Fanfic su artisti musicali > Pierce the Veil
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Autore: Laly_94    31/08/2015    0 recensioni
I Pierce The Veil non sono più una band da cinque anni ormai, e Vic ogni giorno si fa strada nella sua vita con il peso del senso di colpa sulle sue spalle, la sua vita gli fa schifo e vorrebbe aver lottato ai tempi.
Lila è una ragazza normale, bassa e banale, arrabbiata e in cerca di vendetta, ha una forza e una potenza che superano ogni limite.
L'incontro può solo scatenare un uragano.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vic Fuentes
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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7 – Smile And Know I Loved You ‘Till The End
 
Era passato un giorno da quando avevano staccato la spina a sua nonna, un giorno nel quale lei era stata impegnata ad organizzare il funerale.
Si era presa una settimana di malattia al lavoro, e anche Vic non era più andato per starle vicino, e lei l’aveva ringraziato tantissime volte tra un pianto e l’altro, se non ci fosse stato lui probabilmente non sapeva come sarebbe andata avanti.
Quel pomeriggio c’era il funerale, quando Lila vide tutte quelle persone che le facevano le condoglianze non volle credere ai suoi occhi.
Lila era stretta a Vic mentre tutti passavano e le ricordavano quanto sua nonna fosse amichevole, simpatica, c’era chi anche ricordava gli ultimi momenti passati con lei, c’era chi le diceva che sua nonna parlava sempre di quanto lei fosse speciale e dolce, e ora potevano constatarlo coi loro occhi.
Più racconti sentiva più si sentiva felice, sua nonna non l’aveva mai fatta entrare in quel circolo, sapeva che usciva e che si incontrava dei vecchietti, ma non aveva mai conosciuto nessuno di loro.
Finito il funerale tornarono a casa di Lila, lei era esausta.
-vai in camera tranquilla…- le disse lui una volta entrati.
-tu vieni con me, non voglio stare sola.- insieme salirono le scale e lei gli fece strada per la sua camera.
-hai una casa molto grande!- disse lui.
-sì… ma domani ho l’appuntamento con l’agenzia, devo venderla e prenderne una che posso pagare!- disse lei sedendosi sul suo letto e togliendosi le scarpe con fatica.
Lui si sedette accanto a lei che si sdraiò appoggiando la testa sulle sue gambe, lui prese ad accarezzarle la testa.
-Lila, se vuoi puoi venire a stare un po’ con me e Mike! Almeno finchè non trovi qualcosa di decente, e se non voi stare sulle nostre spalle puoi pagare un po’ dell’affitto, non è molto e già ce lo dividiamo in due…-
-Vic grazie, ma non voglio essere un peso.- disse lei.
-okay, allora senti cosa faremo… vengo con te in agenzia e vediamo quando vengono a valutare la casa, prima di cercarne un’altra andiamo da un mio amico, lavora in un negozio dove vendono roba usata, andiamo da lui e ci facciamo valutare gli armadi e tutti gli oggetti che sai di poter vendere e facciamoci due conti, vediamo quanto guadagniamo e da lì vediamo che casa puoi comprare, ovviamente facendoti rimanere un po’ di soldi per coprire l’affitto…-
Lei non potè fare a meno di notare che non aveva parlato al singolare, ma al plurale, come se quella era una cosa che riguardava entrambi, come se anche lui vivesse con quei problemi, come se lui volesse stare al suo fianco sempre e a ogni passo, e la cosa le faceva più che piacere!
Lo voleva al suo fianco, aveva bisogno di lui perché senza sarebbe caduta senza più possibilità di rialzarsi, malgrado avesse perso tutto neanche il quel momento riuscì a capire la debolezza che aveva avuto sua madre, perché puoi permetterti di essere debole quanto vuoi, ma quando hai qualcuno che ti sta vicino, soprattutto quando hai una figlia che crede di poter contare su di te non puoi mandare tutto all’aria!
-Vic, sei un angelo!- rispose lei, incapace di dire altro…
-per ora però riposiamoci, ok?- lei annuì, poi alzò occhi su di lui.
-ti va di stenderti qui e abbracciarmi?- chiese.
Lui annuì e in pochi secondi erano sdraiati sul letto abbracciati, il letto di lei era a una sola piazza, quindi in due potevano stare comodi solo abbracciati, lui la strinse, facendo aderire i loro corpi quasi perfettamente.
-ehi Lila, la vuoi sapere una cosa?- chiese lui interrompendo il silenzio, lei sorrise e rispose tranquillamente.
