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Autore: Lost on Mars    28/08/2015    2 recensioni
SEQUEL DI "INDACO" (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2746316&i=1), è consigliabile la lettura.
C’è stato un momento in cui Amelia e Ashton sono rimasti intrappolati in una vecchia istantanea in bianco e in nero: nessun colore a determinare la loro gioia, felicità, paura o tristezza. Nedlands sembra aver congelato la loro esistenza, li ha tagliati fuori dal mondo e non c’è stato niente se non pace e tranquillità. Dall’altra parte dello Stato, però, Luke è a piede libero e va cercando la propria vendetta. Responsabilità e pericoli di duplicano e il mondo li poterà a schierarsi: bianco da una parte e nero dall’altra, in perenne lotta tra di loro. Chi vincerà?
Dalla storia:
«Non ho altra scelta. La mia vita e quella di mio figlio contro la felicità della mia famiglia, so benissimo che li farò soffrire, ma se fossi io a morire sarebbe peggio, non credi?»
«Se non fermiamo Luke passeremo la vita a fuggire da lui. Anche se riuscissimo a cavarcela per i prossimi mesi, spostarsi con un bambino sarebbe impossibile.»
«Fermarlo? Ci abbiamo provato e lui è fuggito dal carcere. Non possiamo fermarlo, è inarrestabile.»
«Ma non è immortale.»
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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21 - CAOS
 
Erano indecisi su come chiamare il bambino.
Se fosse stata una femmina non avrebbero avuto alcun dubbio, l’avrebbero chiamata Anne Marie, ma era un maschio e in quel caso avevano in mente ben due nomi, James e Daniel. Quando l’infermiera aveva chiesto ad Amelia il nome, lei aveva esitato per un attimo, poi aveva risposto che il bambino si chiamava James, quasi senza avere dubbi o ripensamenti. James era un nome che si addiceva a suo figlio, lo trovava perfetto.
In tutto ciò, Ashton si era finalmente svegliato e non aveva creduto a nessuno quando gli dissero di essere svenuto. In seguito, ebbe occasione di parlare con sua zia in un momento decisamente più calmo.
Amelia si era addormentata da pochi minuti. Dopo averla lavata e dopo che le ebbero cambiato i vestiti, l’avevano spostata in una stanza per farla riposare. Ashton si trovava dietro un vetro ad osservare suo figlio: anche lui dormiva tranquillamente in una piccola culla, in mezzo a tanti altri neonati.
Fu in quel momento che Doris lo raggiunse.
«Non avevo idea che tu e quella ragazza poteste essere legati, in qualche modo» esordì la donna, puntando anche lei lo sguardo sul piccolo James.
«È difficile da intuire» rispose Ashton. «Lei è perfetta, io no.»
Doris fece un piccolo sorriso. «Comincio anche a credere che non abbia nessuna amica che le ha fatto il mio nome, vero?» chiese.
«Sono stato io a parlarle di te» rispose lui. «Ma l’idea di venire da te… di conoscere i ragazzi è venuta unicamente da lei.»
«Ai ragazzi manchi molto» disse Doris. «Soprattutto a Lauren.»
«Amelia me l’ha detto» disse Ashton. «Avevo paura che mi odiassero.»
A quel punto, la donna si voltò finalmente verso suo nipote e lui fece lo stesso. Rivedeva molte cose di suo padre in lei, come ad esempio la forma della bocca, lunga e sottile, oppure i gli zigomi pronunciati.
«Vorrei tornare da loro, ma ho delle questioni da risolvere prima» le confessò.
«Cosa hai combinato dopo la morte dei tuoi genitori, Ashton?» chiese Doris.
«Cose di cui mi pento» rispose il ragazzo, cercando di evitare gli occhi della zia. «Ma sto risolvendo tutto.»
«È stata lei a farti mettere la testa a posto, vero?»
Ashton sorrise. «Si capisce così tanto?»
«Sì.»
«Sei nei guai con la polizia?» chiese Doris, all’improvviso.
Lui sospirò, chiedendosi se avesse dovuto dirle la verità o meno. Avrebbe potuto sviare completamente il discorso, ma quello sarebbe stato un comportamento da codardi e irresponsabili. Era appena diventato padre, non poteva permettersi di essere nessuna delle due cose.
«Sono nei guai e basta, non con la polizia» rispose alla fine. Non era una bugia, ma non era sceso troppo nei dettagli.
Doris chiuse gli occhi per un attimo. Aveva un sospetto per la testa da quando Ashton era scappato, anni prima. Aveva quasi paura a chiederglielo, ma doveva farlo.
«Sei nei guai con qualche spacciatore, allora?» gli chiese. «Ho sempre pensato che ti fossi allontanato per…»
«Non ho niente a che fare con la droga» puntualizzò Ashton, dentro di sé pensava che la famiglia Hemmings fosse di gran lunga peggiore di qualsiasi spacciatore. «Dammi qualche mese. Il tempo di stare un po’ con mio figlio e permettergli di andare via con Amelia. Quando loro saranno al sicuro, io sistemerò i miei problemi, poi torneranno e saremo finalmente una famiglia.»
«Sono seriamente preoccupata per te, Ashton. Se hai dei problemi così grossi da far scappare la sua fidanzata e tuo figlio dal paese, deve essere qualcosa di serio.»
Ashton si morse le labbra. «C’è… della criminalità, qui a Sydney. Criminalità organizzata.»
«Oh, buon cielo, Ashton! Non dirai sul serio!» esclamò la donna, strabuzzando gli occhi.
«Me ne tirerò fuori, va bene? Sono ad un passo così da chiudere per sempre questo capitolo della mia vita» disse lui. «Non dirlo ai ragazzi. Non dirlo a nessuno, meglio che tutti voi ne siate fuori.»
«Amelia lo sa?»
«Avrei preferito che restasse fuori anche lei. Ma questa è una storia troppo lunga da raccontare.»
 
