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Autore: quirke    23/08/2015    2 recensioni
Avevano posizionato degli asciugamani tutt’intorno ed al centro vi gettarono delle bottiglie di birra, del cibo spazzatura e già troppi indumenti abbandonati a causa del gioco “Obbligo o Verità”.
I pantaloni di Jamal, la maglia e la felpa di Bill, le scarpe di Yanis ed il reggiseno di Jenny, che aveva pensato bene di toglierlo al posto della maglia.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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w gli amici
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Come get her 


 

 

 

“Piano, piano!” lo zittì, ridacchiando.
Una leggera nebbia ricopriva le lapidi sudice e consumate dal tempo, la terra era umida ed i ragazzi erano seduti in cerchio su qualche tovaglia dimenticata in cantina.
Andrea si accomodò sulle sue ginocchia, approfondendo il bacio e facendogli pressione sulla nuca. Le gambe lunghe sfioravano la terra, ed ogni volta che se ne accorgeva, le riavvicinava al ricordo di avere ai piedi delle Chloé.
“Non sto comoda!” si lamentò, poi si avvicinò ancora di più, “E tu smettila!”
Jamal rise forte, allungò una mano sui suoi capelli ondulati e li tirò indietro, ricevendo poi una gomitata da Yanis, terrorizzato che qualcuno potesse vederli.
Il riccio lo ignorò, riprendendo la bottiglia di vetro e riposizionando la torcia sotto ai piedi.
Il fruscio degli alberi portò i ragazzi a tremare, poi c’era chi per il freddo e chi per la paura.
Andrea sorrise e scivolò dalle ginocchia di Jamal, sdraiandosi meglio sull’asciugamano ed inghiottendosi delle patatine portate da casa, rimuovendo una volta per tutte il sapore di Jamal dalla sua bocca. Dal bacio, da quello stupido gioco.
L’idea era stata di Jenny, che aveva pensato bene di organizzare la festa di compleanno di Andrea nel luogo più macabro della città, e con questo le era venuta l’assurdo pensiero di convincere tutti di darci solo una veloce occhiata, ed era stata l’impresa più difficile al mondo con anche Yanis come invitato.
Avevano posizionato degli asciugamani tutt’intorno ed al centro vi gettarono delle bottiglie di birra, del cibo spazzatura e già troppi indumenti abbandonati a causa del gioco “Obbligo o Verità”.
I pantaloni di Jamal, la maglia e la felpa di Bill, le scarpe di Yanis ed il reggiseno di Jenny, che aveva pensato bene di toglierlo al posto della maglia.
Quando toccò a Raphael, lui aveva scelto l’obbligo. Si ritrovò costretto dalla perfida Jenny a baciare Lola, e non che fosse brutta o qualcuno che non rispettasse il suo prototipo di ragazza ideale, ma era il suo carattere a stonare terribilmente.
Jamal ed Andrea erano insieme da un paio di mesi e si trovavano in sintonia, s’incastravano bene seppur intavolassero più discussioni che i loro genitori messi insieme.
Il corpo sinuoso di Andrea e la sua arroganza, aggiunta alla sfacciataggine, facevano in modo che almeno ogni giorno qualcuno provasse a flirtarci. E non era difficile riuscire a toccarla, perché si lasciava persuadere facilmente.
Non era una roccia come Jenny, che vantava della sua verginità tra coetanei che a stento ne ricordavano l’esistenza. Jenny si atteggiava, meno di Lola, ma comunque rimaneva proibita a chiunque, almeno fino alla laurea ed al successivo matrimonio.
In città, un piccolo paesino molto legato alla chiesa ed alla religione, giravano parecchie voci a velocità estenuanti e Jenny era così ferrea alle sue morali e preoccupata da queste, che preferiva respingere tutti alle frontiere.
Entrambi i sessi, e questo cominciava a farle nascere un’enorme confusione in testa. Confusioni che nelle famiglie come la sua non erano per niente tollerate, se non rifiutate categoricamente.
Quindi, a proposito di Andrea e Jamal... Ecco! Loro due discutevano un casino e poi, puntualmente, durante gli appuntamenti a quattro o più persone, tutto pareva essere dimenticato.
