"Hikari, quando pensi di finire?"
La capoclasse in cucina stava finendo di preparare la cena per se e le sue
due sorelle: "Adesso arrivo Kodama".
Finito di preparare, Hikari chiamò l'altra sorella, Nozomi: "Nozomi,
vieni ad aiutarmi ad apparecchiare".
"Non posso" rispose la ragazza dal piano di sopra "sono… si
sono al bagno".
Hikari sconsolata pensò: "Tutte scuse. Scommetto che in realtà è
davanti a quel dannato videogioco, Tomb Raider 15. Se solo papà non glielo
avesse mai comprato…"
Quel videogioco era stato infatti un regalo del padre per sua figlia, visto
che non la vedeva quasi mai a causa del suo lavoro alla Nerv, allora ogni
tanto cercava di compensare le sue mancanze con cose simili.
"Come se uno stupido gioco potesse sostituire l'affetto di una
persona" commentò a bassa voce Hikari, che prendendo la pentola la
portò nella sala da pranzo.
L'altra sua sorella, Kodama, stava guardando la televisione, una stupida
telenovelas.
"Kodama, mi daresti una mano?" chiese Hikari cercando di reggere
la pentola piena di ramen.
Ma Kodama, del tutto assorbita dal programma televisivo, non l'aveva
ascoltata.
Allora Hikari si spazientì, poggiò la pentola sul tavolo, andò vicino
alla televisione e staccò la spina.
"Ehi!" esclamò Kodama "non avevo finito di guardare!"
"Gradirei che mi aiutassi a preparare la tavola. La cena è pronta.
Siccome sono io che mi occupo sempre del cibo in questa casa, vorrei un po'
di collaborazione".
Controvoglia Kodama si alzò e preparò la tavola, Hikari servi le porzioni
nelle scodelle e chiamò l'altra sorella: "Nozomi, la cena è in
tavola, se non ti sbrighi non troverai più niente".
Di corsa Nozomi scese le scale e si catapultò al suo posto.
"Accidenti, il tuo punto debole è davvero lo stomaco" commentò
sarcastica Kodama.
"Bleah scema!" Nozomi fece un versaccio a Kodama.
"Come ti permetti mocciosa!?" esclamò Kodama "chiedimi
subito scusa".
"Te lo puoi scordare".
Hikari provò a calmarle: "Insomma, fatela finita tutte e due".
Ma le due sorelle non le diedero retta e continuarono a litigare.
Hikari rinunciò e cominciò a mangiare: "Inutile" pensava
"sono brava a farmi rispettare in classe, ma in casa mia non ci riesco
proprio. Se solo mamma e papà venissero più spesso".
Intanto anche le altre due sorelle avevano cominciato a mangiare, mandandosi
ogni tanto delle occhiatacce.
Finita la cena, Hikari potè finalmente rilassarsi un po', era il turno
di Kodama di lavare i piatti, mentre Nozomi era corsa di nuovo davanti al
suo videogioco.
La capoclasse andò nella sua stanza e cominciò a mettersi il pigiama.
Voleva solo andare a letto.
Il suo stile di vita stava cominciano a stancarla: responsabilità su
responsabilità, a casa e a scuola.
Lo svantaggio di essere troppo ligia al dovere: i suoi genitori le avevano
affidato la cura della casa e le sue sorelle, il professore a scuola,
ammirando il suo zelo, l'aveva promossa capoclasse.
E cosi facendo l'avevano ingabbiata.
Hikari era stata costretta a diventare un punto di riferimento per gli
altri, e non volendo deludere le aspettative del professore e dei genitori
aveva dovuto crearsi l'immagine della persona autoritaria, adulta, brava a
farsi rispettare e a dare ordini.
Mentre lei avrebbe voluto essere una ragazza come le altre.
Soffriva nel vedere gli alunni che obbedivano a lei per timore, il timore
che segnalasse i loro sbagli al professore.
Voleva fermarsi a parlare con le altre ragazze delle cose di cui parlano di
solito le ragazze, e non per recare loro soltanto delle disposizioni
scolastiche.
Qualcosa era cambiato con l'arrivo di Asuka Soryu Langley: Asuka possedeva
un energia speciale, il suo non volersi piegare a nessuno era stato molto
apprezzato da Hikari, perché finalmente poteva parlare con una ragazza come
lei liberamente, senza che il suo interlocutore si lasciasse intimorire
dalla sua fama di persona autoritaria.
