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Autore: Darik    18/08/2003    2 recensioni
Una FF dedicata ad una coppia molto trascurata in Evangelion, ovvero Toji e la capoclasse Hikari.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hikari Horaki, Toji Suzuhara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Hikari, quando pensi di finire?"
La capoclasse in cucina stava finendo di preparare la cena per se e le sue due sorelle: "Adesso arrivo Kodama".
Finito di preparare, Hikari chiamò l'altra sorella, Nozomi: "Nozomi, vieni ad aiutarmi ad apparecchiare".
"Non posso" rispose la ragazza dal piano di sopra "sono… si sono al bagno".
Hikari sconsolata pensò: "Tutte scuse. Scommetto che in realtà è davanti a quel dannato videogioco, Tomb Raider 15. Se solo papà non glielo avesse mai comprato…"
Quel videogioco era stato infatti un regalo del padre per sua figlia, visto che non la vedeva quasi mai a causa del suo lavoro alla Nerv, allora ogni tanto cercava di compensare le sue mancanze con cose simili.
"Come se uno stupido gioco potesse sostituire l'affetto di una persona" commentò a bassa voce Hikari, che prendendo la pentola la portò nella sala da pranzo.
L'altra sua sorella, Kodama, stava guardando la televisione, una stupida telenovelas.
"Kodama, mi daresti una mano?" chiese Hikari cercando di reggere la pentola piena di ramen.
Ma Kodama, del tutto assorbita dal programma televisivo, non l'aveva ascoltata.
Allora Hikari si spazientì, poggiò la pentola sul tavolo, andò vicino alla televisione e staccò la spina.
"Ehi!" esclamò Kodama "non avevo finito di guardare!"
"Gradirei che mi aiutassi a preparare la tavola. La cena è pronta. Siccome sono io che mi occupo sempre del cibo in questa casa, vorrei un po' di collaborazione".
Controvoglia Kodama si alzò e preparò la tavola, Hikari servi le porzioni nelle scodelle e chiamò l'altra sorella: "Nozomi, la cena è in tavola, se non ti sbrighi non troverai più niente".
Di corsa Nozomi scese le scale e si catapultò al suo posto.
"Accidenti, il tuo punto debole è davvero lo stomaco" commentò sarcastica Kodama.
"Bleah scema!" Nozomi fece un versaccio a Kodama.
"Come ti permetti mocciosa!?" esclamò Kodama "chiedimi subito scusa".
"Te lo puoi scordare".
Hikari provò a calmarle: "Insomma, fatela finita tutte e due".
Ma le due sorelle non le diedero retta e continuarono a litigare.
Hikari rinunciò e cominciò a mangiare: "Inutile" pensava "sono brava a farmi rispettare in classe, ma in casa mia non ci riesco proprio. Se solo mamma e papà venissero più spesso".
Intanto anche le altre due sorelle avevano cominciato a mangiare, mandandosi ogni tanto delle occhiatacce.

