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Autore: skyewardlover    24/08/2015    4 recensioni
FINALE ALTERNATIVO ALLA 5x09
Dopo la discussione tra Scott e Stiles, a proposito di Donovan, è Stiles il primo ad andarsene.
A questa scena assiste una frastornata Lydia, ancora chiusa nella sua macchina. La ragazza non sa cosa i due si siano detti e quando vede Stiles sparire, corre subito a chiedere spiegazioni a Scott.
Ma la versione della storia che Theo ha raccontato a Scott, non convince per niente la nostra Banshee, la quale si getta alla frenetica ricerca di Stiles per fare luce sull'accaduto.
[STYDIA]
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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IF WE STAY TOGETHER

 

 

 

L’ Amore non è fare cose straordinarie o eroiche,

ma fare cose ordinarie con tenerezza.”

J.J.Vanier

 

 

 

 

Fuori piove a dirotto e si gela, nonostante sia appena l'inizio di ottobre.

Quest'anno è cominciato davvero male, penso.

Non che quelli precedenti siano andati meglio, ma questa volta è diverso.

Qualcosa è cambiato, si sente nell'aria.

Non riesco a capire se siamo noi o tutto il male che ci circonda.

So solo che sta arrivando, quel qualcosa.

E sarà peggiore, peggiore di tutto quello che abbiamo affrontato fino ad ora.

Con la macchina, imbocco la via della clinica veterinaria.

Ho lasciato la stazione di polizia nel più completo caos, ma non posso fare niente per cambiare le cose.

Parrish si è rinchiuso in cella e, per quanto costi ammetterlo, forse è meglio così.

Ci sono troppi guai in circolazione e un ladro sovrannaturale di cadaveri è una distrazione che non possiamo permetterci, per il momento.

Il mio telefono, abbandonato sul sedile del passeggero, vibra per la milionesima volta.

“Stiles mi ucciderà!” sospiro, accelerando un po'.

Mi ha completamente intasato la segreteria, deve essere successo qualcosa di molto grave.

Quando i fari della mia auto illuminano l'ingresso della clinica, la scena che mi appare davanti agli occhi sembra quasi irreale.

Scott e Stiles sono immobili sotto la pioggia, completamente fradici.

Non so spiegare perché, ma sento che qualcosa non quadra.

Il filo che li lega da quando ho memoria, sembra essersi allentato.

Il mio cuore perde un battito.

Stiles si gira di scatto, sale in macchina e se ne va.

Sparisce così velocemente che io non faccio nemmeno in tempo a parcheggiare.

Guardo la Jeep malandata di Stiles allontanarsi dallo specchietto retrovisore e prego con tutta me stessa perché si fermi.

Cosa stai facendo, Stiles? Ferma quella dannata macchina e torna indietro!

Ma niente, i fari della Jeep vengono inghiottiti dal buio.

E io allora scendo di corsa dalla macchina, ignorando la pioggia battente che mi arriva fino all'anima.

 

-Scott!- esclamo, riscuotendo il mio amico da quello che mi sembra uno stato di tranche. -Che cosa è successo?-

Scott non risponde subito, per un attimo i suoi occhi mi guardano e potrei giurare che stia facendo fatica a riconoscermi.

-Hayden.- dice d'un fiato lui. -I Dottori le hanno iniettato il mercurio nelle vene, credo che stia morendo.-

Mi manca l'aria nei polmoni.

-Che cosa pensi di fare?-

-Ci sto lavorando.- risponde secco Scott.

Mi volta le spalle, senza aggiunger altro, dirigendosi verso la porta della clinica.

-Dov'è andato Stiles?- chiedo con urgenza, prima che sparisca.

-Non lo so.-

-Come non lo sai?- lo rimbecco, facendomi più vicina. -Cosa vi siete detti, Scott?-

-Lydia, lascia stare.- sbotta Scott, perdendo la pazienza. -Lascialo stare.- ribadisce e il sangue mi si gela nelle vene.

