Dopo la storia un po’ angst
dell’ultima avventura della famiglia Holmes-Watson, si torna ad un’atmosfera
più rilassata.
Grazie a tutti quelli che stanno
seguendo la serie.
Grazie a chi lasci commenti e si
segni le storie in qualsiasi categoria.
Naturalmente i personaggi non mi
appartengono e questa storia non ha scopo di lucro.
Se dovesse essere presente
qualcosa che ricordi altre fan fiction, chiedo scusa, ma sarebbe involontario.
Buona lettura. J
Il primo appuntamento
Al 221B di Baker Street era un
pomeriggio stranamente tranquillo.
Queen stava dormendo comodamente
allungata sul divano.
Era una cagnetta di taglia medio
piccola, ma riusciva ad occupare tutto il divano allungandosi in un modo che
sembrava incredibile.
John si stava preparando un tea,
godendosi il silenzio della casa.
Sapeva che non sarebbe durato
ancora a lungo.
Sarebbe bastato il rientro di
Jane o di Sherlock per riempire la casa di risate, musica o parole.
La porta d’ingresso venne aperta
e qualcuno iniziò a salire molto lentamente le scale, verso il salotto.
Dal rumore dei passi, John sapeva
che si trattava di Jane e si chiese cosa la stesse facendo esitare tanto.
Tentò di ricordare se quel giorno
avesse in programma qualche compito in classe od interrogazione che avrebbe potuto
metterla in difficoltà, ma non gli venne in mente nulla.
Finalmente Jane arrivò in
salotto.
Queen alzò appena la testa e
scosse la coda per dimostrare la propria gioia per il ritorno a casa di Jane,
ma non si mosse dal divano.
Jane si avvicinò al cane, le fece
una carezza sulla testa e si guardò intorno per vedere chi ci fosse in casa.
Vide il padre intento a
prepararsi un tea.
“Prendi il tea con me?” chiese
John con un sorriso.
“Sì, grazie.” rispose Jane,
continuando a guardarsi intorno.
“Stai cercando Sherlock?” domandò
John, sorpreso.
Jane raggiunse il padre il
cucina.
“È in casa?” chiese Jane in
risposta.
“No. – rispose John – È a
Scotland Yard da Greg per un consulto su un caso.”
Jane fissò il padre:
“Non stai bene?” domandò
preoccupata.
“Sto bene, tesoro. – le sorrise
il padre – Non voglio che ti preoccupi. La malattia è assolutamente sotto
controllo e non ci sono stati peggioramenti, da quando sono stato operato.
Sherlock è andato da Greg mentre io ero ancora impegnato in ambulatorio e non aveva
senso che lo raggiungessi a metà incontro. Sai quanto Sherlock odi perdere
tempo e ripetere le cose. Tu, invece, perché lo stai cercando?”
“Speravo che non fosse in casa
perché ho bisogno di parlare con te.” rispose Jane.
John si voltò a guardare la figlia
negli occhi.
Jane era molto legata a Sherlock
ed era strano che non volesse che lui fosse in casa.
“È successo qualcosa che lui non
deve sapere?” chiese perplesso.
Jane si sedette al tavolo della
cucina.
John aveva messo il bollitore sul
fuoco e si sedette accanto alla figlia.
cJane sembrò riflettere su come
iniziare il discorso.
“Ti piace Chris?” domandò infine.
John soppresse un sorriso.
Christopher Tyler era il ragazzo
con cui Jane stava uscendo nell’ultimo periodo.
Aveva un paio di anni più di lei,
era biondo, con gli occhi azzurri.
Apparteneva ad una famiglia di
avvocati ed anche lui avrebbe studiato legge.
Era un ragazzo tranquillo, con la
testa sulle spalle ed erano amici da diversi anni.
Chris aveva anche superato
brillantemente l’esame sia di Sherlock che di Mycroft.
“Premesso che sei tu quella che
esce con Chris e che la cosa importante è che piaccia a te, – rispose John –
sì, mi piace. Penso che, per la sua età, sia un ragazzo maturo e responsabile e
che rifletta prima di fare qualcosa.”
Jane si stava stropicciando le
dita ed alzò lo sguardo verso il bollitore:
“Anche a me piace tanto. –
sussurrò – Non è una delle solite cotte, sai? Penso che, questa volta, sia
veramente amore. Quello con la a maiuscola.”
John sospirò.
Doveva accadere, prima o poi.
Jane stava crescendo.
Aveva sedici anni ed era naturale
che ora non fosse più solo una cotta passeggera.