Finita la cena, Hikari potè finalmente rilassarsi un po', era il turno di Kodama di lavare i piatti, mentre Nozomi era corsa di nuovo davanti al suo videogioco.
La capoclasse andò nella sua stanza e cominciò a mettersi il pigiama.
Voleva solo andare a letto.
Il suo stile di vita stava cominciano a stancarla: responsabilità su responsabilità, a casa e a scuola.
Lo svantaggio di essere troppo ligia al dovere: i suoi genitori le avevano affidato la cura della casa e le sue sorelle, il professore a scuola, ammirando il suo zelo, l'aveva promossa capoclasse.
E cosi facendo l'avevano ingabbiata.
Hikari era stata costretta a diventare un punto di riferimento per gli altri, e non volendo deludere le aspettative del professore e dei genitori aveva dovuto crearsi l'immagine della persona autoritaria, adulta, brava a farsi rispettare e a dare ordini.
Mentre lei avrebbe voluto essere una ragazza come le altre.
Soffriva nel vedere gli alunni che obbedivano a lei per timore, il timore che segnalasse i loro sbagli al professore.
Voleva fermarsi a parlare con le altre ragazze delle cose di cui parlano di solito le ragazze, e non per recare loro soltanto delle disposizioni scolastiche.
Qualcosa era cambiato con l'arrivo di Asuka Soryu Langley: Asuka possedeva un energia speciale, il suo non volersi piegare a nessuno era stato molto apprezzato da Hikari, perché finalmente poteva parlare con una ragazza come lei liberamente, senza che il suo interlocutore si lasciasse intimorire dalla sua fama di persona autoritaria.
Con Asuka parlava di qualunque cosa, ed erano discussioni libere.
Poi un altro elemento si era inserito: Hikari si era per la prima volta innamorata.
Innamorata di Toji Suzuhara, il ragazzo più testardo che avesse mai conosciuto, anche lui alquanto insofferente verso le autorità scolastiche.
In realtà alla fine Toji obbediva anche lui, ma Hikari si accorse che il ragazzo lo faceva non perché temeva eventuali punizioni come gli altri, ma per gentilezza, gentilezza nei suoi confronti.
Toji, spaccone e attaccabrighe esteriormente, dentro era buono e altruista.
Fu dal momento in cui capì questo, che Hikari iniziò ad innamorarsi di Toji.
Lo osservava quando parlava con Shinji Ikari e con Kensuke Aida, quando si metteva scomposto sulla sedia, nel bel mezzo delle lezioni.
Hikari gli si avvicinava, ufficialmente per rimproverarlo, in realtà cercava un motivo per parlare con lui.
Alla ragazza dispiaceva però dover usare questo modo per parlare con Toji.
Quanto avrebbe voluto andare da lui e dire semplicemente: "Tu mi piaci".
Ma liberarsi dell'immagine che si era creata non era facile, Hikari, troppo abituata a "fare l'adulta", si era ritrovata incapace di attaccare un dialogo del genere con un ragazzo.
Con Asuka era diverso, non la metteva in imbarazzo parlare con lei.
Si coricò sul letto e cercò di decidersi: domani avrebbe tentato di passare un po' di tempo con Toji

Il giorno dopo, Hikari si presentò a lezione, naturalmente lei era la prima ad arrivare.
Gli alunni arrivarono e la salutarono tutti con una certa riverenza, Hikari rispose ai loro saluti distrattamente.
Arrivarono anche Toji, Kensuke, Shinji e Asuka.
Quando entrò il professore la capoclasse controllò che tutti si alzassero per salutarlo.
La lezione proseguì normalmente.
Poco prima che gli altri uscissero, il professore la chiamò in disparte e le diede delle dispense per Rei Ayanami, che ormai mancava da tre giorni.
In base ai turni, toccava a Toji e appunto ad Ayanami occuparsi di faccende simili.
Ma Ayanami era assente: "Che occasione!" pensò la ragazza. "Anche se dovrò avvicinarlo di nuovo per motivi legati alla scuola, potremo passare un po' di tempo insieme. E magari…"
Hikari, cercando di mascherare la sua contentezza, andò da Toji, con la sua solita espressione autoritaria, e gli affidò il compito di consegnare le dispense ad Ayanami.
Toji non voleva andarci solo, un duro come lui non poteva presentarsi cosi in casa di una ragazza.
Il volto di Hikari, sentendo queste parole, si illuminò mentre pensava:" Ecco l'occasione!"
Disse: "Beh, allora potrei accompagnarti i…"
Ma Toji non la ascoltò e chiamò Shinji che in quel momento stava uscendo dalla classe.
I due ragazzi uscirono, una grande tristezza si impadronì di Hikari: "Non ce l'ho fatta. Io volevo passare un po' di tempo con lui, e invece…"
Una piccola lacrima di delusione scese sulla guancia destra di Hikari.
La ragazza uscì dall'aula e si avviò verso casa, non accorgendosi che Asuka, tornata indietro perché si era dimenticata un libro sotto il banco, aveva assistito al tutto.
"Povera Hikari" pensò mestamente Asuka.

