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Autore: Arcadia_    29/08/2015    5 recensioni
It all seems so improbable,
I never would have thought that you're the one for me:
The definition of impossible
and I'm never gonna let you go.
-HD That's What Makes You Mine
[Mini Long][Kendall/Nuovo Personaggio][Schmidt Family]
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kendall, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Art Of Moving On'
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Capitolo Sette
 
Riemersi dalla piscina, appoggiandomi al bordo e spostando all’indietro i capelli attaccati alla fronte.
Mi guardai attorno, non c’era nessuno. Ero completamente sola.
Bisognava dire anche che erano le sei e un quarto di mattina ed era sabato.
Feci leva sulle braccia e uscii dalla vasca, recuperando il telo da mare da una sdraio, asciugandomi le mani e prendendo il cellulare del lavoro in cui avevo inserito la mia scheda.
Notai un paio di messaggi nuovi da parte dei miei colleghi, i quali mi pregavano di rispondere alle chiamate del preside di facoltà o almeno di parlare con il professor Thins, il capo del team che mi aveva rifiutato.
La tentazione di lanciare il cellulare in piscina era tanta, ma mi ricordai che era l’unico dispositivo elettronico che avevo con me e mi serviva per chiamare i miei genitori, dal momento che da Honolulu sarei andata diretta a New York da loro per una settimana.
Forse, perché no?, potevo fare richiesta di lavoro all’università di New York.
Il cellulare iniziò a vibrare nella mia mano, segno di una chiamata in arrivo. Controllai il mittente.
Kendall.
Lasciai il cellulare nel telo e mi tuffai di nuovo in acqua, facendo un paio di vasche a stile libero prima di fermarmi accanto alla scaletta e guardare il telefono dall’altro lato della sala.
Effettivamente, una risposta gliela dovevo dopo averlo lasciato da solo sul terrazzo.
Mi lasciai andare all’indietro, in modo da galleggiare per tutta la piscina. Osservai il soffitto, decorato con strani cerchi dorati concentrici o sovrapposti. Era ipnotico.
Chiusi gli occhi e mi immersi completamente nell’acqua, sentendo un piacevole brivido lungo le spalle.
Piccoli baci brevi su tutto il collo.
Scossi la testa e riemersi. Non dovevo pensarci.
Era stato un grandissimo errore e mi sentivo una persona orribile. Avevo lasciato intendere a Kendall che ancora provavo qualcosa per lui, ma, ovviamente, avevo scelto il tono, l’atteggiamento e le parole sbagliate. Lui si era avvicinato, mi aveva baciato e detto che provava le stesse cose, come per spronarmi a riprovarci.
«No»
Per qualche secondo non avevo reagito, ancora un po’ sconvolta per la mancata promozione e per la nottata passata come una normale coppia di fidanzatini, poi avevo preso in mano la situazione.
Appoggiai le braccia sul bordo e mi passai una mano sul viso, dandomi dei leggeri schiaffi sulle guance.
«Non possiamo farlo»
Passai ancora un’oretta in acqua, incurante delle pieghette sulle dita o per le labbra screpolate: Astrid aveva assoldato un’intera squadra di parrucchieri e truccatori per oggi e, dal momento che ero una delle damigelle, non mi preoccupai del mio aspetto.
Quando uscii, presi il telo e mi sdraiai su uno dei lettini accanto alla grande vetrata che divideva la piscina coperta da quella esterna.
Osservai l’esterno e sorrisi. Ovunque si guardasse, fiori di qualsiasi genere e colore rubavano la scena a tutto il resto. Astrid aveva insistito tanto per avere un matrimonio colorato in tutti i sensi possibili e immaginabili. Le urla che fece quando le proposi un tema più sobrio, come avevano fatto Agnes e Kenneth, me le ricordavo ancora molto bene, soprattutto se aggiungevamo il fatto che le avevo detto chiaro e tondo che l’idea dei colori rischiava di essere troppo da festa di compleanno. Mi aveva piacevolmente contraddetta. I fiori erano perfettamente incastrati nell’atmosfera e non l’appesantivano.
«Ti amo»
Scossi la testa, come per cacciare quel pensiero, e mi rilassai, poggiando la testa sul morbido cuscino e chiudendo gli occhi per l’ennesima volta, isolando l’esterno.
Il cellulare vibrò di nuovo, stavolta era Astrid.
«Sei pregata di portare il tuo culo in sala da pranzo»
«Non ho fame» provai a replicare, ma aveva già messo giù.
Sbuffai e, dopo essermi messa il copricostume e le infradito, lasciai la piscina in direzione della sala da pranzo, dove trovai la sposa assieme a Lia e a una ragazza dai lineamenti orientali, che riconobbi subito come Makoto, l’altra damigella di Astrid.
«Jade senpai. – mi salutò Makoto alzandosi dal tavolo e inchinandosi leggermente, come voleva la tradizione giapponese – È un piacere rivederti»
«Makki chan. – ricambiai affettuosamente – Smettila di chiamarmi senpai, mi fai sentire vecchia. – dissi sedendomi accanto a lei e guardando le due norvegesi di fronte a noi – Non corri il rischio di incontrare il tuo futuro marito?»
Astrid alzò le spalle, «Ha detto che faceva colazione con i suoi fratelli in stanza e mi avvisava dei suoi vari spostamenti. – mi guardò – Sei andata in piscina?»
«Sì. – fece una smorfia contrariata – Perché? Cosa c’è?»
«Pensavo tu odiassi fare il bagno. – la sua espressione cambiò – Che cos’è successo?»