Ma Jamal, comunque, non frenava mica l’impulso di sferrare qualche pugno e creare qualche livido a quei bastardi che osavano sfiorare la sua Andrea. Certo, da giocatore di football ch’era, doveva lasciare il segno, marchiare il proprio territorio per rimanere in squadra.
Lola era un po’ diversa dalle altre. Era un ammasso di egocentrismo puro, carico ventiquattro ore su sette. Era riuscita a perdere la verginità col suo professore preferito lasciando il tutto nascosto, tutt’ora, e sbarcava su entrambi i sessi senza ripudio, ritornava sempre con la coda tra le gambe per poi, ottenuto quello che voleva, scappare di notte in punta di piedi.
Tutti ne rimanevano alla larga, perfino i suoi “amici”.
I capelli erano corti e le arrivavano sotto le orecchie, le gambe erano continuamente scoperte e, data la famiglia non ferrea come le altre, era riuscita ad adocchiare una pelliccia durante una vendita per beneficienza della chiesa, e mettersela ad ogni occasione, perfino in quel momento. Uscire con pantaloncini che mostravano un po' più del dovuto, qualche centimetro di pelle immacolata dimenticata da quei top un po' troppo scollati.
Non le andava mai voglia di dormire tra le sue stesse lenzuola, comunque, cercava sempre di abbindolare qualcuno da stringere per la notte. Abbandonarlo durante le prime ore del giorno era il suo hobby preferito, ad ogni modo.
Era riuscita a convincere il professore di chimica, con cui aveva una relazione clandestina più sessuale che amorosa, di dover trovare un suo coetaneo con cui far finta di stare assieme, per coprire al meglio la loro relazione.
E l'uomo aveva perfino accettato, ma erano solo fandogne, perché l’unica cosa che aveva voglia di fare era abbandonarsi a mani più vecchie ed esperte e contemporaneamente modellare il corpo di Romeo a suo piacimento, un giocatore di hockey della loro scuola.
Era lui il coetaneo tanto voluto.
Raphael fremette, buttando il volto tra le sue mani e massaggiandosi la tempia perché ovvia era la reazione di Lola.
Infatti si alzò in piedi sbuffando e lamentandosi, ripetendo che non poteva e non voleva farlo con un tipo del genere. Tutti erano inferiori a lei, quando non le andava, o magari quando semplicemente voleva ferire qualcuno.
Le saloppettes di jeans erano un po’ più larghi ed il top a righe lasciava scoperti i fianchi morbidi. Tentennò un po’, tossì. E no, non voleva baciarlo.
Anche Raphael si rifiutò, più per non apparire come il solito sfigato che tutti respingevano che per altro. Perché intrecciare la sua lingua a quella di Lola non appariva poi così tanto disgustoso, e non poteva negare di non averlo sognato almeno una volta.
Andrea aprì un altro sacchettino di patatine, poi si strinse a Jamal e prese ad accarezzargli i fianchi, poi la schiena dolcemente, ammiccando a Jenny e strizzando gli occhi per il divertimento.
Sapevano quanto il sesso maschile si sgretolasse davanti alle loro mani, con le unghia laccate di nero o viola e le extension di Jenny più boccolosi del solito. Ma stavano bene.
Yanis singhiozzò un'altra volta, quando Bill, per l’ennesima volta, gli aveva pizzicato i fianchi e contemporaneamente urlato nelle orecchie.
Ecco, Bill e Yanis erano due generi totalmente opposti di persone. Perché se uno era sfaticato, puzzolente e completamente ignorante, l’altro eccelleva in più materie, ogni domenica era dedicata al riordinare la propria camera ed i capelli, un tempo, erano sempre pettinati perfettamente.
Facendo parte di un gruppo, Yanis, aveva delle regole da rispettare e dovette congedarsi per sempre dai risvoltini alle caviglie e cominciare a girare per la città con i capelli che aveva appena da sveglio. Perché così poteva avere quell’aria da più … più vissuto, gli aveva svelato Bill.
Lola ora cominciava a strillare, perché non era possibile dover baciare Raphael. L’apparecchio non le era mai piaciuto, né su di lei, né sulla gente.
“Che palle Lola!” gemette Jenny buttandosi all’indietro.