La capoclasse tornò a casa, Kodama e Nozomi non c'erano, le avevano lasciato un biglietto in cucina: "Siamo andate a fare shopping".
Hikari sorrise leggermente all'idea di chissà quanto Nozomi avesse pregato Kodama di portarla con se.
"Almeno loro riescono a divertirsi. Io invece non ci riuscirei. Io non so divertirmi come le altre ragazze".
Andò in camera sua, si sdraiò sul letto e cominciò a piangere leggermente: "Ma perché dev'essere cosi? Perché non posso essere come le altre?"
Dopo circa mezz'ora in cui cercò di rilassarsi, senza riuscirci, si accorse che doveva preparare di nuovo la cena e scese in cucina.
Tutti questi impegni, pensava, sono tutti questi impegni, la scuola, la casa, la famiglia, che mi impediscono di vivere una vita normale.
Ma lei non poteva rinunciarci, non solo per non tradire la fiducia che gli altri nutrivano in lei, ma anche perché senza queste responsabilità, cosa avrebbe fatto? Non sapendo vivere come le altre ragazze, avrebbe trascorso tutto il tempo a oziare. Aggregarsi agli altri? Ma tutti vedevano in lei solo una persona autoritaria, e per questo nessuno osava avvicinarsi, temendo di dire qualcosa di sbagliato.
Invece Hikari era una ragazza piena di sentimenti, che voleva essere amata e amare.
Ma chi?
Toji si rispose, l'unico che agisse nei suoi confronti mosso dalla gentilezza, non dal timore.
Però non riusciva ad avvicinarlo. Almeno non come aveva fatto finora.
"Non posso usare motivi scolastici, devo trovare un altro modo. Ma quale?"
A un certo punto si guardò le mani: stava cucinando, e questo le fece venire in mente una cosa, il fatto che Toji prendesse sempre il cibo dallo spaccio della scuola.
"Ma si, ma certo, posso fare cosi. Preparargli del cibo non ha niente a che fare con la scuola, e forse, chissà, potrebbe fargli capire che lo amo, visto che io non ho il coraggio di dichiararmi".
Sembrava un modo un po' ridicolo: cercare di avvicinare la persona che ami cucinando per lei. Ma Hikari si aggrappò a questa possibilità con tutte le sue forze.

Il giorno dopo a scuola. Hikari si occupò delle solite cose, ma in cuor suo stava cercando di trovare la forza per fare quella proposta a Toji.
All'inizio della pausa pranzo però Toji fu chiamato in presidenza. Per quale motivo non si sapeva.
Rientrò in aula quando le lezioni erano ricominciate da quindici minuti circa.
Sulla sua espressione si leggeva una strana sensazione, stupore mescolato a tristezza, come se si chiedesse: "Perché proprio io?"
Hikari si sentì triste quando lo vide cosi, ma non avrebbe desistito dal suo intento. Soprattutto ora che il ragazzo che amava sembrava aver bisogno di aiuto.
Quando arrivò il pomeriggio, la scuola in quel momento era deserta, Toji doveva occuparsi dei rifiuti, e Hikari lo osservava di nascosto, notando subito come il ragazzo per tutto il tempo tenesse un espressione terribilmente seria, mentre in altre occasioni si sarebbe messo a sbuffare perché anche lui voleva tornare a casa come gli altri.
Dopo aver bruciato i rifiuti nell'inceneritore dietro la scuola, Toji stava seduto in aula, e consumava i pasti dello spaccio, come sempre, roba precotta ormai fredda e dura.
Hikari si fece coraggio, chiamò il ragazzo: "Suzuhara, oggi è il tuo turno, quindi ricordati di allineare i banchi e aggiornare il registro". La ragazza si rimproverò per quelle parole, ancora una volta l'immagine dell'autoritaria capoclasse aveva preso il sopravvento.
Toji rispose con tono mesto: "Lo farò quando avrò finito di mangiare".
Hikari era sul punto di rinunciare, ma le parole di Toji le fecero venire in mente il vero motivo per cui era li.
Facendosi coraggio riprese a parlare: "Suzu…" no, basta chiamarlo in quel modo, come se fosse un estraneo "Toji, senti tu prendi sempre cibi precotti dallo spaccio vero?"
"Nessuno me ne prepara di freschi" rispose Toji.
Hikari colse la palla al volo: gli disse che era molto brava a cucinare, ma che, piccola bugia, quando preparava per le sue sorelle, gli restavano sempre degli avanzi.
Toji le credette e disse che sarebbe stato ben volentieri disposto ad aiutarla per sistemare il di più.
Hikari felicissima rispose: "Si aiutami".
Finalmente, finalmente poteva fare qualcosa per lui, che non riguardasse la scuola.
Quella sera stessa Hikari si mise subito davanti ai fornelli per preparare il pranzo di Toji per il giorno dopo.
La gioia si leggeva sul suo volto, anche se nella sua mente risuonava di continuo una domanda: perché Toji, da quando era ritornato dalla presidenza in aula, era cosi triste?