Presi un panino dal centrotavola e una confezione di crema di nocciole, «Non mi hanno dato la promozione, tua madre mi ha ricordato una parte spiacevole del mio matrimonio e Kendall vuole tornare con me. – alzai le spalle – Non è successo niente» conclusi.
«Oh, mi dispiace. – disse Astrid, poi realizzò la seconda parte della mia frase – Un momento, che cos’ha fatto Kendall?»
«Gli ho detto di no» la fermai subito, notando un sorriso compiaciuto sul suo volto.
«Sei una persona cattiva. – borbottò Astrid – Potevi farmelo come regalo di matrimonio, no?»
«E il wedding planner che ho assunto?» chiesi a mia volta, dato che, come regalo di matrimonio, avevo chiamato Liam, uno dei migliori wedding planner di tutta la contea di Los Angeles.
«Sì, però io ne volevo un altro. – mormorò – Almeno dammi i dettagli di stanotte»
«Speravo in argomenti più piacevoli per colazione. – commentai versandomi una tazza di tè – Cosa vuoi che ti dica? Abbiamo parlato e poi ci siamo baciati»
Makoto batté le mani, contenta, «La mia OTP d’eccellenza potrebbe diventare canon!»
«Tu guardi troppa televisione e leggi troppe fanfiction su me e Kendall. – l’ammonii, controllando l’ora – Devo ancora andare a recuperare il vestito in camera, ci vediamo direttamente da te?»
«Che devi fare? Ti sei appena seduta» mi disse Lia.
«Mi sono ricordata che devo sbrigare un paio di cose prima dei preparativi. – risposi vaga – Per che ora iniziano a farci belle?»
«Alle dieci arrivano i preparatori» mi informò Makoto.
Guardai l’ora, erano le nove, «D’accordo, a dopo»
Uscii dalla sala di gran fretta. Oltre ad avere il copricostume ancora umido, e le sedie imbottite in pelle della sala da pranzo non aiutavano, lo sguardo di Astrid mi aveva messo a disagio.
Arrivai in camera e la trovai deserta. A quanto pareva, Kendall era ancora con i suoi fratelli.
Iniziai a sistemare le cose nella valigia e lasciai sul letto il minimo indispensabile per il ricevimento. Forse era meglio se partivo un paio di giorni in anticipo.
Finito il matrimonio, finiva quell’assurda vacanza.
«Ci vediamo giù. – sentii la voce di Kendall dal corridoio e, dopo un attimo, lo vidi entrare in camera – Oh, ciao. Dov’eri finita?»
«Ho fatto un tuffo in piscina» risposi, guardando le cose che avevo messo sul letto. C’era tutto.
Le braccia di Kendall mi strinsero la vita e dopo un attimo lui poggiò il mento sulla mia spalla, «Possiamo parlare un attimo?»
«Riguardo cosa?» chiesi, allontanandolo.
«Il nostro matrimonio. – rispose tranquillamente – Hai detto che non dormivamo più assieme, ma ieri e stanotte l’abbiamo fatto e senza scenate o litigi. – mi guardò negli occhi – Forse, con calma, se risolviamo anche il resto…»
«Possiamo rinunciare al divorzio e tornare insieme? – completai, inarcando un sopracciglio – Kendall, l’amore non basta per mandare avanti una relazione»
«Potremmo tornare a vivere assieme»
«Sì, ottimo. – commentai sarcastica – Dormire con te nel letto dove ti sei divertito con Anne negli ultimi due mesi. – alzai i pollici – Bella mossa, Schmidt»
«Abigail, io sono serio. – disse, usando il mio primo nome – Se non vuoi tornare a casa, possiamo prolungare la nostra vacanza qui»
«No, la questione è chiusa. – presi un completo intimo dalla valigia ancora aperta – Anche se riuscissimo a convivere pacificamente in questi tre giorni, tra una settimana saremmo di nuovo al punto di partenza. Io ricomincerò a lavorare, tu avrai il tour e la casa discografica da gestire. Non può funzionare»
«Non è detto. – intervenne lui, appoggiandosi alla porta del bagno – Proviamoci almeno, cosa ti costa?»
«Tempo. – risposi diretta guardandomi nello specchio sopra al lavabo – Mettiamo che la cosa funziona e riusciamo a trovare del tempo per stare insieme, come la mettiamo con il resto?»
«Il resto? – domandò perplesso – Jade, non mi interessa avere dei figli se non posso stare con te»
Mi voltai verso di lui, «Ora dici così, ma, come già detto, tra un po’ cambierai idea»
«Smettila. – mi zittì – Se non posso stare con te, mi dici come potrei crescere mio figlio con una donna che non amo? Con una donna che non sei tu»
«Non ce la faccio. – mormorai, sentendo un groppo in gola – Kendall, io ti amo, ma non voglio che rinunci alla vita che hai sempre voluto per colpa mia»
«Non ci sto rinunciando. – mi fermò, passandosi una mano sulla guancia e asciugandola – Smettila di essere così egoista»
«Non sono egoista, sono realista. – lo sorpassai. Avevo dimenticato la spazzola nel beauty – Inoltre, tu sei stato con un’altra» aggiunsi a bassa voce.
«Quello che hai visto è tutto quello che ho fatto con Anne. – confessò – Non l’ho più rivista dopo quella sera»
«Mi hai detto di averla lasciata settimana scorsa» gli ricordai perplessa.
«Non volevo pensassi che… non lo so perché non te l’ho detto, ma mi sono pentito di quel bacio nell’esatto momento in cui gliel’ho dato. – si avvicinò a me – Ti prego, credimi»
Era disperato.
«L’hai solo baciata?»
Annuì e deglutì. Guardai i suoi occhi, talmente chiari che, schermati dalle lacrime, facevano trasparire la paura e la sincerità, «Mi dispiace» aggiunse prendendo la mia mano tra le sue e baciandola più e più volte sulla fede che, forse per abitudine o per ricordo, ancora portavo.
Con la mano libera gli accarezzai i capelli, leggermente più lunghi sulla fronte.
Lo baciai.





