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Autore: Frammenti di Specchio    28/08/2015    2 recensioni
Dal testo: "Aveva combattuto per tutta la sua vita. Aveva cercato con tutte le sue forze di ritrovare quella parte di sé che aveva perduto, che aveva lasciato andar via a causa della paura più oscura. Aveva lottato, aveva ferito, aveva distrutto le speranze di molta gente, ma tutto ciò non gli aveva restituito quello che aveva perso."
Una piccola fanfics Rumple e Bea per uno speciale augurio di compleanno. Auguri Carmen.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Baelfire, Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con questa piccola fanfics, voglio augurare tanti auguri di buon compleanno alla mia Capa Carmen, amministratrice del gruppo facebook ''Once Upon a Time Italy: News, Teorie & Co.''. TANTI TANTI AUGURI!

Ringrazio per l'aiuto anche Ferron de Verre per il supporto, l'idea e il parere a lavoro terminato.

Un abbraccio, Lara




WAKE UP, DAD..


Aveva combattuto per tutta la sua vita. Aveva cercato con tutte le sue forze di ritrovare quella parte di sé che aveva perduto, che aveva lasciato andar via a causa della paura più oscura. Aveva lottato, aveva ferito, aveva distrutto le speranze di molta gente, ma tutto ciò non gli aveva restituito quello che aveva perso.
Una vita passata nell'estenuante ricerca di quell'amore, un amore profondo, carnale. Un amore che lo avrebbe fatto sentire finalmente a casa. Poi, un giorno, ecco che quella perdita fa capolino nella sua vita, inaspettata ma agoniata come un oasi in mezzo al deserto: aveva ritrovato suo figlio, quel bambino al quale aveva lasciato la mano costringendolo a vivere un lunga vita di solitudine. Era riuscito a stringerlo fra le braccia ed a chiedere il suo perdono, scoprendo che il legame con lui era talmente tanto forte e tangibile da poter trascendere il tempo, da essere sempre sotto i suoi occhi senza mai rendersene conto. Ma dentro di sé, sapeva che quella felicità non poteva essere eterna. Era il Signore Oscuro, colui che non dava mai niente per niente perché la magia ha sempre un prezzo. Per colpa della magia aveva perso suo figlio, il suo Bealfire, il sangue del suo sangue per cui aveva venduto la sua libertà al potere più oscuro che esisteva per poterlo solamente proteggere. Ma non era servito. Per la seconda volta, nonostante i suoi immensi poteri, aveva dovuto guardare suo figlio andarsene, ma quella volta per sempre.
L'aveva visto chiudere gli occhi fra le braccia della donna che aveva amato, l'aveva visto chiudere gli occhi dopo averlo salutato ed avergli fatto capire quanto bene provava per lui lasciandolo ancora una volta col cuore arido, congelato e pieno di vendetta. L'aveva visto morire, morire a causa della magia. Una magia che lo aveva riportato in vita, uccidendo suo figlio.
Ed ora? Ora toccava a lui, steso sul pavimento gelido del suo negozio di pegni, sentiva la sua forza farsi meno, il suo corpo intorpidito, la sua testa confusa e il cuore leggero. Stava morendo? Forse. Stava morendo senza essere riuscito a donare amore a qualcuno. Si sentiva un codardo, un debole… eppure c'era qualcosa attorno a lui che continuava a sussurrargli di aprire gli occhi, di guardare dentro se stesso e nel suo cuore.
Aveva paura, paura che se li avesse aperti si sarebbe trovato fra le fiamme dell'inferno, punito per l'eternità per il dolore che aveva provocato al mondo.
- Adesso sei di fronte ad una scelta.
Fu una voce chiara e dal tono deciso a placare le sue paure. Fu una voce che conosceva bene, che aveva sentito tante volte ed aveva il potere di scaldargli il cuore – Bea… - riuscì a mormorare. Sentì la sua stessa voce rimbombargli attorno, come se si trovasse in una stanza chiusa, ovattata.
- E decidere di morire sarebbe solo una scappatoia, anche questa volta. - continuò la voce.
Fu allora che decise di trovare il coraggio per schiudere gli occhi. Quando li aprì, fu tutto talmente così strano da sembrare quasi di essere davvero morto. Corrugò la fronte, sgranò gli occhi illuminati di lacrime quando il suo sguardo si posò sulla figura che aveva davanti: suo figlio. - Bea…- ripeté a fior di labbra, quasi senza fiato in gola. - Sono… sono morto?
- Beh… Non proprio. - Bealfire sedeva davanti a lui. In mezzo a loro un vecchio tavolo in legno consumato e Tremotino ebbe la sensazione di essere già stato in quel luogo. Attorno a lui, una stanza povera e spoglia si stendeva attorno a loro donandogli una sensazione famigliare. - La riconosci, vero?
Tremotino respirò più velocemente. Certo che la ricordava! Come poteva non ricordare quel luogo, quell'unica stanza che tanto amava - E' casa nostra… - gli occhi si riempirono di lacrime ricacciandole subito indietro – Ma com'è possibile? Ero…ero… con… io ero… - si portò le mani fra i capelli, la confusione e il torpore in tutto il corpo lo frastornarono.
- Con Belle. A Storybrook. Lo so. - sorrise poggiandosi allo schienale della seggiola.
Baelfire sospirò ed a Tremotino parve una cosa assurda. Suo figlio era morto eppure la persona che più amava al mondo era lì, con lui. E respirava. - Perché sei qui, Bea… tu sei…
- Morto. - rispose con ovvietà, poi si avvicinò col busto al tavolo.
- E allora, dove mi trovo?
- Sei in coma. - poggiò le mani sul tavolo – Non so bene che cosa sia accaduto, ma so che devi fare una scelta e non c'è molto tempo.
