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Autore: Reiko_Hatsune    28/08/2015    1 recensioni
Scritta anche grazie a un piccolo "prestito" da parte di Akari Sakura Uchiha alla quale vorrei dedicare in parte questa piccola fic.
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Sogni. Cosa sono i sogni? Illusioni? Davvero si possono comandare, o sono ricordi di una vita precedente? Magari nessuna di queste due affermazioni è reale e forse si tratta di un'altra vita parallela a quella reale. Forse i sogni sono un gioco dove bisogna mettere il proprio "io" per potersi risvegliare. Ma cosa succederebbe se i sogni si ribellassero alla nostra volontà intrappolandoci al loro interno?
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kiseki No Sedai, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: Triangolo
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G.O.

 
 
 
 
Prologo
G.O.
 
 
 
 
 
 
Per quanto odiasse ammetterlo, non c’era giorno in cui non ci pensasse. A cosa? Alla sconfitta, naturalmente. Ma solo a quella e nessun’altra, perché quello era stato uno dei momenti più significativi della sua vita.
Akashi Seijuurou nel giro di qualche mese aveva bene o male riacquistato la fiducia degli altri dal punto di vista umano, più persone si avvicinavano a lui e ormai ben pochi si rivolgevano a lui con timore, nessuno lo chiamava più “demone” o “mostro”. Ci mise poco a rendersi conto effettivamente quanti danni avesse causato l’altro sé stesso, perché oltre ad avergli fatto quasi perdere in modo definitivo i suoi ex-compagni di squadra, lo aveva quasi fatto rifiutare pure dagli studenti che, ogni giorno, sfilavano fra i corridoi della Rakuzan.
Era maggio, da circa un mese per lui era iniziato il secondo anno e ancora non si era ancora abituato al sentirsi rinominare “senpai”, alle medie non ci dava peso perché comunque era ancora un ragazzino, ma alle superiori tutto cambia. Cambia la scuola, cambiano i professori, cambiano i volti, gli amici, le responsabilità e i doveri; tutto era un casino, ma ovviamente era pronto anche se un po’ di pressione la avvertiva persino lui, insomma, era pur sempre un adolescente che aveva fatto da sei mesi a quella parte sedici anni, di cui ne ha passato uno e mezzo sotto il controllo di una sottospecie di Imperatore pazzo che, e questo non se lo perdonerà mai, ha fatto soffrire le persone più care a lui. Non avrebbe potuto chiedere di meglio, pensò sarcastico mentre, con passo sicuro, si dirigeva verso la sua aula:
  “Aka-san.”, una voce familiare gli giunse alle spalle, si voltò e guardò in basso per vedere la figura minuta davanti a lui.
  “Shiroko, c’è qualche problema?”, quella ragazzina era piccola, ma non di età perché era più grande di quasi un anno, bensì perché era incredibilmente bassa.
  “Non proprio, volevo solo chiederti se ti andava di venire a Tokyo con me. Devo andare a trovare Tezu-chan e Ryuu-nii.”, Akashi si era momentaneamente dimenticato del fatto che lei era la cugina di Kuroko.
  “Perché?”, chiese comunque anche se non gli sarebbe dispiaciuto rivedere Tetsuya, magari si sarebbe fatto perdonare una volta per tutte.
  “Te di’ sì o no.”, un paio di occhi eterocromi si fissarono sei suoi scarlatti.
  “E va bene, ma accetto perché lo prendo come favore, non come richiesta.”, sorrise appena di sé e del suo odio di ricevere ordini.
  “Perfetto! Staremo via un paio di giorni, ok?”, Shiroko sorrise appena e alzandosi sulle punte. Le mani dietro la sua schiena non smettevano di tormentarsi a vicenda mentre la sua lunga coda di cavallo le solleticava le cosce nude.
  “A proposito Shiroko.”, la richiamò Akashi poco prima che lei se ne andasse.
  “Chi?”, la ragazza si voltò appena, gli aveva chiesto più e più volte di chiamarla per nome.
  “Seiko.”, il rosso trattenne un sorriso nel vedere gli occhi di lei luccicare, non voleva sembrare scortese.
  “Dimmi pure, Seijuurou.”, scandì il suo nome proprio lentamente, lo stava provocando, voleva vedere fino a che punto era disposto a spingersi con le relazioni sociali e lui se n’era accorto. Per quel motivo rimase composto.
  “Niente, ci vediamo nella pausa pranzo.”, detto ciò si voltò entrando nella sua classe e chiudendosi la porta scorrevole alle spalle.
Era una ragazza particolare, di questo non c’era alcun dubbio, lo aveva riconosciuto sin da quando era ancora l’altro sé, quando prima della partita gli aveva inviato un messaggio, chissà come aveva avuto la sua mail, con scritto G.O. e nient’altro. Anche a distanza di mesi continuava a chiedersi cosa diamine significasse, ma nemmeno Shiroko era stata disposta a dirglielo, si poteva leggere in sue modi per via di quei maledetti punti; uno poteva essere il classico GO d’incoraggiamento, ma d’altra parte era anche la sigla di Game Over.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
­­­______
NOTE DI QUELLA DISGRAZIATA DELL’AUTRICE: buon_(a)____(giorno/pomeriggio/sera/notte), questa è l’ennesima idea malata nata nella mente alquanto malata della sottoscritta. Vorrei fare un ringraziamento alla mia cara amica Akari Uchiha per avermi gentilmente prestato la sua OC e suo fratello che compariranno nel primo capitolo. Quest’idea è nata mentre parlavo con lei di sogni e, visto che sono pazza che le mucche mi fanno un baffo (un ciuffo anzi), ho deciso di scriverci sopra una fan fiction.
Spero che rientri nei vostri canoni di apprezzamento.
   
 
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