-Perché dici una cosa del genere? Lui è...-

-Mi ha mentito, Lydia!- esclama, le gocce di pioggia che gli rimbalzano sulle labbra increspate. -Ha mentito a tutti noi.-

Guardo Scott spaesata, mi sembra di essere in un incubo. Tutto questo non sembra reale.

-Riguardo a cosa?- chiedo, insistente.

-Donovan.- sospira Scott, passandosi una mano sul viso nel vano tentativo di scacciare le gocce di pioggia.

È solo acqua che cade dal cielo, Scott? O è anche acqua che scende dai tuoi occhi?

-Non è sparito, Lydia. È stato ucciso, Stiles lo ha ucciso.-

Quelle parole mi fanno lo stesso effetto di un pugno nello stomaco.

Però non vacillo, non tremo.

Quelle parole, associate al nome di Stiles mi sembrano solo una barzelletta di cattivo gusto che non fa ridere nessuno.

-No, non è possibile.- sussurro, più a me stessa che a Scott.

-Non ci credo.- ribadisco poi, ad alta voce.

-Theo ha visto tutto. Donovan ha attaccato alle spalle Stiles, giorni fa.-

-Stiles non farebbe mai una cosa simile, deve essere stata legittima difesa.- sento dire alla mia voce, prima ancora che la mia mente realizzi questo pensiero.

Stiles non è un assassino.

Deve esserci una spiegazione a tutto questo.

-E' quello che vorrei credere io. Ma Theo ha visto Stiles, lui...- continua a dire Scott, dal suo tono di voce sembra quasi che mi stia pregando di credergli. -Lydia lo ha colpito così tante volte che...il cervello di quel ragazzo era completamente spiaccicato sull'asfalto!-

Perché la tua voce mi implora Scott?

Perché continui a nominare Theo?

Non dirmi che...

-Questo te l'ha raccontato Theo?- domando e so già che la risposta non mi piacerà.

-Sì.-

-E Stiles cosa ha detto?-

-Ha detto che non aveva altra scelta.-

-No, quello che intendo è: Stiles ti ha confermato la versione di Theo?-

Le parole muoiono sulle labbra del mio amico, Scott mi guarda come se avessi appena suggerito la risposta più sconsiderata del mondo.

-Non ce n'è stato bisogno.- mi risponde, alla fine, ma sento che nella sua voce non c'è convinzione.

-Non hai chiesto a Stiles la sua versione dei fatti?- esclamo e il mio petto si gonfia automaticamente, sento qualcosa dentro di me che è pronto ad esplodere.

Oh, Scott. L'hai fatto sul serio...

-Lydia, lui non ha negato...-

-Non gli hai chiesto di spiegarti come sono andate le cose, Scott!- gli urlo in faccia, vorrei proprio riuscire a non guardarlo con questa delusione degli occhi, ma non posso evitarlo.

-Mi sono bastate le parole di Theo.- si difende, Scott e queste parole mi fanno imbestialire più che mai.

Scott, andiamo! Possibile che non ci arrivi?

-Mio Dio, non ci posso credere!- mi porto le mani sulle tempie, incredula.

Come siamo arrivati a questo punto?

Come siamo arrivati a non saper più fidarci gli uni degli altri?

Abbiamo passato l'inferno insieme, eppure siamo ancora capaci di dubitare della nostra lealtà.

-E tu, decidi di affidarti ciecamente alle parole di un tizio arrivato da cinque minuti, piuttosto che credere al tuo migliore amico?- gli faccio notare. -Scott, stiamo parlando di Stiles!-

Scott sembra irritato dalle mie parole e quindi rincara la dose.

-Lydia, le cose non cambiano. Stiles ha ucciso Donovan!-

-Le cose cambiano eccome, se la versione di Theo è solo una parte della storia o è perfino tutta una bugia!- esplodo, perdendo ogni freno.

Sì, perché non mi fido di Theo. Ci avrà anche aiutati in più di un occasione, ma non posso ignorare che le cose non hanno fatto altro che peggiorare, da quando lui ha messo piede in questa città.