Con Asuka parlava di qualunque cosa, ed erano discussioni libere.
Poi un altro elemento si era inserito: Hikari si era per la prima volta
innamorata.
Innamorata di Toji Suzuhara, il ragazzo più testardo che avesse mai
conosciuto, anche lui alquanto insofferente verso le autorità scolastiche.
In realtà alla fine Toji obbediva anche lui, ma Hikari si accorse che il
ragazzo lo faceva non perché temeva eventuali punizioni come gli altri, ma
per gentilezza, gentilezza nei suoi confronti.
Toji, spaccone e attaccabrighe esteriormente, dentro era buono e altruista.
Fu dal momento in cui capì questo, che Hikari iniziò ad innamorarsi di
Toji.
Lo osservava quando parlava con Shinji Ikari e con Kensuke Aida, quando si
metteva scomposto sulla sedia, nel bel mezzo delle lezioni.
Hikari gli si avvicinava, ufficialmente per rimproverarlo, in realtà
cercava un motivo per parlare con lui.
Alla ragazza dispiaceva però dover usare questo modo per parlare con Toji.
Quanto avrebbe voluto andare da lui e dire semplicemente: "Tu mi
piaci".
Ma liberarsi dell'immagine che si era creata non era facile, Hikari, troppo
abituata a "fare l'adulta", si era ritrovata incapace di attaccare
un dialogo del genere con un ragazzo.
Con Asuka era diverso, non la metteva in imbarazzo parlare con lei.
Si coricò sul letto e cercò di decidersi: domani avrebbe tentato di
passare un po' di tempo con Toji
Il giorno dopo, Hikari si presentò a lezione, naturalmente lei era la
prima ad arrivare.
Gli alunni arrivarono e la salutarono tutti con una certa riverenza, Hikari
rispose ai loro saluti distrattamente.
Arrivarono anche Toji, Kensuke, Shinji e Asuka.
Quando entrò il professore la capoclasse controllò che tutti si alzassero
per salutarlo.
La lezione proseguì normalmente.
Poco prima che gli altri uscissero, il professore la chiamò in disparte e
le diede delle dispense per Rei Ayanami, che ormai mancava da tre giorni.
In base ai turni, toccava a Toji e appunto ad Ayanami occuparsi di faccende
simili.
Ma Ayanami era assente: "Che occasione!" pensò la ragazza.
"Anche se dovrò avvicinarlo di nuovo per motivi legati alla scuola,
potremo passare un po' di tempo insieme. E magari…"
Hikari, cercando di mascherare la sua contentezza, andò da Toji, con la sua
solita espressione autoritaria, e gli affidò il compito di consegnare le
dispense ad Ayanami.
Toji non voleva andarci solo, un duro come lui non poteva presentarsi cosi
in casa di una ragazza.
Il volto di Hikari, sentendo queste parole, si illuminò mentre
pensava:" Ecco l'occasione!"
Disse: "Beh, allora potrei accompagnarti i…"
Ma Toji non la ascoltò e chiamò Shinji che in quel momento stava uscendo
dalla classe.
I due ragazzi uscirono, una grande tristezza si impadronì di Hikari:
"Non ce l'ho fatta. Io volevo passare un po' di tempo con lui, e invece…"
Una piccola lacrima di delusione scese sulla guancia destra di Hikari.
La ragazza uscì dall'aula e si avviò verso casa, non accorgendosi che
Asuka, tornata indietro perché si era dimenticata un libro sotto il banco,
aveva assistito al tutto.
"Povera Hikari" pensò mestamente Asuka.
La capoclasse tornò a casa, Kodama e Nozomi non c'erano, le avevano
lasciato un biglietto in cucina: "Siamo andate a fare shopping".
Hikari sorrise leggermente all'idea di chissà quanto Nozomi avesse pregato
Kodama di portarla con se.
"Almeno loro riescono a divertirsi. Io invece non ci riuscirei. Io non
so divertirmi come le altre ragazze".
Andò in camera sua, si sdraiò sul letto e cominciò a piangere
leggermente: "Ma perché dev'essere cosi? Perché non posso essere come
le altre?"
Dopo circa mezz'ora in cui cercò di rilassarsi, senza riuscirci, si accorse
che doveva preparare di nuovo la cena e scese in cucina.
