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Autore: Xdreamingirwin    30/08/2015    1 recensioni
La protagonista, Joenelle, incontra, mentre sta cercando idee per un articolo (a parer suo noioso) sul manicomio "Underworld", una discendente di Alice (sì, quella del Paese delle Meraviglie), da cui apprende che una maledizione grava sulla sua famiglia.
Joenelle vive in Inghilterra, per sua fortuna, proprio dove, così racconta la donna anziana, si trova l'ingresso della tana del Coniglio Bianco.
Joe dovrà liberare dalla maledizione gli sventurati discendenti sparsi per il mondo, facendo attenzione ai terribili e inquietanti ostacoli del Sottomondo.
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-Piacere, sono il Cappellaio Matto. Ma tu puoi chiamarmi Luke-
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-Brucaliffo?-
-Sacrebleu! No, sono solo Calum!-
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-Sono Michael, Gatto del Cheshire-
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-Ashton, tu sei umano, vero?-
-Stavo per farti la stessa domanda-
Based on the novel "Splintered" by A. G. Howard
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. La Discendente


Odio il mio lavoro. Odio fare le fotocopie, odio quando mi ordinano di prender loro il caffè, odio dover assistere alle riunioni sulle macchinette all'entrata. Ma soprattutto odio questo servizio.
Monica è malata, non c'è nessuno che può andare a fare la sua intervista, sono tutti troppo occupati. Ovvio.
Quindi hanno mandato me.
Sto salendo i gradini d'ingresso, rischiando di scivolare sul ghiaccio formatosi su uno di essi, della casa di riposo per menti partite in vacanza. Meglio conosciuto come manicomio
Stranamente, non sono nervosa, anzi sembro ansiosa. Come se ci fosse qualcosa di davvero importante; devo scoprire cosa. E, secondo la mia sensazione, non è l'articolo che devo preparare.
Sono sola quando entro nell'edificio di mattoni color sangue. Sembra una casa degli orrori, vista da fuori, e dentro ricorda un ospedale, c'è anche l'odore di disinfettante, talmente forte da darmi fastidio.
Guardo il foglietto che mi è stato dato alla redazione. Devo trovare la camera 126 e parlare con la donna al suo interno.
Comincio a cercare. Non sono più impaziente e ansiosa. Da piccola imparai a controllare le emozioni meno forti ma più frequenti, come l'ansia, in modo da tranquillizzarmi e far calare le pulsazioni. Non so perché, forse volevo far vedere una sicurezza che in realtà non c'era.
Comunque trovo la camera. Il numero 126 dorato è incollato alla porta laccata di un azzurro slavato.
Busso e aspetto che mi invitino ad entrare.
-Avanti-
La prima cosa che mi colpisce della stanza sono i grandi quadri attaccati alla parete. Alcuni ritraggono una ragazza di circa quindici anni, con lunghi e boccolosi capelli biondi interrotti da qualche dread blu notte. La maggior parte, però mi fa quasi paura. Creature fantastiche e inquietanti mi seguono con i loro occhietti (o in alcuni casi occhioni) di colori inusuali: viola, verde acido, arancioni...
Mi immobilizzo, quando scorgo un poster attaccato in un angolo. Non ci sono scritte, solo la foto di un attore. Più lo guardo, più ho un forte senso di déjà-vu. I capelli colorati di un rosso innaturale, ovviamente tinti, spiccano tra i vestiti scuri. Indossa una giacca di pelle nera, i jeans dello stesso colore hanno un buco sulla coscia muscolosa. Sul viso ha un ghigno divertito. 
Nonostante tutto, mi sembra familiare. 
Intimorita, guardo la donna seduta nel letto dalle coperte blu. I capelli bianco latte danno l'impressione che, da giovane, fossero biondo platino; i suoi occhi azzurrissimi mi scrutano, mettendomi in soggezione.
Sposto il peso da un piede all'altro, imbarazzata, poi mi decido a parlare per prima.
-Salve, sono Joenelle Liddell...-
Mi interrompe.
-Bel nome per una giornalista- la voce calda e tranquilla della donna mi calma. Smetto di tremare.
-Grazie. Vorrei intervistarla per la "Gazzetta Londinese"-
-Sono felice che ti interessi la mia storia- il suo sorriso riscalda la stanza.
-Dicono che Lei sia stata nel Paese delle Meraviglie, quello descritto nel romanzo di Carrol-
-Oh, ti prego, dammi del 'tu', chiamami Alyssa-
-Okay. È vero, Alyssa?-
Il suo sorriso vacilla -Sì-
Deglutisco -Hai voglia di raccontarmi la tua storia?-
Non penso sia pazza. A volte alcuni sogni sembrano davvero reali, sembra di viverlo realmente, le emozioni sembrano vere. Una volta ho fatto un sogno del genere sulla mia routine per andare a scuola. Il giorno dopo mi chiedevo se fosse successo davvero. Ho ancora il dubbio.
Potrebbe essere successo questo ad Alyssa.
-Oh, non c'è molto da dire.- Non le credo. -Alice, la mia quadrisavola, ha creato un po' di scompiglio nel Sottomondo-

La prima immagine che mi viene in mente è l'oceano creato dalle lacrime di Alice. Capisco cosa vuole dire.

-Non credevo di riuscire a trovare la tana del Coniglio Bianco, ma dovevo provarci, mia madre era in manicomio e volevano sottoporla ad un elettroshock. Puoi immaginare che sarebbe stato inutile, dato che non era pazza. Anche lei era convinta dell'esistenza del paese delle Meraviglie-

-Lei com'era?- poso il taccuino su un tavolino.

-Alison era il mio futuro. Siamo sempre state uguali in ogni particolare, infatti attaccavo i dread alle ciocche per far evitare che mi scambiassero per lei. Non avevamo un bel rapporto. Avevo paura di diventare come lei. Nonostante gli sforzi, lo sono- si tocca i palmi delle mani, che sono fasciati in un paio di guanti bianchi.

Vorrei chiederle di più sul rapporto che aveva con Alison, sua madre, ma non sono qui per questo.

-Continua pure-

Mi ha raccontato della sua avventura nel Sottomondo, dei suoi sogni su Alice che scappa e cerca il Bruco, senza trovarlo, di una falena gigante, a quanto pare sua amica, e dei pasticci di Alice a cuiha dovuto rimediare.

Guardo distrattamente l'ora, poi torno sull'orologio, credendo di aver visto male, ma non è così. Sono le otto di sera. Sono in manicomio da sei ore.

-Grazie per il tuo tempo, Alyssa- le stringo la mano guantata.

-Figurati. Sai, tu mi somigli-

Oh, beh non so se vederlo come un complimento, insomma, ho diciotto anni.

-Alla tua età- aggiunge divertita, vedendo la mia faccia. -Sei identica a me. E ad Alice- mormora talmente piano, che credo di essermelo immaginato.

 

HAI

Questo è un esperimento. Come avrete visto, la storia si ispira ad un libro di Anita Grace Howard, "Il mio splendido migliore amico", che personalmente adoro. Non so se piace anche a voi, per adesso non si capisce ancora la trama, ma dal secondo capitolo diventerà più interessante.
Fatemi sapere cosa ne pensate :)

Love ya all xx
-Giada

  
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