E a Beacon Hills le cose non accadono mai per caso, soprattutto se si parla di cose brutte.

-Perché mai avrebbe dovuto mentirmi?- mi chiede Scott e posso percepire la sua pura ingenuità.

Scott non ha davvero nessun sospetto nei confronti di Theo e la cosa gli rende onore ma mi infastidisce più di quanto vorrei ammettere.

Ti fidi sempre di tutti eh, Scott?

Questo tuo pregio prima o poi ti porterà alla rovina, caro amico mio.

-Oh andiamo Scott, capisco che tu sia confuso, che tu abbia paura. Lo capisco, sul serio. Senti tutte la responsabilità sulle tue spalle, ma è ora che tu apra gli occhi. Nessuno e ripeto, nessuno si fida di Theo, eccetto te!- e ti chiedo scusa, Scott se le mie parole ti stanno facendo più male di quello che provi già, ma è tutto dolore necessario.

Stiles è il tuo migliore amico, vi siete fidati ciecamente l'uno dell'altro sin dai tempi dell'asilo.

Siete sempre stati voi due, con il vostro linguaggio strano, con quel modo unico che vi permette di capirvi a vicenda in mezzo secondo.

Io ho perso la mia migliore amica, per sempre.

Voi due non potete perdervi, non così.

-Stiles è il tuo migliore amico da tutta la vita, ti è stato vicino in ogni momento difficile e tu lo respingi così, senza dargli nemmeno il tempo di spiegarsi? Stiles non ti ha abbandonato quando ha scoperto che eri diventato un lupo mannaro.-

-Ma avrebbe potuto scegliere di non uccidere Donovan!-

-Forse non ha avuto scelta, Scott! Alcuni di noi non hanno i poteri che hai tu, non hanno artigli, denti o la tua super-forza. Lo so che a volte te ne dimentichi, ma Stiles è umano. Non ha armi per difendersi, se non un grande coraggio.-

Scott non dice nulla, resta immobile con lo sguardo fisso sull'asfalto.

Cosa ti è successo, Scott?

I Dottori sono riusciti a ledere anche la tua fiducia nel branco, in te stesso?

Lasciaci entrare, permettici di ricordarti chi sei e chi siamo noi per te.

Non respingere Stiles, non respingere l'unica persona che può salvarti.

-Non posso credere che preferisci fidarti di Theo, non posso credere che tu non abbia chiesto spiegazioni a Stiles.- dico e sì, forse questa frase me la sarei anche potuta risparmiare.

Ma dopo tutto quello che Stiles ha fatto per Scott, per me, per il branco, qualcuno deve prendere le sue parti.

Quindi, no. Non lo condannerò per qualcosa che Theo ha detto.

-Io...non posso pensare a questo, adesso. Devo tornare da Hayden.- dice Scott a mezza voce, facendo qualche passo indietro.

-Vai, allora. Ma rifletti su tutto quello che Stiles ha fatto per te in questi anni, tutto quello che ha fatto per noi. Non saremmo vivi, non saremmo un branco senza di lui, Scott.-

Torno alla mia macchina e apro la portiera, ho già un piede nell'abitacolo quando Scott mi chiede: -Dove stai andando?-

Non ne ho idea, veramente.

Ma so esattamente cosa voglio fare.

-A fare quello che non hai fatto tu: parlare con Stiles.-

 

 

 

Ultimo tentativo e poi, non so proprio più dove cercare.

Ho quasi pensato di mollare, quando nemmeno sotto casa Stilinski sono riuscita a trovare quella dannatissima Jeep azzurra, ma poi mi sono rimessa subito in marcia.

Stiles ha mobilitato tutta la polizia locale per trovarmi, quando sono fuggita dall'ospedale, dopo essere stata morsa da Peter.

Non posso mollare, glielo devo.

E quasi mi metto a piangere quando, nel parcheggio della scuola, vedo quel rottame di macchina.