John le mise una mano sulle sue:
“Mi dispiace che tua madre non
sia qui. – le disse con tono triste – Questo tipo di conversazione una ragazza
dovrebbe farla con la madre, non con il padre.”
Jane iniziò a scuotere la testa e
strinse forte la mano del padre:
“Non dirlo nemmeno per scherzo! –
ribatté con enfasi – Tu sei il padre migliore del mondo ed io non mi sento per
nulla imbarazzata a fare questo discorso con te. Non voglio che tu ti senta
triste perché lei non c’è. Tu, Sherlock ed io siamo una famiglia forse un po’
strana, ma indubbiamente felice!”
John sorrise riconoscente alla
figlia:
“Continua.” la sollecitò con
gentilezza.
“Stasera andremo fuori e non sarà
un appuntamento come gli altri.”
Jane lasciò il discorso in
sospeso, come se stesse cercando di mettere in ordine i pensieri.
“Sai quando hai l’impressione che
stia per succedere qualcosa? – chiese – Stasera andremo in un ristorante.”
Il bollitore iniziò a sibilare.
John si alzò e versò l’acqua
bollente nella teiera in cui aveva già messo il filtro del tea.
“Quindi sarà una serata
importante.” concluse.
Tornò a sedersi, mentre il tea si
stava preparando.
“Spero tanto di sì.” disse Jane
con aria sognante.
John sorrise, felice per la
figlia.
“Volevo chiederti una cosa. –
continuò Jane – Potresti fare in modo che Sherlock e zio Mycroft non vengano a
sapere di questa serata?”
John fissò la figlia, interdetto.
“Tesoro, sono io tuo padre. –
disse in tono sconcertato – Dopo quello che mi hai detto, dovrei praticamente
rinchiuderti in casa per impedirti di uscire con Chris. Oppure pedinarvi. Nel
peggiore dei casi, dovrei preparare la pistola per uccidere il tuo ragazzo, se
non si dovesse comportare bene. Perché è questo che fa il padre che ha una
figlia, cerca di proteggere la sua bambina affinché il maschio di turno non
approfitti di lei. Eppure, a me racconti che stasera il tuo rapporto con Chris
potrebbe trasformarsi da semplice amicizia in una relazione seria e ti
preoccupi che non lo sappiano Sherlock e Mycroft?”
“No, scusa, non mi sono spiegata! – ribatté
Jane in tono sinceramente mortificato – Non volevo dire che tu non incuta
timore o che tu sia un padre che non si prenda cura di sua figlia. Tutt’altro.
Chris ti rispetta e prova una certa soggezione, nei tuoi confronti. Tu sei
fantastico, davvero.”
“Allora?” domandò John sempre più
disorientato.
“Il fatto è che tu sei un padre
severo, ma Sherlock e zio Mycroft sono … come dire … inquietanti. Sai che
sarebbero capaci di far fuggire chiunque con una sola occhiata, facendogli un
sorriso.”
John riuscì ad evitare di
scoppiare a ridere.
In effetti, Sherlock e Mycroft
erano così protettivi nei confronti di Jane da essere esagerati.
E poteva anche capire che
risultassero terrorizzanti, molto più di lui.
“Piccola, tu lo sai che Sherlock
dice sempre che io sono un pessimo bugiardo, vero? – le ricordò – Come pensi
che io possa riuscire a nascondere il tuo appuntamento?”
“Papà, ti prego, mi DEVI aiutare!
– lo supplicò Jane – Se Sherlock e zio Mycroft si presentano stasera e
tormentano Chris, lui potrebbe scappare e non farsi più vedere!”
John le sorrise.
Trovava la situazione veramente
surreale.
Lui era il padre, ma la figlia
aveva più paura dell’interferenza di Sherlock e Mycroft piuttosto che della
sua.
“Cercherò di tenerti la parte. –
decise infine – Anche se sarà complicato non far capire nulla a Sherlock. Però,
signorina, voglio che tu capisca che questo non ti autorizza a fare tutto
quello che vuoi. Sei ancora tanto giovane e hai dimostrato di avere molto buon
senso. Mi fido di te e so che non ti metteresti coscientemente in situazioni
che potrebbero sfociare in problemi seri. So anche, però, che alla tua età è
facile farsi trasportare più dai sentimenti che dal buon senso. Ti sto
lasciando uscire con un ragazzo per quello che è il tuo vero primo
appuntamento. Non farmi pentire di averti dato fiducia.”
Jane sorrise al padre:
“Non ti preoccupare, papà. – gli
disse – Non ti farò diventare nonno per ancora tanti anni. Anche se sono sicura
che tu sarai un nonno meraviglioso.”
