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Autore: OutInColdAir    25/08/2015    0 recensioni
Ognuno su questo pianeta ha almeno un segreto, da custodire e proteggere, e Shay lo sa bene.
Per amore ha mantenuto i segreti di Aron, ed ora a distanza di anni continua a farlo, neanche
Maggie l'unica a conoscere per davvero Shay, sa tutta la verità.
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James ed Oliver fratelli inseparabili, sono arrivati in città, in cerca di risposte. Sia Shay che
James non lo sanno, ma saranno proprio i loro segreti ad unirli, ed ad allontanarli. Le loro
vite si ritroveranno intrecciate l'una nell'altra, e solo quando i loro segreti saranno svelati,
scopriranno cos'è che lega le loro vite, quasi come fossero destinate a incrociarsi.
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Trailer:https://www.youtube.com/watch?v=lzk930_E_rU&feature=youtu.be
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Non sapevo cosa mi avesse spinto ad accompagnare Maggie, forse la consapevolezza che ci sarebbe venuta da sola se non l’avessi fatto. Lasciarla sola a dare una mano per il gruppo di alcolisti anonimi, non mi sembrava il caso. Il professor Ross ci aveva assegnato dei lavori socialmente utili, e Maggie aveva subito scelto il gruppo di alcolisti anonimi, ed io non avevo avuto scelta, se non seguirla. Non ero entusiasta, ed avevo le mie ragioni per non esserlo, non che avessi gravi problemi nei confronti degli alcolizzati, ma avevo dubbi sulla nostra utilità qui. Il gruppo si riuniva in uno dei tanti appartamenti di un grattacielo di nuova costruzione, che ne ospitava anche altri, oltre ai soliti uffici. L’ultimo piano poi, l’attico ospitava lo studio giornalistico di una rinomata rivista americana. All’inizio c’erano stati problemi, il proprietario della rivista non era entusiasta di alcuni centri, in particolare quello per alcolisti. Pensava che la sua rivista ne avrebbe risentito, che facesse cattiva pubblicità alla sua rivista. Ci vollero settimane per fermare le accese discussioni, e per poco non si arrivò ad un consulto legale. Fortunatamente fu il sindaco, con l’aiuto anche del proprietario del intero edificio, a convincere le due parti alla resa. Noi come scuola erano un paio d’anni che ci impegnavamo in lavori socialmente utili, il centro però accettava volontari già da una decina d’anni. Probabilmente il tentativo era quello di mostrarci cosa comporta l’alcolismo, ma era anche un modo efficace per far uscire i ragazzi, purtroppo vittime di questa dipendenza allo scoperto. Secondo Maggie non avremmo fatto molto, il lavoro vero e proprio era quello dei terapisti, noi eravamo lì a servire da bere e da mangiare sorridenti e felici. Dovevamo mostrare sostegno, convincere le persone che il percorso che avevano deciso di intraprendere era sbagliato, che la dipendenza poteva essere fermata. I miei dubbi a questo punto erano molto chiari, come potevamo noi ragazzi mostrare tutto ciò a queste persone? La trovavo una cosa quasi impossibile, soprattutto se ci avevano detto di fare perlopiù gli spettatori. Nonostante ciò ora mi trovavo qui, a dare una mano. La sala dell’incontro era molto ampia, le siede erano ancora accatastate lungo una parete, mentre i tavoli erano già stati sistemati lungo il lato delle grandi vetrate, che rendevano la sala luminosa e ariosa. «Quanto tempo dura questo incontro?» domandai per l’ennesima volta. Stavo sistemando acqua e succhi di frutta sui tavoli, e Maggie invece le sedie per l’incontro. «Se tutto va bene un’oretta, ma di solito c’è qualcuno che dà di matto.» disse una voce roca alle mie spalle. Di certo non era Maggie, così un po’ spaesata mi voltai, per vedere chi fosse. Era un ragazzo molto alto, con un fisico allenato e ben proporzionato. Il suo sguardo era penetrante, metteva quasi in soggezione. Il colore delle sue irridi non l’avrei mai potuto dimenticare, erano nocciola, di una tonalità così profonda. Doveva avere all’incirca l’età