Parcheggio la mia auto, la pioggia non accenna a voler smettere così, quando scendo, bagno anche quel poco di me che era rimasto asciutto.

Corro verso l'ingresso e senza indugio mi dirigo verso la biblioteca.

Quando passo il badge e le porte si aprono, mi maledico da sola.

Certo, non poteva essere da nessun'altra parte!

Stiles è seduto per terra ancora completamente fradicio, la schiena appoggiata ad uno degli scaffali stracolmi di libri.

Gli occhi sono persi nel vuoto, sento il rumore dei suoi pensieri, ma so di non poterli raggiungere.

Faccio qualche timido passo, ma Stiles sembra non accorgersi della mia presenza.

Quando lo raggiungo, mi siedo al suo fianco sul pavimento freddo, le nostre spalle si sfiorano leggermente. Distendo le gambe infreddolite dalla pioggia e cerco di fissare lo stesso vuoto che fissa lui. Attorno ai nostri corpi si formano piccole chiazze d'acqua a causa dei nostri vestiti grondanti, una voce nella mia mente mi dice che dovremmo correre a casa a cambiarci o domani mattina ci ritroveremo con un terribile raffreddore.

Invece, resto in silenzio e aspetto.

 

-E' successo qui.- dice Stiles, dopo quella che mi pare un'eternità.

I miei occhi volano velocemente su di lui, ma io non dico niente e lui continua a non ricambiare il mio sguardo.

-Mi ha attaccato nel parcheggio, l'ho colpito e poi sono corso fino a qui. Mi ha seguito, voleva farla pagare a mio padre, facendo del male a me.- parla come un automa.

La sua voce trema, ma riesce comunque a restare vuota, priva di emozioni.

Per la prima volta ho davvero paura, mi sembra di essere tornata alla notte di un anno fa.

Mi sembra di essere tornata a parlare con il Nogistune e non con Stiles.

-Io mi sono arrampicato sull'impalcatura, Donovan mi tirava per buttarmi giù. Diceva che mi avrebbe divorato, così ho tolto un gancio e parte dell'impalcatura gli è caduta addoso. Quando mi sono girato un'asta lo aveva trafitto nel petto.- continua a raccontare, indicando con l'indice il punto esatto della biblioteca buia e silenziosa. - È morto sotto i miei occhi. Ero terrorizzato, ho chiamato la polizia ma non sapevo che cosa dire. Come potevo spiegare tutto questo? Così me ne sono andato, sono scappato. Theo ha visto tutto, ma quando è entrato dopo che me ne ero andato, il corpo era già sparito.-

Istintivamente stringo le mani in pugni, conficco le unghie nella carne fino quasi a sanguinare.

Theo ha mentito, vorrei dirlo a Stiles ma mi sembra troppo scosso per riuscire ad affrontare la notizia.

È così perso in se stesso, sento i sensi di colpa, la vergogna, il dolore che divampa dal suo cuore e raggiunge il mio.

Mi sporgo verso di lui, in modo che la mia voce risuoni direttamente nel suo orecchio.

-Io ti credo, Stiles.-

Solo al suono di queste parole, Stiles si volta verso di me e sembra accorgersi della mia presenza solo ora.

I suoi occhi si riempiono di lacrime, il labbro inferiore inizia a tremare e io vorrei tanto poter fare qualcosa per calmarlo, per mandare via tutto il male che alberga nel suo cuore.

-Io...io...avrei tanto voluto dirvelo.- balbetta velocemente, come se mi stesse implorando di credergli. - Volevo dirlo a Scott, volevo dirlo a te, oggi, nei boschi. Io...ci ho provato, sul serio. Ma...-

-Shhh.- lo fermo e le mie mani si portano subito sul suo viso, mentre gli accarezzo dolcemente le guance.

- Non importa, Stiles. È tutto a posto, non è colpa tua.- dico, guardandolo dritto negli occhi.

