Salve a tutti! Non ho
mai cercato di nascondere in alcun modo di non sapere mai bene che cosa
scrivere nelle note dell'autrice e devo ammettere che sono sempre molto
imbarazzanti (nonostante provi con tutte le mie forze a farle sembrare
serie ed interessanti).
Più che altro, molte volte (accade anche a me, quindi lungi da me
puntare il dito contro qualcuno di voi) succede che, pur avendo tutte
le più buone intenzioni di farlo, al vedere una nota
dell'autrice/autore, essendo questa magari lunga più di 25 righe, la si
salti per passare direttamente alla storia.
Credo di essere obbligata, almeno in questo frangente, ad avvisarvi.
Quella che vi state apprestando a leggere non è una storia, è una
follia, è la sottile linea che divide le cose che sono "Ok" da quelle
che sono "Cara, vai a nascondere i bambini".
Se davvero, cari avventurieri, siete pronti ad addentrarvi in questa
selva oscura che pretende di essere una storia leggibile, non sarò
certo io a fermarvi, dato che non sarebbe nel mio interesse.
Volevo solo avvisarvi, nulla di più, rendervi più consapevoli delle vostre azioni e delle vostre scelte.
Inutile dire che dopo che avrete letto questa storia non guarderete più
le uova che vivono nel vostro frigorifero nello stesso modo in cui le
vedete adesso.
Nulla all'interno di questa fanfiction è da prendere seriamente,
facendolo potreste perdervi in un mondo di disperazione e follia dal
quale non trovereste più ritorno.
Credo, sinceramente, di non aver mai scritto storia più OOC di questa,
ma d'altronde, mantendendo il nostro caro Benedict IC, il risultato non
sarebbe certamente stato lo stesso.
Insomma, questo è quello che succede quando mi si dà troppo caffè e mi si lascia vicina ad un computer per troppo tempo.
Bene, ed ora che ogni dubbio sulla mia sanità mentale è stato fugato, vi auguro una buona lettura. :)
Hope you enjoy.
(Ovviamente, mi sembra scontato dirlo, Benedict Cumberbatch non mi appartiene e questa storia è stata scritta al solo scopo di manifestare l'insana follia presente nella mia persona)
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How
to cook an egg in just onehundred steps
È solo uno stupido uovo, quanto mai
potrò metterci per cucinarlo?
Scaldo la pentola, lo butto dentro, aspetto
qualche minuto ed è fatto: l’uovo è pronto e servito che aspetta soltanto di
essere mangiato e gustato felicemente.
A quanto pare invece la cosa si sta
rivelando più difficile di quanto non sembrasse.
Faccio un profondo respiro e cerco di
concentrarmi.
“Posso farcela” dico a me stessa
mentre prendo in mano l’uovo.
“Posso assolutamente e certamente…”
“Cosa sta succedendo qui?”
Una voce bassa alle mie spalle mi fa
sussultare facendomi cadere l’uovo di mano e facendolo precipitare
spaventosamente verso il pavimento.
L’unico suono che si sente è un violento
“crack!” derivato dall’impatto del guscio col pavimento della cucina.
Mi giro cercando di mantenere la calma
ed i nervi saldi.
“Benedict”
Comincio con voce calma e
perfettamente serena.
“Quell’uovo…è caduto”
Mi risponde lui esibendo uno sguardo
innocente da cucciolotto ferito.
“Davvero?”
Gli faccio io ironica mettendomi le
mani sui fianchi e ritrovandomi faccia a faccia con mio marito.
“È sorprendente quante deduzioni puoi
trarre da un particolare così infinitesimale. Raccontami di più. Era per caso
sposato quell’uovo? Dovremmo avvisare la sua famiglia del tragico accaduto?”
“Non credo di essere in grado di dirti
se fosse sposato o meno”
Risponde lui stando al gioco.
“Ma ho notato dal primo bottone della
sua camicia che è certamente coinvolto in qualche operazione top secret, lungi
da me rivelarti quale sia”
“Meraviglioso, estremamente
meraviglioso”
Mi avvicino a lui per posargli un
piccolo bacio innocente sulla guancia.
“Vuol dire che sono perdonato per aver
fatto saltare la missione?”
“No, vuol dire che sei stato
ufficialmente ingaggiato per la missione”
Gli faccio l’occhiolino con sguardo
complice per poi girarmi e circumnavigare l’uovo, deceduto in maniera assai
poco gloriosa per una spia del suo calibro.
