Libri > Il diario del vampiro
Segui la storia  |       
Autore: Whiteeyes95j    27/08/2015    1 recensioni
In una notte la vita di Stefan e Bonnie cambia. Due avvenimenti tragici, due segreti che i due ragazzi non vogliono rivelare e che li porteranno alla disperazione. Non avendo nessuno con cui confidarsi cadranno in un incubo senza fine che li porterà addirittura a scappare da quella realtà troppo dolorosa che li circonda. Nel frattempo Damon, che ha intuito nei due ragazzi dei profondi cambiamenti cercherà di far luce ai loro segreti. Ma oltre a segreti, bugie, tradimenti e inganni un nuovo nemico brama vendetta e potere e farà di tutto per approfittare della situazione.
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The last move – part 1
 
Annabelle era appena tornata in vita. Lentamente il suo viso riprese colore, come anche i capelli, le labbra tornarono rosse non più viola e il corpo divenne più caldo, segno che il sangue aveva ricominciato a circolare nelle sue vene. Annabelle provò a sollevare il busto per mettersi a sedere ma la sua testa cominciò a bruciarle e lei dovette stendersi nuovamente a terra.
 
<< Porca miseria… dimentico sempre questa parte >> disse Annabelle sfiorandosi la fronte con le dita.
 
L’incantesimo di resurrezione non era facile come tutti credevano, né prima né dopo, soprattutto dopo e ogni volta che lo eseguivi diventava sempre più doloroso. Il corpo faceva sempre più fatica a riacquistare energia e anche solo respirare le procurava un grande dolore al petto. La testa le bruciava in maniera impensabile, le lacrimavano gli occhi e infatti non riusciva a tenerli aperti più di qualche secondo e le faceva male il collo.
 
<< Ho fatto solo quello che è necessario… >> disse Annabelle in un flebile sussurro.
 
Dopo un po’ di minuti, il bruciore alla testa cominciò finalmente a diminuire e lei fu almeno in grado di mettersi a sedere, poggiano la schiena al balcone. Volse leggermente lo sguardo verso il cadavere di Stefan e sorrise con soddisfazione.
“Si, vale la pena patire tutto questo dolore”, pensò Annabelle.
Chiuse gli occhi, mentre un lieve venticello cominciò a soffiarle sul viso. Era il primo momento di tranquillità che viveva da molto tempo, anche se aveva il corpo tutto indolenzito e una compagnia pessima, non che morta.
A un certo punto la porta del balcone si aprì e Annabelle aprì gli occhi, vedendo che sua sorella Juliet stava venendo verso di lei, vestita con un vestito verde smeraldo, con il corpetto aderente e la gonna a palloncino, uno scalda cuore nero, le calze nere strappate in diversi punti e degli stivaletti bassi. Camminava a passo sicuro e fiero, come una guerriera appena tornata da un campo di battaglia, come se avesse appena ottenuto tutto ciò che aveva desiderato in tutta la sua vita.
 
<< Siamo felici, vedo >> commentò Annabelle con la sua solita freddezza.
 
<< Oh, sorella, non puoi immaginare >> disse Juliet inginocchiandosi davanti alla sorella.
 
Annabelle scrutò attentamente con i suoi occhi verdi la sorella. Juliet uno sguardo folle sul viso, i suoi occhi brillavano di una luce sinistra e tutto il corpo tremava, sicuramente non per il freddo.
“Deve aver combinato qualcosa di grosso”, pensò Annabelle senza far trapelare la sua preoccupazione. Juliet stava cominciando a farle paura, ma non poteva lasciarglielo capire, doveva mantenere il suo leggendario sangue freddo.
<< Che cos’hai combinato, Juliet ? >> chiese Annabelle saltando qualsiasi altro convenevole.
 
<< Oh sorella… >> disse Juliet accarezzandole i capelli <<… avresti dovuto vederla. Era così bella nel suo abito rosso, i suoi capelli non mi sono sembrati mai tanto dorati e la sua pelle mai tanto morbida… era così bella… così bella… >>.
 
Annabelle cominciava a preoccuparsi ma faceva di tutto per restare calma. Sua sorella ora cominciava davvero a farle paura e inoltre tutte quelle frasi sconnesse, apparentemente prive di significato, in realtà, stavano cominciando a rivelarle una verità che forse non voleva sapere.
 
<< Che cos’hai fatto a mia madre ? >> chiese Annabelle quasi ringhiando come un animale.
 
<< Tua madre ? Non sei appena morta solo per farle dispetto ? Per uscire fuori dai giochi ? Sapevo che non l’avresti fatto, sapevo che non ti saresti lasciata morire. >> disse Juliet continuando ad accarezzarle i capelli.
 
<< Quello che io ho fatto e perché, non è affar tuo. Ciò che tu hai fatto a mia madre invece mi riguarda e voglio sapere ogni cosa >> disse Annabelle scostandole la mano dai capelli.
 
<< Perché continui a respingermi ? Non è più necessario che tu lo faccia, non è più necessario che tu stia lontana da me. >> disse Juliet accarezzandole la guancia.
 
<< Che cosa vorresti dirmi ? >> chiese Annabelle allontanando nuovamente la mano della sorella.
 
<< Abbiamo tante cose da dirci Annie. Non qui, però >> disse Juliet.
 
