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Autore: CharlieBb    01/02/2009    1 recensioni
-Che c'è di così divertente?- domandò Matt, quello presente, con una smorfia interrogativa sul volto. Zacky lo guardò e continuò a ridere per un po', fino a che non tentò di rimanere serio, per quanto gli fosse possibile.
-Matt e Matt!- esclamò, -M&M! Come le caramelle!-
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Avenged Sevenfold
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: M&M's
Fandom: Real People/ Avenged Sevenfold- Altri (ossia Bullet For My Valentine, i miei "nuovi" amori)
Autrice: blaise_sl_tr07
Beta Reader: Will91
Raiting: giallo
Avvertimenti: slash, niente di troppo esplicito.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono; ciò che scrivo non è a scopo di lucro e nessuno dei fatti che intendo proporre è vero.
Note: ogni genere di commento o critica (purchè costruttiva) è sempre gradito. Un ringraziamento in anticipo a tutti, in particolare alla mia meravigliosa beta Will91, perchè senza di lei sarei persa; e alla mia sakura_kinomoto, senza il quale entusiasmo non potrei ormai più vivere. Grazie, ragazze.



M&M's


-Matt, Matt, siamo arrivati-
Il ragazzo steso al caldo della sua cuccetta non diede segno d'aver sentito e continuò a dormire profondamente.
-Matt! Matt, cazzo, dai, dobbiamo scendere tra poco!-
Niente. Dormiva beato, immerso in chissà quali sogni e tra le braccia di Morfeo, che a quanto pareva non voleva lasciare. Si girò su un fianco, dando inconsciamente le spalle all'altro, e mugugnò qualcosa.
-Matthew Tuck, se non ti alzi entro cinque secondi ti butto giù dal letto!-
Un altro movimento dalla cuccetta, un altro mugugno... e poi niente. Nada. Non voleva saperne di svegliarsi.
L'altro afferrò con forza la coperta e la strattonò, tirandola completamente via dal letto e lasciando il corpo del compagno totalmente scoperto.
-Ma che cazzo...-
-Finalmente, principessa! Muovi il culo, scenderemo tra poco-
-Ma che...! Jay, cazzo! Ho freddo! Ridammi la coperta e vai un po' affanculo- disse il bell'addormentato ripescando da terra la coperta e gettandosela nuovamente addosso. Si voltò dall'altra parte, poggiò la testa sul cuscino, e tanti saluti Jay.
-Senti, idiota d'un Tuck, muovi il culo- Jay riprese la coperta e la gettò in un angolo lontano del bus, -siamo arrivati a Dayton, dobbiamo scendere, sistemare tutto e poi fare il sound-check. Quindi vedi di sbrigarti-
-'Fanculo-. Matt si raggomitolò su sè stesso, tentando di ignorare la voce del suo bassista e anche la sua emicrania.
-E fatti una doccia, puzzi-
Jay se andò, e per quanto riguardava Matt poteva anche andarsene affanculo, lasciando il cantante da solo.
Un dolore lancinante si era impossessato della sua testa, quasi come se un camion ci stesse passando sopra. Anzi, un tir. Con Bam Margera e decine di altri tizi idioti come lui che saltavano, spiaccicandosi lì sopra.
Doveva smetterla di bere -be', non proprio di bere, ma di bere così tanto da non ricordarsi neanche più il proprio nome, ecco, quello sì.
Si mise lentamente a sedere e immediatamente portò le mani alla testa. Cazzo, gli faceva un male cane. Per di più stava gelando, senza uno schifo di coperta e con solo una maglia leggera a maniche lunghe.
Si alzò, abbandonando il tepore del letto; raccattò da terra la prima felpa che gli capitò a tiro, la indossò e si diresse verso la macchina del caffè, nell'altra parte del bus. Vuota. Neanche una goccia di caffè dentro. Sbuffò preparando la macchina e accendendosi una sigaretta, per ammazzare il tempo.
I suoi compagni erano già scesi, probabilmente andati già a sistemare tutto per il concerto.
Aspirò lentamente il fumo, espirandolo con altrettanta lentezza, e quando spense la cicca la macchina del caffè aveva fatto finalmente il suo dovere. Si versò il liquido caldo e scuro in una tazza, prese un paio di aspirine dal ripiano dove venivano usualmente poggiate e le ingoiò, annaffiandole col caffè.