Respiro lentamente e aspetto di sentire il respiro di Stiles sincronizzarsi con il mio, ci vuole un attimo, ma poi l'aria che esce dai nostri polmoni inizia a viaggiare allo stesso ritmo.

-L'ho ucciso, Lyida.- bisbiglia Stiles, terrorizzato da se stesso. -Io...ero spaventato, pensavo solo a come salvarmi, non credevo che...-

-Non l'hai fatto apposta, cercavi di difenderti.-

- Sono un assassino.- continua, forse non ha nemmeno sentito le mie parole. - Pensi che io sia un assassino. Lo pensate tutti, non è così?- mi chiedono i suoi occhi colmi di terrore e io mi sento morire.

-No potrei mai pensarlo, Stiles. Io so chi sei. Sei la persona più buona che conosca.-

-Mi sono sentito bene, nel vederlo morto.- confessa Stiles, appoggiando la testa contro lo scaffale.

Mi confessa questi pensieri ad occhi chiusi, come se avesse paura di leggere qualcosa di doloroso nei miei. -Mi sono sentito sollevato, io...non avrei dovuto sentirmi così.-

Oh, Stiles. Non hai ancora capito che non potrei mai guardarti nel modo che tanto temi?

Non dopo tutto quello che hai fatto per me.

-Non è sentirsi bene, quello. Ti sei sentito sollevato perché sei sopravvissuto, sei fuggito alla morte. Non devi fartene una colpa.- lo rassicuro io, appoggiando a mia volta la testa sul legno.

Lui ha ancora gli occhi chiusi e non sa quanto i nostri volti siano pericolosamente vicini.

O forse lo percepisce, nello stesso modo in cui io sento il suo profumo diventare parte di me.

Lo guardo e mi sembra un bambino indifeso, anche se so che non lo è.

So che è molto coraggioso, ma il coraggio non viene mai senza la paura. E a me piace anche questo lato di lui, sono felice che mi permetta di vederlo.

-Tu hai un dono, Stiles. Riesci a vedere il bene nelle persone, sempre. Sei capace di così tanto, senza bisogno di alcun super potere.- lo rincuoro, sperando che il significato delle mie parola riesca a raggiungerlo, spero di riuscire a tirarlo fuori dall'oscurità nella quale si è rinchiuso.

-E, se la cosa ti fa sentire meglio, sono sollevata anche io che Donovan non ti abbia ucciso.- aggiungo poi, toccandogli giocosamente la caviglia con il piede.

Sul viso di Stiles su disegna un piccolo sorriso, dura poco, ma è così bello rivederlo se stesso che questo atto potrebbe bastarmi tutta la vita.

-Sta succedendo qualcosa, Lydia.- mi avvisa, accorto. Riapre gli occhi e non sembra poi così sorpreso della nostra vicinanza. Un tempo sarebbe saltato via come una molla, ora invece resta dov'è, riesce a gustare questo nostro quasi contatto: la punta del suo naso che sfiora la mia.

Sembra a suo agio e lo sono anche io, da un po' di tempo ci siamo abituati al tocco dell'altro.

È diventata un'abitudine della quale non possiamo più fare a meno.

-Scott non si fida più di me, mi ha allontanato. Sento che stiamo per perderci, tutti quanti.- confessa Stiles, affranto.

-Scott è spaventato, lo siamo tutti.- dico, tamburellando le dita sul pavimento gelato, pericolosamente vicino a quelle di Stiles. - Domani mattina gli racconterai tutto, verrò insieme a te, vedrai che ci darà ascolto.-

Per un attimo mi sento dannatamente in colpa.

Sì, forse avrei dovuto dirgli di Theo e di tutte le bugie che ha raccontato. Ma conosco fin troppo bene Stiles, si fionderebbe in strada come un pazzo e affronterebbe Theo a mani nude. Per stasera abbiamo avuto abbastanza drammi e l'unica cosa a cui riesco a pensare è che sia meglio rimandare a domani.