Annabelle stava per chiederle cosa volesse dire, ma Juliet fu più veloce, le prese la mano e portò entrambe nella sua camera. Annabelle era sdraiata sul letto di Juliet, con la testa poggiata sul cuscino e Juliet era seduta vicino a lei e continuava ad accarezzarle i capelli.
 
<< Mmm… non mi piaci molto così >> commentò Juliet raccogliendole tutti i capelli e cominciando a farle una treccia.
 
Annabelle rimase in silenzio, osservando la camera di Juliet, aspettando che l’altra cominciasse a parlare. Non era mai stata nella camera di sua sorella, neanche una volta. Era una stanza abbastanza grande, con le pareti verde smeraldo. Sulla parete di fronte al letto, c’era la porta sul lato destro, mentre sul lato sinistro c’era la toilette con i profumi, i trucchi e alcuni accessori per i capelli sparsi davanti allo specchio, sporco di alcune impronte di dita e accanto alla toilette c’era uno specchio molto alto, con la cornice in oro.
Sulla parete di destra invece c’erano la porta per il bagno in camera e la cabina-armadio, sull’altro lato c’era una grande scrivania con sopra il Grimorio e altri libri e la porta per il balcone. Il letto di Juliet, che si trovava vicino alla parete centrale, era un letto a una piazza e mezzo, con una morbida parure color verde chiaro e accanto c’era un comodino con sopra alcuni braccialetti e un abatjour e ovviamente, c’era anche sua sorella che le stava legando i lunghi capelli biondi nella sua solita treccia.
Juliet aprì un cassetto del comodino e prese un elastico, con cui legò la treccia.
 
<< Dovrei ringraziarti adesso ? >> le chiese Annabelle mentre continuava ad osservare la stanza.
 
<< Ti piace la mia cameretta Annie ? Avrei tanto voluto che la vedessi in circostanze migliori, ma la mamma ha fatto di tutto per tenerci separate. Ora invece potremo essere davvero sorelle, senza che nessuno ce lo impedisca >>.
 
<< Non voglio una sorella una che non mi dice la verità. Voglio sapere cos’hai fatto a mia madre e lo voglio sapere adesso >> disse Annabelle alzando la voce, poiché stava per perdere la pazienza.
 
<< Oh andiamo, ti sei fidata della mamma, che non ha fatto altro che mentirti, su ogni cosa. Anche su tuo padre >>.
 
<< Che cosa sai su mio padre ? O meglio, che cosa credi di sapere ? Tu non sai nulla, Juliet, questa è la verità >> ribatté Annabelle trattenendo a malapena la rabbia che stava aumentando sempre di più nel suo cuore.
 
Juliet le sorrise con pazienza, come un adulto sorride a un bambino che non riesce a comprendere qualcosa anche dopo che essa gli è stata spiegata.
 
<< Come ho detto prima… abbiamo molte cose da raccontarci stanotte. >>.
 
Juliet si alzò in piedi e si diresse davanti allo specchio alto, poggiando una mano sul vetro e osservando con adorazione il suo riflesso.
 
<< Sono felice sai ? Di non aver ereditato gli occhi verdi tipici di questa famiglia. Sono solo un altro indizio del fatto che io sono diversa da tutti voi, in ogni senso. Nessuno di voi, a parte forse papà, mi ha davvero voluta bene, nessuno di voi. Sono sicura che se avessi avuto gli occhi verdi la mamma forse mi avrebbe amata di più, ma ormai non m’importa. Questi occhi hanno visto e scoperto cose che a volte non mi facevano dormire la notte… >>.
 
INIZIO FLASHBACK
 
Una giovane Juliet di undici anni stava giocando con delle bambole in mezzo al corridoio del secondo piano. A un certo punto sentii il rumore dei tacchi a spillo di sua madre e, sapendo che Anastasia non voleva che lei giocasse in mezzo al corridoio, prese velocemente le sue bambole e si nascose dentro la stanza più vicina, lasciando la porta leggermente aperta per poter spiare sua madre. Anastasia arrivò poco dopo, con indosso un lungo vestito rosso stretto e le scarpe rosse con il tacco a spillo ai piedi, e si dirigeva verso lo studio di Albert. Juliet osservò la madre finché non entrò nella stanza e a quel punto, silenziosamente, uscì dalla stanza e si avvicinò alla porta dello studio di suo padre. Appoggiò l’orecchio alla porta e rimase ad ascoltare.
 
<< Albert, io non so ancora se ce la faccio ad affrontare un nuovo sortilegio. L’ultimo mi ha distrutto, giuro >> disse sua madre.
 
Juliet poteva perfettamente capire dal suo tono che stava piangendo, anche se non poteva vederla.
“Il mio obbiettivo era proprio quello, mammina, distruggerti”, pensò Juliet con un ghignetto malefico.
 
<< Lo so Ana, è stato devastante per tutti noi, ma dobbiamo provarci di nuovo. Finalmente siamo vicini dal vincere la guerra e avere ogni cosa. Vendetta, potere, gloria, riscatto… abbiamo combattuto per molto tempo e fatto troppi sacrifici, per poterci arrendere proprio adesso >> disse suo padre con il suo solito stoicismo.
 
<< Non parlare a me di sacrifici, è da tutta una vita che ne faccio. Ho sacrificato tanto e ho perso l’amore della mai vita >> disse sua madre con tono isterico.
 
