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Autore: scattegatte    27/08/2015    2 recensioni
"Aprì la porta di scatto e si trovò di fronte un… cos’era quello? Un fagotto? Un involtino? Un troll? Ma non ebbe il tempo di sciogliere i suoi dubbi che l’involtino biascicò:”Jake ero al bar e stavo bevendo, ma quando ho guardato la lampada appesa al soffitto ho visto la tua faccia e così come preso da – singhiozzò esageratamente– un’illuminazione divina, ho deciso di venire da te, quindi ik (altro singhiozzo) tu devi farmi entrare!” finito questo intelligentissimo discorso, l’involtino, che Nico scoprì essere un ragazzo della sua età biondo, con gli occhi azzurri e con il naso tempestato di lentiggini, appoggiò la testa sullo stipite della porta."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jake Mason, Nico di Angelo, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando la ricerca di un Jake coinvolge anche Nico di Angelo
Nico di angelo stava quasi per abbandonarsi alle braccia di Morfeo dopo un’estenuante giornata passata al negozio e a rincorrere quel problematico ragazzo moro e ricciolo comunemente chiamato Leo Valdez quando lui e la sua quasi pennichella di otto ore vennero disturbate da un continuo e fastidiosissimo suono di campanello. Nico era davvero curioso di scoprire chi fosse quel pezzo di idiota capace di suonare alla sua porta a notte fonda, per essere precisi, alle 03:07, così decise di alzarsi dal suo confortevole giaciglio, abbandonare la sua caotica stanza e andare a vedere chi fosse l’intelligentone che continuava a suonare e adesso sbraitava:”Daaaaaiii Jake aprimi!”.
Ecco, questa era la volta buona per commettere un omicidio con occultamento di cadavere.
Aprì la porta di scatto e si trovò di fronte un… cos’era quello? Un fagotto? Un involtino? Un troll? Ma non ebbe il tempo di sciogliere i suoi dubbi che l’involtino biascicò:”Jake ero al bar e stavo bevendo, ma quando ho guardato la lampada appesa al soffitto ho visto la tua faccia e così come preso da – singhiozzò esageratamente– un’illuminazione divina, ho deciso di venire da te, quindi ik (altro singhiozzo) tu devi farmi entrare!” finito questo intelligentissimo discorso, l’involtino, che Nico scoprì essere un ragazzo della sua età biondo, con gli occhi azzurri e con il naso tempestato di lentiggini, appoggiò la testa sullo stipite della porta.
Il padrone di casa, dal canto suo, non sapeva se essere divertito o esasperato da questa nuova “conoscenza”, stava per aprir bocca (forse per commentare in maniera sarcastica e poi chiudere la porta) quando il fagotto biondo lo guardò e accorgendosi che quello che stava davanti a lui non era Jake perché, nonostante si vedesse da mille miglia che lui fosse esageratamente ubriaco, ancora la sua memoria non faceva cilecca e così diede di matto:” E tu? Chi saresti eh? Un maniaco? Un rapitore che si approfitta del mio Jake? O ancora peggio il suo fidanzato? Eh eh eh?! Necessito di una spiegazione! Jake eschi cioè esci e affronta la situazione da vero uomo!” e così dicendo puntò l’indice sul naso di Nico, che adesso era letteralmente stupefatto ed esasperato da quel ragazzo ubriaco e farneticante, allontanò il dito del tipo lentigginoso dal suo naso e disse:” Senti, non so tu chi sia e non voglio neanche saperlo, so solo che sono le tre del mattino e stavo quasi per addormentarmi. Io vivo qua e non conosco nessun Jake né vorrei conoscerlo. Quindi adesso smamma, porta il tuo sedere lontano da casa mia” e senza dare all’altro il tempo di ribattere chiuse la porta di casa. Roba da matti! Non poteva stare tranquillo neanche a notte fonda!
“Ehi, ehi ehi! Non ho finito! È buona educazione ascoltare il proprio interlocutore e non sbattergli la porta in faccia!”. L’involtino aveva realmente detto, pardon, urlato ciò che Nico aveva realmente sentito? E per di più aveva pure iniziato di nuovo a suonare il campanello. Questa volta lo avrebbero cacciato fuori di casa e per giunta per colpa di uno sconosciuto ubriaco alla ricerca di un Jake e per questo non si sarebbe fatto scappare l’occasione di mandarlo definitivamente a quel paese così si incamminò verso la porta e una volta giunto a destinazione la aprì… la scena che si trovò di fronte era tragicomica: il tizio, dopo aver smesso di urlare, si era addormentato sulla porta e il suo braccio era schiacciato contro il campanello che continuava a suonare ininterrottamente. Nico si lasciò sfuggire un sospiro rassegnato, adesso cosa avrebbe dovuto fare con il coso biondo? Si era pure messo a russare sonoramente! Dall’altra parte, però, gli faceva un po’ di tenerezza, cioè no, pena, gli faceva un po’ pena. Passandosi una mano sulla fronte decise di farlo entrare a casa sua… perfetto! Adesso lasciava dormire estranei in casa sua! Eccellente lavoro Nico! Lo trascinò fino al divano posto al centro di quel buco da lui chiamato casa e nel frattempo il biondo biascicava delle parole come “Jake”, “mi manchi”, “apri questa dannata porta” e Nico si rese conto di non sapere neanche il nome di quel ragazzo, ma tanto ormai lo aveva fatto entrare e non sembrava così pericoloso in quello stato… ormai il dado era stato tratto!
Il moro lo scrutò e si soffermò su quel giubbottone giallo che lo faceva somigliare ad un involtino ripieno e sui lineamenti del ragazzo che erano (purtroppo doveva ammetterlo) delicati, sbarazzini e allo stesso tempo eleganti, ma non poteva permettersi questo genere di pensieri nei confronti di uno sconosciuto. Infatti si diresse in bagno, si sciacquò la faccia e camminò lentamente verso la sua stanza. Si addormentò subito, forse solo per mettere fine a questa stancante giornata.
 
