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Autore: _Heide    26/08/2015    2 recensioni
{Stydia} Post Season 3 | Attenzione: Possibili Spoiler !
Lydia sente delle voci, le sente continuamente e gli dicono un nome.
Stiles. Sussurrano, bisbigliano e urlano solo quel nome. Perché ?
Stiles non dorme, si incolpa della morte di Allison. La fidanzata del suo migliore amico.
Una soluzione c'è ma entrambi la negano o la nascondono.
Qual è, allora, questa soluzione?
One shot - Storia pubblicata anche su Wattpad
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A Series of Stydia Events'
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Midnight
 

Erano passati tre mesi dalla morte di Allison, e Stiles ancora non riusciva a convincersi del fatto che non fosse colpa sua. Se lui non fosse stato debole, se non avesse mai permesso a quel maledetto Nogitsune di farsi strada nella sua mente e occupare il posto della sua coscienza, Allison non sarebbe mai morta e, insieme a lei, tutti quelli che aveva ucciso nel suo cammino.

Sapeva che non era veramente lui a fare tutte quelle cose, sapeva che in quei momenti non aveva assolutamente il controllo di sé stesso ma, la cosa peggiore, era che si ricordava tutto alla perfezione, le persone che lo imploravano di non ucciderle, il volto di Scott mentre affondava la lama nel suo stomaco, lui che teneva Lydia prigioniere e la terrorizzava. La sua Lydia, la Lydia che amava dalla terza elementare. Ricordava ancora la sensazione di gridare a qualcuno dall'interno di una stanza insonorizzata, mentre si vedeva dall'esterno, mentre la guardava piangere, ma al tempo stesso sapevadi essere lui a farlo o, perlomeno, il suo corpo.

Quei tre mesi non sembravano nulla, a Stiles sembrava sempre il giorno prima che uccideva quella gente e continuava a vedere Allison che veniva uccisa da quell'Oni, il corpo della cacciatrice fra le braccia del suo miglior amico. Continuava a vedere quelle scene, come se stesse guardando un film. Da tre mesi non dormiva terrorizzato dagli incubi che continuavano a ricordargli costantemente e incessantemente tutto quello che aveva fatto sotto il controllo del Nogitsune. 

Stiles si rigirava nel letto, cercando di prendere sonno, mentre pregava chiunque ci fosse in cielo di non fargli avere più quegli incubi che lo tormentavano.

Stava per alzarsi, per andare a farsi della camomilla, quando sentì la vibrazione del cellulare che segnava l'arrivo di un messaggio.


Lydia:

Stiles, sono maleducata ed egoista a svegliarti a quest'ora di notte, lo so,ma non ce la faccio più. Ho bisogno di qualcuno... Ho bisogno di te. Per favore, tua Lydia.

 

Stiles lesse il messaggio più e più volte, non credendo ai proprio occhi. Lydia, quella che non aveva bisogno di nessuno, gli scriveva – al debole Stiles capace di farsi possedere da un demone giapponese –che aveva bisogno di lui ? Lui che si continuava ad incolpare della morte della migliore amica della rossa ?

Mandò al diavolo la parte di sé incredula di quel messaggio e dopo essersi vestito alla svelta, uscì da camera sua, si diresse verso la camera di suo padre, solo dopo avergli scritto un biglietto che diceva che usciva e che se la mattina seguente non lo avesse trovato di non preoccuparsi e posò il foglio sul comodino vicino alla testa dell'unico genitore che gli rimaneva, addormentato. Non voleva svegliarlo, era troppo faticoso il suo lavoro e in quel periodo rimaneva in centrale più del solito per cercare di risolvere dei vecchi casi abbandonati nell'archivio dopo chissà quanti anni di ricerche risultate inconcludenti. Lo sceriffo si impegnava e faceva ricerche approfondite, cercando di capire se alcuni di quei casi potessero avere qualcosa a che fare con il mondo soprannaturale,appena conosciuto.

Uscì dalla camera del padre in punta di piedi e, prese le chiavi di casa e della macchina, si chiuse la porta d'ingresso alle spalle.