che avevamo io e Maggie, e non riuscivo proprio a capire che ci facesse qui. «Non sembri un alcolizzato e nemmeno un terapista, cosa ci fai qui?» osservai incuriosita «Infatti non lo sono…» iniziò a dire divertito. «È un nostro compagno di classe.» finì di dire per lui, Maggie scocciata. Un nostro compagno di classe? Com’era possibile che non ricordassi, di averlo già visto prima d’ora. «James.» disse porgendomi la mano. «Shay.» dissi imbarazzata, stringendogli la mano. Ero davvero a disagio, chissà cosa pensava di me. «Da quanto sei in classe con noi?» domandai più rossa di un peperone. «Tre mesi.» disse mostrando un languido sorriso. Non sapevo cosa dirgli, come avevo fatto a non notarlo per tre mesi? Non era neanche un ragazzo che passava inosservato. Stavo pensando a come scusarmi, o almeno ad avviare una conversazione con lui, per non sembrare una completa deficiente, ma lui probabilmente non ne voleva sapere. Mi guardò fugacemente, e poi silenzioso com' era arrivato, se n’era andato. «Non è molto loquace.» constatai, mentre Maggie tornava a sistemare. «È meglio stargli alla larga, non ha una buona reputazione.» mi disse indifferente. «In che senso?» domandai curiosa. «Il solito, playboy, apatico, sempre coinvolto in qualche rissa.» m'informò seria in volto. «In pratica, il ritratto dei ragazzi che odio. Non mi dispiacerà affatto evitarlo.» la buttai sul ridere. Finimmo di sistemare tutto il necessario, e quando iniziarono ad arrivare le prime persone, James riapparve insieme ai terapisti. L’incontro finì dopo più di un’ora e mezza, e noi tre rimanemmo in disparte tutto il tempo. C’era stata davvero anche una rissa, James aveva ragione. Pensai che non dovesse essere nuovo a quest’ambiente, e per un attimo mi dispiacque per lui; nessuno vorrebbe o dovrebbe esservi vicino. Maggie ed io restammo a pulire il disastro causato dalla lite, James invece sparì non appena l’incontro finì. Il giorno dopo, a scuola finalmente capii perché non lo avevo mai notato. In classe era assente, stava lì seduto in silenzio nel migliore dei casi, altrimenti si divertiva flirtando con le ragazze nelle ultime file. Vedendolo in questa veste, non riuscì a non domandarmi, se gli avvertimenti di Maggie nei suoi confronti, fossero dovuti ad una sua esperienza personale. Non avevo però il coraggio di chiederglielo, dopo anni di amicizia credevo che ci raccontassimo tutto, e se chiedendoglielo l'avrei messa in dubbio, non me lo sarei mai perdonato. «Non sei stata molto attenta in classe.» mi fece notare Maggie, mentre ci sedevamo con i vassoi al tavolo. La mensa come al solito era piena, ma da oltre un anno a questa parte, avevamo il nostro tavolo fisso. «Già, sono molto stanca.» lo sguardo di Maggie era fisso su di me, e questo mi rendeva nervosa, non sapevo cosa dirle. «Hai dormito poco?» mi chiese un po’ confusa. «Forse.» iniziai a muovere la forchetta nell’insalata, trovando la lattuga d’un tratto davvero interessante. «Ora davvero non capisco.» aggrottò le sopracciglia, mentre addentava una mela. «Ho riposato male, e questo è il risultato.» posai la forchetta sospirando. «È per l’incontro di ieri? Sai a volte delle risse capitano…» iniziò a dire, ma la interruppi subito. «Hai ragione è per ieri, ma non per la rissa…» ammisi imbarazzata. «Oh capisco, James all’inizio fa quell’effetto a tutte, anche io quando l’ho visto la prima volta ne ero attratta. Poi ho saputo quello che ha fatto a mia cugina, e tutto il suo fascino è sparito.» continuò a mangiare tranquilla, mentre assimilavo le sue parole. «Quindi tua cugina…» mi sentivo una stupida, era ovvio che non si trattava di Maggie, lei me ne avrebbe parlato. «Già, quel bastardo le ha spezzato il cuore. L’ha scaricata come si fa con un fazzoletto usato, ma non c’è da sorprendersi visto com’è fatto.» mi sembrava tranquilla, nonostante stessimo parlando di sua cugina, doveva essersi rassegnata ormai. «E nonostante le voci, le ragazze continuano a cadergli ai piedi.» constatai