“Io, Io, Io… sempre e solo lei. Egoista”, pensò Juliet con disprezzo.
 
<< Se per “amore della tua vita” intendi Michael, ti ricordo che non sei stata tu a rinunciare a lui, ma lui ti ha abbandonata, perché non sopportava l’idea di avere una figlia snaturata. Te lo ricordi ? >>.
 
<< Sei spregevole e maleducato, Albert ! >>
 
Juliet si alzò in piedi e abbassò lentamente la maniglia della porta, aprendola solo un pochino per poter sbirciare cose accadeva nella stanza. Anastasia era seduta su una piccola poltroncina davanti al camino acceso, mentre suo padre era in piedi davanti al camino, con un bicchiere in mano pieno di qualche liquido.
 
<< Non sono io ad essere spregevole, è le verità ad essere spiacevole e tu testarda perché, dopo tanti anni, ancora non vuoi accettarla. Michael ti ha abbandonata, ha abbandonato te e Annabelle. Era un De Verdant ma non è riuscito ad accettare i nostri… modi di fare e se l’è data a gambe perché non riusciva a prendersi le proprie responsabilità >>.
 
<< Taci >>.
 
<< Si è rifatto una vita, lontano da te, con un’altra donna. Hanno avuto dei bellissimi bambini, che a loro volta hanno avuto dei bambini… lo sai che uno di loro ha sposato Anna ? La madre di Stefan ? Che buffo, il padre di Claire ha nel sangue la discendenza dei De Verdant. Non hai mai notato che il colore e la forma degli occhi di Claire e Juliet sono identici ? >>.
 
Anastasia alzò il viso di scatto e Juliet poté chiaramente vedere che era bagnato dalle lacrime, mentre le sue labbra rosse e carnose tremavano dalla rabbia e dal rancore, come tutto il suo corpo.
 
<< Che buffò vero ? >> continuò Albert senza alcuna pietà << Alla fine il cerchio si conclude sempre allo stesso modo. Le tre famiglie di maghi che sono stati maledetti dalla natura, uniti dal destino e separati dalla morte. È così seccante vero ? >> chiese Albert voltandosi verso la moglie.
 
<< Che cosa vuoi da me ? Albert ? >> chiese Anastasia alzandosi dalla poltrona e avvicinandosi a lui per fronteggiarlo.
 
<< Voglio che tu finalmente riesca a separarti dalle ombre del tuo passato. Abbiamo ucciso Frederick proprio per questo, per poter ricominciare ma non saremo mai in grado di farlo se prima le altre famiglie non saranno estinte e l’unico modo per farlo è dare inizio ad un nuovo Rituale, è l’unico modo per riavere in gioco tutte le persone che ci servono morte e una volta liberi dalla maledizione, io avrò quello che voglio e tu quello che vuoi, ma per farlo devi lasciare andare il passato >>.
 
<< E se non volessi lasciarlo andare ? >>.
 
<< Allora possiamo fermarci anche adesso, perché ora come ora, il futuro è l’unica cosa a cui possiamo aspirare. Cambiare il passato è impossibile, lo sai bene quanto me >>.
 
<< Sei senza cuore, Al. Ignori il mio dolore, mi dici queste cose orribili e… >>
 
Juliet chiuse lentamente la porta e poi andò via, poiché riteneva i piagnistei di sua madre tremendamente noiosi e poi perché aveva già ascoltato la parte più importante. Silenziosamente prese le sue bambole e tornò in camera, desiderosa più che mai di prendere il suo diario e scrivere quanto aveva appena scoperto.
 
FINE FLASHBACK.
 
Annabelle non riusciva a credere a quelle parole. Suo padre aveva abbandonato la sua famiglia per crearsene un’altra ? La quale aveva tradito il suo ramo di discendenza unendosi a una famiglia nemica ? Per Annabelle fu molto più arduo questa volta rimanere fredda e impassibile, ma lo doveva fare o Juliet avrebbe avuto la soddisfazione di vederla perdere il controllo. Annabelle non aveva mai provato affetto per suo padre, o dispiacere, niente. Per lei suo padre era morto quando aveva saputo che le aveva voltato le spalle, ma adesso, sapere che lui era andato avanti, diventando padre di altri bambini, le faceva male e molto. Doveva ammettere che aveva avuto il sospetto quando Juliet era nata e aveva visto che aveva gli occhi identici a Claire ma poi aveva preferito, come una stupida, non darci peso. All’improvviso aveva capito perché sua madre odiava Claire a tal punto da ucciderla, per poi far accusare Damon Salvatore. Claire era l’ultima discendente vivente di Michael, l’uomo che le aveva spezzato il cuore.
 
<< Io non credevo che sarebbe stato così semplice sai ? Forse perché mi consideravo molto più importante per questa famiglia di quanto non lo sia mai stata in realtà ma alla fine nessuno mi notava mai. Io vi camminavo davanti, mi fermavo davanti alla porta aperta delle vostre camere, i vostri specchi vi mostravano il mio riflesso quando vi specchiavate, i miei passi si facevano sempre più rumorosi quando mi avvicinavo a uno di voi… ma nessuno riusciva a vedermi, ero un fantasma, ma alla fine sono riuscita a trovare il lato positivo di tutto questo >> disse Juliet cominciando a giocare con un riccio scuro.
 