Di buon mattino Hikari usci di casa, le sue sorelle invece stavano ancora dormendo nei propri letti, volendo approfittare il più possibile di ogni minuto di sonno prima di doversi alzare per andare a scuola.
Hikari teneva dentro la borsa il pranzo per Toji, avvolto nella tovaglia più carina che la capoclasse aveva trovato tra quelle presenti in casa.
Arrivata a scuola, si sedette al suo banco aspettando con ansia che arrivasse Toji. Ma quando il ragazzo arrivò Hikari notò subito la tristezza presente sul volto del ragazzo, anche se stavolta al posto dello stupore c'era la rassegnazione. La rassegnazione di chi sa di dover fare qualcosa che non vorrebbe.
Vederlo ridotto cosi, fu un duro colpo per Hikari, forte la tentazione di andargli vicino per chiedergli cosa avesse. Ma non poteva durante la lezione. Avrebbe atteso l'orario del pranzo.
Quando arrivò anche Asuka, in leggero ritardo, la ragazza alzò la voce contro Shinji, Toji e Kensuke, che inizialmente le due avevano battezzato "il trio degli stupidi", ma questo prima che Hikari capisse di amare Toji.
Durante la lezione, il professore parlò come al solito del Second Impact, e Hikari, dovendo dare il buon esempio, stava attenta ad ascoltarlo, nonostante questa storia la conoscesse a memoria.
Ma quando arrivò l'orario del pranzo, si voltò e vide con sgomento che Toji era uscito dalla classe. Neanche Shinji e Kensuke se ne erano accorti, tanto era stato rapido e silenzioso il ragazzo nell'uscire dall'aula.
La capoclasse voleva andare a cercarlo, ma fu trattenuta dal professore.
Quando la discussione con l'insegnante terminò, Hikari si recò al suo banco ed estrasse il pranzo per Toji dalla borsa. Voleva andare a cercarlo per darglielo.
Era vicino alla finestra che dava sul cortile interno della scuola, quando qualcosa attirò la sua attenzione, sul tetto dell'edificio: appoggiato al parapetto c'era Toji, che con sguardo malinconico osservava la città di Neo-Tokyo 3 in lontananza.
Stava per andare a raggiungerlo, però si accorse che non era solo, dietro di lui c'era un'altra figura: era Rei Ayanami.
I due si stavano parlando, Hikari non poteva sentire cosa si dicevano.
Ma quella vista fu per lei un colpo al cuore.
"N-no… non ci credo… T-Toji e Ayanami… insieme" pensò incredula la ragazza.
Certo, era solo un'impressione, non sentiva quello che si dicevano, e poi erano pur sempre due compagni di classe, ed era naturale che parlassero tra loro.
Ma la prima impressione che ebbe guardandoli fu quella che tra Toji e Ayanami ci fosse una relazione.
L'impulso di piangere fu forte, ma Hikari lo trattene col pensiero che il suo era solo un sospetto. Comunque i suoi occhi divennero lucidi.
Da dietro Asuka la guardava, l'aveva chiamata prima perché voleva pranzare con lei e notò subito la sua espressione afflitta. Non aveva visto Toji e Ayanami sul tetto, ma aveva comunque intuito che alla sua amica era successo qualcosa. Voleva andare a parlarle, ma non era prudente farlo in classe, piena com'era di stupidi ragazzini pronti a spettegolare. Avrebbe atteso il termine delle lezioni.
Quando il pomeriggio le lezioni terminarono, Asuka stava in classe seduta al suo posto, mentre gli altri erano usciti.
"Asuka, cosa fai? Non vieni a casa?" le chiese Shinji vedendola ancora li.
"Tu vai avanti. Ti raggiungerò più tardi" rispose Asuka, che aspettava che tutti fossero andati via per poi cercare Hikari.
"Ma…"
"Niente ma! Stupido Shinji!"
Shinji se ne andò e dopo qualche minuto arrivò la capoclasse: "Asuka, sei ancora qui?"
"Si, dovevo ancora sbrigare qualche faccenda, ma ora ho finito".
Si alzò e si diresse verso la porta. Asuka aveva pensato di chiedere ad Hikari in quel momento se voleva accompagnarla fino a casa, ma Hikari la precedette chidendole: "Asuka, senti… ti dispiace se ti accompagno lungo il tragitto?"
"No, assolutamente".
Era stata Hikari a fare la proposta, ma non importava.