Angolo Autrice:
No, non sono morta, per vostra sfortuna.
Eccomi con un nuovo capitolo e devo dire che lo odio, ma non perché non mi piace (su questo potrei farci un trattato) ma perché ho dovuto cambiare la trama di fondo ben dieci volte. Capitolo Sette, io ti maledico!
Ad ogni modo, in questo capitolo fa la comparsa l'altra damigella di Astrid, Makoto, e questa è la sua prestavolto. Dato che l'altra volta vi ho presentato Astrid e Jade, mi sembra giusto metterne due anche qui, perciò ecco a voi Lia in questo link. Fatemi sapere che ne pensate, se magari vi immaginavate altre al loro posto ;)
Ah, una piccola curiosità che emerge da questo capitolo: Jade in realtà non si chiama Jade. O meglio, il suo nome completo è Abigail Jadeyn Prince in Schmidt, ma lei odia il suo nome di battesimo, quindi usa il secondo.
Makoto, già dal nome si capisce, è giapponese e ho usato degli appellativi tipici del mondo nipponico, come senpai (maestro) e chan (vezzeggiativo per ragazzi/ragazze).
Altro da dire? Non credo, a parte che immaginare Kendall così tanto emotivo mi ha fatto commuovere e non so con che coraggio scriverò i prossimi capitoli #spoiler
Meglio se la finisco qui, ho un vasetto di Nutella che mi aspetta al piano di sotto! 
Stavolta non metto nessun avviso per le recensioni, tutte le mie società no profit sono fallite e i miei collaboratori (ovvero me, me stessa e l'altra me) sono andati ad allevare alpaca in Groelandia o stanno studiando per un esame di pozioni.

Ci sentiamo presto, belle fanciulle,
Jade


 
  
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