disgustata. «Non tutte vogliono una storia d’amore. » Maggie aveva già finito di mangiare, stava solo aspettando me, ma la fame ormai mi era passata. Ci alzammo e prendemmo i vassoi per andarli a posare, ma girandomi urtai qualcuno, rovesciandogli addosso tutto il contenuto del mio vassoio. «Mi dispiace, non ti avevo visto.» dissi mortificata, voltandomi a guardare il disastro che avevo combinato. «Devo proprio essere invisibile per te.» disse James, facendomi imbarazzare ancora di più. I suoi vestiti erano ricoperti di cibo, e sicuramente non ne era entusiasta. « Mi dispiace tantissimo.» mi scusai ancora, non sapendo che altro fare o dire. La mensa intanto era diventata silenziosa, lo sguardo di tutti era rivolto a noi, facendomi sentire maggiormente a disagio. Neanche James aveva ancora distolto lo sguardo da me, ed io pur di evitare il suo, guardavo le mie scarpe. Quando se ne andò senza dire niente, fu un sollievo. Aspettammo che uscisse dalla mensa, per correre via, ero in totale imbarazzo, così andammo a nasconderci in bagno. «Fortuna che lo dovevi evitare!» Maggie si sedette sul bancone del lavandino, mentre io mi appoggiavo ad una delle porte dei bagni. «Come ho fatto a non vederlo? Sembra che lo faccia apposta!» sembravo una disperata, in effetti lo ero, cioè in realtà ero assolutamente imbarazzata, non riuscivo a non pensare alla figura che avevo appena fatto. «In effetti…Forse dovresti provare un paio di occhiali.» tentò di sdrammatizzare, con scarsi risultati. «Non sei affatto divertente! E se volesse picchiarmi?» James non sembrava un ragazzo tanto tranquillo, aveva un’aura di mistero che lo avvolgeva, per cui tutto era possibile. «Shay andiamo, forse non sarà la persona più gentile di questo mondo, ma da qui a picchiarti ce ne passa.» forse Maggie aveva ragione, ma lo sguardo di James non potevo dimenticarlo. Il modo in cui mi aveva guardato in mensa, mi aveva messo i brividi. «Quand’è il prossimo incontro?» mi scostai dalla porta, ormai saremmo dovute uscire, o ci avrebbero chiuso in bagno, e nessuno sarebbe venuto a cercarci. «Oggi.» Maggie scese dal bancone ed uscimmo da scuola. Non abitavo troppo lontano, così quando era bel tempo mi piaceva camminare, ed un tratto di strada io e Maggie lo facevamo insieme. «Verrai oggi?» mi chiese Maggie, prima di salutarci. «Non lo so, poi ti faccio sapere.» Maggie annuì ed io le diedi un bacio sulla guancia per salutarla. Le avevo mentito, già sapevo che all’incontro non ci sarei andata, anche se si trattava di scuola. L’idea di rivedere James non mi piaceva affatto. Non che avessi paura di lui, solo… c’era qualcosa di strano in lui, l’istinto mi diceva di evitarlo il più possibile. Avrei approfittato del pomeriggio libero per portarmi avanti con i compiti oppure, prospettiva più realistica, avrei passato il tempo a finire uno dei libri che stavo leggendo. La scuola, Maggie e tutto il resto mi rendevano difficile leggere in questo periodo, o forse ero solo io, che ero troppo stanca. Arrivata a casa, trovai il solito post-it sul mobiletto d’ingresso, che mi informava che i miei genitori sarebbero tornati tardi. Il loro lavoro li faceva stare fuori casa quasi tutta la giornata, ma questo non gli aveva mai impedito, di essere presenti nella mia vita. Appesi il giubbotto all’appendiabiti e lasciai lo zaino in salone. Presi un succo di frutta in cucina, e poi me ne andai in salotto, dove mi lasciai cadere come un peso morto sul divano. Tirai fuori il telefonino dalla tasca del jeans, e digitai un veloce messaggio per Maggie: “Scusami tanto,ma non vengo all’incontro. Non odiarmi, e non combinare casini! xx S.” Una volta inviato, appoggiai il telefonino sul tavolino, e mi lasciai andare ad un sospiro liberatorio. Stavo giusto iniziando a leggere il libro, quando bussarono alla porta. Con la velocità di un bradipo mi alzai dal divano, ed andai ad aprire. Mi trovai di fronte un ragazzo mai visto prima, che mi sorrideva divertito. «Ti serve qualcosa?» aggrottai le