Apro il frigo per estrarre la
confezione delle uova che, grazie al cielo, ieri mi sono premurata di comprare.
La appoggio sul tavolo per poi
guardare con fare inquisitorio Benedict che ha un’espressione molto più che
confusa.
“Bene… e adesso?”
“Adesso si cucina”
Gli rispondo io, come se fosse la cosa
più ovvia di questo mondo.
“Cosa di preciso?”
Il mio sguardo corre dai suoi occhi
fino alla confezione di uova appoggiate sulla tavola.
“Oh, capisco”
Fa lui sorridendo divertito ed aprendo
molto delicatamente la confezione.
“Mi raccomando, sii delicato. Non si
sa mai che possano saltarti addosso per vendicarsi della morte del loro
compagno. Io starei estremamente attenta se fossi in te”
Ride sonoramente.
“Non credo ci sia bisogno di
ricordarti che ho praticato le arti marziali per svariati anni e non c’è nulla
e ripeto nulla che possa…”
Nel venirmi più vicino per porgermi un
nuovo uovo calpesta maldestramente quello caduto a terra facendo scricchiolare
il guscio sotto la sua scarpa.
Mi guarda per poi posare il suo
sguardo sul pavimento.
“Stavi dicendo, scusa?”
Gli faccio, portandomi una mano alle
labbra per nascondere un piccolo sorriso divertito.
“Mi ha colto di sorpresa”
“Non lo metto in dubbio”
Lo guardo con un' espressione divertita in volto
per poi cercare di ricompormi.
Prima di tutto la decenza.
Tendo nella sua direzione la mano
destra per farmi consegnare l’uovo.
Lo passa nella mia mano e subito dopo
si avvicina a me, attento questa volta a non pestare l’uovo per terra.
Mi sfiora delicatamente la guancia con
il dorso delle dita per poi stringermi delicatamente il braccio sinistro,
posandomi un bacio leggero sulle labbra.
“Se è un tentativo di scaricare su di
me l’incombenza di dover pulire il pavimento dai resti di quel povero uovo, mi
dispiace di doverti informare che il tuo tentativo è miseramente fallito”
“Speravo che potessi quantomeno
aiutarmi”
Sorrido dolcemente.
“Per convincermi a farlo servirebbe
ben altro che un semplice bacio Mr. Cumberbatch”
Ci scambiamo uno sguardo malizioso.
“Potrei anche accettare la sua
proposta sottintesa, Mrs Cumberbatch”
“Non credo che farei niente per
fermarti”
Si avvicina maggiormente a me ed
avvicina le sue labbra al mio collo, ma nel farlo urta la mano con cui tengo
l’uovo ed esso mi sfugge disgraziatamente di mano.
Subito cerco di riprenderlo, ma è solo
un misero tentativo visto che esso è ormai vicinissimo alla morte.
Un sonoro “crack!” fa la sua seconda
entrata in scena per quest’oggi e l’uovo, così come il primo, se non ancora più
violentemente, tocca terra e si sfracella.
“Non so perché, ma questa cosa sta
improvvisamente diventando una questione di principio”
Dico io guardando l’uovo spiaccicato e
legandomi i capelli sciolti in una coda di cavallo.
“La cosa sta cominciando a tediare
anche me”
Risponde un Benedict alquanto
infastidito dal fatto che un uovo si stia mettendo tra di lui ed i suoi
progetti con sua moglie.
“Non credo di poter sopportare di
essere battuta da un uovo”
Mi sposto leggermente verso sinistra
per allontanarmi dallo scempio che ho commesso con quel secondo uovo e lo
stesso decide di fare mio marito.
“Non posso arrendermi così, intendo,
farsi stracciare in questo modo da un uovo non è umanamente accettabile”
“Sono d’accordo con te cara, ma cosa
conti di fare?”
Guardo con occhi di fuoco la scatola
di cartone color beige rimasta sul tavolo.
“Abbiamo ancora quattro tentativi”
Guardo Benedict sorridendo e
sfregandomi le mani.
“Non credo che riusciremo a romperle
tutte, almeno uno dovrà finire in quella maledetta padella…o no?”
Pressappoco come farei in un percorso
ad ostacoli, mi destreggio attraverso la cucina per evitare di pestare i piedi
di mio marito e di scivolare su una delle uova per terra. Questa cucina non è
più tale, comincia sempre di più ad assomigliare ad un campo di battaglia.
“Ci sono, ci sono”
Dico vedendo lo sguardo preoccupato di
Benedict.
