per un braccio.
“Non osare mai più toccare qualcosa qui dentro!” gli ordinò, con aria da tiranno “Qui non ti appartiene niente!”
Pinocchio fu intimorito da quello sguardo, quasi quanto fu intimorito da quello di Mangiafuoco, quando era ancora un burattino.
“Sì, signor Ruskind…” rispose, con voce timida.
Gli attrezzi furono portati via e il bambino rimase solo con Emma, che continuava a fissarlo, con i suoi occhi verdi che esprimevano tenerezza.
“Ciao.”
Pinocchio si voltò.
Era Lucignolo, uno dei bambini più grandi, talvolta un bulletto, ma era uno dei pochi bambini con cui Pinocchio aveva parlato e giocato.
“Tutto ok?”
Il bambino rosso annuì.
“Sai mantenere un segreto?” domandò Lucignolo, con aria furba e misteriosa.
Pinocchio annuì di nuovo.
Il bambino grande gli mostrò un rotolo di banconote.
“Wow!” si stupì il bambino “Dove li hai presi quelli?”
“Li ho rubati dal suo cassetto.” tagliò corto Lucignolo “Possiamo comprarci dei biglietti per andare via.”
“Andate via? Quando?”
“Adesso! Vuoi venire con noi?”
Pinocchio era tentato di scappare da quell’inferno e da quel tiranno, con Emma. Avrebbe detto di “sì” a prescindere.
Guardò la piccola Emma.
“Ho promesso a mio padre di stare con Emma.” disse “Posso portarla? Ti prego!”
“Non si può fare! E’ troppo piccola!” fu la risposta “Vuoi restare qui tutta la vita?”
Il bambino rimase in silenzio. Non voleva e non poteva abbandonare Emma. Lo aveva promesso al padre e al Grillo Parlante.
“Fa’ come ti pare!”
L’ultima frase di Lucignolo fece riflettere Pinocchio, mentre il primo usciva dalla stanza.
Pinocchio ed Emma sarebbero rimasti lì, in quella casa-famiglia, fino a quando una vera famiglia li avrebbe adottati entrambi.
Emma avrebbe imparato a camminare e Pinocchio le avrebbe preso le manine per accompagnarla nei suoi primi passi.
Poi sarebbero toccate alle prime parole. Pinocchio le avrebbe insegnato a parlare, esattamente come l’avrebbe messa, da subito, al corrente delle sue origini e del suo destino. Emma avrebbe saputo già dall’inizio che cosa l’attendeva.
A scuola o nelle altre case-famiglia, Pinocchio l’avrebbe sempre protetta e Emma, ovviamente, avrebbe protestato, lamentandosi del fatto di non essere la “damigella da salvare” e rivendicando la sua indipendenza.
Avrebbero litigato, ma poi avrebbero fatto subito pace con un grande abbraccio e una partita a Gran Turismo sulla Playstation 1.
Lui avrebbe fatto il bulletto con tutti i fidanzatini di Emma, come ogni fratello maggiore che si rispetti, e lei avrebbe fatto la smorfiosa e l’acida con le fidanzate di lui.
E dopo il diploma, Pinocchio avrebbe cercato un lavoro, lasciando Emma da sola. Ma avrebbe guadagnato solo per comprarsi una bella moto e ritornare dalla sorella adottiva nella notte, proponendole di scappare da casa e viaggiare per il mondo. Saltando dalla finestra, Emma avrebbe accettato, atterrando tra le braccia di Pinocchio. Avrebbero continuato a vivere, tuttavia, come ladri, rubando ai supermercati.
Anche lui avrebbe conosciuto Lily, una ragazza sfortunata che più volte ha rovinato la vita ad Emma, o Ingrid, la gentilissima proprietaria dell’ennesima casa-famiglia in cui entrambi sarebbero dovuti abitare.
Ma in tal modo, Emma, probabilmente, non avrebbe mai conosciuto Neal. O forse le cose sarebbero andate come erano effettivamente successe, ma Emma avrebbe deciso insieme ad August il destino del bambino avuto da Neal, una volta uscita dal carcere. Lo avrebbe tenuto con sé e con poche probabilità lo avrebbe chiamato anche lei Henry, oppure lo avrebbe dato in adozione, come aveva fatto in realtà.
Dopodiché, sarebbero andati a Storybrooke e Emma avrebbe rotto all’istante il sortilegio di Regina.
Avrebbero vissuto la loro vita da fratello e sorella.
Ma tutto ciò non avvenne.
“Aspetta!” esclamò il bambino rosso a Lucignolo.
Osservò la piccola Emma, che continuava a fissarlo, come se lo stesse implorando di non andare. Avrebbe voluto con tutto il cuore portare la bambina con sé, ma era troppo piccola.
Non voleva abbandonarla.
Ma lui non voleva rimanere in quell’inferno. Il signor Ruskind era molto severo con lui. Emma, però, era molto amata dai proprietari e coccolata da tutti i bambini. Lei sarebbe stata al sicuro.
Pensò di tornare a riprenderla, quando la bambina sarebbe diventata un po’ più grande, per scappare insieme.
“Mi dispiace, Emma.” mormorò Pinocchio, dispiaciuto, prima di darle un bacio di addio sulla fronte.
Emma crebbe da sola e Pinocchio aveva infranto la promessa.
August mai si perdonò per quello che aveva fatto ad Emma. Allora era solo un bambino, ma aveva ceduto all’egoismo e aveva lasciato Emma sola contro il mondo intero.
In quegli ultimi tempi non era riuscito a salvarla, a farle credere, a farle aprire gli occhi e la mente.
Lui stava tornando ad essere un burattino di legno e in cuor suo si disse:
“E’ la punizione che merito, visto che non sono stato un bravo bambino…”
Ma proprio quando temeva il peggio per lui, qualcuno bussò alla porta.
Una voce femminile lo sollevò.
“August? Per favore, apri! So che ci sei, apri la porta!”
   
 
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