Tutti questi impegni, pensava, sono tutti questi impegni, la scuola, la
casa, la famiglia, che mi impediscono di vivere una vita normale.
Ma lei non poteva rinunciarci, non solo per non tradire la fiducia che gli
altri nutrivano in lei, ma anche perché senza queste responsabilità, cosa
avrebbe fatto? Non sapendo vivere come le altre ragazze, avrebbe trascorso
tutto il tempo a oziare. Aggregarsi agli altri? Ma tutti vedevano in lei
solo una persona autoritaria, e per questo nessuno osava avvicinarsi,
temendo di dire qualcosa di sbagliato.
Invece Hikari era una ragazza piena di sentimenti, che voleva essere amata e
amare.
Ma chi?
Toji si rispose, l'unico che agisse nei suoi confronti mosso dalla
gentilezza, non dal timore.
Però non riusciva ad avvicinarlo. Almeno non come aveva fatto finora.
"Non posso usare motivi scolastici, devo trovare un altro modo. Ma
quale?"
A un certo punto si guardò le mani: stava cucinando, e questo le fece
venire in mente una cosa, il fatto che Toji prendesse sempre il cibo dallo
spaccio della scuola.
"Ma si, ma certo, posso fare cosi. Preparargli del cibo non ha niente a
che fare con la scuola, e forse, chissà, potrebbe fargli capire che lo amo,
visto che io non ho il coraggio di dichiararmi".
Sembrava un modo un po' ridicolo: cercare di avvicinare la persona che ami
cucinando per lei. Ma Hikari si aggrappò a questa possibilità con tutte le
sue forze.
Il giorno dopo a scuola. Hikari si occupò delle solite cose, ma in cuor
suo stava cercando di trovare la forza per fare quella proposta a Toji.
All'inizio della pausa pranzo però Toji fu chiamato in presidenza. Per
quale motivo non si sapeva.
Rientrò in aula quando le lezioni erano ricominciate da quindici minuti
circa.
Sulla sua espressione si leggeva una strana sensazione, stupore mescolato a
tristezza, come se si chiedesse: "Perché proprio io?"
Hikari si sentì triste quando lo vide cosi, ma non avrebbe desistito dal
suo intento. Soprattutto ora che il ragazzo che amava sembrava aver bisogno
di aiuto.
Quando arrivò il pomeriggio, la scuola in quel momento era deserta, Toji
doveva occuparsi dei rifiuti, e Hikari lo osservava di nascosto, notando
subito come il ragazzo per tutto il tempo tenesse un espressione
terribilmente seria, mentre in altre occasioni si sarebbe messo a sbuffare
perché anche lui voleva tornare a casa come gli altri.
Dopo aver bruciato i rifiuti nell'inceneritore dietro la scuola, Toji stava
seduto in aula, e consumava i pasti dello spaccio, come sempre, roba
precotta ormai fredda e dura.
Hikari si fece coraggio, chiamò il ragazzo: "Suzuhara, oggi è il tuo
turno, quindi ricordati di allineare i banchi e aggiornare il
registro". La ragazza si rimproverò per quelle parole, ancora una
volta l'immagine dell'autoritaria capoclasse aveva preso il sopravvento.
Toji rispose con tono mesto: "Lo farò quando avrò finito di
mangiare".
Hikari era sul punto di rinunciare, ma le parole di Toji le fecero venire in
mente il vero motivo per cui era li.
Facendosi coraggio riprese a parlare: "Suzu…" no, basta
chiamarlo in quel modo, come se fosse un estraneo "Toji, senti tu
prendi sempre cibi precotti dallo spaccio vero?"
"Nessuno me ne prepara di freschi" rispose Toji.
Hikari colse la palla al volo: gli disse che era molto brava a cucinare, ma
che, piccola bugia, quando preparava per le sue sorelle, gli restavano
sempre degli avanzi.
Toji le credette e disse che sarebbe stato ben volentieri disposto ad
aiutarla per sistemare il di più.
Hikari felicissima rispose: "Si aiutami".
Finalmente, finalmente poteva fare qualcosa per lui, che non riguardasse la
scuola.
Quella sera stessa Hikari si mise subito davanti ai fornelli per preparare
il pranzo di Toji per il giorno dopo.