Tremotino scosse la testa – Ma… io… no, Bea! - allargò le braccia – io sono morto. Altrimenti come potrei vederti!
- Pensavo avessimo già chiarito che non sei proprio morto. Papà, ti trovi in un mondo che non esiste, è una realtà onirica, una posto creato della tuo subconscio che ti ha permesso di proteggerti. Quando l'oscurità ti ha lasciato, il cuore è diventato puro, bianco. - sorrise e Tremotino lesse la fierezza e la gioia nei suoi occhi. - Ora non sei né buono, né cattivo.
- Sono davanti ad un bivio…?
Bea annuì. - Sì. E questa sarà la tua ultima possibilità. Non ne avrai altre, papà. Ne hai avute troppo in tutta la tua vita ed hai sempre scelto la strada più facile: la magia oscura. - lo sguardo di Bea di rattristò.
- Oh, Bea… sono sempre stato un codardo, un codardo che non era in grado di farcela da solo. Non volevo perderti, non volevo che ti succedesse nulla, per questo – una lacrima gli tagliò la guancia – ho donato la mia libertà a quel maledetto pugnale. Ho cercato in ogni modo di redimermi, ma non ce l'ho fatta. Il richiamo dell'oscurità è più forte e io sono un debole… tutto quello che volevo era ritrovarti…
- Non ce l'hai fatta perché cercavi la redenzione con la magia e non con il cuore, l'anima e la determinazione. - Bealfire si alzò in piedi e lo guardò negli occhi poggiando le man sulla superficie ruvida del tavolo – Papà, non ho mai potuto dirti quanto bene ti ho voluto, quante volte ho sperato di poter riabbracciare quell'uomo che mi ha dato la vita, quell'uomo col bastone, zoppicante e codardo, ma che sapeva darmi tutto. Quell'uomo non ancora comandato dall'egoismo e dall'oscurità che riusciva a farmi sorridere con una carezza, con una parola gentile. Stavamo bene, io e te. Anche senza la mamma.
Tremotino guardò il figlio negli occhi. - Cosa devo fare Bea…? Il giovane andò a sedersi sulla brandina logora che una volta era il loro letto – Devi essere solamente tu a scegliere la tua strada, papà. Devi guardarti dentro e decidere se combattere, prendere la strada più difficile ed ottenere la tua felicità con sacrificio oppure nasconderti ancora una volta. Essere buono o tornare il despota di una volta.
Tremotino sentì il suo cuore battergli nel petto, veloce, forte. Si alzò di scatto per poter raggiungere il figlio, ma si rese conte che non riusciva a camminare. Si toccò la gamba cercando di stenderla e fu solo allora che notò il bastone appoggiato alla seggiola accanto a lui. Sussultò mentre lo scrutava percependo un famigliare dolore alla gamba. Quel bastone di legno lo spaventava, lo spaventava talmente tanto da non riuscire ad afferrarlo.
- Quel bastone è la tua scelta. - disse fermo Bealfire.
- Se lo afferro… tornerò ad essere Tremotino il codardo, Tremotino lo zoppo… - guardò Bea, spaventato – Non posso tornare quello che ero… non posso… - scosse lentamente il capo.
- Ma non tornerai quello che eri! Sei cambiato, la vita, le tue azioni e le… morti – soppesò con malinconia l'ultima parola – ti hanno cambiato. Tremotino il codardo della Foresta Incantata non è il Tremotino che ha salvato mio figlio a Neverland e nemmeno il Tremotino che ama Belle. Perché nonostante io non ci sia più, hai lei che farebbe qualsiasi cosa per te.
Il padre sussultò sentendo un groppo in gola – Ho paura di non farcela, ho paura di ricaderci ancora… e fare del male a Belle. L'ho già fatto e… - la sua voce era nervosa, spaventata ed agitata. - ...e tu mi manchi, figliolo.
Lui sorrise. Poggiando le mani sulle ginocchia, si alzò in piedi e gli andò vicino. Prese la mano del padre – Anche tu mi manchi, papà… - con lentezza, lo abbracciò. Tremotino ricambiò la stretta del figlio scoppiando in un pianto doloroso. Lo strinse forte a sé, proprio come quella terribile notte sulle neve. Come se, ancora una volta, volesse assorbire suo figlio dentro di sé per averlo sempre dentro il suo cuore. - Non mi lasciare un'altra volta, Bea…
Lentamente, il giovane si staccò dall'abbracciò per poterlo guardare negli occhi – Io sarò sempre accanto a te e nel tuo cuore. - posò una mano sopra quella del padre. Gli sorrise mentre anche i suoi occhi erano inumiditi dalle lacrime.
Tremotino fece un respiro profondo. Si sentì improvvisamente avvolto da un'amore profondo, un amore che aveva cercato disperatamente per secoli e in ogni luogo, in ogni mondo, in ogni isola. Solo in quell'istante, sentì dentro di sé la forza necessaria per compiere la sua scelta.
Guardò Bealfire negli occhi. Suo figlio, il suo inizio, colui che veniva prima di tutto, prima di qualsiasi cosa. Era come se tutto fosse tornato indietro di trecento anni, quando esistevano solamente loro due. Anche se nella miseria di una povera casa.
Allungò piano la mano e con un gesto morbido, afferrò il suo bastone. Aveva fatto la sua scelta. Ed aveva scelto la via più difficile – Grazie, Bea. Ti voglio bene. - questa volta, non sarebbe più stato Tremotino in codardo.
- Ti voglio bene anche, papà. - ci fu un attimo di pausa, poi con amarezza aggiunse – Abbraccia Henry da parte mia. Anche Emma. E… - rise fra sé e sé – di a quel pirata che se fa soffrire Emma, mi assicurerò che abbia un trapasso particolarmente doloroso.
Tremotino sorrise – Consegnerò il tuo messaggio.
- Adesso, è ora di svegliarti, papà. Hanno bisogno di te.



