Sono Tornato
Quando la
pioggia aveva cominciato a cadere, non ci aveva
fatto caso.
In fondo che
male poteva fargli, un po’ d’acqua? Magari
l’avrebbe
semplicemente purificato, gli avrebbe lavato di dosso quel terribile
peccato,
che si portava addosso da troppo tempo.
Certamente,
Edward,
contaci.
Come se non ci
avesse già provato decine di volte.
Pensi
veramente che l’acqua
possa lavar via ciò che hai fatto?
Era sempre stata
una sua abitudine, stare sotto l’acqua,
quando si sentiva sporco. Ma ciò che lo sporcava se ne stava
rintanato nell’animo.
Nemmeno dell’acqua Santa avrebbe potuto lavare via quella
macchia.
Le immagini di
quella notte riemersero violente nella sua
memoria. Ancora una volta.
Non
dimenticare!
Come se fosse
possibile.
Ti
piacerebbe, Edward,
poter dimenticare?
Ogni volta che i
suoi occhi si posavano sul fratello, i sensi
di colpa gli attanagliavano il petto, gli salivano fino in gola, lo
soffocavano. Alphonse. A quale destino si era dovuto arrendere, per
colpa sua?
Eppure mai, mai, gli aveva rinfacciato qualcosa. Quando Edward in preda
allo
sconforto si addossava ogni responsabilità, e iniziava a
piangersi addosso,
Alphonse era lì, pronto a consolarlo, a ricordargli che
quell’errore l’avevano
commesso insieme. L’avevano voluto entrambi, ed entrambi
avevano pagato. Era
giusto così, no? Scambio Equivalente.
A
quel tempo, noi
eravamo sicuri che fosse anche la verità della vita.
Al, nonostante
tutto, era stato la sua ancora di salvezza. Come
minimo Edward avrebbe dovuto provare vergogna. Al aveva perso tutto, e
nonostante questo era stato costretto a tenergli sempre su il morale, a
sorreggerlo, tutte le volte che rischiava di cedere. E Edward rischiava
di
cedere molto spesso. Edward sapeva che senza Alphonse la sua vita
sarebbe finita
quella stessa notte. Ed è per questo che continuava ad
andare avanti. Lo doveva
ad Alphonse. La sua vita, alienata da quella del fratello, non avrebbe
più avuto
alcun senso, perché il suo scopo, il fine della sua
esistenza, era ridare ad Al
il corpo che aveva perso per causa sua.
È
colpa tua, Edward.
Ma ora era tutto
risolto, no? Alphonse aveva riavuto il suo
corpo, Ed aveva raggiunto il suo scopo. Ora loro erano di nuovo una
famiglia
felice... lo erano? Per quanto ogni giorno Al gli ripetesse quanto gli
fosse
grato, e quanto lui fosse il ‘fratellone’ migliore
al mondo, Ed temeva sempre
che nel cuore del piccolo vi fosse, sopito, un risentimento che un
giorno,
risvegliandosi, li avrebbe separati. In fondo, per quanto Al fosse una
persona
di buon cuore, chi può perdonare chi ti ha rovinato la
giovinezza, seppur questa
persona sia tuo fratello? Chi può farlo? Per quanto, durante
tutti quegli anni,
Alphonse avesse giurato di poterlo fare, di averlo già
fatto, Ed non gli aveva
mai creduto del tutto.
Povero
Edward, chi si
perdette veramente, quella notte, fosti tu.
Già,
aveva smarrito la strada. Era diventato un peccatore.
Si
spalanchino i
cancelli dell’inferno, per Edward Elric!
Un peccatore, ed
aveva trascinato Al con sé: il suo errore
più grande. Quanto a lungo i fratelli Elric avevano
viaggiato, alla ricerca
della salvezza? Troppi troppi anni. Lo diceva la gente, che narrava la
loro
storia con stupore, come se fosse stata una leggenda. La leggenda di
due
bambini, che a soli dieci anni avevano osato mettersi alla pari di Dio.
Ed
erano stati puniti.
Volevamo
solo che la
mamma tornasse in vita…
La
verità era che era diventato cieco, e fino al suo
sedicesimo anno di vita, fino a quella trasmutazione miracolosamente
riuscita, per
andare avanti aveva sempre avuto bisogno della guida di colui che per
primo
avrebbe avuto il diritto di negargliela.
Grazie,
fratellino.