In meno di dieci minuti era a casa Martin, la luce della camera di Lydia– al secondo piano – era spenta, ma quella del salotto illuminava la stanza. Bussò un po' titubante e la signora Martin andò gli apparve davanti agli occhi. Conosceva la madre di Lydia anche se non aveva mai seguito i suoi corsi a scuola, ma sapeva che era una brava donna e che avrebbe fatto di tutto per la figlia. Ma Stiles era Stiles e si rendeva conto che andare a bussare alla porta di casa di una ragazza a mezzanotte e vedersi arrivare la madre della suddetta ad aprirgli la porta era più che imbarazzante e, come di consueto, Stiles arrossì. La signora Martin però non sembrava sorpresa, anzi,appena lo vide i suoi occhi – tanto simili a quelli della figlia ma comunque troppo diversi – si riempirono di sollievo.

«Ciao Stiles, mi dispiace che Lydia ti abbia fatto venire qui a quest'ora ma è da quando... è da tre mesi che non dorme, ho provato di tutto ma ha detto che le servi tu.»

Se possibile, Stiles arrossì ancora di più: sentirsi dire dalla signora Martin che la figlia aveva bisogno di lui lo onorava ma allo stesso modo lo imbarazzava, e molto.

«Vai, è di sopra.» gli sorrise e se ne andò in cucina, lasciandolo da solo nello spazioso salotto, arredato con stile, di casa Martin.

Scosse la testa come per risvegliarsi da un sogno e si diresse verso le scale che portavano al piano superiore. Era stato molte volte a casa di Lydia ma ogni volta che si trovava lì era a causa di lupi mannari psicopatici o altra roba del genere, mai per bisogno di lui.

«Lydia?»bisbigliò con incertezza spingendo la porta della camera di Lydia.Le pareti fucsia sembravano nere nell'oscurità della stanza e la sola luce che la illuminava era quella della luna piena fuori dalla finestra.

«Continuo a sentirle. Le sento di continuo.» disse Lydia con voce flebile e incrinata. Probabilmente aveva pianto, ma non cercava di non darlo a vedere, non si preoccupava di essere vista mentre piangeva. Non se quello che la guardava era Stiles. Stiles che era sempre stato pronto ad aiutarla in qualunque momento della sua vita, Stiles che la seguiva incessantemente con quegli occhi ambrati, sin dalla terza elementare, dalla prima volta che aveva messo piede in quell'aula piena di bambini che la fissavano, ma nessuno la fissava come lui:come se fosse un essere mistico e spettacolare, come se fosse l'unica stella che splendeva nel cielo notturno.

Stiles aveva capito subito a cosa si riferiva la ragazza dalla chioma biondo fragola. Sapeva che parlava di quelle voci che le sussurravano nella testa, come il fruscio del vento che porta sussurri lontani alle tue orecchie.

«Molte bisbigliano, ma ce ne sono alcune che urlano e io non ce la faccio più. Non so come farle smettere, non so cosa vogliono da me, non so chi sono, se stanno per morire o se sono già morte.»

Stiles – che fino a quel momento era rimasto sulla soglia della porta, in silenzio, nell'oscurità della stanza – fece qualche passo avanti,entrando nella luce tenue e soffusa della luna che entrava timidamente dalla finestra chiusa.

«E  che cosa ti dicono le voci, Lydia?» la sua voce è bassa, quasi un sussurro, ma Lydia la sente e ci si aggrappa come ad un'ancora per tenersi a galla, per non affogare nella pazzia in cui sta lentamente affondando da quando è una Banshee. Stiles è l'unica speranza nella vita di Lydia, è l'unica luce che filtra in quel mondo buio e deserto in cui lei vaga in cerca di una via di fuga, tornando sempre da dove era partita.

«Il tuo nome». La risposta lo lascia spiazzato. Il suo nome?

«E cosa vuol dire, secondo te? Sto per morire?» La luce flebile illumina i capelli biondo fragola di lei, dando loro una sfumatura argentea, quasi irreale.

«Vuol dire che sei l'unico in grado di aiutarmi». Solo in quel momento,Stiles si rende conto che le gote rosee della ragazza sono rigate da lacrime prepotenti che sono sgorgati dagli occhi del colore dello smeraldo di Lydia, nonostante le sue mute proteste. «Come? Come posso fare per aiutarti, Lyds ?» chiese lui, desideroso di vedere di nuovo il sorriso sul volto perfetto di Lydia.

