Buonasera.
Ora,
molta gente riterrà, una volta letto questo mio sfogo, che sia stato del tutto
inutile, che io sia una povera pazza, che non sia capace di capire cosa è
davvero importante nella vita o chissà che altro…
Accetto
ogni critica però avevo davvero bisogno di scrivere qualcosa.
Per
sfogarmi,
per
smettere di piangere,
per
urlare da un foglio di carta.
Avete
presente la vera passione per uno sport?
Quella
che ti spinge a fare mille sacrifici, a rinunciare alla tua adolescenza, alla
tua spensieratezza, ai tuoi amici, pur di allenarti per ore e ore ed essere il
migliore?
Io
forse non ho questa passione così sconfinata.
Ma
ieri ho visto un uomo che ce l’ha nel sangue la passione per il suo sport.
Il
tennis.
Quella
persona è Roger Federer.
Ebbene,
ieri l’ho guardato giocare per cinque ore di pura agonia.
Il
primo set perso, il secondo vinto, il terzo buttato via e il quarto vinto alla
stragrande…
E
poi?
E
poi blackout sul quinto set.
Gettato
via senza lottare per 6 giochi a 2.
In
quel momento ha visto sfumare dalle mani il suo quattordicesimo slam.
Peccato
se ne sia reso conto solo dopo che si è seduto sulla panchina.
L’ho
visto chinare la testa e fissarsi le ginocchia per degli attimi interminabili.
Ed
è stato lì che il tennis, la gara, Federer, tutto è scomparso.
Era
rimasto solo Roger.
Un
uomo che ha dovuto fare i conti con la paura, quella che attanaglia ogni
singolo umano.
E
che purtroppo ieri ha stretto il suo cuore e la sua testa in una morsa
d’acciaio.
Poi,
la premiazione…
Sale
sul palco, ritira il secondo premio e si avvicina al microfono.
Non
riesce a parlare.
Allora,
di fronte all’incertezza, al suo tentennare per la prima volta dopo anni, un
tifoso si alza e urla: “I love you Roger!”.
Sempre
in silenzio, si gira a lanciare un’occhiata a colui che ha urlato quell’amore
così viscerale…
E
quando si gira nuovamente verso i microfoni, una lacrima riga il suo volto.
Seguita
subito da un’altra.
E
un’altra ancora.
Piange,
singhiozza come un bambino.
Tutta
la folla si riunisce in un “oooh” di stupore.
Lui
che finora aveva pianto solo di gioia, ora si scioglie in lacrime per una finale
persa.
Cerca
di smettere, in fondo sa che deve dire qualcosa, ma proprio non riesce a
frenare quell’ondata di emozioni che lo travolgono.
E
così fa un passo indietro…
Le
telecamere stringono l’inquadratura sul suo viso, rigato di lacrime, sulle sue
mani tremanti, sui suoi occhi rossi.
Ed
è stato lì che ho pianto anche io.
Fino
a pochi attimi prima avevo gridato davanti allo schermo, sperando che si desse
una mossa, l’avevo accusato di aver gettato via la partita da solo…però davanti
alle sue lacrime non ce l’ho fatta.
Perché
non era Federer che piangeva, quello era Roger.
Era
un bimbo deluso, arrabbiato con se stesso, incapace di capire perché si fosse
bloccato così…
Quel
pianto racchiudeva la delusione, l’amarezza, l’amore così grande per il tennis
capace di farlo piangere per una vittoria sfumata, la paura…
Non
era più un grande campione ma un uomo spaventato.
E
mentre lui singhiozzava hanno inquadrato i suoi occhi.
Dio,
cosa non erano i suoi occhi.
Due
pozze marroni, colme di lacrime…
In
quegli occhi ho rivisto i miei.
I
miei come erano conciati tre mesi fa, quando mi avevano prospettato tre mesi di
riposo.
Tre
mesi lontana dal tennis.
E
non ero stata capace di guardare una partita di Roger senza piangere.
Perché
sentivo un dolore nel petto troppo forte.
Ieri
ho capito come si sentiva.
Anzi,
lui stava molto peggio.
Il
mio era un problema fisico.
Il
suo psicologico.
E
vederlo così mi ha inevitabilmente ricordato che non importa quante partite hai
vinto, se ami il tennis ogni sconfitta ti fa un male indescrivibile.
Avrei
voluto abbracciarlo, piangere assieme a lui e, una volta calmato, fargli un bel
discorso.
Era
logico che le sue lacrime avrebbero fatto il giro del mondo.
Oggi
i media sono stati impietosi con lui.
Lo
hanno dato per spacciato, hanno detto che si è chiusa l’era Federer, che
l’epilogo di un campione è stato scritto con quelle lacrime.
Ho
pianto di nuovo a leggere quelle parole.
Come
può la gente dire queste cose?
Come
può permettersi di dare per finita una persona?
Gli
hanno assestato il colpo di grazia…
In
realtà io non ci credo.
Penso
che avesse tenuto tutto dentro per troppo tempo…
Doveva
piangere e sfogarsi.
Per
poi ricominciare.
Ha
ancora tutto per vincere.
Deve
solo ritrovare se stesso.
Non
deve temere le parole dei giornali, non deve nemmeno leggerle…
In
fondo le parole che contano sono quelle di chi lo ama.
Della
sua fidanzata, dei suoi genitori, dei suoi amici, dei suoi fans che ieri hanno
pianto con lui.
In
Roger c’è un amore tanto grande per il tennis che avrà il sopravvento su tutto.
Io
ci credo.
Ce
la farà a vincere 15 Slam e a diventare il più forte campione al mondo.
In
fondo gliene mancano solo due.
E
anche lui sa di potercela fare.
Deve
solo guardare negli occhi il problema e affrontarlo, senza paura.
Sono
con te, sempre e comunque.
Sei
stato fondamentale per me, adesso più che mai.
Per
me sei già il più grande, ma so che potrai diventarlo per tutto il mondo.
Ti
voglio bene Roger.
Ok.
Ho scritto.
Ho buttato giù d’impulso
quello che avevo da dire.
Molto probabilmente molti
di voi non comprenderanno o non condivideranno le mie emozioni.
Non importa.
Volevo solo scrivere.
In questo modo mi sento
più vicina a lui.
E forse posso smettere di
farmi venire gli occhi lucidi ogni volta che lo si nomina.
Da domani, solo
ottimismo.
Per lui e per me.
Buona serata.
Un bacio,
Liz.