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Autore: _Littles_    30/08/2015    3 recensioni
{ futuro ipotetico: non contiene spoiler su nuovi capitoli o su nuovi episodi | storie ispirate solo a frasi di testi di canzoni; sono tutte collegate un filo cronologico | OTPs!story }
»Si posizionò pronto per lanciare un incantesimo, ma fu fermato da una piccola e tremante mano, sporca ma dannatamente soffice. Gray guardò Juvia stupefatto, trovandola in piedi, anche se tremolante. La ragazza sorrise, guardando poi l’uomo davanti a loro con odio.«
[ ● gruvia, gale, jerza, lories, nalu ]
Genere: Guerra, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: PWP
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音符  
 you're something that I can {maybe} explain 






 
a me.
perché me lo devo, dopo
tutto quello che mi sono inflitta. 




 

 
#1   —  gruvia  グレジュビ  ;  
things can get ugly but we're still a team 

bloodsport  •  raleigh ritchie )
 

«Gray-sama»
La maga riuscì a pronunciare solo quel nome, prima di cadere a terra, stanca, stremata, sconfitta. Non aveva nemmeno più la forza di piangere, non aveva la forza di muovere nemmeno un muscolo. Aveva usato tutta la sua magia per attaccare, ogni singolo incantesimo, dal più forte e complesso al più debole e facile. Ma nemmeno uno aveva funzionato. Il suo nemico era ancora in piedi, malconcio e ricoperto di ferite sia gravi che superficiali, ma stava ancora in piedi. Davanti a lei. Un ghigno si estese sul viso rugoso e spaventoso dell’uomo, divertito e compiaciuto di vedere a terra la propria sfidante, priva di forze e magia. Juvia non riusciva nemmeno più respirare, sarebbe morta di lì a poco. Morta, senza aver detto addio a nessuno: senza aver detto a Lucy che la considerava un’amica fidatissima nonostante fosse la sua rivale in amore, senza aver detto ad Erza quanto l’ammirava, senza aver detto a Natsu che era l’amico migliore che potesse capitare a tutta la gilda, senza aver detto a Gajeel di muoversi ad aprire gli occhi e capire i suoi sentimenti verso Levy, senza aver ringraziato il Master per averla accolta in quel grande e casinaro gruppo di maghi, senza aver detto un ultimo “ti amo” a Gray, senza aver salutato per l’ultima volta Fairy Tail, la sua gilda, la sua famiglia. Chiuse gli occhi.
«Juvia!»
La maga sussultò, sorprendendosi di aver abbastanza forza anche per compiere un gesto così piccolo. Sentì le grandi mani del maker sul braccio destro e il suo respiro diventare pesante e affannoso.
«Dio Juvia...» sussurrò lui, strofinandosi una mano sul viso, cercando di trattenere le lacrime. Juvia era felice, felice di aver scoperto di essere ancora viva, grazie al tocco del suo amato. Afferrò la sua mano, ancora sul suo viso per nascondere le lacrime, e la strinse. Gray la guardò con gli occhi luccicanti, sia per colpa delle lacrime che non si erano arrestate, sia per la felicità di vederla viva. 
«Gray-sama...»
«Juvia, l’ammazzo io quel bastardo» ringhiò alzandosi e guardando in cagnesco l’uomo artefice del dolore di Juvia. Quest’ultimo scoppiò in una risata forte e piena di vita. Sembrava essersi ripreso subito dalle ferite.
«Non vedo l’ora, maker» 
Anche Gray era debole, ferito e malconcio, ma ancora in grado di combattere. Juvia fissò il cielo. Il sole era coperto dalle nuvole. 
«Ti ammazzo» 
Si posizionò pronto per lanciare un incantesimo, ma fu fermato da una piccola e tremante mano, sporca ma dannatamente soffice. Gray guardò Juvia stupefatto, trovandola in piedi, anche se tremolante. La ragazza sorrise, guardando poi l’uomo davanti a loro con odio.
«Siamo un team, Gray-sama. Uccidiamolo insieme»






 
#2  —  gale  [  ガジレビ  ]  ; 
you’re strong enough to go far, carrying the scars  
scars  
 robin stjernberg )
 