Scott ha bisogno di tempo per riflettere su quello che ho detto e Stiles ha bisogno di prendere fiato, entrambi devono capire che non possono fare a meno l'uno dell'altro.

Per quanto riguarda Theo...troveremo una soluzione. Non so quali siano i suoi piani, ma possono aspettare.

Probabilmente, domani mattina Stiles mi odierà per non avergli detto tutto subito, ma le mie intenzioni sono le più oneste del mondo. Adesso l'unica cosa che voglio è prendermi cura di Stiles e del suo cuore, devo tirare entrambi fuori dall'oscurità.

-Grazie.- dice dopo qualche istante Stiles, la punta del suo indice sfiora il mio.

Gli sorrido dolcemente e gli do un buffetto scherzoso sulla spalla, pentendomene subito dopo.

Stiles si ritrae di scatto dal mio tocco, il viso contratto in una smorfia di dolore.

In quel momento, realizzo una cosa che mi è stata sotto gli occhi per giorni.

-Il male che hai alla spalla...è stato lui, vero? È stato Donovan?- chiedo titubante, anche se so già la risposta.

Stiles annuisce, massaggiandosi la spalla. I suoi occhi sono tornati cupi e io mi maledico per quel gesto così stupido, che ha mandato tutto a monte.

-Posso?- domando timidamente, mentre la mia mano si sporge verso di lui.

Stiles mi guarda un po' sorpreso e, se non fosse tutto così buio, potrei quasi giurare che sia arrossito.

I suoi occhi mi danno un tacito permesso, così si volta leggermente, levandosi la felpa fradicia.

Le mie mani gli abbassano lentamente la maglietta, in modo da poter vedere il segno sulla spalla.

Non posso fare a meno di sentirmi un po' impacciata o forse è la timidezza di Stiles che mi influenza. Di certo non è la prima volta che sto vicina ad un ragazzo, anzi ci sono stata molto più vicina, ma questo è Stiles ed è tutto diverso con lui.

-Senti ancora dolore?- chiedo, cercando di nascondere la preoccupazione.

Il segno del morso è ancora evidente, sembra che se lo sia procurato un attimo fa.

Conto, ad occhio e croce, una quarantina di fori, ordinati in cerchi sempre più piccoli.

-Qualche volta.- ammette Stiles, completamente pietrificato sotto il tocco delle mie mani.

Sfioro delicatamente il segno del morso con le dita, seguo il cerchio che i denti hanno lasciato sulla sua carne. Non so spiegarlo, ma è bellissimo e terrificante allo stesso tempo.

Il calore della pelle di Stiles mi entra fin nelle vene e forse è per questo che trovo del bello in qualcosa che dovrebbe, invece, lasciarmi impaurita.

Con un estremo sforzo, cerco di ricompormi, perché una parte di me vorrebbe accoccolarsi contro la schiena di Stiles e assaporare quella bellissima sensazione di tepore.

Mi schiarisco la voce e impongo alla mia mano di staccarsi dalla sua maglietta.

-Dovresti farlo vedere a Deaton, quando torna.- gli consiglio, con la voce più calma che riesco a simulare.

-Se tornerà.- mi fa notare Stiles, coprendosi la spalla con la maglietta.

-Tornerà.- lo rassicuro io, mentre gli raccolgo la felpa da terra e gliela porgo.

Stiles la strizza un po', cercando di liberarla dall'acqua, ma la situazione non sembra migliorare.

Alla fine ci rinuncia e l'abbandona sul pavimento, dicendo: -Te l'avrei anche offerta, ma credo che sentiresti solo il doppio del freddo.-

Sul mio viso si colora un sorriso carico di dolcezza per quel gesto così premuroso.

-Non fa niente, apprezzo comunque il pensiero.-

Sorride un pochino anche lui e timidamente mi batte il palmo della mano sulla gamba.

È un gesto impacciato e un pochino privo di senso, eppure mi fa stare meglio di qualsiasi altro contatto abbia mai provato.

Mi sembra la cosa più pura e onesta dell'universo.