  Il fastidioso suono dei macchinari dell'ospedale rimbombava nelle sue orecchie. Avevano un ritmo regolare e forte. Era forse il suo cuore? Era sdraiato, sentiva il suo corpo disteso su un letto e un dolce tepore avvolgergli la mano. Lentamente, con un po' di fatica, schiuse gli occhi. La luce bianca del giorno gli illuminò il viso. Sbatté più volte le palpebre, allontanando dalla sua vista la patina di sonno. Lentamente, iniziò a vedere meglio ciò che lo circondava ma l'unica cosa sulla quale ebbe la forza di concentrarsi fu una persona. Una donna dai lunghi capelli castani che portava un abito giallo e gli stava tenendo la mano – Belle…
La donna voltò velocemente lo sguardo – Ti sei svegliato… - subito, quasi senza cercare di trattenersi, scoppiò in lacrime e l'abbracciò con tale forza che Tremotino sentì il suo cuore scalarsi.
- Te lo dicevo che ci saremo rivisti… - mormorò fra i singhiozzi stringendolo sempre più forte.
- E' l'ultima volta che non ti do ascolto… - poggiò una mano sulla testa della donna che amava e la tenne lì con sé.
Sì, era questo quello che voleva: l'amore. Ad questa volta, avrebbe lottato con tutte le sue forze per tenerlo sempre dentro di sé. Senza magia.
   
 
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