Prendo delicatamente un uovo dalla
confezione maneggiandolo con cura, non potendo fare a meno di pensare che la
situazione stia diventando sempre più assurda.
“Bene, il primo passo è stato fatto”
Dico con un tono di voce davvero
cauto, come se la forza delle mie parole potesse ripercuotersi in qualche strano
modo sulle sorti dell’uovo.
“Step due, ripercorrere il percorso ad
ostacoli senza uccidersi e possibilmente senza finirti addosso”
“E quale sarebbe lo step uno?”
“Lo step uno non serve veramente,
posso benissimo saltarlo. Lo step uno è altamente sopravvalutato”
Benedict incrocia le braccia al petto
con fare divertito. Forse si sta divertendo più di quanto non dovrebbe,
insomma, sua moglie si trova in seria difficoltà ed il suo onore è seriamente messo
a repentaglio da uno stupido uovo e lui che fa? Ride?
Mi destreggio nuovamente attraverso
gli ostacoli accorgendomi improvvisamente di star trattenendo il respiro dalla
tensione.
“Supera il primo uovo… si appresta a
superare anche il secondo…ma, cosa succede!? La giocatrice si sta trovando in
serie difficoltà ad attraversare la gigantesca macchia cha ha formato il
secondo uovo… si sta fermando… sta guardando suo marito con sguardo truce…”
Guardo Benedict accigliata.
“Sei sprecato come attore, lo sai? Il
tuo lavoro ideale sarebbe dovuto essere quello dello speaker, altro che
Sherlock, Alan Turing e Khan… sei davvero un talento sprecato”
“Temo che il popolo dovrà
accontentarsi”
Stringo maggiormente l’uovo, veramente
spaventata che possa sfuggirmi inavvertitamente di mano, e concentrandomi,
riesco ad arrivare alla mia meta: il piano cottura.
“Il vero talento sprecato non sono io
qui”
Inizia Benedict appoggiandosi alla
lavastoviglie.
“Sei tu! Che meravigliosa sportiva
saresti potuta diventare!”
“Benedict”
Lo rimprovero io.
“Qui si sta creando dell’arte! Non
puoi rovinare tutto parlando di sport!”
Alza le mani in segno di resa.
“Sono curiosissimo di vedere il
risultato della tua “arte”
Gli lancio un’occhiataccia mentre
cerco di rompere il guscio dell’uovo sul bordo della padella.
“Vorrei proprio vedere te nei miei
panni”
“Mi sembra che tu stia prendendo
questa faccenda un po’ troppo sul serio”
Lo guardo sorridendo appena per poi
convincermi a mantenere un tono serio, professionale e distaccato, come se
stessimo parlando della vita o della morte di un’intera civiltà.
“Nulla può essere mai preso “troppo
seriamente”
Gli rispondo facendo le virgolette in
aria.
“È importante per me questa cosa, lo
capisci?”
“Nessuno meglio di me lo può capire,
amore”
Lo amo quando mi asseconda e so che
anche lui sta cominciando a sentirsi ferito nell’orgoglio da quelle stupide
uova.
“Step tre, battere delicatamente il
guscio dell’uovo sul bordo della padella per riuscire a romperlo, ma non troppo,
altrimenti tutto il contenuto si riverserà all’esterno della padella come un
fiume in piena”
“Potresti scrivere un libro di cucina
o, ancora meglio, un libro interamente dedicato alla preparazione dell’uovo
all’occhio di bue”
“Penso che non guadagneremmo nemmeno
un centesimo dalla sua vendita”
“Non puoi esserne sicura”
Si stacca dalla lavastoviglie e si
porta le mani ai fianchi.
“Basta mettere una copertina
allettante e voilà! Bestseller del 2015!”
Lo guardo non riuscendo a smettere di
ridere.
Ma è mai possibile amare così tanto qualcuno?
Attraverserei gli impervi
ostacoli che si frappongono tra me e lui in questo momento solo per baciarlo.
“Poi ci metti una tua foto sul retro
del libro e vedrai quanti compratori”
Faccio un profondo respiro e cerco di
controllarmi per evitare di saltargli addosso, ma i miei ormoni stanno
praticamente dando di matto.
“Step tre…”
“L’hai già fatto lo step tre”
Mi interrompe lui avvicinandosi a me
ed abbracciandomi da dietro baciandomi il collo.
Chiudo gli occhi per qualche secondo
godendo appieno di quei baci.
“Step quattro allora, probabilmente lo
step più difficile, poiché per eseguirlo bisogna essere in possesso di molta
forza di volontà ed autocontrollo.