 
Annabelle continuava a non dire niente perché, suo malgrado, voleva continuare ad ascoltare quello che la sorella aveva da dire, poiché sua madre aveva avuto molti segreti anche con lei. Segreti che non le aveva mai voluto rivelare.
 
<< Ho scoperto tutti i segreti che si celavano tra queste mura e li ho usati contro di loro >> disse Juliet.
 
INIZIO FLASHBACK
 
Una Juliet di quindici anni, era appena sgattaiolata dentro lo studio di suo padre per poter dare un’occhiata al suo Grimorio. Aveva già imparato tutti gli incantesimi del Grimorio di sua madre e adesso era curiosa di vedere se suo padre aveva qualche incantesimo da poterle insegnare. Il Grimorio era sulla scrivania, per si sedette sulla sedia davanti alla scrivania e aprì il Grimorio. Juliet sfogliò le pagine del libro per un po’, fin quando non trovò la rappresentazione di una chiave lunga, argentata, decorata con dei rubini  in una pagina. Juliet, la quale passava molto più tempo con suo padre rispetto ad Anastasia e Annabelle, aveva riconosciuto subito che quella non era una semplice rappresentazione e che si era appena imbattuta in uno degli oggetti nascosti di suo padre. Con un incatesimo, riuscì a prendere la chiave.
 
<< Chissà che porta apre >> pensò ad alta voce.
 
Juliet sapeva che suo padre aveva molti segreti e aveva diversi oggetti nascosti in tutta la casa, ma credeva che lei avrebbe potuto capire che cosa aprisse quella chiave. Del resto se non ci riusciva lei, non ce l’avrebbe fatta nessuno. La scrivania di suo padre aveva tre cassetti sia al lato destro che sinistro e uno grande centrale.
“Magari troverò qualcosa nei suoi diari”, pensò mentre provava ad aprire i cassetti. Erano tutti sigillati con la magia, ma Juliet conosceva l’incantesimo per aprirli. I cassetti di suo padre erano pieni di libricini, boccette d’inchiostro vuote e piccole ampolle ancora vuote. Nel cassetto centrale trovò solo una catenella argentata come la chiave. Juliet prese la catenella, l’aprì e la inserì nella chiave. Questa cominciò a brillare, poi a lievitare e cominciò a tirarla leggermente.
“Penso che dovrò seguirla”, pensò Juliet seguendo la direzione che la chiave le indicava. Alla fine la portò in una stanza situata in una zona della villa dove lei non era mai stata prima. Inserì la chiave nella fessura e aprì la porta. La stanza era piccola, affatto elegante o ben decorata a differenza del resto della villa, con la carta da parati strappata in diversi punti, i mobili pieni di polvere, molti cassettoni, credenze e vetrinette che sembravano sul punto di crollare a pezzi.
 
<< Ok, questa stanza non è elegantissima ma mi piace. Chissà quante cose troverò qua dentro >> disse Juliet chiudendo la porta dietro di sé e cominciando a curiosare per la stanza.
 
Fu lì che scoprì tutti i segreti di suo padre, dal pugnale, alle incisioni su di esso, il nascondiglio del suo cuore e le pagine strappate del diario di sua madre sul secondo rituale, non che la formula per la pozione che aveva usato per fare l’incantesimo di manipolazione sulle menti di Rosalie, Meredith e di tutti i suoi burattini.
FINE FLASHBACK
 
<< Tu non hai proprio idea di dove mio padre aveva nascosto il suo cuore… solo a pensarci mi fa ridere >> disse Juliet scoppiando a ridere.
 
<< Perché ? Dove lo aveva nascosto ? >> chiese Annabelle che mal sopportava l’ilarità dell’altro.
 
<< Lo sai una cosa ? >> continuò Juliet come se la sorella non avesse parlato << Lui una volta mi disse “metti qualcosa sotto gli occhi di tutti e nessuno la noterà”. Aveva ragione il mio vecchio. Aveva nascosto il suo cuore, dentro a un rubino di un anello di Anastasia. Ha dato il suo cuore alla persona che amava di più, traditore >> disse Juliet con rabbia battendo una mano sulla gamba.
 
<< Loro due si amavano, era necessario punirlo per questo ? >> chiese Annabelle alzando un sopracciglio.
 
<< Lui aveva scelto lei e non me >> disse Juliet cominciando a piangere << Lui doveva stare dalla mia parte non dalla sua. Io sono sempre stata la figlia perfetta, gli ho sempre detto quanto gli volessi bene, non ho mai disubbidito, non ho mai alzato la voce… niente e alla fine, lui ha scelto Anastasia. Mi sono sentita tradita, per questo l’ho ucciso >> confessò Juliet estraendo il pugnale dal suo vestito e cominciando a pungersi un dito.
 
Annabelle si mise a sedere di scatto poi afferrò la sorella per il vestito e guardandola dritta negli occhi.
 
<< Che cos’hai fatto ai nostri genitori ? >> le chiese con un sibilo simile a un serpente.
 