Si diresse verso il bagno, spogliandosi durante il tragitto e lasciando indumenti sparsi ovunque. Poi, finalmente, si lasciò inondare dal getto di acqua calda della doccia, ripensando un po' alla serata precedente.
Il giorno prima erano a St. Louis per un'altra tappa del Taste Of Chaos. Si erano esibiti, erano andati alla grande. Poi, dopo il live, avevano deciso di andare a bere qualcosa. A loro si erano uniti anche gli Avenged Sevenfold, coi quali stavano gradualmente instaurando un rapporto di amicizia. Poi, partecipando a un tour come quello, era impossibile non conoscere nuova gente. Il difficile era conoscere gente simpatica.
Al pub, insieme agli altri, aveva ingerito una quantità davvero troppo elevata di alcool, e non si ricordava neanche come avesse fatto ad arrivare al tour bus e poi nel letto sano e salvo.
-Matt! Cazzo, muoviti!-
La voce di Padge, la voce strillante di Padge, lo raggiunse in bagno e lo fece sbuffare di disappunto. Non poteva neanche fare una doccia in tranquillità, dannazione.
-Arrivo!- urlò in risposta, uscendo dal bagno e cercando qualcosa da mettersi addosso. Mutande: trovate -su qualche sedia in giro per il bus, ma il risultato era uguale. Jeans? Per terra ce n'erano un paio, sì, erano i suoi. Okay, maglia? Doveva averne una nera da qualche parte, il problema era scoprire dove. Rovistò in tutto il bus senza risultato, fino a che non gli venne l'assurda idea di guardare in uno dei borsoni sul pavimento. Sì, infatti, era lì, ma come diamine ci era finita? Lui ricordava di averla lasciata su qualche sedia.
Indossò per ultimo la sua felpa nera e le scarpe. Occhiali da sole per coprire le occhiaie, faccia da duro scazzato, cappello calato sugli occhi... bene, era pronto.
Scese dal tour bus e vagò intondo per un po', indeciso su dove dovesse andare di preciso. Nessuno si era preso la briga di dirgli nulla, bene.
Si avvicinò all'arena -dopo circa mezzora di giri a vuoto- e notò una notevole quantità di persone lì dentro, indaffarate a sistemare casse, amplificatori, cavi e strumenti.
Si avvicinò alla sua band, notando che insieme a loro c'era anche qualcun altro.
-Ciao ragazzi- salutò, sbadigliando sonoramente. Erano le due passate del pomeriggio, e lui aveva dormito veramente poco per i suoi standard. Da non contare poi il mal di testa post sbornia, certo.
-Ehi, Tuck!-. Zacky Vengeance, chitarrista ritmico degli Avenged Sevenfold, lo salutò allegramente, battendogli una pacca sulla spalla.
-Ciao, Venge- si portò le mani alla testa, -se smettessi di trillare come una fangirl in crisi ormonale te ne sarei immensamente grato-. Zacky rise sonoramente.
-Emicrania post sbornia, Tuck?-. Matt annuì solamente, mentre i suoi compagni se la ridevano. Che avevano da ridere, poi?
-Tranquillo, non sei l'unico. Shads è combinato allo stesso modo-
-Abbiamo due cantanti ubriaconi e idioti- disse Padge ridendo, seguito da Jay, Moose e Zack. Matt rivolse loro un sentito fuck.
-Allora, quando la vostra idiozia avrà fine qualcuno potrebbe anche spiegarmi che cazzo ci facciamo qui alle tre del pomeriggio- disse poi, accendendosi un'altra sigaretta.
-Te lo spiego io, Tuck- disse una voce alle sue spalle, -il concerto è stato anticipato di un'ora e mezzo, quindi dobbiamo darci da fare ed essere pronti prima del previsto-
-Alle tre del pomeriggio, Gates? Sì che ci vuole tempo per prepararsi, ma questo mi pare eccessivo-
-Ordini dall'alto, Tuck- disse il moro appena arrivato voltandosi poi a salutare gli altri, -Padge. Moose. Jay-. I ragazzi risposero al saluto e presero a chiaccherare un po' del più e del meno, aspettando che anche i rimanenti membri della band arrivassero. Quella sera si sarebbero esibiti tutti, Bullet For My Valentine prima e Avenged Sevenfold dopo, e già l'eccitazione pre-concerto stava diventando palpabile.
-Cazzo, Syn, potevi anche lasciarmi un'aspirina!-.
Brian rispose senza neanche voltarsi, con un sorrisetto appena accennato sul volto.