-Credo che sia collegato alle mie emozioni, il dolore intendo.- ricomincia a parlare Stiles, la mano si è spostata dalla mia gamba al pavimento, ma sento le sue dita a pochi centimetri dalla pelle. -La notte è il momento peggiore, ogni sogno mi porta a rivivere quello che è successo qui e quando mi sveglio, il dolore alla spalla è così forte che penso mi distruggerà.-

-Dormire non è più stata una cosa semplice per te, vero?-

-No, in effetti no.-

Stiles sembra distrutto, lo siamo entrambi in realtà.

Probabilmente dovremmo smettere di parlare e andare a dormire. Sì, dovremmo assolutamente.

Peccato che il solo pensiero di lasciarlo mi sembra inaccettabile, stasera.

-Vuoi tornare a casa?- gli chiedo, alla fine, perché non è proprio la serata giusta per fare l'egoista. -Posso darti un passaggio se non te la senti di guidare.-

-No, io...preferirei restare qui.- mi risponde, non lo vedo particolarmente convinto. Forse crede che, fra tutti i posti in cui potrebbe andare, questo sia il meno peggio. -Se dovessi vedere mio padre dovrei raccontargli tutto e lo farò, ma non stasera. Non credo di poter reggere altri sguardi di accusa.-

- Allora restiamo qui.- lo assecondo, iniziando a valutare se non sia il caso di spostarci su una sedia, visto che il pavimento sembra una lastra di ghiaccio.

-Lydia, non devi rimanere per forza.- mi rassicura e io non posso credere che sia davvero convinto che lo lascerò qui da solo. -Vai a casa, è stata una lunga giornata anche per te.-

-Non sei l'unico che non vuole dare spiegazioni al genitore.- ribatto, alzando un sopracciglio. -Mia madre sarà a casa ad aspettarmi per farmi il terzo grado sul perché non sono andata a scuola, oggi.-

Stiles scoppia a ridere e mi sembra la melodia più bella di questo mondo.

Non smettere mai di ridere, Stiles.

Mai. Mai e poi mai.

-Parlando di genitori...- lascio la frase in sospeso.

Sto per dirlo davvero? Sono così tanto disperata da tirare fuori questo argomento?

Come sono caduta in basso!

Tutto questo solo per vederti sorridere, Stiles.

Mi hai cambiata davvero...

-Lo sai che mia madre e tuo padre escono insieme?- e non so se mettermi a ridere o piangere.

Probabilmente nemmeno Stiles lo sa, perché si nasconde il viso tra le mane e urla: -Oh mio Dio, non farmici pensare, ti prego!-

-Lo sai?- chiedo allibita, perché mia madre non mi aveva detto assolutamente nulla.

L'ho scoperto la sera che lei e lo sceriffo erano stati attaccati da Tracy alla stazione di polizia.

-Potrei avere controllato i messaggi di mio padre...- ammette Stiles, le mani che ancora gli reggono la fronte.

No, mi correggo: lui è semplicemente schifato dalla cosa.

-Credo che ne dovremo parlare, prima o poi.- gli faccio notare, in tono sarcastico.

Non so dove porterà la conversazione, so solo che ci sarà un alto conflitto di interessi.

Almeno da parte mia, forse anche da parte sua, se la pensa ancora come quando era in terza elementare.

-Poi.- sentenzia Stiles, l'espressione ancora schifata.

-Poi.- concordo io, divertita.

Cala un silenzio pacifico tra noi e accade qualcosa di nuovo.

Nessuno dei due parla, eppure i nostri sguardi continuano ad essere intrecciati. Restiamo per parecchi secondi semplicemente così, a pochi centimetri di distanza con gli occhi immersi in quelli dell'altro.

Sul viso di Stiles è tornata un'espressione cupa, ma questa volta sembra più preoccupazione che colpa. Io ci sto provando sul serio, a farlo distrarre, ad allontanare il dolore.

L'aspra verità è che io non sono brava come lui.