«Restando con me.» Stiles non ce la fa più e si incammina a grandi passi verso di lei. Non ce la fa più a vederla soffrire, perché se lei soffre lui muore. Non ce la fa più a vederla piangere, perché se piange vuol dire che soffre. Non ce la fa più a star vicino a Lydia e al contempo esserne così distante. La prende fra le braccia e la stringe a sé, forte, mentre lei affonda il viso nel suo petto e inizia a singhiozzare. Lydia adesso si è lasciata andare e le lacrime scorrono senza sosta o vergogna lungo le sue guance,giungendo alla fine della loro corsa quando, arrivate al mento,cadono sulla maglia di Stiles che piano piano si riempe di macchioline. Ogni lacrima ha un nome e un dolore immenso: Allison, Aiden, Jackson, Boyd, Erica. Tutti i volti delle persone che li hanno lasciati, morti o partiti che, per un motivo o un altro, non faranno mai ritorno da loro, donandoci in cambio solo un immenso dolore perché, Stiles l'aveva detto, la morte non colpisce te ma quelli che rimangono.

«Lyds...sai che io resterò per sempre con te, vero?» le sussurrò tra quei capelli che tanto amava, quei capelli in cui per anni aveva sognato di lasciarvi affondare le mani mentre le sussurrava parole dolci.Lydia annuì e, lentamente, alzò il volto dal petto di Stiles, quel poco che bastava per permetterle di guardarlo negli occhi. Quegli occhi del colore dell'ambra che risplendevano nel buio della stanza,come aveva sempre fatto Stiles nella vita di lei: la sua luce costante che la riportava alla realtà, salvandola dalle tenebre e dalla pazzia, perché Lydia lo sapeva, lui era lì, c'era sempre stato e non l'avrebbe mai lasciata, esaudendo ogni suo desiderio solo pronunciando la parola «Resto». Si, Lydia se ne era accorta un po'troppo tardi, ma ora ammetteva che la sua vita era solo oscurità senza la fiamma di sicurezza che le serviva: Stiles. E ora che si trovava fra le sue braccia, mentre le lasciava delicati e dolci baci sui capelli, Lydia si sentiva finalmente protetta, si sentiva al sicuro. Le voci avevano ragione e adesso se ne erano andate, non dicevano più niente, nella testa di Lydia regnava il silenzio. In tutta la camera regnava il silenzio. L'unico suono era quello dei loro battiti uniti proprio come avevano sempre dovuto essere.Insieme, uniti. Perché Lydia e Stiles erano fatti così, potevano negarlo o nasconderlo ma loro erano due metà compatibili le due facce della stessa medaglia, insieme loro due, formavano un tutt'uno,coordinato, giusto e perfetto.

Lydia pianse molto quella notte, pianse per Allison, per non essere riuscita a prevedere la sua morte, per non aver fatto nulla per riuscire a salvarla. Ma quando fu stanca di piangere e i primi raggi del sole chiedevano timidamente il permesso di farsi vedere, si addormentò, così come avrebbe sempre dovuto addormentarsi: fra le braccia di Stiles, osservata attentamente e con amore dagli occhi ambrati di quel ragazzo logorroico e imbranato che la faceva sentire a casa. 



Angolino dell' "Autrice"

Eggià... Capisco bene il vostro sconforto nel trovarmi di nuovo qui con un'altra one-shot che - di nuovo - non piacerà a nessuno... Spero solo che questa volta la recensiate un po' più di persone, non ne chiedo un centinaio... Tre? Quattro? Mi bastano quattro recensioni, ecco ! Ne approfitto per farmi un po' di pubblicità da sola, dai... 
Allora qui ci sono altre mie one - shot Stydia (Certo le trovate tranquillamente sul mio profilo ma, magari, qualcuno e pigro e se non se le trova qui davanti non le legge... come me, in fondo ahahah) 


- You Held Your Breath 

- Strawberry-Blonde Hair 

E qui, se vi interessasse una long Stydia con un po' d'azione e avventura... 

- L'Apparenza Inganna   

Va beh, spero che leggiate qualcuna di quelle elencate e che mi facciate sapere se vi piacciono ! 
Ciao, 

BellarkeStydia22

   
 
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