«Gajeel?»
«Sto benissimo, Levy»
Levy strinse il disinfettante tra le dita. Perché Gajeel doveva essere così ostinato a non mostrare il proprio dolore? Era ricoperto di ferite, sia corporee che psicologiche. Se non fosse stato per Natsu, sarebbe morto e lo sapeva bene. Lo sapevano bene. Perché Levy era lì, a terra e priva di forze e magia, ma era lì. Aveva visto il volto di Gajeel quando riprese coscienza, vedendo Natsu vendicarlo prendendo a cazzotti infuocati il suo nemico. E sapeva come si era sentito il Dragon Slayer. Felice, ma inutile. Sapeva che vedendo Natsu urlare “solo io posso pestare Gajeel così!” aveva ripensato a quando aveva distrutto la gilda. A quando lo avevano accolto, certo con un po’ di astio, ma l’avevano comunque accettato. Levy aveva visto quelle gocce luccicanti cadere dagli occhi di Gajeel, prima di riperdere i sensi. 
«Ti faccio male?» domandò lei picchiettando un profondo taglio con un batuffolo bagnato di disinfettante. Il ragazzo scosse la testa ma i suoi muscoli si contrassero dolorosamente. Levy si fermò qualche secondo, cercando le parole giuste da dire, innervosita. Poi però sospirò e continuò a medicarlo. Alzò lo sguardo su di lui, contemplando quel viso così concentrato sulla figura di Wendy che medicava una Juvia messa piuttosto male, stretta al petto di Lucy che non faceva altro che lacrimare sorridendo. Levy sorrise vedendo un lampo di gioia brillare negli occhi del mago. Gajeel era fatto così. Gajeel era perfetto. 
Lei amava Gajeel.
«Oi» Levy alzò lo sguardo insieme al suo paziente, verso un Natsu con la fronte, il petto, l'intero braccio destro e il polso sinistro fasciati. Aveva lo sguardo puntato altrove, cercando di non guardare in faccia l’amico, troppo in imbarazzo.
Gajeel ghignò: «Grazie, Salamander»
«Non montarti la testa, stramaledetto bastardo! L’ho fatto solo perché sei un mio compagno!»
«Lo so»
«Mi prendi in giro per caso?!»
«Perché dovrei?»
Il rosato guardò il volto dell’amico coperto da un sorriso beffardo, e lo ricambiò in un sorriso di gratitudine e divertimento. Levy alzò gli occhi al cielo divertita: maschi!
Quando Natsu se ne andò, sul volto di Gajeel scomparve il sorriso; Levy sapeva che era solo una maschera. 
«Gajeel» lo chiamò, fissando il taglio che stava disinfettando: «la ferità guarirà, ma ti rimarrà una cicatrice» alzò lo sguardo, incastrando gli occhi nei suoi, pieni di significato «sei abbastanza forte da andare avanti»






 
#3   —   jerza ジェラエル ]  ;  
you live like that, you live with ghosts  
( bad blood  •  taylor swift )
 