Una volta che avrete creato una crepa nel
guscio dell’uovo, posizionatelo sopra la padella precedentemente riscaldata e,
evitando di saltare addosso al vostro sexy marito che sta disperatamente
cercando di distrarvi con ogni mezzo a sua disposizione, posizionate i pollici
di entrambe le mani in mezzo alla crepa aprendo l’uovo a metà e lasciando
ricadere il suo intero contenuto della pentola”
“E, aggiungerei io, una volta
completato lo step quattro, rilassarsi e cedere alle sfrontate avances del
vostro impaziente marito”
“Il libro era mio o sbaglio?”
“Potremmo scriverlo a quattro mani,
non sarebbe male”
Eseguo lo step quattro aggrappandomi
disperatamente all’ultima briciola di autocontrollo che mi è rimasta.
“Per favore Benedict!”
Dico sospirando mentre lui infila le
mani nella mia maglietta e cerca di slacciarmi il reggiseno.
“Sto cercando di venir fuori da questa
scottante situazione, ma tu mi rendi le cose assai complicate”
“Nota dell’autore”
Dice lui non smettendo di armeggiare
con la chiusura del mio reggiseno.
“Prima di iniziare a fare qualsiasi
cosa per cucinare l’uovo, essere sicuri di avere tutte le capacità per portare
a termine il lavoro che vi apprestate a fare. Essere disposti a dare il tutto
per tutto. Non posso mentire dicendo che sarà un percorso facile quello per cui
vi state avventurando, perché non lo è… non lo è per niente”
Mi giro verso di lui lasciando l’uovo
incustodito sulla padella.
“Uno dei principali inconvenienti in
ci si potrebbe imbattere è appunto quello di un marito estremamente sexy e
favolosamente eccitante. Per evitare di seguirlo in camera da letto e di conseguenza
abbandonare il proprio lavoro a metà, è consigliabile indossare reggiseni
estremamente complicati da slacciare”
“Chi ha parlato di camera da letto?”
Lo guardo al limite della
sopportazione.
“Oh, per favore, non adesso, non qui!
Devo salvare la mia dignità! Vorresti davvero fare sesso con una donna che ha
perso la propria dignità perché non è riuscita a cucinare un maledetto uovo?
Rispondo io per te. No, non lo vuoi”
“E se non mi interessasse?”
“Certo che ti interessa. Certamente
non vuoi che tutti i giornali del mattino mettano in prima pagina “La moglie
del famoso attore Benedict Cumberbatch è stata umiliata da un uovo, si
attendono sviluppi”
“Trovo estremamente sexy la tua
perseveranza”
“Oh per l’amor del cielo”
Dico tra i sospiri mentre le sue mani
raggiungono nuovamente il gancio del mio reggiseno e riescono a slacciarlo.
“Non posso sopportarlo oltre, non
posso cederti, mancano ancora un sacco di altri step da eseguire”
Sento alle mie spalle il suono di uno
sfrigolio assai poco allettante e anche meno rassicurante.
Mi giro e con sconcerto constato che
l’uovo è praticamente carbonizzato e quindi immangiabile.
È di un color
marroncino tendente al nero e non ha per niente un aspetto appetibile. Mi sono
voltata per cinque dannatissimi secondi! Com’è possibile?!
“È come se mi avessero appena tirato
una pugnalata”
Sussurro a fior di labbra lasciandomi
lentamente andare alla disperazione.
Benedict si è sporto un po’ verso la
padella per vedere la ragione del mio sconforto. Fa qualche passo verso destra
prendendo il manico della padella ed alzandola in aria. Apre l’anta del mobile
di fronte ai suoi piedi e butta il povero uovo carbonizzato nella pattumiera.
“Questo è razzismo!”
Dico io guardandolo assolutamente
delusa.
“Non puoi buttarlo via solamente
perché era un tantino scuro!”
Riappoggia la padella sul piano
cottura ridendo come un bambino.
“Forse dovremmo recitare qualche
preghiera per lui”
Lo guardo ed annuisco con il capo,
decidendo che non sarebbe una cattiva idea.
Ho già accennato che la situazione
si sta facendo sempre più demenziale ed assurda?
“Credo di averlo amato con tutto il
cuore”
Comincio io congiungendo le mani e
guardando verso la pattumiera.
“Anche se non ho avuto molto tempo per
conoscerlo meglio, credo fosse un uovo meraviglioso, pieno di vita e voglia di
vivere”
Guardo Benedict per incitarlo a dire
qualche parola.