John ricambiò il sorriso:
“Tesoro, le lusinghe non servono.
– ribatté John – Se finirai nei guai, Sherlock e Mycroft saranno l’ultimo dei
problemi che avrete tu e Chris!”
Sherlock arrivò a casa qualche
minuto dopo che Jane e Chris erano andati via.
Per essere sicuro che non si
incrociassero, John aveva mandato un messaggio a Lestrade, chiedendogli di
trattenere Sherlock a Scotland Yard il più a lungo possibile.
“Lestrade è veramente un pessimo
investigatore! – esordì Sherlock in tono irritato – Con poliziotti come lui,
capisco perché il crimine dilaghi! Mi ha trattenuto fino ad ora, sottoponendomi
dei casi che avrebbe risolto anche un bambino di tre anni!”
“Forse voleva solo avere una conferma
ai suoi sospetti.” John difese l’amico che lo aveva aiutato senza chiedere
spiegazioni, facendosi un appunto mentale di ringraziarlo di persona.
Era sicuro che Sherlock avesse
insultato tutto il corpo di polizia per le ore durante le quali Greg lo aveva
trattenuto.
“Eppure, mi sembrava che, dopo
tanti anni di collaborazione, avesse imparato qualcosa da me e fosse diventato
più competente.”
John cercò di sviare il discorso,
sperando che l’irritazione del marito sfumasse:
“Hai voglia di andare da Angelo,
stasera?” chiese.
“Perché no? – rispose Sherlock –
Potremmo portare anche Jane.”
“Jane è fuori a cena. – disse
John – Siamo solo noi due. Potremmo anche approfittare della casa vuota. Che ne
dici?”
Sherlock scrutò John e notò come
fosse leggermente nervoso.
“Stai bene? – chiese in tono
sospettoso – Cosa c’è che non va?”
John sbuffò esasperato.
Da quando era stato operato
l’anno prima a causa di un tumore, Sherlock e Jane avevano iniziato a trattarlo
come un oggetto fragile, sempre timorosi che qualcosa non andasse per il verso
giusto.
“Quanto tempo dovrà trascorrere
prima che tutti vi convinciate del fatto che io stia bene?”
Il tono era stato anche più
seccato di quello che avrebbe voluto.
“Non puoi farcene una colpa se ci
preoccupiamo per te!” esclamò, stizzito, Sherlock.
John inspirò.
Non voleva litigare con Sherlock.
“Hai ragione, scusa. – ribatté
John con più calma – Non voglio che pensi che non apprezzi il fatto che vi
preoccupiate per me. Vorrei solo che non pensaste che c’è qualcosa che non va
ogni volta che faccio qualcosa che per voi non è normale. Mi sono spiegato?”
Sherlock annuì.
Non stava male, quindi non era
nervoso per questo.
“Dove è Jane?” chiese.
“Fuori con Chris.” rispose John.
Era l’assoluta verità, quindi
Sherlock non avrebbe dovuto insospettirsi, soprattutto perché Jane e Chris
uscivano regolarmente per andare al cinema, a dei concerti o a fare gite
insieme.
Il consulente investigativo,
però, aveva notato come John avesse distolto lo sguardo per qualche secondo.
La cosa che preoccupava John
doveva riguardare Jane.
“Andiamo da Angelo.” concordò,
alzandosi in piedi.
John gli sorrise ed andò in
camera a prendere la giacca.
Sherlock ne approfittò per
mandare un messaggio a Mycroft:
[19.58] John è strano. Jane è
fuori con Chris. Trovali e scopri cosa stia succedendo. SH
Mycroft era al Diogene’s quando
lesse il messaggio del fratello.
Il volto si fece serio.
[19.59] Rivolterò Londra, ma li
troverò. MH
Jane e Chris erano arrivati al
ristorante, dove il padre del ragazzo aveva prenotato un tavolo per loro,
accordandosi con il maitre affinché tenesse d’occhio i due ragazzi.
Erano arrivati al dolce parlando
più o meno delle stesse cose di sempre.
Il lume della candela si
rifletteva sui loro capelli biondi creando luci ed ombre.
Chris prese la mano di Jane e
tentò di aprire bocca, quando qualcuno si avvicinò al loro tavolo:
“Ma che sorpresa! – disse Mycroft
Holmes, sorridendo con la bocca, ma non con gli occhi – Cosa ci fate qui
ragazzi? Non mi sembra un locale adatto alla vostra età.”
Chris tolse repentinamente la
propria mano da quella di Jane, irrigidendo la schiena.
“Buonasera, Signor Holmes. Anche
lei qui?” chiese il ragazzo con un sorriso forzato.