La gioia si leggeva sul suo volto, anche se nella sua mente risuonava di
continuo una domanda: perché Toji, da quando era ritornato dalla presidenza
in aula, era cosi triste?
Di buon mattino Hikari usci di casa, le sue sorelle invece stavano ancora
dormendo nei propri letti, volendo approfittare il più possibile di ogni
minuto di sonno prima di doversi alzare per andare a scuola.
Hikari teneva dentro la borsa il pranzo per Toji, avvolto nella tovaglia
più carina che la capoclasse aveva trovato tra quelle presenti in casa.
Arrivata a scuola, si sedette al suo banco aspettando con ansia che
arrivasse Toji. Ma quando il ragazzo arrivò Hikari notò subito la
tristezza presente sul volto del ragazzo, anche se stavolta al posto dello
stupore c'era la rassegnazione. La rassegnazione di chi sa di dover fare
qualcosa che non vorrebbe.
Vederlo ridotto cosi, fu un duro colpo per Hikari, forte la tentazione di
andargli vicino per chiedergli cosa avesse. Ma non poteva durante la
lezione. Avrebbe atteso l'orario del pranzo.
Quando arrivò anche Asuka, in leggero ritardo, la ragazza alzò la voce
contro Shinji, Toji e Kensuke, che inizialmente le due avevano battezzato
"il trio degli stupidi", ma questo prima che Hikari capisse di
amare Toji.
Durante la lezione, il professore parlò come al solito del Second Impact, e
Hikari, dovendo dare il buon esempio, stava attenta ad ascoltarlo,
nonostante questa storia la conoscesse a memoria.
Ma quando arrivò l'orario del pranzo, si voltò e vide con sgomento che
Toji era uscito dalla classe. Neanche Shinji e Kensuke se ne erano accorti,
tanto era stato rapido e silenzioso il ragazzo nell'uscire dall'aula.
La capoclasse voleva andare a cercarlo, ma fu trattenuta dal professore.
Quando la discussione con l'insegnante terminò, Hikari si recò al suo
banco ed estrasse il pranzo per Toji dalla borsa. Voleva andare a cercarlo
per darglielo.
Era vicino alla finestra che dava sul cortile interno della scuola, quando
qualcosa attirò la sua attenzione, sul tetto dell'edificio: appoggiato al
parapetto c'era Toji, che con sguardo malinconico osservava la città di
Neo-Tokyo 3 in lontananza.
Stava per andare a raggiungerlo, però si accorse che non era solo, dietro
di lui c'era un'altra figura: era Rei Ayanami.
I due si stavano parlando, Hikari non poteva sentire cosa si dicevano.
Ma quella vista fu per lei un colpo al cuore.
"N-no… non ci credo… T-Toji e Ayanami… insieme" pensò
incredula la ragazza.
Certo, era solo un'impressione, non sentiva quello che si dicevano, e poi
erano pur sempre due compagni di classe, ed era naturale che parlassero tra
loro.
Ma la prima impressione che ebbe guardandoli fu quella che tra Toji e
Ayanami ci fosse una relazione.
L'impulso di piangere fu forte, ma Hikari lo trattene col pensiero che il
suo era solo un sospetto. Comunque i suoi occhi divennero lucidi.
Da dietro Asuka la guardava, l'aveva chiamata prima perché voleva pranzare
con lei e notò subito la sua espressione afflitta. Non aveva visto Toji e
Ayanami sul tetto, ma aveva comunque intuito che alla sua amica era successo
qualcosa. Voleva andare a parlarle, ma non era prudente farlo in classe,
piena com'era di stupidi ragazzini pronti a spettegolare. Avrebbe atteso il
termine delle lezioni.
Quando il pomeriggio le lezioni terminarono, Asuka stava in classe seduta al
suo posto, mentre gli altri erano usciti.
"Asuka, cosa fai? Non vieni a casa?" le chiese Shinji vedendola
ancora li.
"Tu vai avanti. Ti raggiungerò più tardi" rispose Asuka, che
aspettava che tutti fossero andati via per poi cercare Hikari.
"Ma…"
"Niente ma! Stupido Shinji!"
Shinji se ne andò e dopo qualche minuto arrivò la capoclasse: "Asuka,
sei ancora qui?"
"Si, dovevo ancora sbrigare qualche faccenda, ma ora ho finito".