Juliet ghignò di nuovo << Ho fatto quello che andava fatto sorellina, li ho uccisi, entrambi, nello stesso momento. Sono morti insieme, l’uno tra le braccia dell’altro e tra un po’ ucciderò anche il bambino. E non ho finito qua. Ho trovato un altro discendente di tuo padre e l’ho trasformato in uno dei miei burattini. Non sei orgogliosa di me ? >> chiese Juliet mentre giocherellava con il pugnale vicino al volto della sorella.
 
Annabelle non le rispose. Con un incantesimo schiantò la sorella contro la porta che crollo a terra, mentre Juliet sbatté la schiena contro il muro. Juliet cominciò a ridere.
 
<< Adesso che quella sgualdrina e quel traditore sono morti, tu sei rimasta sola e io farò di tutto per ucciderti sorellina !! >> disse Juliet alzandosi in piedi e schiantando la sorella contro il muro.
 
Juliet con un incantesimo riparò la porta della camera, sigillandola e poi dandole fuoco.
“Vedremo ora chi ha il cuore di ghiaccio”, pensò Juliet mentre cominciava a correre verso la camera di Annabelle. Era quasi arrivata quando, da uno specchio appeso alla parete, uscì Annabelle che la colpì con un calcio al viso facendola cadere sul pavimento. Juliet le lanciò contro il pugnale ma Annabelle si protesse con un scudo, poi con un dardo di ghiaccio provò a colpire la sorella al cuore. Juliet poggiò una mano sul pavimento e fece modo di passarci attraverso, cadendo al piano di sotto dove c’era il soggiorno.
“Maledizione”, pensò Annabelle mentre si dirigeva verso le scale.
 

 
Matt lanciò un altro colpo con la balestra, questa volta contro Sylvia, ma Magdalene le diede un calcio per spostarla di lato, poi con un incantesimo diede fuoco alla balestra del biondo il quale mollò subito la presa sull’arma. Rosalie combatteva contro Sebastian e Amaury ed era abbastanza forte da riuscire a fronteggiare entrambi contemporaneamente. Claude fronteggiava il ragazzo moro, non senza qualche difficoltà. Il ragazzo moro era davvero molto potente, riusciva a fare incantesimi molto potenti, ma Claude era stato allenato da Sapphire Mon Bijou e quindi anche lui conosceva diversi incantesimi molto potenti che riuscivano a tenere testa a quelli del suo avversario.
Damon stava lottando con una Meredith molto agguerrita, che teneva in mano un paletto di quercia, che si muoveva con agilità e riusciva a difendersi dai suoi attacchi.
Damon aveva capito subito che Meredith non era in sé e che sicuramente i De Verdant le avevano fatto qualche incantesimo per indurla a combattere dalla loro parte.
“Sono sicuri che l’hanno anche torturata”, pensò Damon.
Meredith era molto più magra di quanto ricordasse, inoltre aveva i capelli sciupati, legati in una coda disordinata. Le labbra erano screpolate e gli occhi, oltre ad essere rossi, erano circondati da occhiaie scure come la notte.
 
<< Meredith >> disse afferrandole il polso << Cerca di tornare in te, questa non sei tu >>.
 
Damon slogò il polso della ragazza, la quale urlò dal dolore, ma ne approfittò anche per pugnalare il braccio del vampiro con il suo paletto. Damon ritrasse subito il braccio e diede un calcio allo stomaco alla ragazza. Meredith ne approfittò per pugnalargli anche il ginocchio, poi prese un altro paletto dallo stivale sinistro che indossava e glielo scagliò contro. Damon riuscì ad afferrarlo e a quel punto Meredith estrasse quello dal ginocchio, per non restare completamente disarmata.
Matt nel frattempo si era trasformato in un drago e aveva ricominciato ad attaccare Magdalene, Charlotte e Sylvia. Magdalene si avvicinò a Sylvia, la quale era ancora terra, con le braccia legate e con uno scudo d’acqua riuscì a proteggere entrambe da un getto di fiamme lanciato da Matt.
 
<< Liberami, insieme riusciremo a batterlo più facilmente >> disse Sylvia.
 
<< No, non ci penso nemmeno >> disse Magdalene provando a colpire il drago con un incantesimo, ma non riuscendo a colpirlo.
 
<< Non devi tenermi la mano e farmi le treccine per tutta la vita ma per ora è meglio se collaboriamo o non andremo mai da nessuna parte >> ribatté Sylvia provando a liberarsi con la magia.
 
<< Non mi fido di te >> disse Magdalene provando ad attaccare di nuovo il drago.
 
<< Non voglio scappare, non più. Non senza aver salvato mia cugina >> disse Sylvia osservando intensamente Rosalie, mentre combatteva contro Amaury e Sebastian.
 
<< Mag, non ci pensare. Non abbiamo bisogno di altre preoccupazioni >> disse Charlotte.
 
Magdalene osservò Sylvia per un momento, poi Charlotte e pensò che in fondo la situazione non poteva di certo peggiorare. Con un incantesimo liberò Sylvia dalle catene e poi l’aiuto ad alzarsi. Sylvia era ancora molto debole per cui Magdalene, con un incantesimo, le diede un po’ della sua energia e Sylvia si sentì subito rinvigorita.
 
<< Non farmene pentire >> disse Magdalene con tono minaccioso.
 
<< Non lo farò. Ora sistemiamo quel lucertolone >> disse Sylvia con il suo famoso ghignetto.
 

