Inuyasha la vide. Era in piedi. Con il viso rivolto al fiume. L’aria era leggera. Il vento muoveva le sue ciocche di miele. Ne muoveva anche l’abito stretto sotto il seno. La stoffa danzava dispettosa. Scoprendo le gambe. Scoprendo il corpo dell’essere umano che più di tutti il mezzo demone desiderava. Inuyasha fece un profondo respiro. Ne sentì il profumo. Ne percepì la fragranza. Era sempre la stessa. Intensa. Eppure delicata. Dolce. Eppure piccante. Fresca. Eppure densa e tiepida. Inuyasha si mosse. Sottovento. Senza far rumore. In silenzio. “Non ti avvicinare…” – Kagome prima sussurrò. Poi lo gridò al vento . “Non ti avvicinare per nessun motivo….Non dobbiamo più soffrire” – disse rabbiosa. Con gli occhi cupi. La bocca stretta in una espressione tirata. Si voltò e continuò a fissare il corso dell’acqua davanti a sé. Inuyasha. Con un balzo la raggiunse. Prima che potesse anche solo tentare di fuggire la prese prima per il polso. Poi la strinse a sé con forza. Non poteva lasciarla andare. Il suo cuore ardeva. Le fiamme avvolgevano il suo spirito. Kagome cercò di divincolarsi. Cerò di mettere fine a quell’abbraccio così disperato. Così soggiogante. Così demoniaco. Cercò di opporsi. Con il corpo. Con ogni fibra delle sue membra sottili. Ma lui la baciò. Con violenza. Con rabbia. Con impeto. Da toglierle il fiato. Da spezzarle il respiro. Perché l’ossigeno poteva darglielo solo lui. Ma lei non poteva. Perché non voleva più star male. Inuyasha la tirò a sé. La spinse contro il suo petto. Si sentì un po’ meno perduto. Un po’ meno solo. Kagome era la sua luce. Fulgido raggio. Caldo sentimento. Sentì il suo respiro accelerato. Il suo respiro imbizzarrito sotto la veste diafana. Era così piccola. Così delicata. Così tremendamente sensibile.