Fuori dalla scuola, mentre camminavano, Hikari chiese ad Asuka se potevano deviare verso una panchina posta su una terrazza panoramica.
Asuka naturalmente acconsentì e sapendo già di cosa avrebbe voluto parlarle la capoclasse, iniziò lei il discorso.
Hikari le parlò del suo amore per Toji, dei suoi dubbi, e anche del suo timore che il ragazzo fosse innamorato di Ayanami.
Ma Asuka ruppe gli indugi della ragazza e la incoraggiò: "Non preoccuparti Hikari. Ayanami è del tutto incapace di relazionarsi con gli altri, direi diecimila volte meno di quello stupido di Shinji".
Hikari sorrise, la sua amica aveva ragione, pur non condividendo il modo in cui Asuka aveva parlato di Ayanami e di Ikari, adesso era sicura che tra Toji e Ayanami non ci fosse nulla. Il suo era stato solo un sospetto, una di quelle impressioni sbagliate in cui cadono spesso i cuori innamorati.
Alla fine Asuka le chiese cosa ci trovasse in Toji: "Come può piacerti quello stupido esaltato?"
Hikari sorrise, distolse lo sguardo da Asuka, arrossì e rispose con un filo di voce: "E' tanto dolce".
Hikari sapeva che Toji era un gran bravo ragazzo, e che il suo comportamento da attaccabrighe era solo una facciata.
Lei lo aveva capito, ma non Asuka, che fece una faccia super allibita mentre un gocciolone di sudore le scendeva lungo la fronte.

Un altro giorno di scuola era iniziato.
Hikari aveva preparato di nuovo il pranzo per Toji, e lo stava aspettando.
Ma il ragazzo era in ritardo, troppo in ritardo.
La capoclasse andò da Asuka: "Sembra che Toji non sia ancora arrivato. Vero Asuka?"
Asuka era immersa nei suoi pensieri e sembrava alquanto seccata nel sentire il nome di Toji. Le rispose: "Già, può darsi che oggi non venga affatto".
Hikari sentì di nuovo la tristezza prenderla: pareva che il destino si accanisse contro di lei. Ogni volta che le sembrava di aver trovato l'occasione per stabilire un legame con Toji, succedeva qualcosa.
Cercò di consolarsi con la sua amica Asuka, e le offrì il pranzo preparato per Toji.

Asuka aveva avuto ragione a dire che Toji non sarebbe venuto affatto, infatti la giornata era passata e lui non si era visto.
Hikari camminava da sola verso casa sua, Asuka non aveva potuto accompagnarla perché chiamata d'urgenza alla base della Nerv.
Ma Hikari era troppo immersa nei suoi pensieri per badarci.
Quando entrò disse ad alta voce alle sue sorelle che sicuramente erano in casa: "Sono tornata!"
"Si" risposero insieme le due sorelle dal piano di sopra.
"Cosa state facendo?"
"Kodama è stata invitata ad una festa e io la sto aiutando a scegliersi il vestito" le rispose Nozomi.
Hikari appoggiò sul tavolo del soggiorno la borsa e andò a sedersi su una poltrona della stessa stanza.
Sentendo i rumori che venivano dal piano di sopra, si ritrovò a invidiare le sue sorelle: "Ecco come vorrei essere, una ragazza normale. Tutti mi lodano dicendo che sono la figlia che tutti vorrebbero avere, diligente, precisa, nata per far rispettare l'ordine. E criticano Nozomi e Kodama dicendo che sono delle irresponsabili. Se sapessero che io vorrei essere come loro…" un pensiero ironico e Hikari sorrise.
La ragazza si alzò e andò in cucina. All'uscita dalla scuola Asuka l'aveva di nuovo incoraggiata, non si doveva abbattere. Conquistare l'amore non è certo facile le aveva detto.
"Grazie Asuka. Se non ci fossi tu a darmi una mano…" pensò Hikari, che con un espressione determinata prese una rivista di cucina e cominciò a sfogliarla per decidere cosa avrebbe cucinato domani al suo amato Toji.
E anche se non fosse venuto domani, non importava. Avrebbe continuato finché non ci fosse riuscita.

