KING AND PRINCESS

Bellamy Blake non aveva più certezze da quando era arrivato sulla Terra. Tutto ciò che sapeva ( o che credeva di sapere) era svanito nella polvere. Su quel pianeta così nuovo eppure così famigliare, Bellamy si era sentito un bambino spaventato, incapace di fare qualsiasi cosa. Eppure aveva mostrato arrogante spavalderia ed un notevole controllo militare che in breve lo aveva reso re dei ribelli.
Una cosa che il moro non aveva mai detto a nessuno però era che lui re non si sentiva affatto, anzi; era certo di non possedere la forza necessaria a comandare, non da solo. Per sua fortuna con lui vi era Clarke Griffin.
Clarke era tutto ciò che Bellamy non era allo stesso modo in cui Bellamy era tutto ciò che non era Clarke. Il loro modo ci completarsi, di capirsi, era qualcosa di inspiegabile al mondo. 
Nelle notti in cui il volto di Finn impediva alla ragazza di dormire, in cui il rimorso la dilaniava dall’interno, la consistenza del corpo del moro contro di lei, la sua voce, il suo sguardo, privo di accuse o di paura, erano le uniche cose che le impedivano di impazzire; e così era per Bellamy quando il sangue dei prigionieri che aveva torturato faticava a sciacquarsi via e la paura lo immobilizzava.
Clarke era sempre lì per lui, per aiutarlo a lavare via i sensi di colpa.
Lo stringeva a sé e lo cullava fino a che entrambi non ritrovavano la stabilità necessaria a mandare avanti l’accampamento.
La verità era che in quel loro strano rapporto fatto di odio, fiducia ed amore, perché sì, vi era anche e soprattutto quello ad unirli, il re e la principessa dei ribelli avevano trovato l’unica via di fuga al dolore, perché in fondo se si è in due sopportare la sofferenza non è poi così difficile.