Si sdraiò a terra e roteò gli occhi, pentendosi amaramente di aver costretto Raphael a farlo, a baciare Lola. Lola, quella Lola.
“Dio, stai facendo un casino madornale. Siediti e non rompere i coglioni” sbottò poi Bill, frustrato.
Jamal attese un secondo e quando dall’altra parte del telefono qualcuno rispose, andò subito al sodo, con la voce roca ed esausta.
“Romeo? Senti, stiamo festeggiando il compleanno di Andrea e se ti va di venire …”
“Digli che domani voglio comunque il regalo. Magari una bella catenina in oro!” gli bisbigliò la festeggiata all’orecchio, saldando la presa sui suoi fianchi.
“Ecco, Romeo! Il regalo puoi portarlo domani. Sì, sì!” si schiarì la voce, “Vedi, stiamo facendo un gioco ed a Raphael è toccato dare un bacio, innocuo, assolutamente amico!, alla tua ragazza. Ci concedi quest’onore?”
Attese un po’, tra Raphael che stava diventando seriamente agitato ed aveva preso a mangiucchiarsi le unghia, perché Romeo poteva apparire da un momento all’altro e spaccargli la faccia, e tra un Yanis incuriosito, che si era perfino allungato verso di lui.
“Certo, sì. Aspetta che imposto il vivavoce”
"Ma perché cazzo l'hai dovuto chiamare?" sbuffò Lola, stizzita.
E poi, sempre lei, aggrottò le sopracciglia, totalmente stroncata in pieno e delusa. Riprese a camminare freneticamente, a portare i capelli indietro con una manata veloce e sbuffare rumorosamente.
Jenny ed Andrea ridevano in silenzio, trattenendosi a fatica.
“Ehi Lola” la voce grave di Romeo piombò tra il silenzio, “Ti lascio l’onore di sbaciucchiarti con boccoli d'oro. Divertiti”
Raphael sospirò di sollievo, buttandosi indietro anche lui ed accennando un lieve sorriso verso Jenny.
“Ma solo un secondo, niente di più. Capito Raph?” riaffermò Romeo turbolento, prima di congedarsi con tutti e rifiutare l’invito alla festa a causa dell’allenamento prolungato, in vista di un’importante partita.
Appena chiusa la chiamata, Jenny scoppiò a ridere. Una risata sonora che fece raccapricciare Yanis per la paura. Era certo che tutti li avessero sentiti.
Lola si strinse i pugni, aggrottò le sopracciglia ed arricciò le labbra, come disgustata all’idea di stare per farlo. Aveva riposto quella poca fede che aveva sulle ultime parole di Romeo, e tutto era stato inutile.
Si avvicinò lentamente verso Raphael, spingendo goffamente Jenny per le ginocchia, sotto gli occhi di tutti, sopratutti quelli deboli e lussuriosi di Raphael, e Jenny.
Quando arrivò verso il biondo, si accomodò vicino, ma quel poco che bastava. Portò i capelli dietro le orecchie, sbuffò per l’ennesima volta ed incrociati gli occhi di Raphael, strinse subito le sue palpebre, non riuscendo a guardare in faccia la realtà.
Era stata costretta dall’intero mondo a farlo, e non voleva.
Tutti guardavano la scena assorbiti dai ogni suo movimento, trattenevano il fiato e cercavano di allungare gli occhi il più che potevano. Jenny, al contrario, guardava altrove per non scoppiare a ridere. Tutto era banale, così banale da risultare comico.
O bello?
Lola strinse i pugni, fortissimo da fare male, da sentire le unghia conficcarsi nella pelle. Inginocchiata, si alzò un po’ per arrivare alla sua altezza, tese le spalle e strinse le labbra rosse. Con uno scatto veloce ed irruento si portò in avanti, facendo scontrare la sua bocca con quella spavalda di Raphael, che impacciato aveva lasciato qualche carezza sulle sue ginocchia nude.
Ripugnata si alzò subito, prendendo a ripulirsi la bocca con il dorso della mano e sporcando quest’ultima di rossetto.
Raphael e tutti i presenti fecero per ribattere. Quello era un bacio a stampo e Jenny, come tutti sapevano, intendeva altro.
“Non provateci, non pensatelo nemmeno” strillò acutamente Lola.
Riprese a lamentarsi, sempre a voce più alta ed ancorata alle ginocchia, quando tornò a sedersi. Esagerò il tutto, borbottò, mugugnò parole senza senso fino a farsi venire l’emicrania.
Era Lola, quella Lola.

 

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