Nella grande villa degli Hemmings, quella notte, c’era talmente silenzio che sembrava ormai una casa disabitata. Se non fosse stato per qualche luce accesa e antifurti e telecamere piazzati in ogni dove, lo sarebbe stata davvero.
Luke era chiuso nella sua stanza. Julia dormiva tra le lenzuola del grande letto matrimoniale. Alla fine, nessuno dei due aveva resistito. A nessuno dei due importava che entrambi fossero in realtà innamorati di qualcun altro, perché in quel momento, Luke aveva bisogno di annullarsi e dimenticare chi era. Alla ragazza non era dispiaciuto aiutarlo in quell’impresa.
Lui non riusciva a dormire, così si era rivestito velocemente e aveva acceso una sigaretta, era uscito a fumare sulla terrazza, godendosi un leggero venticello che tirava sempre durante la notte.
Non molto tempo prima aveva cercato di nuovo di rapire Nola Wilson, che non si chiamava veramente Wilson, ma portava il suo stesso cognome, e di nuovo non c’era riuscito. Quella volta, però, gli esiti non sarebbero stati gli stessi. Non rientrava più nei suoi interessi portarla da suo padre, aveva intenzione di portarla alla villa e spaventarla, metterla in guardia. Le avrebbe detto che, se in futuro suo padre avesse deciso di mettersi in contatto con lei, l’avrebbe di sicuro trovata, a quel punto, le avrebbe anticipato l’offerta che avrebbe ricevuto e in seguito le avrebbe suggerito di rifiutare, se non voleva ritrovarsi tre metri sotto terra. I due sicari – incompetenti, tra l’altro, se erano riusciti a farsi stendere da una diciottenne e un ragazzo non molto più grande – gli avevano riferito che Nola Wilson sarebbe morta piuttosto che avere a che fare con la sua vera famiglia, e questo al momento bastava per far tranquillizzare Luke.
Un peso era stato tolto, adesso rimaneva solo un unico, grande problema. I traditori.
Aveva saputo recentemente e da fonti molto attendibili, che Amelia aveva dato alla luce un bambino. E per un momento, il pensiero di eliminarli si affievolì un po’, perché ripensò a sua figlia, a Maya, che un padre vero e proprio non l’aveva mai avuto, e si disse che sarebbe stato troppo persino per lui privare un bambino dei propri genitori.
Ma era durato solamente un attimo, l’istante dopo, Luke aveva appena messo appunto il piano perfetto. Non avrebbe toccato né Amelia né il bambino, ragionando sul fatto che lei era stata solamente una fastidiosissima comparsa nella sua vita e che suo figlio non poteva perdere entrambi i genitori (nella sua mente c’era sempre Maya, sola con sua madre).
Le persone che l’avevano tradito erano solamente tre.
Allora, si sarebbe assicurato che loro fossero altrove, al momento dell’attacco, avrebbe spento la sua sete di vendetta e poi avrebbe finalmente trovato la pace.
 