“Sono estremamente d’accordo con mia
moglie, un uovo fantastico, un uovo con la testa sulle spalle e davvero molto
fortunato… tutti dicevano fosse nato con la camicia”
Non riesco a trattenere una risata.
“Cara, siamo ad un funerale, non credo
sia appropriato ridere in un contesto simile”
Scherza lui, ma riuscendo a mantenere
un’espressione estremamente seria che mi fa quasi sentire davvero in colpa.
“Credimi, nessuno lo sa meglio di me,
è solo che ti amo troppo”
Mi rivolge un meraviglioso sorriso
chiudendo lo sportello della pattumiera ed avvicinandosi maggiormente a me.
“Step cinque, celebrare il funerale
dell’uovo carbonizzato a causa della vostra estrema disattenzione e premurarsi
di sedurre vostra moglie baciandola appassionatamente e convincendola a fare
sesso con voi sul tavolo della cucina”
Ingoio rumorosamente.
“Step sei”
Comincio io dando le spalle (con
estremo dolore, si intende) a mio marito, per raggiungere nuovamente la
confezione di uova che si trovano ancora sul tavolo.
“Rifiutare cortesemente l’allettante
ed estremamente eccitante proposta del vostro ancora più eccitante marito e
prendere un nuovo uovo dalla confezione per tentare la sorte con un altro
spumeggiante tentativo”
“Cosa?”
Dice Benedict guardandomi confuso.
“Step sette, fare capire a vostro
marito che il sottotesto dello step sei è “ti sfido a fare altrettanto”
Lo guardo con sguardo di sfida e mi
riallaccio velocemente il reggiseno.
“Credi che non possa farcela?”
Mi chiede socchiudendo gli occhi a
fessura e utilizzando un tono alla “Tom Cruise nei suoi momenti hot”.
“Esattamente”
Gli rispondo io con tono di sfida prendendo
in mano una delle tre uova rimaste.
“È per caso una sfida?”
“Forse”
“Ed esattamente… che cosa otterrebbe
in premio il vincitore di questa sfida?”
“La sua dignità, ecco che cosa”
“Io non ho nessun problema con la mia
dignità”
“Oh, questo è quello che credi. Non ci
si accorge di tenere così tanto alla propria dignità finché non la si perde e,
credimi, l’abbiamo persa entrambi miseramente quest’oggi tentando di cucinare
quelle benedettissime uova”
“Credo che sia per questo che ti ho
sposata”
Lo guardo estremamente confusa
inarcando un sopracciglio.
“Perché sono completamente folle e
fuori controllo?”
“Anche per questo”
Dice mentre si mette a ridere di
gusto.
“Ma principalmente perché hai una
determinazione ammirevole. Credo che al tuo posto avrei semplicemente
rinunciato a cucinare quell’uovo e mi sarei dedicato a fare qualcos’altro”
“Appunto quello che dicevo io. Folle e
fuori controllo”
Prendo un altro uovo dalla confezione
e glielo porgo.
Lo prende e nel farlo le nostre dita
si sfiorano, procurandomi brividi per tutta la schiena.
Ogni volta con lui è
come se fosse la prima e credo sia una cosa meravigliosa.
“Chi riuscirà a portare a termine la propria
missione senza far cadere o danneggiare l’uovo, potrà considerarsi il
vincitore”
Benedict prende un’altra pentola dal
mobile in legno e la posiziona sui fornelli.
Lo raggiungo e posiziono anche io la
mia padella su uno dei fornelli ed io e mio marito ci scambiamo uno sguardo
carico di tensione.
“Buona fortuna Mr. Cumberbatch”
“Buona fortuna anche a lei Mrs.
Cumberbatch”
“Uova in posizione… pronti… partenza…
via!”
Contemporaneamente cominciamo a
sbattere le uova sul bordo delle nostre rispettive padelle (per la fretta per
poco l’albume del mio uovo non si riversa sul fornello). Entrambi riusciamo a
far finire l’intero contenuto del guscio nella pentola ed entrambi ci sentiamo
già i vincitori e perfettamente padroni della situazione. Situazione che, per
altro, è estremamente assurda ed allo stesso tempo degna di MasterChef.
Le uova sfrigolano nelle pentole sotto
il calore della fiamma. Il mio sguardo è concentrato sul mio uovo, anche se
capita che degni di qualche millisecondo della mia attenzione l’uovo di
Benedict.