 
Stefan aprì lentamente gli occhi, mentre il suo corpo cominciava lentamente a tornare in vita. Le pelle stava lentamente riprendendo colore, le labbra si fecero più rosee, il corpo non era più molto freddo e inoltre poteva sentire chiaramente il battito del suo cuore.
“Dio, mi era mancato”, pensò Stefan mentre, con un po’ di difficoltà, si metteva a sedere.
Tornare in vita non era stato per niente semplice, soprattutto dopo aver rivisto sua madre e sua zia e soprattutto perché non aveva voglia di combattere una guerra che aveva causato tanto dolore nella sua vita, ma lo doveva fare, se voleva dare a Claire una vita migliore. Stefan si mise in piedi, reggendosi alla ringhiera del balcone e da lì poté vedere Bonnie, la quale era seduta vicino al cerchio del rituale e si stava pulendo i polsi sporchi di sangue e di terra.
Stefan comparve vicino a lei e le chiese se stesse bene.
 
<< Sono appena tornata in vita, Stefan >> disse Bonnie sorridendo come non faceva da tempo << Non sono mai stata tanto meglio. Mi aiuti ad alzarmi ? >> chiese al ragazzo porgendogli una mano.
 
Stefan annuì. Le prese la mano, poi anche l’altra e l’aiutò a rimettersi in piedi.
 
<< Sei tutta sporca di terra, pupazzo di fango >> scherzò Stefan osservando la ragazza con i jeans sporchi di terra e di erba.
 
<< Pensa per te, sembri un cadavere >> disse Bonnie facendogli una linguaccia.
Stefan rise, una risata che gli veniva dal cuore e non una forzata o finta, solo per mostrare al mondo che non era soltanto un pezzo di ghiaccio. Bonnie rise insieme a lui, poi si voltò verso il cerchio e l’osservò con un po’ di malinconia.
 
<< Non riesco a credere di essere stata una vittima sacrificale nel vero senso della parola. Sapevo del sortilegio da molto tempo e ho avuto molto tempo per abituarmi all’idea della morte ma la cosa più buffa è che io ho sofferto più prima che nel momento del Rituale, perché sentivo che stavo facendo qualcosa di giusto, anche se a un prezzo molto alto >> disse Bonnie pensando a tutto quello che era successo in quei mesi.
 
<< Non pensare al Rituale ormai. È passato e tu sei stata molto coraggiosa perché non ti sei mai tirata indietro. Hai continuato a lottare a testa alta, non ti sei arresa al rituale, hai scelto tu di morire per permettere a un bambino innocente di nascere e questo è un gesto meraviglioso >> disse Stefan poggiando una mano sulla spalla della ragazza.
 
<< Grazie >> disse Bonnie mentre una lacrima le scendeva lungo la guancia.
 
Bonnie l’asciugò in fretta perché non voleva che l’altro la vedesse. Poi strinse le braccia al petto e si rivolse al ragazzo.
 
<< Ora cos’hai intenzione di fare ? Con Elena intendo >> disse Bonnie osservando attentamente Stefan.
 
<< Crescerò Claire e se vorrà potrà fare parte della sua vita, ma non so se sono ancora pronto a tornare insieme a lei. In questi mesi ho scoperto così tante cose e sono cambiato molto. Non voglio cominciare qualcosa se prima non sono sicuro che lo voglio davvero e se sono pronto a lasciarmi completamente il passato alle spalle >> rispose Stefan con sincerità.
 
<< Non credi che dovresti smettere di scappare da lei e perdonarla ? Lei non ama Damon, ama te. Lo ha sempre fatto e… >>
 
<< Questa non è una storia d’amore, Bonnie. Non è il momento giusto di parlare di sentimenti >>.
 
Bonnie stava per ribattere quando improvvisamente tutti i vetri delle finestre di Villa de Verdant che davano sul giardino esplosero.
 
<< Ma che diamine… >> esclamò Bonnie.
 
<< Andiamo >> disse Stefan correndo verso la villa.
 
Bonnie lo seguì ma quando furono vicino alle finestre esse scomparvero, così come anche la porta rossa sul retro.
 
<< Ne ho abbastanza di questa storia !! >> esclamò Stefan con rabbia mentre faceva esplodere il muro con la magia.
 
Bonnie era dietro di lui, pronta a guardargli le spalle nel caso in cui uno dei De Verdant avesse deciso di fare qualche attacco a sorpresa, ma fortunatamente non arrivò nessuno. Stefan riuscì a distruggere il muro e anche la barriera protettiva che proteggeva la casa e dopo che la polvere davanti a loro si dissolse, entrambi videro che il ragazzo aveva appena distrutto il muro del soggiorno e che lì, c’erano anche Juliet e Annabelle che si voltarono verso di loro e li guardarono, la prima con un’espressione da folle e la seconda con indifferenza.
 
<< Bene, bene, ora si che comincia il divertimento >> disse Juliet provando a colpire gli altri tre con i taglienti frammenti di vetro delle finestre.
 
Annabelle riuscì a ridurli in polvere con un incantesimo, mentre Stefan attivò uno scudo per proteggere lui e Bonnie.
 
<< Non sono più una damigella in pericolo, Salvatore >> disse Bonnie facendo crollare l’enorme lampadario del soggiorno su Juliet.
 