-E tu potevi anche lasciarmi il caffè. Siamo pari-
Matt Shadows si unì a loro, occhiali scuri a coprirgli gli occhi e cappello pesante in testa. Indossava anche lui una felpa nera e dei jeans scuri dall'aria abbastanza consunta, e anche lui aveva l'aria sbattuta. Nonchè una tremenda emicrania.
-Ragazzi. Tuck- salutò, reprimendo un gemito di dolore. Dannazione al suo chitarrista e alla scorta esaurita di aspirine.
-Vado a vedere come siamo messi- fece poco dopo Syn, -Zack, vieni con me?-. L'altro annuì e insieme si dileguarono, lasciando gli altri lì in piedi, in un angolo dell'arena.
-Allora, Shads, anche tu emicrania, hum?- domandò Matt togliendo gli occhiali da sole per massaggiarsi gli occhi. Matt annuì.
-E' come se un tir stesse facendo avanti e indietro, qui sopra- rispose indicandosi la testa.
-Capisco, eccome se capisco-
-La prossima volta bevete di meno, voi due- s'intromise Jay, guadagnandosi due occhiatacce dai cantanti e ridendo subito dopo.
-Dovreste guardare le vostre facce, sul serio!- continuò, -sembrate due zombie!-. Moose e Padge gli diedero man forte, continuando a canzonare i due fino a che le loro espressioni non diventarono quasi omicide.
-Hum, ragazzi, io direi di andare a controllare che sia tutto a posto- fece Padge, il più saggio tra loro (spaventato dagli sguardi omicidi, più che altro), -vediamo anche di trovare Syn e Zack, eh?-
-Ottima idea- disse Jay avviandosi, subito seguito a ruota da chitarrista e batterista. Matt, il loro cantante, scosse la testa, indignato.
-Conigli- sputò, ridendosela sotto ai baffi e accendendosi un'altra sigaretta.
-Non fumi un po' troppo, tu?- chiese Shadows indicando l'involucro di tabacco tra le sue dita. Matt lo guardò, alzando un sopracciglio.
-E tu non ti fai un po' troppo i cazzi degli altri?-
-Meno acido muriatico a colazione, Tuck-
-Più forchettate di cazzi tuoi, Shads-.
Rimasero in silenzio a guardarsi, un po' in tralice e un po' divertiti. Avevano un caratterino non esattamente facile, loro due (un'altra cosa in comune, oltre al nome), ed erano praticamente i soli in grado di tenersi testa. Il fatto che passassero metà del tempo a stuzzicarsi a vicenda era un altro paio di maniche.
Quando Jay, Syn e tutti gli altri tornarono da loro svariati minuti dopo, seguiti anche da Johnny e The Rev, i due Matt stavano ancora in silenzio, nella stessa posizione, a guardarsi un po' in cagnesco.

*
Matt guardò il pubblico. C'erano migliaia di ragazzi.
Erano tanti, erano scatenati. Saltavano, ballavano, cantavano, urlavano. E gli piaceva da matti.
Si voltò verso Jay alla sua destra, e sorrise. Il suo bassista era perso in un mondo tutto suo, si era completamente estraniato da ogni cosa, e suonava con un'espressione da beato stampata in volto.
Fu allora che lo vide.
Forse fu un semplice gioco di luci, forse la stanchezza decise di metterci lo zampino. O forse semplicemente il troppo alcool gli aveva dato alla testa. Di nuovo.
Sta di fatto che lui era lì, dietro le quinte. Da solo, senza i suoi compagni. E lo guardava.
Non stava semplicemente guardando l'esibizione, no. Guardava lui, poteva sentirlo. Poteva sentire il pizzicorìo di quegli occhi verdi su di sè, lo sentiva benissimo.
Lo guardava e continuava a guardarlo, senza vergogna o altro. E sorrideva.
Da dietro le quinte, immerso in un viavai di gente, di luci e di colori. Batteva il piede per terra a tempo di musica, e canticchiava anche qualche canzone.
Matt si dimenticò quasi di cantare, ma una schitarrata potente di Padge gli ricordò vivacemente cosa fare. E in un solo secondo tutto gli piombò addosso, quasi il suo gioco di sguardi con lui l'avesse fatto sprofondare in una dimensione senza spazio e senza tempo. I suoni, le luci, i colori, le urla... tutto gli si schiantò addosso senza pietà, riportandolo alla realtà e all'ultima canzone da cantare prima di chiudere il concerto -e lasciare spazio alla band headliner.