Continuano a sfrigolare e i nostri
sguardi non mancano di osservare con febbrile attenzione la nostra rispettiva
creazione.
Mi sento come una pittrice all’opera per creare un capolavoro.
Benedict, da quello che posso dedurre dal suo sguardo assorto ed estremamente
concentrato, si sente esattamente come me.
Che queste uova ci stiano portando
alla follia? Che forse, e dico forse, tutta questa assurda situazione possa
segnarci a vita e non farci guardare più un uovo nello stesso modo? Che cosa dovremmo
raccontare ai nostri amici e parenti? Che cosa potremmo dire loro una volta
persa completamente la capacità di capire quando si ha passato il limite e di
riconoscere la follia quando essa ci si presenta davanti agli occhi?
Domande estremamente interessanti, non
lo metto in dubbio, ma che forse avranno occasione di essere poste più avanti.
Attualmente
ho una sfida da vincere.
La sanità mentale che sembra avermi
sfiorata per qualche secondo, ha lasciato spazio ad una più folle e malsana
voglia di vincere, che forse non potrei nemmeno riconoscere come mia, come
propria del mio essere.
Il mio uovo ha acquistato una
colorazione dorata e sembra essere cotto.
Spengo con un movimento repentino la
fiamma del fornello per allungare il braccio in modo da afferrare una spatola
con cui staccare dalla pentola la mia sublime creazione e metterla in un
piatto.
Con orrore mi accorgo, girando lo sguardo, che mio marito, il mio caro
marito che non avevo mai considerato come un vero nemico fino a questo momento,
si sta apprestando a fare altrettanto.
Ma sono più veloce di lui e con una
mossa assurdamente fulminea e precisa sposto l’uovo dalla pentola al piatto,
facendo giungere il tutto sul tavolo di cucina (evitando naturalmente le
defunte uova sul pavimento, che Dio solo sa quando mai verranno raccolte).
È un espressione trionfante quella che
mi trova Benedict sul viso mentre condisco il mio uovo all’occhio di bue con il
sale.
Un’espressione che per la cronaca non dura a lungo, poiché funestata dal
piccolo particolare dell’abbondanza di sale che si riversa sul mio adorato
uovo.
Ero troppo compiaciuta e soddisfatta di me stessa, che mi sono
completamente dimenticata che il tappo della nostra saliera è estremamente
difettoso e che spesso e volentieri si diverte saltando via dalla sua
collocazione, lasciando cadere una cascata di sale, forse pari a quelle del
Niagara, sulle nostre sfortunate pietanze.
Che questa volta il disgraziato
evento sia capitato al mio uovo, non lascia certamente la mia espressione
facciale invariata.
È sgomento e delusione quella che
troneggia sul mio volto quando Benedict mette in tavola il suo uovo.
Sono
appena stata sconfitta?
“Step otto, fare un grande inchino al
vostro sfidante e dichiarare decentemente e molto signorilmente la vostra
vittoria”
Molto elegantemente si mette a cantare
“We are the champions” agitando le mani ed emettendo qualche urlo di vittoria.
“Molto decente Benedict, delizioso”
“Oh andiamo! Lasciami avere il mio
momento di gloria”
“Non mi pare di star opponendo alcuna resistenza”
“La tua espressione la racconta
diversamente”
“Non posso essere sempre padrona delle
mie espressioni facciali”
Ride sommessamente e si avvicina a me,
mentre un sorriso dolce si fa strada sulle sue labbra carnose e bellissime.
“Sei bellissima quando ti arrabbi”
“Non sono arrabbiata, sono…
contrariata e leggermente ferita nell’orgoglio… per la seconda volta
quest’oggi”
“Mi dispiace”
“Oh, non dispiacerti, essere umiliata
da un uovo è sempre stata la mia aspirazione. Non te l’ho mai menzionato?”
Le sue mani adesso sono sui miei
fianchi ed i suoi occhi sono immersi nei miei. Cos’altro potrei dire? I giochi
si sono conclusi e purtroppo non con la mia vincita, come avevo inizialmente
sperato.
“Sai che cos’è che potrebbe
consolarti?”
Mi fa lui rivolgendomi un sorriso
meraviglioso e stringendomi a sé.
“Il fatto che decideremo di non
comprare mai più delle uova e che d’ora in poi le eviteremo come la peste nei
supermercati, rivolgendo loro uno sguardo truce ogni volta che ci passiamo
vicino?”
“Ehm… non proprio”
Fa lui ridendo.
Sinceramente mi chiedo come un uomo
meraviglioso come lui possa amare una ragazza come me.