«Erza devo andare»
«Lo so»
I capelli di Erza erano legati in una coda alta, accarezzati dalla fresca brezza marina. Lei non ricordava che stagione dell’anno fosse, dopo un combattimento così duro e significativo, Erza perdeva la forza perfino per ricordare particolari così stupidi. Era solita a guardare Wendy medicare e sorvegliare le pesti come Natsu, Gray e Gajeel, sempre i primi a pestarsi. Ma appena vide Gérard allontanarsi dall’accampamento della gilda, si affrettò a seguirlo. Non aveva affidato a nessuno l’incarico da sorvegliante, perché sapeva che, dopo quella battaglia, non ci sarebbe stata la solita magia casinara, chiassosa e allegra degna di Fairy Tail. Era stata una battaglia pesante per tutti, ma non solo fisicamente. 
«Erza» sussurrò il suo nome, in maniera così soave che Erza si trovò a chiudere gli occhi istintivamente, cercando di godersi quel sussurro così delicato e dolce.
«Gérard...» 
Erza si maledì numerose volte. Sapeva che doveva lasciarlo andare. Lei... lei sapeva che Gérard le aveva già dato una risposta. Ma non riusciva a trattenere quel suo desiderio così... vivo, nonostante vecchio dentro di se.
«Erza, lasciami andare»
La maga sentì i pugni stringersi, le unghie trafiggere la carne. «Perché?»
«Il mio posto non è qui e lo sai»
Ma lei lo sapeva, solo che nessuno dei due se ne capacitava. Lui continuava a tornare, lei continuava a guardarlo andarsene. Era opprimente. Ma perché lui continuava a vivere così? Perché lui continuava a punirsi? Perché continuava a rendere tutto impossibile? Aveva un’altra gilda, se la si poteva chiamare così, e in quella gilda combatteva il male. In quella gilda era felice, eppure continuava a tornare. Erza sapeva perché: Gérard amava Fairy Tail, e tutti i maghi che la componevano erano pronti ad accoglierlo a braccia aperte, ma lui...
«Gérard, smettila di tornare» singhiozzò lei, stanca di quella storia, «se continui a tornare, non fai che dimostrarmi tutt’altro di quello che dici»
I singhiozzi di Erza erano silenziosi, ma le lacrime erano dannatamente visibili. Gérard trattenne il fiato: l’aveva fatta piangere di nuovo. Alzò una mano, desideroso di toccarla. Quando i suoi polpastrelli sfiorarono la guancia accaldata e arrossata della ragazza, un brivido gli percorse la schiena e gli occhi si accesero d’emozione. Lui  voleva tanto non tornare più, ma era come bloccato. Mai e poi mai avrebbe negato i suoi sentimenti per Erza, ma non poteva esserle d’intralcio. D’intralcio sul suo cammino verso la luce, la felicità, la serenità. E dopo tutto quello che le aveva fatto, lui era probabilmente nient’altro che una fonte d’oscurità su quel cammino. Mancava solo da sconfiggere Zeref e i suoi mostri, E.N.D., e finalmente tutta quell’oscurità avrebbe cessato di esistere. Eppure, lui continuava a tornare. Non faceva altro che dire di voler proteggere la gilda, la gilda che l’aveva salvato a sua volta. Che aveva salvato la sua Erza. Gérard era molto in debito con quella… famiglia.
«Se continui a vivere così» disse guardandolo negli occhi, sottolineando quell’ultima parola, spiazzandolo «non farai altro che vivere di fantasmi, fantasmi tormentanti, fantasmi che non sconfiggerai mai da solo!» Erza gli prese la mano, regalandogli poi un sorriso così dolce e vero, da fargli battere il cuore talmente forte da stordirlo. Poi la ragazza alzò l’altro braccio indicando la bandiera della gilda che sventolava fiera. Il tramonto rendeva la scritta “Fairy Tail” tinta di un bellissimo rosso scarlatto. «Quindi, permettici di aiutarti a batterli»






 
#4   —   lories  [ ロキアリ ]  ;  
secrets I have held in my heart are harder to hide than I thought  
(
i wanna be yours  •  artict monkeys )

 
 
«Leo»
Forse pronunciare il suo nome fu un grande errore.
Forse innamorarsi del proprietario di quel nome era stato un errore.
«Aries…» sospirò lui, piegando le spalle, un gesto come arrendevole, che Aries non capì: «che succede?»
«Tutto okay?» Aries era consapevole che la sua voce era appena udibile, un sussurro abbandonato nell’aria, pronto a dissolversi prima di essere udito. Non riusciva più a parlare con il suo migliore amico, non riusciva più a stargli vicino. E non perché lo volesse lei, ma perché l’aveva deciso lui. L’aveva deciso lui, e messo in atto senza il suo permesso. Non le parlava, non la guardava, non vegliava più su di lei come un tempo. E Aries voleva tanto saperne il motivo. Per lei anche solo essere sua amica era qualcosa di impagabile, e in passato cercava di farselo bastare ogni giorno, accontentandosi dei sorrisi, delle domande, degli ordini e delle premure. Quando tutto ciò cessò di avvenire, ne avvertì improvvisamente la mancanza. Anche solo esserle amica, per lei era qualcosa di impagabile, ma qualcosa che non si era goduta appieno come voleva. Era umano, no?; non accontentarsi di ciò che si ha, prima di perderlo. Aries spesso sperava tanto che lui si fosse accorto dei suoi sentimenti, dei suoi segreti. Perché sì; quei segreti si erano dimostrati troppo difficili da sostenere nel proprio cuore.
«Sì — disse semplicemente picchiettando le dita sulla benda che gli fasciava la fronte, — tu?»
Aries trovò una fortuna il fatto che il ragazzo le dava le spalle, così non si sarebbe mai accorto del rossore che colorò le sue guance pallide. «Bene, — abbassò il capo e iniziò a fissare le sue dita piene di cerotti che giocherellavano — grazie
«È stata un battaglia faticosa»
«Sì, ma abbiamo dato il meglio, per questo abbiamo vinto»
Leo guardò Scorpio che cercava di calmare una Aquarius ancora su di giri per il combattimento: avevano dato tutti il meglio di se, dagli spiriti ai maghi. Per questo avevano vinto. Si morse il labbro e girò il busto verso la ragazza dietro di lui, guardandola con attenzione, e cercando di non far notare il luccichio dei suoi occhi.
«Aries»