-sì dimmi…-
-ieri mattina ho riunito i ragazzi, gli ho detto che volevo rimettere su la band e…- si interruppe.
-e…? cos’hanno detto?- lo incitò lei.
-Jaime ha urlato… erano contenti, gli ho spiegato la situazione e mi hanno detto che erano d’accordo… iniziamo con le prove e lunedì contattiamo il nostro vecchio manager sperando che ci dia una mano…- nella sua voce c’era un tono eccitato, e lei non poteva essere più felice!
-oh Vic…- disse lei incapace di dire altro, per fargli capire quanto era felice appoggiò le mani sulle strette sotto al suo seno e le strinse forte.
-Lila… ti devo chiedere una cosa però.- disse lui pieno di felicità ma molto serio.
-mi devo preoccupare?- chiese lei.
-nono! Ma va! Solo… tu mi hai spinto a fare questo passo, ti voglio accanto in ogni momento… insomma, voglio averti nella mia vita Lila!-  disse lui.
Lei non sapeva che rispondere, lasciò andare le sue mani e lui allentò la presa sul suo corpo permettendole di voltarsi a guardarlo, lui si stava mordendo il labbro, chiaramente agitato.
-Victor Fuentes, tu mi stai chiedendo di essere la tua ragazza per caso?- chiese lei rimanendo seria.
-beh… per caso… sì, non sei obbligata eh! Ci conosciamo da poco ma… insomma, va beh lascia stare ho detto una cazzata!- disse lui abbassando gli occhi.
Lei sorrise a tanta dolcezza, perché dire di no? Perché non far succedere una cosa che tanto sarebbe successa comunque? Si avvicinò al suo viso e gli lasciò un piccolo bacio sulle labbra, al che lui tornò a guardarla.
-io voglio essere la tua ragazza!-
Lui aspettò un attimo prima di festeggiare, giusto il tempo di afferrare quello che era successo, e giusto da capire che lei non gli stava mentendo.
-sono così felice! E tu mi piaci così tanto!- disse lui mettendo una mano sul viso di lei.
Si guardarono attentamente prima di avvicinarsi per far toccare le loro labbra, gli bastò quel tocco per capire che non avrebbe voluto mai lasciarla andare.
-saresti piaciuto a Nana sai?- disse lei quando si staccarono.
-beh, ne sono onorato. Voglio che sappia che adorerò la sua bambina con tutto me stesso! E farò di tutto per renderla felice!- disse lui facendola sorridere.
-sono così felice e meno sola da quando ho te!- disse lei osservandolo, lui le sorrise, e a lei venne in mente una domanda, o meglio, più domande che le giravano per la testa da cinque anni.
-Vic posso farti delle domande?-
-certo, dimmi!- rispose sorridendo.
-cos’è successo dopo? Intendo dopo che ti hanno arrestato… nessuno ha più detto niente e io…beh capisci no?- chiese, forse lui era ancora provato da quei momenti, e forse non avrebbe dovuto fargli quella domanda, infatti il suo sorriso sparì.
-ho passato l’intera notte in carcere, ma, fortunatamente, quel fotografo non sporse denuncia nei miei confronti, ricordo che loro continuavano a parlarmi ma io non è che capissi molto, così chiamarono mio fratello e lui chiamò mia madre, sapevo di aver mandato tutto a puttane e il mio cervello si chiuse in sé stesso. Da quel momento rifiutai tutto, le persone che mi volevano aiutare le allontanavo, Mike non mi guardò più in faccia e in un mese smisero tutti di combattere per portarmi indietro, ero diventato uno scheletro, e fu lì che mia mamma decise di chiudermi in una casa psichiatrica, rimasi dentro a crogiolarmi nel dolore fin quando capii di non essere come quelle persone, io potevo combattere e potevo riguadagnarmi la fiducia di tutti… uscii due mesi dopo, Mike mi accolse nella sua casa e sotto consiglio del dottore scegliemmo un giorno nel quale ci saremo visti tutti e quattro insieme, e lo facciamo tutt’ora!-
Lei rimase senza parole e si sentì subito il colpa per quello che gli aveva fatto, e anche per aver pensato che quel dolore gli avrebbe fatto bene.
In quel periodo Vic aveva sofferto abbastanza per tuttala vita!
-Mi spiace Vic…- rispose lei.
-beh, ora si è risolto tutto... e poi ora ho te!- disse avvicinandosi a baciarlo, lei ricambiò il bacio.
Parlarono a tratti per un po’, finchè lei non riuscì ad addormentarsi e poco dopo la seguì anche lui.
