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Autore: VRock    28/08/2015    1 recensioni
"...Mi ri-ri-ri-uff!-rifarò una nuova vita, troverò un nuovo scopo, uno vero per cui vale la pena vivere! Non sarò più il Merlin che se n’è stato ad aspettare tutto questo tempo…cosa poi? Niente!”
“Darwin! Prepara le valige, traslochiamo!”
Furono queste le ultime parole che risuonarono per la casa.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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ATTENZIONE!personaggi e immagini presenti in questo racconto non sono miei ma appartengono agli aventi diritto e non vi è alcuna forma di lucro da parte mia.

Salve gente, eccoci al terzo capitolo!
Dedico come sempre questa fic a colei che mi ha costretta a forza di suppliche a riprendere e finire la serie di Merlin (grazie per la voragine che ho nel cuore ;.;) e ad Arthur… il mio cactus (detto Cacthur).
Ma non solo: la dedico anche a tutti coloro che leggono o leggeranno la storia ed a chi ha lasciato la propria recensione, grazie di cuore :,) xxx



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Chapter3


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Merlin era ancora lì, in piedi, al centro della stanza.

Finalmente aveva raggiunto l’illuminazione! (non aveva mai dubitato delle erbe e dei suoi effetti).

Non sapendo a chi rivolgersi per un aiuto non poteva fare altro che affidarsi al sapere per risolvere i propri problemi e, fortunatamente, la  seduta introspettiva che si era appena tenuta nel suo soggiorno, con l’assistenza del suo caro Darwin, aveva dato i suoi frutti.

Ora che aveva cominciato a far chiarezza su cosa gli stava succedendo cominciò a percepirne realmente il malessere.

“Ansia…depressione…esperienze traumatiche…” continuava ad elencare tutte le cause possibili sentendosi sempre più abbattuto “forse perché non ho un vero e proprio lavoro come in passato, trasloco spesso e sto sviluppando paura verso le persone? e –senza offesa Darwin- parlo con una tartaruga! Che cosa diavolo sto facendo?”

A quel punto gli venne in mente di non aver fatto i conti con un’ultima cosa: la solitudine.

La realtà da cui aveva sempre tentato di fuggire adesso gli si presentava ancora più prepotente e dolorosa che mai, ne aveva ricevuto lo schiaffo dopo anni ed anni di fughe.

Così, tra un sospiro e l’altro, lasciò la stanza per dirigersi in camera.

Rimase disteso sul letto per ore, con le mani incrociate sul petto e lo sguardo rivolto al soffitto rifletteva ancora su quella sua scoperta.

Con quell’episodio davanti la libreria, il mago aveva manifestato una delle sue più grandi paure ed ora doveva farci i conti senza dover più mentire a se stesso.

Nel corso dei secoli aveva sempre vissuto adattandosi a qualsiasi situazione nonostante la sua condizione di immortale da nascondere ma con l’arrivo del ventesimo secolo erano iniziati i problemi.

Avrebbe dovuto già capire dal 1800 che, presto, tutto sarebbe cambiato.

Era staro travolto dagli eventi: le guerre mondiali, le crisi economiche e le continue innovazioni tecnologiche che si sono susseguite lo avevano sconvolto, costringendolo ad adattarsi velocemente e a tutti i costi a quella società in continua evoluzione.

Sono stati anni frenetici.
Fatico a trovare un lavoro stabile, devo già programmare un nuovo trasloco –i vicini del piano di sotto stanno facendo troppe domande- quando ritroverò la mia tranquillità?
Non ho mai avvertito così tanta pressione prima o almeno cercavo di andare comunque avanti senza dar peso al problema, ma ora è diverso…sto cedendo…per continuare una vita “normale”, per far credere al mondo che la ma vita sia “normale” evito ogni confronto reale con essa… e tutto questo perché non potrò mai essere normale, no…
La magia…

Ma la magia, anche se continuava a portarla dentro di se, in realtà lo aveva abbandonato.

Gli uomini avevano dimenticato la sua vera esistenza, la consideravano frutto di una fantasia, il sogno allucinato di un pazzo o peggio… un evento soprannaturale!

Se lo avessero scoperto lo avrebbero preso sicuramente di mira, non solo dai media ma anche dagli scienziati.

Se un fatto non poteva essere spiegato dalla scienza s’accanivano contro di esso e doveva essere studiato fino a trovare una risposta, ad ogni costo!

Troppe volte Merlin aveva avuto incubi in cui si ritrovava legato con le cinghie ad un lettino d'ospedale e veniva collegato tramite elettrodi a strane macchine e si risvegliava nel pieno della notte urlando, se avesse potuto avrebbe preferito morire piuttosto che essere trattato come un oggetto di studio.

