Tying

Rossa. Karen aveva detto che era rossa. Certo, lui non poteva vederla, ma si fidava.
La fece scivolare sotto il colletto della camicia e poi sul petto, fino alla punta delle dita. Iniziò ad annodarla.
In piedi, davanti alla lunga parete vetrata del suo appartamento, Matt si immaginò di fronte ad uno specchio. Immaginò il suo riflesso: un uomo in uno smoking nero, con una cravatta rossa. Sul viso solchi sottili, la firma del tempo, ed una cicatrice chiara sul sopracciglio destro. L'accarezzò. A volte i ricordi si incidono sulla carne, oltre che nella mente.
 
Sospirò. Aveva sbagliato a fare il nodo.
 
« Ti serve una mano con quella? » chiese Foggy, ritornando dal bagno, aveva esagerato con la colonia. Senza attendere risposta gli andò incontro e prese ad armeggiare con la cravatta.
Non aveva bisogno di aiuto, ma lo lasciò fare. Gli ricordava i vecchi tempi, al college, quando prima di uscire Foggy lo aiutava a vestirsi, quando tutta quella messa in scena era ancora necessaria. Ora che non lo era più, quel gesto lo faceva sorridere.
 
« Oh dannazione, al contrario è più difficile! - E smettila di sorridere! Mi deconcentri ». Foggy, le dita intrecciate nel raso rosso, stava cercando di sciogliere il groviglio che aveva creato.
Matt gli prese una mano, interrompendolo. 
« Grazie ».
« Perlomeno aspetta che finisca di fare il nodo, prima di ringraziare! Questo maledet- »
« No, grazie. Per tutto ». Non glielo diceva abbastanza spesso.
Strinse piano la presa sulla sua mano, sotto i calli riusciva a sentire il calore dell'altro, la vita pulsargli nei vasi sanguigni, scandita dal battito cardiaco. Lentamente avvicinò la fronte a quella del compagno, la bocca già socchiusa. « Grazie » mormorò, sigillando la parola sulle labbra dell'altro, prima che potesse controbattere.
 
« Ehi piccioncini, chiamatemi pure tradizionalista, ma i testimoni non dovrebbero arrivare più tardi della sposa » una voce familiare aveva fatto irruzione dall'ingresso.
« Certo Claire, scusaci » Rispose Matt, raggiungendo l'amica e riaccompagnandola alla porta. « Arriviamo».
« Vedete di sbrigarvi, Karen ha già dato di matto due volte, alla terza non risponderò delle mie azioni. Ah! Io non so proprio come sia riuscita a trovare marito! Povero Frank, chissà qua... »  si allontanò borbottando, richiudendosi la porta alle spalle.
 
Matt si allacciò la cravatta e si girò verso il compagno.
Foggy lo stava guardando. Un sorriso sghembo gli affiorò in viso, mentre con una mano si tirava indietro i capelli biondi. « Allora, come ti sembro? ».
« Troppa colonia ».
« Oh, forza Matt! Ancora con questa storia! E' il tuo olfatto che è sovrasviluppato, non la mia colonia »  rispose, prendendo i soprabiti dall'attaccapanni nell'ingresso. Raggiunse anche lui la porta. « Allora, andiamo, signor testimone? » chiese, aprendola.
« Dopo di lei » rispose Matt, facendo un mezzo inchino verso l'uscio. Uscirono insieme, a braccetto, come quell'ultima notte al college, una decina di anni fa.
Il suono della porta che si richiudeva echeggiò per la tromba delle scale.
 
« Oh accidenti Matt! GLI ANELLI!! ».