Quando la mattina successiva Vic si svegliò si alzò dal letto attento a non svegliare Lila, poi andò in bagno e si lavò indossando i vestiti del giorno prima perché non aveva cambio, tornò in camera e, ancora molto attento a non far rumore, scrisse poche parole su un foglio di carta e poi uscì, non solo dalla stanza ma anche dalla casa.
Tirò fuori il telefono dalla tasca e guardò l’orario, notando che era ancora relativamente presto chiamò Jaime che rispose praticamene subito anche se sembrava che si fosse appena svegliato.
-ciao J! Come va?- chiese Vic appena rispose.
-tutto apposto penso, considerando che mi sono svegliato dieci minuti fa… te?- ecco spiegata la voce.
-io sto molto bene, Grazie!- rispose Vic, e in quel momento gli spuntò un sorriso ebete, lo sapeva, ne era consapevole, ma non riusciva a farne a meno.
-va beh ok, ma come mai mi chiami alle sette del mattino? È successo qualcosa?-
-senti, facciamo così, tra dieci minuti sono da te, scendi che andiamo a fare colazione, ti va?- chiese Vic sperando in un bel sì.
-mi ci vuole almeno un quarto d’ora amico, va bene lo stesso?- Vic sentì un fruscio, probabilmente Jaime si stava alzando dal letto.
-okay dai, ti saluto almeno fai più in fretta.-
Si salutarono e vic rimise il telefono in tasca, malgrado tutti quanti fossero dei ritardatari cronici, Vic dieci minuti dopo era sotto casa del suo amico e lui cinque minuti dopo il suo arrivo era fuori casa, iniziarono a camminare diretti al bar, parlando di come andava e anche di Lila, davanti al caffè Vic gli fece la domanda.
-senti Jaime, ho bisogno che mi fai un favore.- chiese, sapeva che non gli avrebbe mai detto di no, ma aveva timore lo stesso.
-okay, spara!- disse tranquillo, sorridendo.
-Lila deve cambiare casa, e io le ho detto che tu saresti potuto venire a fare una specie di valutazione per tutto quello che vorrebbe vendere, puoi farlo?- chiese in tono quasi supplichevole.
Jaime guardò il suo amico negli occhi, non si poteva negare che era al culmine della felicità, ma, in qualche modo, quel tono supplichevole aveva dentro anche un qualcosa di triste, che fosse triste per lei?
-come faccio a dirti di no?- chiese.
-e poi sarebbe il mio ultimo affare, forse, quindi sì dai!- continuò.
-grazie mille!- disse stringendogli la mano per un nano secondo.
-okay, facciamo così, io tra un’ora devo iniziare a lavorare, lo dico al capo così viene anche Lucas che è più esperto, verso le dieci siamo lì, va bene?-
Vic annuì, gli diede l’indirizzo di casa di Lila e si salutarono, poi tornò a casa sua, si cambiò e uscì nuovamente per andare a casa di Lila.
Erano le otto e mezza quando Lila si svegliò, non trovando Vic accanto a sé si spaventò, pensò subito al peggio e quasi si agitò prima di notare il bigliettino appeso alla porta della  sua stanza, si alzò dal letto lentamente e prese il foglietto mettendo a fuoco le lettere per riuscire a leggere, in una calligrafia disordinata, forse dovuta al buio, Vic aveva scritto poche e semplici parole.
Mi vedo con il mio amico, se ti svegli prima che torno non fare colazione!
Ti porto io qualcosa.
Baci, V.
Lei sorrise e si tranquillizzò, anche se quelle poche parole le fecero quasi salire le lacrime agli occhi, ma era vero tutto quello, era solo un sogno?
Lila approfittando dell’assenza di Vic si mise sotto la doccia e si lavò velocemente, quando uscì le bastò asciugarsi, vestirsi e pettinarsi i capelli.
Uscì dal bagno lasciando la porta e la finestra aperta per far uscire l’umidità che si era creata.
Poco dopo tornò Vic, con in mano un sacchettino bianco, non troppo piccolo, e nell’altra quello che sembrava una tazza di caffè da portare via.
Non pensava di essere mai stata così felice.
-Vic…- disse lei incapace di dire altro.
Lui in risposta appoggiò tutto sul tavolo davanti a lei e andò ad abbracciarla, lei lo strinse forte per fargli sentire tutta la sua gratitudine, quel semplice contatto la fece schizzare direttamente verso il cielo, e lì rimase osservando le nuvole perfette intorno a lei, perché da quel momento, tutto fu perfetto nella sua vita.
 
 
  
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