Ashton, Valerie e Michael erano appena usciti dall’ospedale.
Amelia e James sarebbero rimasti ancora un paio di giorni per fare vari accertamenti e analisi, in quanto James era nato con ben un mese di anticipo. Ashton era convinto di poter rimanere lì con lei per tutto quel tempo, ma i suoi amici l’avevano convinto ad andare a casa a riposarsi un po’ e lui, leggermente controvoglia, aveva accettato. Mike e Valerie avevano deciso di fargli compagnia.
Dall’ospedale a casa non era molto, così avevano deciso di farla a piedi. Inoltre, attraversare il ponte di notte era spettacolare: le luci dei lampioni si riflettevano sull’acqua scura e creavano un gioco di luci davvero meraviglioso e suggestivo. Per tutto il tragitto, Michael di dichiarò offeso per il fatto che il bambino non portava il suo stesso nome, ma allo stesso tempo era orgoglioso di sé per l’esatta previsione. Valerie aveva sperato fino alla fine che fosse una femmina, e in tutto ciò Ashton rideva, rallegrato dai suoi amici e dalla loro spensieratezza e felicità. E intrappolati in quella bolla di serenità, ignoravano qualsiasi tipo di pericolo.
Era pur vero che nelle ultime ore ogni cosa che importava davvero sembrava totalmente fuori dal mondo. La nascita prematura del bambino aveva colto tutti di sorpresa, facendogli dimenticare di tutti i pericoli che in realtà correvano incessantemente.
Quella sera, erano ignari del pericolo più grande di tutti, che li attendeva proprio sul ponte, con le mani in tasca e lo sguardo privo di ogni emozione.
La prima ad accorgersene fu Valerie. L’aveva visto di recente e aveva riconosciuto immediatamente quell’espressione grigia e consumata, che aveva ormai perso ogni motivazione per mutare ed esternare qualsiasi emozione. La ragazza si bloccò all’improvviso, lasciando di scatto la mano di Michael, lui se ne accorse e si voltò a guardarla, mentre Ashton aveva continuato per qualche metro da solo e poi aveva notato che mancava il suono dei passi dei suoi amici.
Mentre i due ragazzi erano intenti a guardare Valerie, lei aveva lo sguardo e la mente completamente rivolti verso Luke che stava fermo a circa venti metri di distanza.
«Finalmente ci rincontriamo tutti insieme!» esclamò il biondo, spalancando le braccia. L’inespressività fu sostituita da un paio di occhi spalancati e un enorme sorriso che rasentavano la follia.
Michael non esitò a farsi avanti. «Ce ne è voluto di tempo!» gridò in risposta.
Ashton lo prese per un braccio. «Non provocarlo» sibilò, riservandogli uno sguardo severo. Michael parve ignorare l’intimazione dell’amico, infatti, qualche momento dopo continuò.
«Stiamo giocando a nascondino, Luke? Ti aspettiamo da più di sei mesi!» esclamò ancora.
Luke non replicò stavolta. Si limitò solo a raggiungerlo, camminando molto lentamente, il suo passo aveva un ritmo esasperante.
Quando fu abbastanza vicino a tutti e tre per poterli guardare attentamente negli occhi e scrutarli.
«Ho semplicemente pianificato. Vi ho osservato e ho studiato le situazioni. Questo momento capita a pennello, oserei dire.» Dopodiché posò lo sguardo su Valerie. «Ho capito che né io né voi possiamo più aspettare per questo momento. Seppur in modi diversi, quest’attesa ci sta logorando tutti.»
«Noi siamo in tre, e tu sei da solo. Non mi sembra il frutto di un’attenta pianificazione» disse Ashton.
Luke sorrise. «Vorrei farti le mie congratulazioni per essere diventato padre, Ashton. Mi dispiace solo che il piccolo non potrà mai conoscerti» gli disse, assottigliando gli occhi a due fessure. «E prima che vi passino strane idee per la testa, non potete battermi. Considerando che siete solamente in due a poter competere con me, io vi ucciderò comunque. Se non vi opporrete, accadrà semplicemente più in fretta.»
Valerie strinse silenziosamente i pugni e decise che non poteva più rimanere nell’ombra. Aveva provato a farlo ragionare una volta, e avrebbe tentato ancora e ancora, finché non ci fosse stato qualcosa a fermarla.
Si fece avanti, cogliendo di sorpresa sia Ashton che Michael e si piazzò esattamente di fronte a Luke, occhi negli occhi, lo incatenò al suo sguardo senza la possibilità di scappare.
«Tutto questo non risolverà assolutamente niente!» esclamò.
Per tutta risposta, Luke rise crudelmente, ma non fu questo ad impedirle di continuare. «Ci ucciderai, e dopo probabilmente getterai i nostri corpi nel fiume, ma qualcuno ci troverà e sempre quel qualcuno troverà te. Non puoi sfuggire al carcere, Luke, e tre omicidi non si risolvono con una decina d’anni. Potrebbero darti l’ergastolo, se non peggio. Hai vent’anni, proprio come me e vorrei sapere qual è lo scopo di una vita passata dietro le sbarre di una prigione. Puoi ancora cambiare idea, uscire da tutto questo, rifiutare tutto questo, proprio come ha fatto tua sorella. So che non la conosci, ma io ho conosciuto lei. Non vuole avere niente a che fare con tutto ciò, non le interessano i soldi. Devi capire che non è mai troppo tardi per nessuno, non lo è nemmeno per te. Puoi ricominciare, sei giovane, hai tutta la vita davanti, non sprecarla in questo modo. Perdona noi e perdona te stesso. So che puoi farcela…»
A Luke faceva sempre uno strano effetto vedere Valerie in quelle condizioni. La parte razionale di sé gli suggeriva che era solo uno stratagemma, che lei non usava la sua forza fisica come arma, bensì cercava una contorta via psicologica. Eppure, l’altra parte di sé, quella che credeva fosse morta da tanto tempo, ricordò che quella era la ragazza che, ancor prima di Hanna, lo aveva fatto sentire normale, offrendogli la sua amicizia. Valerie era semplicemente così vera e umana, che riusciva a rendere vero e umano anche lui. Non sapeva esattamente come risponderle, ma ecco che, di nuovo, la parte razionale e diabolica, ebbe il sopravvento e gli fornì le parole esatte da dire.
«Non mi interessano le conseguenze. Non potrò mai vivere tutta la mia vita serenamente se prima non elimino voi» disse, freddo e glaciale. «La polizia, l’ergastolo… addirittura la pena di morte non mi spaventano affatto. Non ho intenzione di vivere abbastanza per farmi catturare.»
Valerie spalancò occhi e bocca, colta dall’orribile sorpresa. Luke la guardava ancora con un ghigno stampato sulle labbra.
«Esatto, Val. Dopo avervi uccisi avrò finalmente messo tutto in pari e vivere non avrà più alcuno scopo. Mi getterò in questo fiume insieme a voi.»