“Aaaaaaaaaaaaaah mi hanno rapito!!”.
Ecco questo era l’indizio che la giornata non era iniziata e non sarebbe trascorsa nel modo giusto. Nico si alzò in fretta e furia e quasi corse in salotto (o forse era meglio dire cucina) da dove provenivano urla e rumori molesti, eccessivamente molesti. Quando il ragazzo biondo lo vide entrare gli puntò contro un mestolo gridandogli:” Non ho paura di te! Non mi rapirai così facilmente e poi chi sei?”, dal canto suo, il moro non riusciva a tollerare più la presenza di quel tizio imbacuccato in quell’orribile giubbotto sgargiante e le sue urla così gli spiegò la vicenda di quella notte concludendo il suo racconto con “E si può sapere come ti chiami?”” Will” pigolò l’altro che adesso era diventato un pomodoro con le lentiggini… doveva uscire da quella casa e da quell’imbarazzantissima situazione, ma non senza prima ringraziare quello sconosciuto (no, si chiamava Nico) per la pazienza e per ciò che aveva fatto così sotto gli occhi nerissimi e confusi del padrone di casa Will posò il mestolo, prese una busta di carta poggiata sul ripiano della cucina e una penna lì vicina e scribacchiò qualcosa poi disse tutto ad un fiato:” Leggi solo quando avrò chiuso la porta così morirò meno di imbarazzo”, accennò un sorriso e aprendo la porta uscì dalla casa del suo “salvatore”.
Nico, invece, era sconvolto… aveva combinato tutto Will, così prese la busta e lesse: il biondo aveva scritto un numero di telefono (molto probabilmente il suo) e sotto un “Scusa ero ubriaco come un pirata a Tortuga, se vuoi raccontata la storia senza campanelli e rapimenti chiamami quando vuoi eee grazie” e poi il nome di Will scritto in una calligrafia infantile per i gusti di Nico.

Era esterrefatto, ma forse e solo per pura curiosità tra un paio di giorni avrebbe chiamato l’involtino che aveva il nome di Will.
  
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