Juliet, che non se lo aspettava, fece appena in tempo a scansarsi prima di essere colpita. Annabelle ne approfittò per fare un incantesimo al pavimento, formando un vortice in modo da risucchiare la sorella e immobilizzarla. Juliet tuttavia fu più veloce e riuscì ad utilizzare l’incantesimo a proprio vantaggio, sprofondando nel pavimento e cadendo giù nelle segrete e cominciando a correre attraverso i vari corridoi.
 
<< Maledetta >> esclamò Annabelle annullando l’ultimo incantesimo.
 
<< Perché Juliet combatte contro di te ? >> le chiese Stefan.
 
<< Perché ha ucciso i miei genitori e vuole uccidere anche noi e il bambino. Con una pozione ha sottomesso le menti dei vostri amici e li ha convinti a combattere dalla vostra parte >> rispose Annabelle.
 
<< Allora dobbiamo fermarla, questa storia deve finire adesso >> disse Bonnie.
 
<< Ti riferisci a mia sorella o alla guerra ? >> le chiese Annabelle.
 
<< A ogni cosa. Troppo dolore ha causato questa guerra, troppo ed è ora di smetterla. Non sei stanca anche tu di tutto questo ? >> le chiese Bonnie avvicinandosi a lei.
 
Annabelle osservò la ragazza davanti a sé, notando quanto effettivamente fosse cambiata. Non era più l’uccellino spaventato e indifeso, ma era diventata una combattente. Il dolore che aveva provato in quei mesi l’aveva temprata e l’aveva resa più forte. Osservò anche Stefan e vide che lo stesso fuoco che infiammava lo sguardo della sua amica era presente anche nei suoi occhi verdi. D'altronde, Stefan era sempre stato un guerriero, anche se aveva smesso di crederlo per un bel po’.
 
<< Così ora voi volete la pace eh ? >> chiese osservando entrambi.
 
<< Si >> risposero entrambi con determinazione.
 
Annabelle sorrise, poi disse << Allora aiutatemi ad uccidere quella stronzetta e poi vi posso assicurare che le nostre strade non s’incroceranno mai più. >>.
 

 
Il drago continuò ad attaccare con le sue fiamme, ma Sylvia, Charlotte e Magdalene riuscivano a difendersi dai suoi colpi e Sylvia riuscì anche a ferirgli un’ala, facendo emettere al drago un verso stridulo di dolore.
 
<< Ce l’abbiamo quasi fatta, dobbiamo solo capire come immobilizzarlo >> disse Magdalene.
 
<< Solo ? Da come lo dici la fai sembrare un’impresa facile >> commentò sarcasticamente Charlotte.
 
Nel frattempo Claude aveva provato a colpire il ragazzo moro con un fulmine, ma questi lo risucchio e poi lo scagliò contro Charlotte, la quale si stava difendendo da un altro attacco del drago e che quindi non fece in tempo a difendersi. Il fulmine la scagliò diversi metri lontano dal campo di battaglia, con il corpo quasi del tutto ustionato e ormai senza vita.
 
<< Noooo !! >> urlò Magdalene osservando impotente la scena.
 
Claude, il quale si era distratto per guardare Charlotte, fece appena in tempo ad evitare un secondo fulmine scagliato dal ragazzo moro.
“Ha ucciso Charlotte solo per distrarmi”, pensò Claude con rabbia.
Nel frattempo Sebastian e Amaury continuavano a combattere contro Rosalie, la quale li aveva appena rinchiusi dentro a un cerchio di fuoco. Sebastian la spense, ma nel frattempo Rosalie aveva immobilizzato Damon con la magia, dando a Meredith l’occasione giusta per scagliare un paletto dritto nel petto di Amaury, uccidendolo. Sylvia e Magadalene si scambiarono uno sguardo.
“Fa quello che devi fare”, dicevano gli occhi della rossa.
“Non preoccuparti”, dicevano gli occhi scuri di Sylvia.
Rosalie era riuscita a immobilizzare Sebastian, dopo che il ragazzo si era distratto per piangere sul corpo dell’amico e a quel punto Sylvia ne approfittò per scagliarla lontano con un incantesimo e poi liberare Sebastian.
 
<< Adesso stai dalla nostra, mora ? >> chiese Sebastian asciugandosi le guance.
 
<< Non sono mai stata io il vostro nemico >> rispose Sylvia attaccando Rosalie.
 
<< E chi allora ? >> chiese Sebastian creando uno scudo per difendere lui e la ragazza da un altro attacco da parte di Rosalie.
 
<< I segreti, i segreti di un cuore addolorato ci hanno portato alla guerra. Se le nostre famiglie fossero state più sincere l’una con l’altra, provando a dialogare e non a imporre le proprie idee con la forza, adesso non saremmo qui e non avremmo mai sofferto così tanto >> disse Sylvia.
 
Sebastian non disse più nulla. Non era il momento per discutere su chi fosse il responsabile di cosa, quello era il momento di combattere e non erano ammesse distrazioni.
Magdalene liberò Damon dall’incantesimo di Rosalie e a quel punto il vampiro fu in grado di difendersi da un altro attacco di Meredith.
 
<< Miss Inquietudine, è il arrivato il momento di tornare in te >> disse Damon.
 