Cioè, credo che questo
sia il momento di essere sinceri con se stessi: che la mia pazzia non l’abbia
ancora fatto scappare a gambe levate è un fatto, ma quanto ancora pensa di
poter resistere?
Lo amo con tutto il cuore e spero davvero che non si renda mai
davvero conto di quanto io sia estremamente poco ordinaria, ma a volte mi
chiedo seriamente se lo sappia già ed abbia comunque deciso di sposarmi
ugualmente.
Quel sorriso, quella bocca, quelle mani…
Quest’uomo mi fa
letteralmente impazzire.
Lo devo ammettere… la prima volta che l’ho visto non è
che abbia pensato immediatamente: quest’uomo ha dei lineamenti meravigliosi!
Il
suo viso è così attraente!... Il completo contrario in realtà.
Ma quando ci ho
parlato, oh quando ci ho parlato!
Ai miei occhi è diventato l’uomo più
affascinante e meraviglioso fra tutti.
È assolutamente incredibile come con il
suo charme sia riuscito a sedurmi in pochi istanti.
Lui afferma che sia stata io
a sedurre lui (cosa che ritengo altamente improbabile) e che lui sia stato solo
una mera vittima del mio fascino (sì, come no, come se lui fosse un innocente
agnellino e non mi avesse baciata al nostro primo incontro. Credo di non aver
mai flirtato così tanto come quel pomeriggio).
Ed ora lui è qui, mio marito, che mi
guarda come non ha mai guardato nessuna e che mi stringe fra le sue braccia
confortandomi e scherzando con me come fossimo due adolescenti.
Forse è proprio
così, forse non siamo mai davvero cresciuti e forse mai lo faremo.
Amo essere quella che sono (ed ho
imparato a convivere con le mie stranezze) ed amo Benedict esattamente com’è e
non potrei volere di più dalla vita: un marito che amo alla follia, una casa,
un lavoro e la serie completa di Doctor Who nella libreria del soggiorno.
Cosa
si può volere di più dalla vita?
“Dicevo…”
Continua lui inumidendosi le labbra
con la lingua.
“Che almeno hai la soddisfazione di
aver sterminato tutta la sua specie… o almeno… tutte le altre uova che vivevano
nel nostro frigo”
Non posso che sorridere al pensiero di
essere la sterminatrice di un’intera specie… insomma, mi dà una sensazione di
importanza e di soddisfazione non indifferente. Credo che sia così che si debba
sentire Moffat dopo aver scritto un episodio di Doctor Who e devo ammettere che
è relativamente assuefacente.
“Ti ho mai detto che ti amo?”
Benedict ride a questa mia domanda.
“Cioè, intendo… ovvio che te l’ho
detto, ma intendo…ultimamente? Perché non mi sembra di dirtelo abbastanza”
“Era un modo per convincermi a pulire
questo disastro?”
Dice guardandosi attorno e
soffermandosi con lo sguardo sulle uova precipitate sul pavimento.
Rido divertita.
“Forse… in parte… diciamo, non
completamente”
M rivolge uno sguardo indagatore ed io
gli rispondo con un’alzata di spalle ed avvicinandomi a lui gli poso un bacio
affettuoso sulla guancia.
Mi sorride di rimando avvicinando
lentamente le sue labbra alle mie, prendendomi il viso tra le mani ed avvicinandomi
maggiormente a sé.
“Ti amo anche io”
Sorrido prima di incontrare le sue
labbra e di lasciarmi andare ad un incantevole e lungo bacio.
Le sue labbra
sono così morbide e passerei tutto il giorno a baciarle ed assaporarle.
Le
nostre lingue si incontrano ed un altro brivido mi attraversa la schiena.
Dio,
quanto lo amo.
Le sue mani sono scese all’altezza dei miei fianchi ed in questo
momento stanno lavorando per slacciarmi il bottone dei pantaloni.
Io sorrido
sulle sue labbra, trovandomi perfettamente d’accordo con la sua idea sul come
passare il resto del pomeriggio.
Continua a baciarmi e riesce a togliermi la
maglietta sospirando di piacere e riducendo il mio respiro a qualcosa a cui mi
dedico mentre la sua bocca è occupata a baciare il mio collo o altre parti del
mio corpo.
Faccio un profondo respiro e sto per togliergli la maglietta quando
Benedict mi solleva e mi mette seduta sopra il tavolo della cucina.
Era
dannatamente serio quando ha detto di voler fare sesso sul tavolo.