 

 

Marianne's corner
So che dovevo aggiornare ieri, ma sono stata fuori casa tutto il giorno e quando sono tornata avevo un mal di testa allucinante!
Volevo postare ieri sera, ma era tardi e ho deciso che era meglio aspettare oggi u.u
Dunque, il bambino si chiama JAAAAAMES *-* in onore del mio amatissimo, fantastico, mio grandissimo amore James Potter e della perfezione fatta persona aka James Castairs (che, se ve lo state chiedendo, è un personaggio del prequel di Shadowhunters e io non capisco perché la gente ami di più Will).
Okay, dopo questo momento cross-over, direi che potete essere preoccupati per la mia sanità mentale. Allora, nel disegno originario, Luke non voleva esattamente ammazzarsi, prima doveva irrompere in casa di Ashton, Amy doveva scappare con il bambino e poi ci sarebbe stata una lotta all'ultimo sangue, ma poi molte cose hanno preso il sopravvento e ho cambiato idea. Comunque, sappiate che non vi darò risposte certe fino all'ultimo capitolo perché sono una persona estremamente cattiva ♥
Detto ciò, se avete letto fin qui vi ringrazio e vi invito a lasciare una recensione.
Infine, volevo segnalarvi la nuova storia della mia Anna (lukesvoice), che dopo la maturità e del meritato riposo si è rimessa in carreggiata u.u è una Muke e si chiama Flowers
Un bacio,
Marianne


 
   
 
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