Nel corso dei secoli l’uomo aveva fatto a meno della magia.

Non dovendo più dipendere da essa aveva finito col dimenticarla… lo stesso era accaduto anche ai maghi.

A cosa serve avere la magia se nessuno ha più bisogno di essa?

Non poteva più usare la magia e ne soffriva.

I maghi finirono a non doverla più usare, smisero di studiarla e finirono col dimenticarla.

Al giorno d’oggi infatti chi ha il dono della magia non sa nemmeno di possederlo ne tanto meno come usarlo.

Un tempo i druidi si rivolgevano a me col nome di Emrys, il sommo, il più grande e potente mago che esiste  al mondo, l’unico…

I maghi, quelli veri, si erano estinti da molto tempo come era successo con le creature mitologiche.

Escluso Merlin.

L’unico.

A proposito di creature mitologiche… il drago.

Il Drago! Pensò.

Kilgharrah… quella maledetta lucertola troppo cresciuta e la sua maledetta profezia!!
Quella maledetta profezia che mi ha fatto aspettare invano! Quella falsa profezia che per anni, secoli non si è mai avverata!!!

Un rumore di cocci andati in frantumi contro il muro.

In uno scatto d’ira Merlin aveva lanciato la tazza del tè che si era portato in camera.

“Perfetto… adesso tocca anche ripulire!” sbottò mandando tutto a quel paese con un gesto delle braccia.

“Oltre tutto quello che mi è successo ci mancava pure la tazza rotta!” sbraitava alzandosi.

“Diceva che sarebbe risorto quando Albion ne avrebbe sentito nuovamente bisogno! Mi sono lasciato abbindolare come un allocco! Io ho aspettato, aspettato, ma niente! Ed intanto sono qui a fare la muffa con l’artrite reumatoide che mi tarla le ossa! Sono rimasto qui diventando un derelitto, uno squallido idiota che non si riconosce più nemmeno allo specchio! Non me ne sono andato da questo maledetto paese perché ho sempre creduto ad una falsa speranza! Avrei potuto benissimo perdere il mio tempo in qualcosa di più costruttivo… Basta, sono stufo. Stufo!”

Aveva urlato quelle parole tutto d’un fiato ed ora faceva fatica a riprendere.

Era uno sfogo in  piena regola, uno di quelli che non si era mai concesso e con cui aveva scaricato tutte le sue frustrazioni.

Si dice che per poter riemergere prima bisogna toccare il fondo, Merlin probabilmente si era spinto anche oltre, rasentando la pazzia.

“Fino ad oggi non ho fatto altro che inseguire una chimera con la convinzione che quella fosse la ragione della mia eterna esistenza ma mi rendo conto solo ora che essa mi sta portando alla pazzia…ho sbagliato, me ne sarei dovuto accorgere prima. Ma sono ancora in tempo per cambiare, ho ancora l’eternità per rimediare ai mei errori, recuperare ciò che ho perso, smettere di scappare così… ricominciare a vivere! Per prima cosa devo andarmene da qui, da questo posto opprimente. Mi ri-ri-ri-uff!-rifarò una nuova vita, troverò un nuovo scopo, uno vero per cui vale la pena vivere! Non sarò più il Merlin che se n’è stato ad aspettare tutto questo tempo…per cosa poi? Niente!”

“Darwin! Prepara le valige, traslochiamo!”

Furono queste le ultime parole che risuonarono per la casa.
 
 
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Il mattino seguente Merlin si sentiva davvero di buon umore nonostante avesse dormito solo poche ore.

Aveva un’aria soddisfatta, vincente mentre masticava la sua colazione perché sapeva che, da quel giorno, le cose per lui sarebbero cambiate.

Preso dall’onda dell’entusiasmo, iniziò ad inscatolare alcuni dei suoi averi quel pomeriggio stesso.

Il mago non possedeva molte cose, cambiando spesso casa aveva imparato a portare con se solo l’essenziale: oltre la testuggine, gli abiti ed alcuni effetti personali , tra i pochi oggetti che portava appresso  vi erano alcuni volumi antichi che custodiva gelosamente ed un cofanetto di legno che aveva certamente visto tempi migliori.

Merlin lo teneva chiuso a chiave, a parte lui nessuno conosceva il contenuto di quello scrigno che considerava il suo più grande tesoro.

Dentro vi erano i suoi ricordi: foto e piccoli oggetti, ognuno con la propria storia, e lettere, un sacco di lettere ricevute dalle poche ed uniche persone di cui si era fidato ed aveva stretto un profonda amicizia.