 
 
#5  —  nalu   ナツルー ]  ;
and just when I could run this race anymore, the sun bursts, clouds break, this is life in color  
( life in color    one republic )
 


C’era stata una rissa, ma non era stata scaturita da Natsu.
C’era stata una rissa, ma Natsu non aveva partecipato.
Schiena al muro, testa bassa, sguardo cupo e mani sotterrate nelle tasche dei pantaloni; Natsu non riusciva a smettere di pensare. Quella battaglia, era stata una delle peggiori che avesse mai affrontato. La testa gli pulsava per le mille domande a cui non aveva risposta, mille ricordi che non credeva di avere. Erano sfocati, alcuni incupiti, alcuni sembravano dei sogni. E Natsu li odiava, perché erano presenze indesiderate. Le parole di Zeref erano state pesanti, l’eco della sua voce risuonava ancora nelle pareti del suo cervello, mentre quest’ultimo cercava di decifrarle, di dar loro un senso. Ma non ci riusciva. E questo rendeva Natsu ancora più arrabbiato e innervosito, perché odiava non sapere, e non poter far nulla per conoscere. Il rosato imprecò sottovoce e strinse i pugni nelle tasche, per cercare di levare la rabbia e lo stress. Cercò di ignorare gli sguardi preoccupati dei suoi amici e si avviò al tavolo più vicino, versandosi del succo d’arancia in un bicchiere di plastica.
«Natsu?» Il mago alzò lo sguardò e osservò Lucy che lo guardava con uno sguardo preoccupato. I capelli le cadevano sulle spalle in maniera ordinata, sembrava rilassata dalla postura ma gli occhi la tradivano con quel luccichio di preoccupazione. Lo sguardo di Natsu, invece, era indecifrabile.
«Sì?»
«Stai bene?»
Il rosato non faceva che fissarla, e la preoccupazione di Lucy aumentò. Era diverso, c’era qualcosa di diverso in lui, era così assorto che quasi non lo si riconosceva. Non aveva toccato cibo, non aveva partecipato all’azzuffata, che si era fermata appunto perché si avvertiva la mancanza qualcuno. Erza era diventata irrequieta, Gray non faceva che creare assurde ipotesi sul perché l’amico stesse così. Dopo la battaglia sembrava stare così bene… Lucy allargò leggermente gli occhi. Natsu stava davvero bene?
«Va tutto bene, Lucy» disse poi lui sorridendo improvvisamente. La bionda sussultò e lo guardò bene. Natsu sorrideva sempre, Natsu era impulsivo, casinaro, era difficile da domare. Per gli amici, era capace di tutto. Era come il pilastro della gilda, avvolte. Cosa sarebbe Lucy, senza di lui? Sarebbe mai entrata in Fairy Tail? La sua vita, sarebbe mai cambiata radicalmente? No. Natsu, l’aveva salvata. Salvata da quella vita cupa che sembrava solo un pallido ricordo.
Natsu, il suo migliore amico.
Il suo eroe.
I colori della sua nuova vita. 




 


 
Probabilmente, avrei dovuto evitare di pubblicare quest'abominio, ma ci tenevo tanto, e poi... la considero tipo una rinascita personale da un momento molto ma molto difficile. Da tempo non seguo Fairy Tail e ieri mi sono fatta una maratona di metà pomeriggio, leggendo capitoli nuovi e capitoli vecchi. Poi ho voluto scrivere sulle OTP e wailà :D Sono felicie del risultato? Mh, nah. Direi... realizzata. Sì. Ma prima, avrei alcune cose da dire:
 Vorrei prima aggiungere che non ho inserito "SongFic" semplicemente perché non mi sono ispirata alla canzone nello scrivere, ma semplicemente ad una frase del testo. Per esempio, non credo proprio che Bad Blood sia una canzone rappresentante la Jerza. Ecco il perché dell'assenza di quella nota.
 Non sono assolutamente sicura che il titolo in giapponese sia giusto. Ho semplicemente cercato il significato che, sono cattiva, non vi riporterò u.u 
 Perdonatemi per possibili errori durante la lettura del testo. Non mi sono affidata a nessuna beta, ma soltanto alla mia persona.
Con questo vi ringrazio per aver letto e spero apprezziate la storia 


 
 
 
 
  
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