Parole su parole gli scivolarono fuori dalle labbra, modellandosi sulle note e spandendosi nell'aria; parole su parole mentre il suo sguardo minacciava di tornare lì, in quell'angolo dietro le quinte.
-Lord I can't disguise the look inside my eyes, the more I try to look away the more I'm staring...-*
E ci tornò. Calamitato, catturato, dotato di vita propria, anche. Più tentava di evitarlo, più i suoi occhi si voltavano in quella direzione. Più tentava di guardare altrove, più il verde che brillava nel buio si faceva interessante e intrigante.
Era quel verde, probabilmente. Era il gioco di luci, anche. Era l'alcool, di certo.
Era qualcosa che il verde nascondeva, qualcosa di misterioso, qualcosa di proibito. E lui non riusciva a smettere di fissarlo, proprio no. Cantava quasi automaticamente, le dita che vagavano sicure e morbide sulla tastiera della chitarra, plasmando quelle note e quella musica che sembravano adattarsi perfettamente a quel momento. Sembrava quasi si adattassero a lui.
E poi finì. La musica, le luci, il concerto. La gente continuava a urlare il suo apprezzamento, ma era tutto finito, era ora di scendere dal palco e lasciare il posto ai grandi.
Era ora di tornare coi piedi per terra, perchè lui, a quei livelli, non ci sarebbe arrivato, ne era convinto. Nonostante la stampa e la critica continuassero a definirli una nuova promessa nel campo del metal, il suo cervello si ostinava a credere diversamente. Cervello psicopatico.
Girò la manopola della chitarra togliendole totalmente il volume e si guardò intorno, mentre il roadie di turno veniva a portarsi via lo strumento.
Si diresse verso la quinta di destra e la imboccò, entrando nel buio più completo, e quasi si aspettò di trovare quegli occhi ad attenderlo. L'unica cosa che trovò furono i suoi compagni, un branco di ragazze gasate che non la smettevano di ronzargli attorno e un'altra bella birra ghiacciata che qualcuno gli porgeva.
-Bella esibizione, Tuck-
-Grazie, Venge-. Ingerì la birra tutta d'un fiato: accaldato com'era aveva bisogno di qualcosa di fresco.
-Siete stati bravissimi-. Syn Gates arrivò in quel momento, con un mezzo sorriso sghembo sul volto e negli occhi una luce d'eccitazione.
-Grazie, Gates-. Syn assentì e abbracciò il suo chitarrista, sorridendo, più eccitato di un bambino la vigilia di natale.
-Ora tocca a noi, Zack- disse, mentre la luce nei suoi occhi prendeva vita, illuminandoli totalmente.
-Lo so- rispose il chitarrista con un sorriso candido, -Matt, resti a vederci?-
Matt annuì.
-Certo, che ti credi- rispose gettando con un gesto secco la lattina da qualche parte, per terra.
-Fico- continuò Zacky, -poi magari andiamo tutti a bere qualcosa-
-Sì, e poi finisce come ieri-. Padge era arrivato così silenziosamente che nessuno dei tre si accorse di lui fino a che non parlò. Zacky rise, Syn si lasciò andare a una smorfia, sempre attaccato a lui.
-Matt e Matt ne sarebbero capaci!-. Zack sorrise, e poi il sorriso si allargò fino a diventare una vera e propria risata.
-Che c'è di così divertente?- domandò Matt, quello presente, con una smorfia interrogativa sul volto. Zacky lo guardò e continuò a ridere per un po', fino a che non tentò di rimanere serio, per quanto gli fosse possibile.
-Matt e Matt!- esclamò, -M&M! Come le caramelle!-
Padge si unì alla risata insieme a Syn. Matt, invece, non ci trovò nulla da ridere. Avevano lo stesso nome, e allora?
-Cos'è che vi fa ridere, tutti quanti?-
-Una battuta idiota, Shads- rispose Matt senza voltarsi, sentendo quello sguardo puntato addosso.
-Dai, Tuck, non hai un briciolo di umorismo!- intervenne Zacky, ancora ridendo e poi voltandosi verso il suo cantante, -ho solo detto che tu e Tuck sareste capaci di bere ancora come due spugne, e quando l'ho detto tu non c'eri, e ho detto Matt e Matt. M&M, come le caramelle!-
Matt Shadows riservò al suo chitarrista ritmico uno sguardo shockato, quasi credesse che un alieno idiota avesse preso il suo posto.
-Poi mi spieghi che cazzo c'è da ridere- disse, serio.