Lettere inviategli da persone speciali che non c’erano più e di cui rievocava il ricordo tirandole fuori da quello scrigno impolverato, una delle poche cose a cui teneva di più.

Maneggiava quegli oggetti con estrema delicatezza mentre li avvolgeva nella carta per imballaggio e li posizionava con cura all’interno degli scatoloni, gesti dettati da una lunga esperienza.

Quando ebbe finito di sigillare e scrivere il contenuto dell’ultimo scatolone, s’asciugò soddisfatto la fronte sudata dirigendosi poi in cucina.

Sul tavolino vi erano sparpagliati una gran quantità di fogli e cartelle che, una volta seduto, si mise a controllare uno ad uno smistandoli poi in pile ordinate.
Quelli erano tutti i suoi documenti personali e licenze che doveva controllare per verificarne la validità ed aggiornarli secondo le leggi correnti.

Per esigenze evidenti, tempo addietro Merlin dovette crearsi un cognome, una discendenza a cui appartenere per poter passare illeso i controlli e di cui si occupava di aggiornarne obbligatoriamente la documentazione perché tutto risultasse in regola.

La burocrazia era difficile da sbrogliare persino con la magia.

Era necessario che tutto fosse in ordine per giustificare la sua esistenza in questo mondo e quando doveva creare dei documenti falsi, per quanto in realtà ad occhio risultassero autentici, doveva farlo con la massima attenzione e criterio per evitare discrepanze, gli errori del passato gli avevano insegnato che niente poteva essere fatto a caso.

Tutto era calcolato nei minimi dettagli.

In quel momento Merlin risultava al mondo col nome di Angus Buckley, nato a Timoleague  nella contea di Cork (Irlanda) il 20/05/1939.

Stabilitosi in Galles nel 1961 si era poi sposato con una certa Abbie Norton da cui ebbe un figlio, Brian Buckley.

Anche quest’ultimo, come testimoniavano i documenti, aveva messo su famiglia ed aveva dato luce ad suo nipote che in questo momento avrebbe dovuto avere all’incirca…25 anni… Bingo!”.

Con qualche piccolo aggiornamento quella sarebbe stata la sua nuova identità.

Mancava una sola cosa da fare: dimostrare nuovamente 25 anni.

Fortunatamente per farlo non avrebbe più avuto bisogno di alcuna pozione perché, col tempo, Merlin aveva messo a punto una formula che avrebbe ringiovanito ogni cellula del suo corpo  riportandolo allo stato che desiderava.

L’unico problema era che quello sarebbe stato un processo lungo ed anche un po’ doloroso -immaginate quella sensazione di pesantezza ed il formicolio pungente che si prova quando si perde la sensibilità di un arto su tutto il vostro corpo mentre i muscoli si contraggono spasmodicamente senza controllo come attraversati da una scarica elettrica…una bella sensazione, insomma.

Non era ancora riuscito a risolvere questo “piccolo” inconveniente ma pur di fare a meno di tutti quei problemi dovuti alla vecchiaia era disposto a sopportare qualche altro dolorino.

Quando ebbe finito di sistemare gli ultimi documenti era già notte fonda.

Non aveva cenato ma decise comunque di andare a letto facendone a meno.

La sveglia sul comodino segnava le 23.00.

Merlin si distese sul letto a torso nudo e senza tirarsi addosso le lenzuola –sapeva che avrebbe sofferto il caldo e che l’indomani si sarebbe trovato in bagno di sudore- inspirò ed espirò profondamente e chiuse gli occhi.

Rimase in uno stato di profonda meditazione finché parole in una lingua arcana e dal significato sconosciuto vennero lentamente pronunciate dalle sue labbra risuonando per la stanza, quando riaprì gli occhi le sue iridi bruciavano di un color oro incandescente.

Il processo di trasformazione sarebbe durato tutta la notte rigenerando tutti i tessuti del suo corpo, rinsaldando ossa e ridando vigore alle membra.
La mattina seguente non sarebbe stato più lo stesso.

Avrebbe aperto un nuovo capitolo della sua vita e presto, molto presto, avrebbe ritrovato il suo scopo.

 

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Continua...

 
Note:

Eccoci di nuovo qui col terzo capitolo :D Vi dirò un segreto: questo capitolo è più lungo degli altri perché alla fine ho deciso di unirlo a quello che doveva essere il quarto, l’ho fatto per passare più velocemente quella che è la vera storia senza perdere troppo tempo. Come avete visto Merlin va un tantino “fuori di brocca” e sarà ancora così, non si può pretendere di restare cerebralmente illesi dopo mille anni! XD Più in là ne sapremo di più, al prossimo capitolo!

 
   
 
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