Il giorno dopo Hikari si recò a scuola, con il pranzo cucinato per Toji nella borsa.
Entrata in classe si era accorta però di una cosa strana: mancavano, oltre a Toji, anche Shinji, Asuka e Ayanami, cosa mai successa prima che mancassero contemporaneamente tutti e tre i piloti di Eva.
"Speriamo che non gli sia successo qualcosa" pensò la ragazza, la quale notò un'altra cosa. Era assente anche Kensuke Aida. Fu presa da uno strano presentimento, ma cercò di essere ottimista.
Tuttavia questo presentimento non la lasciava, anzi col passare del tempo si aggravava ancora di più.
Sentiva che c'era qualche misterioso legame tra le assenze dei tre piloti della Nerv e Toji. Doveva sapere assolutamente cosa fosse successo.
E cosi terminate le lezioni, telefonò a casa di Kensuke da un telefono della scuola, visto che era grande amico di Toji, sapeva sicuramente dove fosse. Aveva chiamato prima a casa di Toji ma non rispondeva nessuno.
"Pronto" rispose una voce maschile dopo alcuni squilli.
"Aida, sei tu?"
"Si".
Hikari non lo riconobbe subito perché la voce del ragazzo aveva qualcosa di strano. Sembrava che avesse pianto.
"Cos'è successo Aida?"
"Ecco… vedi…"
"Non farmi preoccupare Aida".
Dopo qualche secondo di silenzio, Kensuke disse: "Si tratta di Toji…"
Hikari rimase impietrita, non riusciva a muoversi: migliaia di ipotesi cominciarono ad accumularsi nella sua mente, tutte orribili e tutte in qualche modo collegate all'assenza dei piloti di Eva.
"C-che gli è s-successo?"
Kensuke, con un filo di voce, gli raccontò quel poco che aveva saputo ascoltando il padre: pare che Toji fosse stato selezionato come pilota di un nuovo Evangelion , lo 03, e che durante il test di attivazione sia successo una specie di incidente.
L'Eva-03 era rimasto distrutto, Toji era stato ricoverato all'ospedale della Nerv, ma non si sapeva nulla sulle sue condizioni.
Hikari sentì gli occhi riempirsi di lacrime, le gambe le fremevano, non riusciva a stare ferma, balbettò: "N-no… n-non può essere…"
La ragazza scappò via lasciando la cornetta penzoloni, piangeva a dirotto e si teneva le mani sul viso. Uscì dalla scuola sotto lo sguardo incuriosito dei bidelli.

Ci vollero alcune ore perché Hikari riprendesse il controllo di se stessa, ma il pianto era sempre in agguato.
Cercando di controllarsi il più possibile, contattò il padre e gli chiese un permesso per recarsi a far visita a Toji nella base della Nerv.
Il padre capì dal tono di voce della figlia che si trattava di una cosa seria. Disse: "Va bene Hikari. Ma per oggi non potrò fare niente. Tu sei un civile e per questo ci vorrà un po' di tempo. Dovrai aspettare almeno fino a domani".
"Va bene papà. Fai del tuo meglio" rispose la figlia.
Hikari passò tutto il tempo sul letto, a pensare quali potevano essere le condizioni di Toji. Se lo avevano ricoverato allora era vivo. Questo fece nascere in lei la speranza.

Il padre chiamò la sera: "Hikari, domani ci recheremo all'ospedale della Nerv. Ti hanno concesso un permesso di tre ore, e dovrai essere accompagnata da me".
"Si papà. Grazie".
"Figurati, il minimo che posso fare. Purtroppo la mamma è fuori per lavoro".
"Non preoccuparti. Ci vediamo domani".
Le sorelle Kodama e Nozomi guardavano Hikari, nessuna di loro due osava scherzare, sentendo l'atmosfera pesante nella casa.
"Beh, cosa vogliamo mangiare?" chiese Hikari sforzandosi di sorridere.