Jane non fece nulla per
nascondere il proprio disappunto.
Le labbra si ridussero ad una
linea sottile, mentre gli occhi blu fulminavano il maggiore dei fratelli
Holmes:
“Immagino che sia un caso che tu
sia in questo ristorante proprio stasera, vero zio Mycroft?” chiese in tono
gelido.
“Assolutamente. – rispose – Vi
auguro buona serata e vado al mio tavolo.”
Il tavolo di Mycroft si rivelò
essere quello accanto al loro.
Qualsiasi cosa si fossero detta i
due ragazzi, Mycroft non poteva non sentire.
Jane era furiosa perché la sua
serata speciale era stata rovinata.
Chris era così imbarazzato che
non riuscì a dire più nulla.
Finito il dolce, i due ragazzi si
alzarono e se ne andarono.
Nel taxi che li riportava al 221B
di Baker Street, Jane non sapeva cosa dire.
Chris guardava fuori dal
finestrino e non osava spostare gli occhi sulla ragazza.
Arrivati alla porta di casa,
Chris scese per aprire la portiera a Jane e scortarla fino all’ingresso.
Jane si fermò per salutarlo,
costernata:
“Mi dispiace per l’arrivo di zio
Mycroft. – disse – Non doveva andare così.”
Chris salì il gradino e le prese
le mani:
“Non è stata colpa tua. – ribatté
in tono dolce – È stata lo stesso una bella serata.”
I loro volti si stavano
avvicinando sempre di più.
I loro nasi si sfiorarono.
Jane e Chris si guardarono
intensamente negli occhi, persi nel blu profondo l’uno dell’altra.
Stavano inclinando appena la
testa, affinché le labbra potessero entrare direttamente in contatto, quando
una voce li apostrofò allegramente:
“Non facciamo altro che
incontrarci, stasera.”
Chris lasciò, di nuovo, Jane e
scese velocemente sul marciapiede.
“Allora buonanotte, Jane. – disse
con il fiato corto – Ci vediamo lunedì a scuola. Buona serata, signor Holmes.”
E salì sul taxi, come se fosse
inseguito da un feroce assassino.
Jane, con le lacrime agli occhi
per la rabbia, fulminò Mycroft ed entrò in casa, correndo su per le scale.
Spalancò la porta del salotto
così violentemente che la mandò a sbattere contro il muro.
John arrivò in vestaglia pochi
secondi dopo:
“Jane cosa è successo?” chiese
preoccupato.
“CHIEDILO A LUI!” urlò la
ragazza, in tono quasi isterico.
John si voltò in cerca del
colpevole e si trovò davanti Mycroft.
Il maggiore degli Holmes stava
salendo le scale, con molta calma ed un’espressione contrariata sul viso.
“Da dove spunti, Mycroft?”
domandò John, anche se pensava di aver capito cosa fosse accaduto.
Nel frattempo era arrivato anche
Sherlock.
“Ho incontrato Jane al ristorante
con Christopher Tyler. – rispose Mycroft – E poi qui sotto. Dove i due
piccioncini stavano per baciarsi.”
John si passò una mano sul volto:
“E tu hai pensato bene di
impedirlo.” disse John con voce stanca.
“Certo che sì! – ribatté Mycroft
in tono gelido – Una brava ragazza non si fa baciare dal primo che passa.”
“CHRIS NON È IL PRIMO CHE PASSA!
– gridò Jane – È L’UOMO CHE AMO! MA TU, COSA PUOI SAPERE CHE COSA SIA L’AMORE?”
“Cosa vuoi saperne TU dell’amore.
– intervenne Sherlock – Se Chris fosse stato interessato a te, non sarebbe
scappato a gambe levate alla vista di mio fratello e …”
“Ha ragione.”
Tutti si voltarono verso le
scale, dove c’era la signora Hudson, con un sorriso sornione sulle labbra, che
aveva accanto a sé Chris.
Era stato lui ad interrompere il
discorso di Sherlock.
“Stavate urlando così forte che
non avete sentito il campanello. – spiegò la signora Hudson – Spero di non aver
fatto nulla di male nel fare entrare questo bel giovanotto. Ora torno a letto.
Buona notte a tutti.”