Meredith a quel punto afferrò una piccola boccetta di vetro che aveva nella tasca e gliela tirò in viso.
“Verbena”, pensò il vampiro.
Meredith ne approfittò per provare a colpirlo di nuovo ma fu fermata da Sylvia la quale le fece perdere i sensi con un incantesimo.
 
<< Non c’è bisogno di ringraziarmi >> disse Sylvia con sarcasmo.
 
<< Non lo avrei fatto comunque >> disse Damon avvicinandosi a Magdalene per aiutarla contro il drago.
 
“Mia sorella ha davvero un gusto strano in fatto di ragazzi”, pensò Sylvia.
 

 
<< Questa Villa è enorme e nasconde molti passaggi segreti, è come un labirinto, se non peggio e Juliet lo conosce meglio di me. Trovarla non sarà affatto facile >> disse Annabelle dirigendosi verso l’uscita del soggiorno.
 
<< Fantastico, ora dobbiamo anche giocare a nascondino con Juliet >> commentò Stefan con sarcasmo.
 
<< Stefan, la situazione non piace neanche a me, ma in questa villa ci sono due bambini indifesi e Juliet potrebbe nuocere a entrambi >> disse Annabelle.
 
<< È vero, qui c’è anche Elena e Juliet potrebbe farle del male ! >> esclamò Bonnie con preoccupazione.
 
<< Già, lei è il prossimo bersaglio. Lo so perché sotto il soggiorno ci sono le segrete ed è lì che si trova Elena >> disse Annabelle.
 
<< Allora non abbiamo più tempo da perdere >> disse Stefan.
 
Bonnie e Annabelle annuirono poi la bionda creò un buco nel pavimento che portava alle segrete. Stefan e Bonnie saltarono per primi, seguiti da Annabelle che poi chiuse di nuovo il passaggio. Annabelle indicò la direzione per le segrete e i tre cominciarono a correre in quella direzione. Poi attraversarono i vari corridoi ma non videro Juliet da nessuna parte. Annabelle li guidò fino alla cella di Elena ma quando arrivarono, videro che era aperta e che Elena era sparita.
<< Cazzo ! >> esclamarono Bonnie e Annabelle con rabbia.
 
<< Linguaggio >> la rimproverò Stefan debolmente.
 
Annabelle e Bonnie lo fulminarono con lo sguardo, ma preferirono non dire nulla per non dare inizio a un litigio.
 
<< Dove pensi che sia adesso ? >> chiese Stefan ad Annabelle.
 
Annabelle non rispose, continuò ad osservare la cella, alla ricerca di un qualunque indizio, fino a quando non individuò sul pavimento, un foglietto di carta rosso.
 
Annabelle lo prese e poi lo lesse ad alta voce << “Il cuore di Stefan si trova dove tutto è iniziato. Nel luogo dove l’ha perso adesso lo ritroverà, forse” >>.
 
Annabelle e Stefan si scambiarono uno sguardo, che Bonnie non comprese, fin quando entrambi non dissero contemporaneamente << La Stanza Rossa >>.
 

 
Juliet si trovava nella Stanza Rossa, seduta al tavolo e stava giocando con la scacchiera che un tempo era appartenuta alla madre, con i pezzi rossi al posto di quelli neri e con la scacchiera rotonda invece che quadrata. Prese in mano la Regina Rossa e la pose al centro.
 
<< Regina al centro >> disse con tono annoiato.
 
Elena Gilbert era legata a terra, vicino a lei, con la bocca imbavagliata e cercava di liberarsi.
 
<< È inutile che provi a liberarti, più proverai a farlo e più le corde ti stringeranno i polsi >> disse Juliet prendendo in mano un pedone << Non mi sei mai stata simpatica, con quei brutti capelli biondi mi ricordi tanto una persona che odio con tutta me stessa, ma non potevo non farti assistere alla morte del tuo bel fidanzato >> disse la mora voltandosi verso l’altra ragazza con un sorrisetto.
 
Juliet si alzò, si chinò verso Elena e le tolse il panno che le impediva di parlare.
 
<< Tu non vincerai >> disse Elena.
 
Juliet sorrise, poi le accarezzò i capelli biondi, come aveva fatto prima con la sorella e disse << Io vincerò, mi manca un’ultima mossa e poi vincerò >>.
 
<< Ti sbagli di grosso, sorellina >> esclamò Annabelle che era appena arrivata, insieme a Stefan e Bonnie.
 
<< Juliet, allontanati subito da lei >> le ordinò Stefan.
 
“Che lo spettacolo continui”, pensò Juliet, pregustando la sua vittoria.
“Questa volta non mi sfuggirai”, pensò Annabelle, la quale, non appena vide i corpi privi di vita dei suoi genitori, fu infiammata dal desiderio di vendetta.
 
<< Voi non mi farete del male, voi non siete come me. Voi siete quel tipo di persone che passano la maggior parte della vita  rinnegare l’oscurità che c’è dentro di loro. Io no, io ho abbracciato la mia oscurità e non ho paura di uccidere nessuno di voi. >> disse Juliet sigillando tutte le porte della stanza rossa, in modo che nessuno potesse scappare.
 
<< Questo non significa che ti lasceremo vincere, Juliet >> disse Bonnie.
 
<< Bene >> disse Juliet preparandosi ad attaccare.

 
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il diario del vampiro / Vai alla pagina dell'autore: Whiteeyes95j