È sempre stato Stiles quello bravo a tirare su il morale e io vorrei essere capace almeno la metà di lui.

-Quand'è che siamo diventati così, noi due?- mi chiede Stiles e non posso fare a meno di pensare che, lo Stiles di due anni fa, non avrebbe mai potuto guardarmi in questo modo.

E nemmeno la me di due anni fa ci sarebbe riuscita.

Lo stupore nei miei occhi, porta Stiles a rispondere alla domanda che non faccio nemmeno in tempo a pronunciare.

-Sì, insomma...quando abbiamo cominciato a parlare in questo modo? Mi sembra di farlo da sempre, ma non è così.-

-Non saprei.- ammetto. - Credo che sia solo... successo.-

Stiles mi guarda e per un attimo mi sembra di vedere qualcosa di diverso nei suoi occhi, ma è solo un attimo. So che conosce la risposta alla sua domanda, ma non ha il coraggio per dirla ad alta voce.

-Già.- conclude semplicemente, tornando ad appoggiare la testa contro lo scaffale.

Allora, mi dico che avrò io il coraggio per lui, questa sera.

-Sarà perché uno di noi ha smesso di comportarsi come una svampita viziata.- ipotizzo, annullando completamente le distanze tra noi, in modo da poter appoggiare la testa sulla sua spalla, senza fargli male.

Stiles si irrigidisce di nuovo e per un momento temo che il mio peso gli stia provocando dolore, ma si rilassa subito dopo, quando lo sento dire: -E l'atro ha smesso di balbettare frasi senza alcun senso.-

Sorrido contro la sua maglietta.

-Di sicuro hanno aiutato entrambe le cose.- osservo io, la voce che inizia ad impastarsi di stanchezza.

Sento Stiles annuire sopra la mia testa e io ne approfitto per accoccolarmi meglio contro il suo corpo caldo.

-Grazie, Lydia.- lo sento sussurrare tra i miei capelli, mentre con il braccio mi circonda la vita in modo da tenermi più stretta a sé. -Per essere venuta a cercarmi.-

Vorrei dirgli che non deve ringraziarmi, perché anche lui mi ha sempre cercata quando ne avevo più bisogno. Ho paura che però queste parole potrebbero essere fraintese: non mi sento in debito con lui. È un semplice dato di fatto. Io e Stiles ci cerchiamo in continuazione e, non so come, riusciamo sempre a trovarci.

-Non serve che mi ringrazi, Stiles.- dico.

E penso che potrei abituarmi a dormire in questo modo, potrei abituarmi alle sue braccia, al tepore della sua pelle. Potrei perfino arrivare a non poterne più fare a meno.

-Spero di non svegliarti, stanotte, con i miei incubi.- si scusa Stiles, in anticipo e capisco che anche lui potrebbe abituarsi a tutto questo.

Così gli stringo la mano che lui tiene sulle gambe, intreccio le mie dita con le sue e porto i nostri palmi sul mio petto, all'altezza del cuore.

-Allora forse è un bene se restiamo insieme.-

-Sì.- sussurra Stiles, il viso nascosto tra i miei capelli. - Sì, lo è.-




Angolo autrice: Okay, non so esattamete come definire questa storia. Diciamo che è una cosa un po' così, che ho scritto di getto senza un vero motivo. Forse sono uscita un pochino dai personaggi e anche dalla storia in generale.
Prendetela come una cosa insignificante, una piccola fantasia che mi sono permessa di crearare.
Volevo scrivere qualcosa che non finisse necessariamente con grandi gesti, come baci, abbracci o frasi eindimenticabili. Volevo qualcosa di semplice e puro, perchè per me Stiles e Lydia sono queste due cose. Li amo perchè riescono a farmi sciogliere con i piccoli gesti, perchè una cosa per essere importante non deve necessariemnte essere un atto epico.
E ninete...spero che vi sia piaciuta comunque questa mia storia nata dal nulla e destinanta al niente.

A presto!
vostra,
Skyewardlover


 

   
 
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