Edward si rese
conto che forse quella pioggia iniziava a
dargli fastidio quando sentì che i suoi polpastrelli
iniziavano a raggrinzirsi.
Doveva tornare a casa, oppure Alphonse si sarebbe preoccupato.
L’aveva fatto
preoccupare fin troppo, nella sua vita. Si alzò finalmente
da quella panchina
dove ( nuovamente? ) si era fermato a riflettere sul passato. Era
l’ora di
tornare a casa.
Lungo la strada
incrociava decine di persone, del tutto
ignare di chi lui fosse, di cosa avesse fatto, e tutto sommato gli
faceva
piacere. Ora che aveva riavuto indietro il corpo di Alphonse non gli
importava
più di essere l’Alchimista D’acciaio.
Del tutto inutile. Zero importanza.
Il
più giovane alchimista che avesse superato l’esame
per
diventare Alchimista di Stato? Zero importanza. Il braccio destro del
nuovo fuhrer
(ebbene sì, quel Mustang alla fine ce l’aveva
fatta)? Zero importanza. Il primo
a non fallire una trasmutazione umana? Il bambino prodigio? Zero
importanza.
Lui non voleva
essere un eroe, né tantomeno essere indicato
come un fenomeno da baraccone. A lui importava solo di essere Edward,
il
fratello di Alphonse. Gli importava solo di avere di nuovo una
famiglia,
finalmente.
Giunto davanti
alla loro nuova casa aprì il piccolo cancello
di legno, facendo appena scricchiolare i cardini, e percorse con
estrema
lentezza il piccolo viottolo che lo avrebbe condotto fra le mura
sicure, fra le
braccia del suo fratellino. La sua salvezza. Ad ogni passo si sentiva
più
sereno, e le angosce che fino a poco prima lo avevano assillato
scomparivano,
come fantasmi evanescenti. Una volta aperta quella porta deliziosamente
decorata con una ghirlanda di fiori, avrebbe visto il sorriso del suo
fratellino, che gli era mancato per sei lunghissimi anni, e tutto
sarebbe
tornato al suo posto. Bussò, mentre sentiva che
l’energia di Al scivolava piano
fuori dalla casa, e iniziava a pervaderlo soavemente. La porta si
aprì, ed Al,
come da copione, gli sorrise dolcemente.
“ Sei
tornato, fratellone!”
Lo accolse
felice, con la sua innata dolcezza. Ciò che li
aveva sempre distinti maggiormente, era quella dolcezza. Edward
ricambiò il
sorriso, poi voltò lo sguardo indietro verso
l’esterno, osservando per un lungo
momento il grigio, piovoso crepuscolo, poi sussurrò
“ Sono
tornato.”
The end
DUE CHIACCHIERE
DA AUTRICE.
Ebbene, non so
esattamente questo testo da dove sia saltato
fuori, ma devo dire che nonostante la ‘sega
mentale’ di Edward è una delle cose
più simpatiche che ho scritto nell’ultimo periodo,
e senza dubbio l’unica con
un lieto fine. Detto questo vi delizierò con le
giustificazioni su alcune
incongruenze che potrete notare confrontando la mia produzione con la
storia
originale di FullMetal Alchemist. * colpetto di tosse *
Ho visto il film
di FMA, so che finisce diversamente, che
loro vanno a vivere a Monaco e blah blah blah, ma io sono
un’eroina romantica,
una virtuosa dell’immaginazione e mi andava di scrivere
qualcosina in una sorta
di ‘universo parallelo’ o, come si dice nel gergo
di ficwriter una AU ( AU=
Alternative Universe, per i profani). Indi per cui… CESTE! XD
Orbene, ora
spenderò due parole sul rapporto fra i fratelli
Elric, che trovo una cosa meravigliosa: SONO STUPENDI! ( due parole
proprio..XD) Sono deliziosamente legati, e ognuno vive per rendere
felice l’altro.
La cosa più dolce è che, in fondo, ognuno di loro
è consapevole del fatto che l’unico
vero affetto che gli rimane sia l’altro. Perciò,
un po’ per forza, un po’ perché
hanno due caratteri deliziosamente complementari, Alphonse e Edward
hanno sviluppato
questo rapporto fantastico, che io adorerei avere con mio fratello, se
ne
avessi uno. Credo che ogni coppia di fratelli dovrebbe essere come
loro…
prendiamoli come Exemplum <3 Miei piccoli, tenerissimi Elric!!
FINE!