Si alzò e si diresse verso la porta. Asuka aveva pensato di chiedere ad
Hikari in quel momento se voleva accompagnarla fino a casa, ma Hikari la
precedette chidendole: "Asuka, senti… ti dispiace se ti accompagno
lungo il tragitto?"
"No, assolutamente".
Era stata Hikari a fare la proposta, ma non importava.
Fuori dalla scuola, mentre camminavano, Hikari chiese ad Asuka se
potevano deviare verso una panchina posta su una terrazza panoramica.
Asuka naturalmente acconsentì e sapendo già di cosa avrebbe voluto
parlarle la capoclasse, iniziò lei il discorso.
Hikari le parlò del suo amore per Toji, dei suoi dubbi, e anche del suo
timore che il ragazzo fosse innamorato di Ayanami.
Ma Asuka ruppe gli indugi della ragazza e la incoraggiò: "Non
preoccuparti Hikari. Ayanami è del tutto incapace di relazionarsi con gli
altri, direi diecimila volte meno di quello stupido di Shinji".
Hikari sorrise, la sua amica aveva ragione, pur non condividendo il modo in
cui Asuka aveva parlato di Ayanami e di Ikari, adesso era sicura che tra
Toji e Ayanami non ci fosse nulla. Il suo era stato solo un sospetto, una di
quelle impressioni sbagliate in cui cadono spesso i cuori innamorati.
Alla fine Asuka le chiese cosa ci trovasse in Toji: "Come può piacerti
quello stupido esaltato?"
Hikari sorrise, distolse lo sguardo da Asuka, arrossì e rispose con un filo
di voce: "E' tanto dolce".
Hikari sapeva che Toji era un gran bravo ragazzo, e che il suo comportamento
da attaccabrighe era solo una facciata.
Lei lo aveva capito, ma non Asuka, che fece una faccia super allibita mentre
un gocciolone di sudore le scendeva lungo la fronte.
Un altro giorno di scuola era iniziato.
Hikari aveva preparato di nuovo il pranzo per Toji, e lo stava aspettando.
Ma il ragazzo era in ritardo, troppo in ritardo.
La capoclasse andò da Asuka: "Sembra che Toji non sia ancora arrivato.
Vero Asuka?"
Asuka era immersa nei suoi pensieri e sembrava alquanto seccata nel sentire
il nome di Toji. Le rispose: "Già, può darsi che oggi non venga
affatto".
Hikari sentì di nuovo la tristezza prenderla: pareva che il destino si
accanisse contro di lei. Ogni volta che le sembrava di aver trovato
l'occasione per stabilire un legame con Toji, succedeva qualcosa.
Cercò di consolarsi con la sua amica Asuka, e le offrì il pranzo preparato
per Toji.
Asuka aveva avuto ragione a dire che Toji non sarebbe venuto affatto,
infatti la giornata era passata e lui non si era visto.
Hikari camminava da sola verso casa sua, Asuka non aveva potuto
accompagnarla perché chiamata d'urgenza alla base della Nerv.
Ma Hikari era troppo immersa nei suoi pensieri per badarci.
Quando entrò disse ad alta voce alle sue sorelle che sicuramente erano in
casa: "Sono tornata!"
"Si" risposero insieme le due sorelle dal piano di sopra.
"Cosa state facendo?"
"Kodama è stata invitata ad una festa e io la sto aiutando a
scegliersi il vestito" le rispose Nozomi.
Hikari appoggiò sul tavolo del soggiorno la borsa e andò a sedersi su una
poltrona della stessa stanza.
Sentendo i rumori che venivano dal piano di sopra, si ritrovò a invidiare
le sue sorelle: "Ecco come vorrei essere, una ragazza normale. Tutti mi
lodano dicendo che sono la figlia che tutti vorrebbero avere, diligente,
precisa, nata per far rispettare l'ordine. E criticano Nozomi e Kodama
dicendo che sono delle irresponsabili. Se sapessero che io vorrei essere
come loro…" un pensiero ironico e Hikari sorrise.
La ragazza si alzò e andò in cucina. All'uscita dalla scuola Asuka l'aveva
di nuovo incoraggiata, non si doveva abbattere. Conquistare l'amore non è
certo facile le aveva detto.
"Grazie Asuka. Se non ci fossi tu a darmi una mano…" pensò
Hikari, che con un espressione determinata prese una rivista di cucina e
cominciò a sfogliarla per decidere cosa avrebbe cucinato domani al suo
amato Toji.