Ma la prospettiva non mi dispiace affatto, anzi, mi eccita.
Gli sfilo la maglietta ed incrocio le
mie gambe attorno alla sua vita tirandolo maggiormente vicino a me.
Comincio a
succhiare il suo labbro inferiore e ad armeggiare con il bottone dei suoi
pantaloni.
Ma qualcosa mi turba e non riesco a concentrarmi e a godermi il
momento: cerco di ritrovare la concentrazione, ma quel pensiero ritorna a tormentarmi.
“No, non ce la faccio”
Dico a Benedict mentre allontano le
mie labbra dalle sue e scendo dal tavolo.
“Che succede?”
Ha il respiro affannato ed è
abbastanza turbato dalla mia improvvisa reazione.
“Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
Ma subito realizza a che cosa sia
dovuta la mia azione.
La cosa che faccio è prendere l’ultimo uovo dalla scatola
di cartone color beige e dirigermi verso la finestra.
Benedict mi segue a metà tra il
confuso ed il divertito.
Apro la finestra con una mossa agitata
e, dopo aver guardato un’ ultima volta la causa del mio turbamento, lancio
l’uovo fuori dalla finestra.
Destinazione: il giardino nel vicino.
Magari lì quell’uovo troverà la
felicità... oppure Beggie, il cane assassino del vicino, che mangia qualsiasi
cosa.
Sorrido soddisfatta del mio operato mentre richiudo la
finestra e penso che finalmente la mia vita possa andare avanti senza più
intralci o futili distrazioni.
Non riesco nemmeno a ricordare perché volessi
così disperatamente riuscire a cucinare quel dannatissimo uovo.
Mi sistemo i
capelli e riacquisto una posa che sia decente.
Non ne è sopravvissuta nemmeno
una di quelle sei uova e non potrei esserne più felice.
Benedict si è limitato a guardare la
scena in boxer, appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate
ed un sorriso divertito stampato sulle labbra.
“Mi fissava e sembrava giudicarmi, era
estremamente fastidioso”
“Mi ero chiesto che cosa ne avresti
fatto di quell’ultimo uovo. Beh, ora ho la mia risposta”
“Dovresti esserne entusiasta”
Mi avvicino a lui sorridendo.
"Step
nove: scrivere un libro in cui
racchiudere tutti gli step necessari a cucinare un uovo all’occhio di
bue e
chiamarlo “How to cook an egg in just onehundred steps”, che
probabilmente nessuno leggerà e contribuirà solamente a portare
una sostanziosa fetta della popolazione mondiale alla pazzia"
“Ti sei dimenticata lo step più
importante”
Mi fa Benedict spalancando gli occhi
ed esibendo un’espressione di vero concerno.
“Hai ragione, imperdonabile”
Gli dico mentre mi avvicino al suo
viso e lo bacio leggermente sulle labbra.
“Step dieci, ultimo ma non per questo
meno importante, dopo che avrete fallito miseramente nella missione di cucinare
un uovo (perché ammettiamolo, avete fallito), fate sesso con vostro marito che
è obbligato ad assecondare le vostre alquanto improbabili iniziative e che ha
dovuto sicuramente seguire i vostri patemi interiori con la stessa giovialità e
felicità con cui avrebbe seguito “Beautiful”
“Anche se devo ammettere di essermi
divertito”
Lo bacio nuovamente posando le mie
mani sul suo petto.
Mi stacco un attimo da lui per sussurrargli:
“E prossimamente, nelle migliori
librerie, uscirà “Come preparare una torta preconfezionata”
Benedict sorride posando le sue labbra
sulle mie e ricominciando a baciarmi.
“Ti amo e non credo che smetterò mai
di farlo”
“Ti amo anche io Benedict Cumberbatch
ed anche se devo condividerti con un milione di fangirls, sono disposta a farlo
perché tu mi ami, nonostante le mie stranezze”
“Stai scherzando?”
Mi dice lui appoggiandomi le mani
sulle spalle e guardandomi con sguardo intenso.
“Io ti amo per le tue stranezze”
Lo dice con un tono di voce tale, che
sembra sia una cosa chiara e scontata da sempre. Sorridiamo entrambi ed io non
posso fare a meno di pensare che, nonostante tutto, oggi sia stata una giornata
meravigliosa.
Che il giorno dopo abbia ricevuto un
messaggio di lamentele dal mio vicino in cui sosteneva di aver trovato un uovo nel suo giardino non è
rilevante… Almeno per ora.
THE
END