-Per una volta siamo d'accordo, Shads-
-Non ti ci abituare, Tuck- ghignò il cantante degli Avenged Sevenfold, -questa era solo l'eccezione che conferma la regola-
-E quale regola, di grazia?- chiese Matt, fintamente docile ma sotto sotto molto acido.
-La regola che io e te non andiamo d'accordo-
-Ah, quella-
-Sì, quella-
Gli altri tre intanto continuavano ad assistere a quello scambio di battute, totalmente assurdo e fuori di testa.
-E poi sono io quello scemo- sussurrò Zack a Syn, che se la rise sotto ai baffi -ops, al cappello.
In effetti, l'unica cosa in comune che avevano quei due, oltre al nome, era il fattore "detestiamoci cordialmente". Una tale idiozia che persino un bambino si sarebbe comportato in modo più adulto e responsabile.

*
Quando gli Avenged Sevenfold erano sul palco riuscivano a calamitare l'attenzione di tutti su di sè.
Non era semplice come poteva apparire, e loro non erano come le altre band. Erano grandi, con la G maiuscola. Erano bravissimi, e lo facevano vedere. Eccezionali musicisti e artisti che sul palcoscenico sembravano esserci nati.
Le note di basso e chitarre, i colpi potenti della batteria del Rev, la voce di Matt.
Ecco, soprattutto quella. Era una voce così forte e potente che non potevi non esserne ipnotizzato. Una voce un po' nasale, certo, ma quando Shadows urlava persino l'Inferno veniva scosso.
Stavano al palco come Jimmy Page alla chitarra, equazione semplice ed efficace. Perfettamente realistica.
Matt, dietro le quinte, si ritrovò a cantare più di una canzone, ipnotizzato dalla musica, dalle luci e dalla voce del suo omonimo. Potevano anche detestarsi cordialmente, ma era ovvio che Matt Sanders avesse una voce da far tremare muri e palazzi. Su quello non c'erano dubbi.
-Nothing hurts my world, just affects the ones around me. When sin's deep in my blood, you'll be the one to fall-**
Matt sentì il respiro spezzarsi mentre i suoi occhi incontravano quel verde e il suo cervello rifletteva su quelle parole.
Era così dannatamente semplice da far quasi male. Ce lo aveva avuto sempre davanti agli occhi, sempre, e solo adesso riusciva a capirlo. Era stato uno stupido a non essersene accorto prima.
Come può una semplice canzone rivelarti la verità?
Come possono due semplici frasi mostrarti te stesso?
La verità è che possono, e questo Matt lo aveva capito troppo tardi.

*
-Matt, dannazione, smettila di andare in tondo e bere come una spugna!- sbottò Padge dopo circa mezzora che il suo frontman non smetteva di camminare, -e dannazione, non sei una fottuta spugna! Non puoi bere così tanto, diamine! Poi è ovvio che ti riduci a uno schifo-
Jay lo assecondò annuendo, Moose era uscito a fare un giro. E Matt continuava a bere e camminare senza dare segno d'aver sentito nulla. Niente, era troppo occupato a dar retta al flusso inconscio dei suoi pensieri per preoccuparsi dei suoi compagni. E il suo flusso di pensieri al momento era enorme e preoccupante.
Dannazione. Dannazione a tutto quanto. Doveva parlargli, lo sentiva. E avrebbe dovuto farlo in fretta. Tanto in fretta. O sarebbe probabilmente impazzito.
-E ora dove diamine stai andando?- chiese Jay, sconvolto. Non solo non li ascoltava (e neanche li sentiva, a dirla tutta), ma prendeva e usciva, senza una parola, una sillaba. Anche uno sbuffo. No, niente. Li stava mollando così, senza spiegazione alcuna. Eppure loro volevano solo aiutarlo.
-Devo fare una cosa-.




***
Rieccomi qui con una piccola storia, giusto due capitoli. Lo so che è piuttosto scema, ma secondo me quelli sono fatti così xD
Poi, le due band hanno davvero partecipato insieme al TOC (quello è vero, l'unica cosa vera nella storia xD) e sono amici, dato che non manca di trovare foto in cui siano insieme. E io li amo, punto.
Posto subito il secondo capitolo, l'ultimo; ne approfitto perchè ho momentaneamente una connessione che non mi boicotta. >>
Ah, le note.
*Cries In Vain, Bullet For My Valentine
**Unholy Confessions, Avenged Sevenfold
B.
   
 
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