E anche se non fosse venuto domani, non importava. Avrebbe continuato
finché non ci fosse riuscita.
Il giorno dopo Hikari si recò a scuola, con il pranzo cucinato per Toji
nella borsa.
Entrata in classe si era accorta però di una cosa strana: mancavano, oltre
a Toji, anche Shinji, Asuka e Ayanami, cosa mai successa prima che
mancassero contemporaneamente tutti e tre i piloti di Eva.
"Speriamo che non gli sia successo qualcosa" pensò la ragazza, la
quale notò un'altra cosa. Era assente anche Kensuke Aida. Fu presa da uno
strano presentimento, ma cercò di essere ottimista.
Tuttavia questo presentimento non la lasciava, anzi col passare del tempo si
aggravava ancora di più.
Sentiva che c'era qualche misterioso legame tra le assenze dei tre piloti
della Nerv e Toji. Doveva sapere assolutamente cosa fosse successo.
E cosi terminate le lezioni, telefonò a casa di Kensuke da un telefono
della scuola, visto che era grande amico di Toji, sapeva sicuramente dove
fosse. Aveva chiamato prima a casa di Toji ma non rispondeva nessuno.
"Pronto" rispose una voce maschile dopo alcuni squilli.
"Aida, sei tu?"
"Si".
Hikari non lo riconobbe subito perché la voce del ragazzo aveva qualcosa di
strano. Sembrava che avesse pianto.
"Cos'è successo Aida?"
"Ecco… vedi…"
"Non farmi preoccupare Aida".
Dopo qualche secondo di silenzio, Kensuke disse: "Si tratta di Toji…"
Hikari rimase impietrita, non riusciva a muoversi: migliaia di ipotesi
cominciarono ad accumularsi nella sua mente, tutte orribili e tutte in
qualche modo collegate all'assenza dei piloti di Eva.
"C-che gli è s-successo?"
Kensuke, con un filo di voce, gli raccontò quel poco che aveva saputo
ascoltando il padre: pare che Toji fosse stato selezionato come pilota di un
nuovo Evangelion , lo 03, e che durante il test di attivazione sia successo
una specie di incidente.
L'Eva-03 era rimasto distrutto, Toji era stato ricoverato all'ospedale della
Nerv, ma non si sapeva nulla sulle sue condizioni.
Hikari sentì gli occhi riempirsi di lacrime, le gambe le fremevano, non
riusciva a stare ferma, balbettò: "N-no… n-non può essere…"
La ragazza scappò via lasciando la cornetta penzoloni, piangeva a dirotto e
si teneva le mani sul viso. Uscì dalla scuola sotto lo sguardo incuriosito
dei bidelli.
Ci vollero alcune ore perché Hikari riprendesse il controllo di se
stessa, ma il pianto era sempre in agguato.
Cercando di controllarsi il più possibile, contattò il padre e gli chiese
un permesso per recarsi a far visita a Toji nella base della Nerv.
Il padre capì dal tono di voce della figlia che si trattava di una cosa
seria. Disse: "Va bene Hikari. Ma per oggi non potrò fare niente. Tu
sei un civile e per questo ci vorrà un po' di tempo. Dovrai aspettare
almeno fino a domani".
"Va bene papà. Fai del tuo meglio" rispose la figlia.
Hikari passò tutto il tempo sul letto, a pensare quali potevano essere le
condizioni di Toji. Se lo avevano ricoverato allora era vivo. Questo fece
nascere in lei la speranza.
Il padre chiamò la sera: "Hikari, domani ci recheremo all'ospedale
della Nerv. Ti hanno concesso un permesso di tre ore, e dovrai essere
accompagnata da me".
"Si papà. Grazie".
"Figurati, il minimo che posso fare. Purtroppo la mamma è fuori per
lavoro".
"Non preoccuparti. Ci vediamo domani".
Le sorelle Kodama e Nozomi guardavano Hikari, nessuna di loro due osava
scherzare, sentendo l'atmosfera pesante nella casa.
"Beh, cosa vogliamo mangiare?" chiese Hikari sforzandosi di
sorridere.
TRE GIORNI DOPO.
