Premessa. Questa storia fa parte
della serie “Il
Peter Pan del Distretto 4”, incentrata su Finnick Odair,
Annie Cresta e il loro bambino. La storia è stata scritta per la challenge “Ready, Set, Prompt”
con il prompt “sentire il sole sulla pelle” e per una
sfida del Drabble Week-end con il prompt
“Finnick/Annie – Proposta di Matrimonio”.
Il sole vero.
Bambini.
Annie sorrise stupita, portandosi le mani alla bocca.
Sì chinò, per essere all’altezza dei ragazzini che erano
venuti a cercarla nell’unità.
I bambini erano una delle cose che più le mancavano del
suo luogo d’origine.
Il Distretto 4 era sempre stato pieno di ragazzini e ad
Annie il più delle volte bastava guardarne due che si rincorrevano o sorridere
di qualche bambina che rimproverava tutta impettita un fratello più piccolo,
per sentirsi meglio.
Per Annie, che temeva il vuoto e le urla immaginarie che
di tanto in tanto sentiva rimbombarvi dentro, i ragazzini fungevano da ancora;
le facevano scudo contro il nulla, riempiendo il vuoto e il silenzio di parole,
corse e risate.
Un giorno, si diceva ogni tanto Annie, anche lei avrebbe
avuto un bambino.
Ma per il momento le bastava immergersi nell’entusiasmo
innocente di quei ragazzini che avevano bussato alla sua porta e che adesso la
tenevano per mano, guidandola lungo i corridoi.
Annie non aveva mai visto tanti bambini al Distretto 13,
per quello era rimasta sorpresa nel momento in cui li aveva trovati di fronte
alla sua unità.
Aveva riso, quando una delle bambine le aveva chiesto di
chinarsi per poterle legare un fazzoletto di fronte agli occhi. Un’altra
l’aveva presa per mano e le aveva detto all’orecchio che c’era una sorpresa per
lei.
La ragazza a quel punto aveva riso di nuovo e si era
lasciata guidare docilmente dai piccoli. Sembrava quasi anch’ella una bambina,
mentre si aggirava per i corridoi bendata e a piedi scalzi, bella e scarmigliata
come un fiore mentre gioca col vento.
Ci stava pensando proprio in quel momento al vento,
Annie, così come pensava all’altra cosa di cui aveva maggiormente nostalgia, lì
al Distretto 13. Erano mesi che non distendeva le braccia per lasciarsi
accarezzare dalle brezze serali; erano mesi che non immergeva i piedi a riva, sorridendo
del solletico che provava quando le onde li lambivano. E, soprattutto, era
passato troppo tempo dall’ultima volta che aveva avvertito i raggi del sole
sulla pelle. Si sentiva appassire là sotto, immersa nel grigiore sterile e
artificiale del Distretto 13. Si sentiva pallida, fredda, inanimata. Il sole
nutriva e rallegrava e senza di esso il sorriso di Annie si lasciava andare
sempre più spesso, si accartocciava su se stesso e si assopiva, inombrando il
volto della giovane.
Pensava a tutte queste cose, quando i bambini la spinsero
dentro una stanza con così tanta energia da farle perdere l’equilibrio.
Annie gemette, colta di sorpresa. Le sue mani cercarono
istintivamente le orecchie, ma si interruppero non appena due braccia forti, ma
dalla presa delicata, le cinsero la vita.
La luce del sole filtrò per un istante attraverso il
grigiore del Distretto 13; cancellò il buio disegnato negli occhi di Annie
dalla benda che li copriva e illuminò le sue labbra fino a farle stiracchiare
in un sorriso genuino.
“Finnick” mormorò la ragazza, cercando il suo volto con
le mani. Esaminò i suoi lineamenti con i polpastrelli e si emozionò quando
distinse sulla bocca del fidanzato un semi-cerchio perfetto: un sorriso sereno,
di quelli che le rivolgeva quando erano assieme loro due soltanto, a passeggio
per la sua baia preferita nel Quattro.
“Sorpresa per la mia Wendy!”
La voce scanzonata del ragazzo l’avvolse con la stessa
vivacità con cui l’avevano stretta le sue braccia.
“Vedo che i bimbi sperduti hanno fatto il loro lavoro; ci
stavano mettendo un’eternità e per un attimo ho temuto che ti stessero portando
dritto nelle grinfie di Uncino…”
Qualcuno dei ragazzini ridacchiò; qualcuno si nascose
dietro la ragazza e, anche se non poteva vederli, Annie immaginò che Finnick li
stesse minacciando con il solletico.
“Posso togliermi la benda adesso, mio Peter Pan[1]?”
chiese a quel punto la giovane, appoggiando la fronte a quella del fidanzato.
Lo sentì scuotere la testa.
“Prima la sorpresa” spiegò con fare malandrino,
prendendole le mani. Un attimo dopo, Annie si trovò fra le dita una scatoletta
dai bordi squadrati. Era piccola – le stava tranquillamente in un palmo – e
rivestita di velluto.
“Che cos’è?” domandò la giovane, cercando di togliersi la
benda. Finnick appoggiò le mani sulla stoffa, per impedirle il gesto.
“Un tesoro” risposero all’unisono alcuni bambini.
“Viene dritto dal forziere dei pirati” diede loro man
forte il ragazzo baciando Annie sulla fronte. “Dai, aprilo.”
Il sorriso della giovane si allargò; l’emozione
s’intrufolò fra le sue dita e le fece vibrare, mentre sollevava il coperchio
della scatoletta. Solo a quel punto, Finnick le permise di sfilarsi la benda.
Annie sbatté le palpebre e scosse appena la testa,
incredula. Il mare che tanto le mancava era intrappolato in un intreccio d’oro
e d’argento, avviluppato su se stesso per formare un anello. Due piccole gemme
azzurre decoravano ulteriormente il gioiello, simili a isolotti fra le onde.
Annie scosse nuovamente il capo, prima di portarsi la
scatolina al petto. Guardò Finnick, che si era inginocchiato di fronte a lei,
sotto gli sguardi sognanti delle bambine e quelli un po’ imbarazzati dei
maschietti.
“Vuoi sposarmi, mia Wendy?”
La ragazza ebbe un brivido; uno di quelli piacevoli,
simile all’effetto del vento che le solleticava la schiena la notte in
spiaggia. Il mare, questa volta, tornò sotto-forma di goccia e le accarezzò gli
occhi, prima di scivolare lungo le sue guance.
Annuì, più e più volte, stringendo la scatoletta a sé e
poi alzandosi sulle punte per baciare Finnick. Non si era nemmeno accorta di
trovarsi nel giardino interno del Distretto, né che un timido sole artificiale
stava illuminando pigramente i fiori e le piante che li circondavano.
Annie non se né curò: il quel momento non aveva
importanza. Perché lei se li sentiva addosso i raggi del sole, così abbracciata
a Finnick e con quell’anello stretto al petto.
Raggi di sole veri.
[1] Come raccontato in “Un bimbo sperduto”, “Footprints in the sand
” e “Il figlio di Peter Pan”, nel mio head-canon Finnick viene spesso paragonato a Peter Pan.