Chris entrò nel salotto e andò da
Jane:
“Ha ragione, non avrei dovuto
scappare via in quel modo. – le disse in tono dolce – Avrei dovuto far finta di
non averlo visto e dirti quanto tu sia importante per me. Loro sono la tua
famiglia e vogliono solo che la persona a cui donerai il tuo meraviglioso cuore
sia degna di te. Io non so se il nostro amore durerà in eterno, come dicono le
canzoni, ma posso dirti che sei l’ultima persona a cui penso prima dormire e la
prima che vorrei vedere al mio risveglio. Quando tu entri in una stanza, la
illumini ed un tuo sorriso mi rende felice per tutta la giornata. Io ti amo,
Jane. Al pensiero di perderti, mi sembra che il mondo vada in pezzi. Se stare
con te vorrà dire essere sotto il costante controllo della tua famiglia, a me
sta bene, non ho nulla da nascondere. Soprattutto, non c’è motivo per
nascondere il mio amore per te. Se tu mi vuoi ancora, io non mi farò più
spaventare da niente e da nessuno. Il loro controllo è una cosa che posso
sopportare, la tua perdita metterebbe fine alla mia vita. Jane, vuoi essere la
mia fidanzata?”
Detto questo, Chris prese dalla
tasca una scatolina che aprì per mostrare un piccolo e grazioso anello.
A Jane si illuminarono gli occhi:
“Sì! – strillò –
Sìsìsìsìsìsìsìsìsìsì!”
Buttò le braccia al collo di
Chris ed i due ragazzi si baciarono, incuranti della presenza di John, Sherlock
e Mycroft.
Il bacio si stava prolungando in
modo imbarazzante, così John iniziò a tossicchiare:
“Ragazzi, da bravi. – disse – Non
vorrei dover richiedere un paio di bombole d’ossigeno.”
Jane e Chris si staccarono.
Jane era raggiante.
Sherlock e Mycroft si scambiarono
uno sguardo stranamente complice:
“Ben fatto ragazzo. – disse
Mycroft, soddisfatto – Ti sei dimostrato all’altezza della nostra piccola
Jane.”
“Se fossi scappato davanti a noi,
– continuò Sherlock – voleva dire che non saresti stato in grado di affrontare
le difficoltà a cui la vita vi metterà davanti. Tornando indietro, invece, hai
provato di amare veramente Jane. Questo …”
“Ora lasciate parlare me. – lo
interruppe John – Vi ricordo che il padre sono sempre io, anche se stasera mi è
toccato lo strano ruolo del complice. Ora che ti sei dichiarato, giovanotto, ci
sono delle regole che dovrete rispettare o rinchiuderò Jane fino al compimento
del suo cinquantesimo compleanno.”
“Papà!” sbottò Jane
scandalizzata.
“Buona, signorina. – disse John
alzando una mano per bloccare le sue proteste – Ho un ruolo di padre difensore
della tua virtù da svolgere ed ho intenzione di farlo nel modo più severo
possibile. Ora che non avete più Sherlock e Mycroft che vi stanno con il fiato
sul collo, non vorrei che pensaste di poter fare quello che volete. Vorrei
ricordarvi che sono un medico ed un ex militare, quindi conosco infiniti modi
per far soffrire o uccidere qualcuno. – si piantò davanti a Chris, fissandolo
tranquillamente negli occhi – In questo momento potrei ucciderti in diciotto …
no diciannove modi diversi solo per il fatto di avere baciato mia figlia
davanti a me.”
Chris deglutì a vuoto.
“Uffa papà. – brontolò Jane,
incrociando le braccia sul petto – Non potremmo rimandare la scena del padre
minaccioso ad un altro momento?”
John si voltò verso la figlia,
con espressione risoluta:
“Assolutamente no. – rispose,
incrociando anche lui le braccia sul petto – Ed ora vi siederete sul divano ed
ascolterete tutta la paternale, dall’inizio alla fine e senza fiatare. E lo
farete anche voi due. – John puntò il dito contro i fratelli Holmes – Non vorrei
che da persecutori vi trasformaste in complici. Ci saranno punizioni per tutti,
in caso di trasgressione delle mie regole, chiaro?”
Jane alzò gli occhi al cielo, in
un atteggiamento tipico di John che fece sorridere sia Sherlock che Mycroft.
Chris le prese una mano, facendo
intrecciare le loro dita.
Il sorriso che le rivolse
sembrava dire:
“Facciamo contento tuo padre.”
Così si andarono a sedere sul
divano, sempre mano nella mano, ed ascoltarono con infinita pazienza la lunga
lista di regole e raccomandazioni che John iniziò a fare.
Quella sera le luci al 221B di
Baker Street si spensero a notte inoltrata, ma era nato un nuovo e vero amore.
Angolo dell’autrice
E così la piccola Jane è cresciuta e si è trovata un vero
fidanzato.
Spero che il racconto vi sia piaciuto e che vi abbia
strappato un piccolo sorriso.
Ogni commento è sempre benvenuto.
Ciao J