Hikari stava seduta a fianco al letto di Toji, le avevano detto che il
ragazzo era sul punto di svegliarsi, ma siccome il periodo di visita di tre
ore che le era stato concesso era scaduto, poteva fermarsi per pochi minuti.
E questi minuti li aveva ottenuti solo perché aveva implorato l'infermiera
di farla restare almeno il tempo di vederlo sveglio.
Erano tre giorni che Hikari si presentava regolarmente all'ospedale della
Nerv per passare quelle tre ore vicino a Toji. Il ragazzo aveva passato
tutto il tempo privo di conoscenza, sempre con una mascherina per la
respirazione sul viso. Gliela avevano tolta solo adesso che non ne aveva
più bisogno.
Nell'infermeria aveva incontrato l'altro ieri anche Ayanami e Asuka: la
prima aveva delle bende sul braccio destro e sul torace, la seconda solo un
grosso cerotto su una guancia.
Ayanami non disse nulla, mentre Asuka, nonostante si lamentasse perché era
stata sconfitta, trovò comunque il tempo di confortare la sua amica.
Poi dovettero andarsene perché convocate da qualcuno.
Hikari era tornata nella stanza di Toji. Nella stessa stanza era ricoverato
anche Shinji Ikari, ma l'avevano dimesso il giorno prima. Trovò strano
però che fossero venuti a prenderlo non degli infermieri, ma degli uomini
grandi e grossi vestiti con completi neri, che con tono rude gli avevano
ordinato di vestirsi e di seguirli.
Ora però doveva pensare a Toji.
Il ragazzo lentamente aprì gli occhi, si voltò e vide la capoclasse.
"Ma guarda" esordì con un debole sorriso "la
capoclasse!"
"Toji, stai bene?"
"Beh, sembra che io sia ancora vivo. Strano" disse il ragazzo
girando la testa leggermente "credevo di aver visto Shinji nel letto
vicino al mio. Che sia stato un sogno?"
"Ikari è stato dimesso ieri. Tu hai dormito per ben tre giorni,
sai?"
"Capisco. Per tre giorni. E tu capoclasse?" chiese ironicamente il
ragazzo.
Hikari arrossì e per l'imbarazzo disse: "Io sono venuta qui solo per
il mio dovere di capoclasse. Niente di più".
Hikari trovò strana la sua reazione, Toji aveva capito il suo amore per
lui, avrebbe dovuto essere contenta.
"Capisco" disse il ragazzo.
"No, non hai capito nulla" commentò a bassa voce Hikari.
La ragazza trovò poco comprensibile il comportamento di Toji: come poteva
parlare con tono ironico, sorridere, dopo quello che gli era successo? Non
poteva non essersi accorto di… di aver perso la gamba e il braccio
sinistro. Questa fu la prima cosa che Hikari notò quando lo vide,
terrorizzata da quella visione si era messa una mano davanti alla bocca per
lo sgomento. Le venne anche da piangere, ma stavolta volle trattenersi,
doveva essere forte per lui.
Toji si scusò per non aver mangiato i pranzi di Hikari e le chiese di dire
alla sua sorellina che non aveva nulla di grave.
Hikari acconsentì, ma a un certo punto si avvicinò a lui e gli disse:
"Toji, ma non vedi cosa ti è… cosa ti è successo? Come fai ad
essere cosi calmo?"
"Sono calmo perché se mi disperassi, a cosa servirebbe?"
Hikari adesso non riuscì a non piangere, mise la testa sul suo petto e
disse: "Toji… io ti.."
"Se vuoi dirmi che mi ami, l'ho capito, anche se da idiota quale sono,
solo adesso. Ma non so se ti conviene. Ridotto cosi, passeresti il tuo tempo
a fare da infermiera a un mutilato".
"Toji, io ti amo per il tuo cuore, non per il tuo corpo. Non è un
problema per me dovermi prendere cura di te. Ne tu devi abbatterti pensando
che ormai non servi più a nulla. Ci sono persone che tengono a te, per le
quali tu sei importantissimo. E io sono tra quelle persone. Non estraniarti,
permettimi di darti il mio aiuto. Io voglio aiutarti. Ti prego".
I due ragazzi si guardarono in faccia: una lacrima comparve sul viso di Toji,
ma era una lacrima di commozione, non di dolore. Commozione davanti a quella
ragazza che lo amava davvero con tutto il cuore.
Lentamente i loro volti si avvicinarono e si baciarono.
FINE