TRE GIORNI DOPO.
Hikari stava seduta a fianco al letto di Toji, le avevano detto che il ragazzo era sul punto di svegliarsi, ma siccome il periodo di visita di tre ore che le era stato concesso era scaduto, poteva fermarsi per pochi minuti. E questi minuti li aveva ottenuti solo perché aveva implorato l'infermiera di farla restare almeno il tempo di vederlo sveglio.
Erano tre giorni che Hikari si presentava regolarmente all'ospedale della Nerv per passare quelle tre ore vicino a Toji. Il ragazzo aveva passato tutto il tempo privo di conoscenza, sempre con una mascherina per la respirazione sul viso. Gliela avevano tolta solo adesso che non ne aveva più bisogno.
Nell'infermeria aveva incontrato l'altro ieri anche Ayanami e Asuka: la prima aveva delle bende sul braccio destro e sul torace, la seconda solo un grosso cerotto su una guancia.
Ayanami non disse nulla, mentre Asuka, nonostante si lamentasse perché era stata sconfitta, trovò comunque il tempo di confortare la sua amica.
Poi dovettero andarsene perché convocate da qualcuno.
Hikari era tornata nella stanza di Toji. Nella stessa stanza era ricoverato anche Shinji Ikari, ma l'avevano dimesso il giorno prima. Trovò strano però che fossero venuti a prenderlo non degli infermieri, ma degli uomini grandi e grossi vestiti con completi neri, che con tono rude gli avevano ordinato di vestirsi e di seguirli.
Ora però doveva pensare a Toji.
Il ragazzo lentamente aprì gli occhi, si voltò e vide la capoclasse.
"Ma guarda" esordì con un debole sorriso "la capoclasse!"
"Toji, stai bene?"
"Beh, sembra che io sia ancora vivo. Strano" disse il ragazzo girando la testa leggermente "credevo di aver visto Shinji nel letto vicino al mio. Che sia stato un sogno?"
"Ikari è stato dimesso ieri. Tu hai dormito per ben tre giorni, sai?"
"Capisco. Per tre giorni. E tu capoclasse?" chiese ironicamente il ragazzo.
Hikari arrossì e per l'imbarazzo disse: "Io sono venuta qui solo per il mio dovere di capoclasse. Niente di più".
Hikari trovò strana la sua reazione, Toji aveva capito il suo amore per lui, avrebbe dovuto essere contenta.
"Capisco" disse il ragazzo.
"No, non hai capito nulla" commentò a bassa voce Hikari.
La ragazza trovò poco comprensibile il comportamento di Toji: come poteva parlare con tono ironico, sorridere, dopo quello che gli era successo? Non poteva non essersi accorto di… di aver perso la gamba e il braccio sinistro. Questa fu la prima cosa che Hikari notò quando lo vide, terrorizzata da quella visione si era messa una mano davanti alla bocca per lo sgomento. Le venne anche da piangere, ma stavolta volle trattenersi, doveva essere forte per lui.
Toji si scusò per non aver mangiato i pranzi di Hikari e le chiese di dire alla sua sorellina che non aveva nulla di grave.
Hikari acconsentì, ma a un certo punto si avvicinò a lui e gli disse: "Toji, ma non vedi cosa ti è… cosa ti è successo? Come fai ad essere cosi calmo?"
"Sono calmo perché se mi disperassi, a cosa servirebbe?"
Hikari adesso non riuscì a non piangere, mise la testa sul suo petto e disse: "Toji… io ti.."
"Se vuoi dirmi che mi ami, l'ho capito, anche se da idiota quale sono, solo adesso. Ma non so se ti conviene. Ridotto cosi, passeresti il tuo tempo a fare da infermiera a un mutilato".
"Toji, io ti amo per il tuo cuore, non per il tuo corpo. Non è un problema per me dovermi prendere cura di te. Ne tu devi abbatterti pensando che ormai non servi più a nulla. Ci sono persone che tengono a te, per le quali tu sei importantissimo. E io sono tra quelle persone. Non estraniarti, permettimi di darti il mio aiuto. Io voglio aiutarti. Ti prego".
I due ragazzi si guardarono in faccia: una lacrima comparve sul viso di Toji, ma era una lacrima di commozione, non di dolore. Commozione davanti a quella ragazza che lo amava davvero con tutto il cuore.
Lentamente i loro volti si avvicinarono e si baciarono.

FINE

  
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