sopracciglia confusa. «Sono Oliver, il fratello di James. Mi ha detto di darti questi, e che glieli puoi riportare domani a scuola.» mi porse la busta, che stava reggendo. Vi guardai all’interno, e notai che erano dei suoi vestiti. «È uno scherzo?» lo guardai sconcertata. «Magari. Vedi di non farlo arrabbiare e…» iniziò a dire. «E stagli lontana. Non c’è bisogno che me lo venga a dire tu!» ero infastidita, ed anche lui se ne era accorto. «Allora vedi di farlo.» il suo tono autoritario, mi stava davvero innervosendo. «Se tuo fratello è una minaccia per me, allora perché lo hai assecondato?» un ghigno divertito comparse sul suo volto, al sentire la mia domanda. «E chi ha mai detto che è lui la minaccia?!» lo guardai sconvolta, mentre lui sorridendo se ne andava. Adesso ero io la minaccia? O certo, di sicuro avrei messo James nei guai, ma per favore! Non c’erano dubbi sul fatto che fossero fratelli quei due, arroganti e presuntuosi com’erano. Chiusi la porta con forza, e gettai la busta coi vestiti a terra. Gli avrei anche dovuto lavare i vestiti?! Insomma si, glieli avevo sporcati io, ma era stato un incidente! Ma James in fondo, mi sembrava proprio il ragazzo, che se ne approfittava di questi incidenti. Stizzita raccolsi la busta, e andai in bagno. Aprii il cestello della lavatrice e vi infilai i pantaloni, poi tirai fuori dalla busta anche la maglia. La rigirai a lungo fra le mani, James era davvero alto, e questo lo aiutava a mettere in soggezione le persone, anche adesso che ero lontana da lui, solo ripensando al modo in cui mi aveva guardato, mi sentivo a disagio. Oh insomma questa non ero io! Gettai anche la maglia nel cestello, e dopo aver aggiunto il detersivo, feci partire la lavatrice. Tornai in salotto e mi misi a leggere, come avevo programmato fin dall’inizio, sperando non ci sarebbero state altre interruzioni.






 








 
Aspettavo Maggie sul marciapiede, ed intanto guardavo la busta fra le mie mani. Volevo a tutti i costi stare lontana da James, che sapevo avrebbe portato solo guai, ma dovergli riportare i vestiti non me lo rendeva facile. Il modo in cui mi guardava ogni volta, lo odiavo. Odiavo anche il sorriso arrogante di Oliver, ma mai quanto lo sguardo che mi riservava James. «Già con la testa fra le nuvole?» Maggie apparve al mio fianco sorridente, mentre portavo una mano al cuore per lo spavento. «È meglio che andiamo, sei in ritardo.» la guardai storto. Io già ero nervosa di mio, gli agguati di Maggie non facevano che peggiorare la situazione. Mentre Maggie ed io camminavamo mi venne un idea geniale, un modo per non vedere James c'era, e tutto per merito di Oliver. Sollevata varcai l’entrata di scuola, e Maggie continuò ad assillarmi con i suoi racconti, convinta che fossero la ragione, per il mio ritrovato buon umore. Seguire le lezioni non fu più difficile del solito, Maggie non fu diversa dal solito, e tentò di farci sbattere fuori dalla classe almeno due volte! L'ansia ormai era sparita, ma quando la campanella suonò e tutti si riversarono in mensa, tornò a farsi sentire più forte di prima. «Maggie tu inizia pure ad andare, io ti raggiungo al tavolo.» le dissi una volta entrate in mensa. Maggie annuì e andò a fare la fila insieme agli altri studenti. Iniziai a guardarmi in torno,e quando fra i vari tavoli scorsi Oliver, sorrisi vittoriosa. Mi avvicinai al suo tavolo, e quando lui e i suoi amici si accorsero di me, mi guardarono confusi. «Lo hai detto proprio tu, che devo stare lontana da tuo fratello. Perciò fammi un favore, e dagli tu questi!» gli lancia la busta, che prontamente afferrò, e sorridente raggiunsi Maggie al tavolo. «E quello chi sarebbe?» mi chiese divertita, una volta che mi fui seduta. «Oliver, il fratello di James.» afferrai una mela dal vassoio di Maggie, mentre lei strabuzzava gli occhi. «Ma non dovevi stargli lontano?» mi guardò ancora scioccata. «Infatti, è per questo che ho dato i vestiti di James ad Oliver.» addentai la mela. «E perché avevi i suoi vestiti?» riprese a mangiare. «Me li ha portati Oliver ieri a casa, dicendo che erano da parte di James. Era ovvio che glieli avrei lavati, in fondo è stata colpa mia se si sono sporcati.» mi guardò sospettosa per un po’, poi finalmente si convinse e riprese a parlare tranquillamente. Uscita da scuola, dovetti ricredermi. Sebbene era mia intenzione stare alla larga da James, lui non la pensava come me. Mi venne incontro arrabbiato e mi trascinò via, senza che io o Maggie, potessimo opporre resistenza. «Inizi davvero ad infastidirmi ragazzina.» disse dopo avermi spinto violentemente contro un muro. «Posso capire che ieri fossi incavolato con me, ma adesso cosa avrei fatto?» lo guardai confusa e stizzita, mentre lentamente allentava la presa su di me. «Non provare a sfidarmi, quello che hai fatto con Oliver non mi piace. Ti ho detto di riportami i vestiti, li riporti a me, non ad Oliver!» si lamentò. «Cosa cambia? Mi sembra che tu li abbia ricevuti lo stesso!» ribattei a tono. «Finiscila!» colpì violentemente il muro con un pugno a pochi centimetri dal mio viso. Sussultai per il movimento violento ed improvviso, ma poi tornai a guardarlo con sicurezza. «Lasciami andare.» ero un po' spaventata, ma questo non mi impedì di essere diretta, dovevo andarmene ed essere impaurita non mi avrebbe aiutato. «Hai paura, non è vero?»mi guardò e sorrise divertito. «Lasciami andare, adesso!» ripetei, alzando la voce. «Sono una persona che incute timore, lo so. Ma non voglio spaventarti.» lo guardai confusa mentre si allontanava leggermente da me. «Cosa vuoi allora?» rise divertito alla mia domanda, ma poi tornò serio. «Voglio solo sapere perché fin' ora sono stato trasparente per te, perché non mi hai mai visto?» rimasi spiazzata dalla sua domanda, forse perché non avevo neanche idea di cosa potergli dire, in più non riuscivo proprio a capire, perché ne sembrasse così deluso. Mi ero domandata anche io, come non mi fossi accorta prima di lui, ma risposte valide non ne avevo. «Non so che dirti, non lo so neanche io.» Annuii alla mie parole, e dopo essersi guardato un po' intorno, tornò a posare il suo sguardo su di me. «Puoi andare, non abbiamo nient'altro da dirci.» Non appena assimilai le sue parole, corsi via senza far caso a tutte le persone che avevo intorno, e che mi guardavano confuse. Seduta sul portico di casa c'era Maggie, che vedendomi arrivare, mi corse incontro ad abbracciarmi. «Stai bene? Sei ferita? Ti ha fatto del male?» iniziò a domandarmi scossa dalle lacrime, mentre anche io mi lasciavo andare, sentendo finalmente la tensione abbandonare il mio corpo. Non stavo piangendo perché James mi aveva spaventata a tal punto, ma per il troppo nervosismo accumulato. Era come se le calde lacrime salate, che stavo versando, mi stessero liberando dall'ansia, dalla tensione, dal nervosismo, insomma da un mix di emozioni, che mi sembrava un macigno. «Sto bene, va tutto bene.» la strinsi forte fra le braccia, cercando di calmarla. Quando tutte e due tornammo un po' più lucide, ci allontanammo e silenziose entrammo in casa. Per la prima volta in tutta la mia vita, fui grata che i miei genitori non fossero mai in casa. Se ci avessero visto in questo stato, non so cosa avrebbero potuto pensare, o fare. James sarebbe rimasto un mio problema, Maggie e i miei genitori li avrei tenuti fuori da tutto questo. Non avevo idea di che cosa potesse volere da me, ma una cosa era certa, non mi sarei lasciata intimidire. «Ti va di dirmi cos'è successo?» mi domandò Maggie. Eravamo sedute sugli sgabelli intorno all'isola della cucina. «Niente, solo un fraintendimento.» le sorrisi rassicurante. «Se vuoi cambiare gruppo a scuola, a me va bene comunque.» Sfogliava il libro di cucina mentre aspettava una mia risposta. «Facciamo un dolce?» proposi distraendola. Maggie annuì felice, così presi zuppiere, misurini e tutto ciò che ci sarebbe potuto essere utile. «Comunque non voglio cambiare gruppo.» le sorrisi rassicurante, e mi rispose con un grande sorriso felice. In fondo non eravamo migliori amiche per caso, le sarei stata accanto, anche se la cosa non mi faceva impazzire. Ridevamo e scherzavamo, mentre il nostro dolce iniziava a prendere forma, avremmo dovuto studiare almeno un po', ma per una giornata si poteva anche fare un eccezione. Eravamo sporche di farina e cioccolata, la torta era già in forno, così iniziammo a pulire. Quando bussarono alla porta, Maggie mi guardò confusa, non aspettavamo nessuno. Levai il grembiule e pulii il volto, poi corsi ad aprire. Di fronte mi ritrovai James, così senza ripetermelo due volte, feci per chiudere la porta, ma il suo piede fu più veloce di me. «Cosa ci fai qui?» domandai mentre tentavo di cacciarlo. «Voglio portarti in un posto.» le sue mani raggiunsero la porta, e con facilità l'aprii. «Sei un pazzo, se pensi che verrò con te.» fu la mia risposta acida. «Non voglio farti del male, se lo avessi voluto, lo avrei già fatto.» Sembrava sincero, ma in ogni caso non sarei andata da nessuna parte con lui. «Ho un ospite, mi dispiace.» Sorrise divertito. «Parli della tua amica? Ho risolto anche questo problema. Oliver vieni!» fece un cenno col capo per indicare dietro di lui, e vidi Oliver raggiungerci. «Dopo tutto quello che mi hai detto, lo stai aiutando?» ero scioccata, e cosa più importante, non sapevo cosa fare. «Non ho avuto molta scelta.» fu la risposta secca di Oliver, e James al suo fianco non aveva avuto problemi, a lasciarsi andare ad un sorriso gongolante. Quel ghigno non fece che innervosirmi, giuro che lo avrei preso a pugni! «Beh, in ogni caso non ho intenzione di uscire con te. Non ti conosco neanche!» feci nuovamente per chiudere la porta, ma neanche questa volta ebbi fortuna. «E non mi conoscerai mai, se non me ne dai l'occasione.» era determinato, ma questo non mi avrebbe fatto fidare di lui. «Cosa ti fa pensare, che io ti voglia conoscere? Tu sei il tipo di ragazzo, da cui cerco di stare il più alla larga possibile.» lo guardai tutto il tempo, e vidi come le mie parole lo toccarono profondamente. Rimasi un attimo interdetta, ma poi tornai in me. Non aveva motivi per rimanerci male, perché era la realtà, non stavo inventando niente, era arrogante, presuntuoso, ed anche un grande cafone! «Sai che c'è, hai ragione! Facciamo a modo mio.» mi rispose innervosito, certo perché era lui quello a doversi alterare! Mi guardò per un attimo, poi senza che me ne rendessi conto, mi afferrò per i fianchi e con facilità mi sollevò da terra. Mi caricò sulla spalla e nonostante continuassi a scalciare e tirare pugni, non mi lasciò andare. «Occupati dell'amica.» ordinò al fratello, senza badare alle mie urla di protesta. Oliver fece quello che James gli aveva ordinato, ed entrò in casa mia, chiudendosi la porta alle spalle. «Mettimi giù, o chiamo la polizia!» continuai a dimenarmi, ma James non mi diede retta. Continuò a camminare impettito fino alla sua auto, aprii la portiera del passeggero e mi lasciò cadere sul sedile, e si assicurò di inserire la sicura, in modo che non scendessi mentre lui faceva il giro dell'auto. «Perché lo stai facendo?» gli domandai una volta entrato in auto. «Se c'è una cosa che mi da fastidio, sono le persone che mi giudicano senza conoscermi. Tu, tu è dalla prima volta che mi hai visto, che lo fai.» Non riuscivo a capire se fosse solo infastidito, o fosse anche offeso. Ad ogni modo, non sapevo cosa dirgli, perché se avessi iniziato a parlare, lo avrei ricoperto di insulti, così rimasi in silenzio mentre lui guidava, portandomi chissà dove.
 
 




Spazio Autrice:
Ciao a tutti! Eccomi con una nuova storia.
So che fino ad ora non ne ho conclusa nessuna, ma la verità è che, non le sentivo più mie. Con questa credo di iniziare qualcosa di nuovo, così spero vi piaccia :) Che dire, questo è solo il primo capitolo, ma qualcosa già si inizia a capire, aggiornerò ogni due settimane a causa degli impegni. Ora vi saluto, baci.
OutInColdAir
 



 
   
 
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