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Autore: Persefone3    01/09/2015    7 recensioni
Aderisco con piacere all'iniziativa. Buona Lettura!
Nuova iniziativa : 12 Months Captainswan
Raccolta mensile di fanfiction dedicate ai Captainswan.
Per ogni mese 3 elementi come prompt, ognuno potrà scegliere quale gli sembra più congeniale alla propria storia,( anche più di uno) che naturalmente dovrà contenere anche il nome del mese corrente.
Gennaio: neve,camino, pattini
Febbraio: maschera, san Valentino, Super Bowl
Marzo: donne , risveglio, altalena
Aprile: scherzo, Cioccolato, pigiama
Maggio: fiori, pick nick, barca
Giugno:Estate, ciliegie, doccia
Luglio : spiaggia,temporale, gelato
Agosto: stelle, calore, mare
Settembre:vino, viaggio, passeggiata.
Ottobre: Compleanno ( Emma), coperta, zucca
Novembre: Ringraziamento, famiglia, nebbia
Dicembre: candele, vischio, anello
Abbiamo tanta voglia di leggervi!
Ideata da CSGroup
(Alexies, Alexandra_Potter, Clohy, CSLover, Lely_1324, Manu'sPirate e Pandina.)
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"All the promises  at the sundow I met them like the rest
All the deamons used to come around I'm grateful they've left
So persistent in my ways, Angel I am here to stay"
​(Future Days, Pearl Jam)
 
Settembre: Days of You and Me
 
Casa Swan-Jones si era animata presto quella mattina. La suoneria della sveglia stava ricordando ad Emma che l’ora della poppata di Ginevra era infine giunta. La bambina si stava iniziando a svegliare nel suo lettino che era a proprio ai piedi di quello in cui stava riposando sua madre. Ancora assonnata, Emma allungò un braccio verso il lato di Killian. Era la prima cosa che faceva la mattina: cercarlo nel letto. La sua mano, però, stavolta andò a vuoto. Aprì immediatamente gli occhi e si girò verso la parte intonsa del letto: lui non aveva dormito con lei ed era la prima volta che accadeva da quando avevano iniziato la loro convivenza. Non ebbe molto tempo per soffermarsi sulla sensazione di vuoto causata dall’assenza del suo pirata che la piccola reclamò immediatamente le sue attenzioni materne e il suo biberon. La donna si alzò dal letto per accendere lo scaldabiberon sul comò, dove teneva le cose della piccola. La stanza della bambina era già pronta da un paio di giorni ed era ormai ora di abituarla a dormire sola. Ginevra era stranamente irrequieta, così Emma decise di coccolarla più del solito in attesa che il latte fosse pronto. Strinse la piccola tra le braccia e non poté fare a meno di constatare per la milionesima volta quanto assomigliasse al padre. Le sembrava di sentire gli occhi di Killian intenti a guardarle come faceva ogni mattina da sette mesi a questa parte. Il timer dello scaldabiberon la riportò immediatamente alla realtà. Si alzò nuovamente per andare a prendere un bavaglino e il biberon per poi sedersi nella sedia a dondolo, gentilmente regalata da Marco quando era nata la bambina.

- Bene amore mio, so che di solito sei abituata a fare colazione con tuo padre. Vi trovo sempre a giocare nel lettone quando torno di sopra con la tua colazione fumante. Stamattina, però, dovrai accontentarti di me.

Ginevra non ci mise molto a finire il latte: aveva l’abitudine di bere tutto d’un fiato senza mai mollare la tettarella che stringeva sempre tra le gengive quando qualcuno provava a sfilarla dalla bocca. Dopo un sonoro ruttino, era pronta per un bel bagnetto.
Emma stava finendo di asciugare la piccola, quando qualcuno bussò alla porta.

- Avanti! – disse tenendo ferma la bambina sul letto.

Henry fece il suo ingresso nella stanza con un vassoio colmo di delizie per la colazione. Lo posò sul letto e poi diede un bacio a sua madre e alla sua sorellina.

- Colazione in camera stamattina …
- Sì, al piano di sotto ci siamo dati da fare. Ho già preso la mia razione quotidiana di latte e cereali, mentre tu mangi io mi bevo la spremuta d’arancia.

Emma prese la sua tazza di caffè nero fumante e cominciò bere mentre Henry aveva quasi finito il suo bicchiere di spremuta.

- Ma non mangi mamma?
- Non ho molta fame, tesoro.
- Credo sia normale vista la giornata. Facciamo una cosa, porto giù il vassoio e torno a prendere Ginevra. Così hai il tempo di vestirla e poi puoi dedicarti a te senza pensieri.
- Grazie Henry, sei un tesoro!
- E un fratello maggiore!

Emma vide il suo primogenito sparire dietro la porta e il nodo che aveva in gola si fece più lento. Mise il pannolino alla bambina e un body intimo pulito. La sistemò nuovamente nel lettino per tirare fuori il vestitino che le aveva comprato. Era di tulle bianco con le scarpine in coordinato. Vestì la bambina e proprio mentre Henry stava rientrando, le mise un piccolo cerchietto con orchidee sui capelli color cenere.

- Ecco fatto, tesoro, sei bellissima.
- Davvero mamma!
- Come … procedono le cose sotto?
- Tutto pronto. Porto la bambina giù e poi salgo a vestirmi anche io. Mamma, inizia a prepararti anche tu, mi raccomando, anche se sei l’unica ad avere il diritto di farsi attendere.

Il ragazzo prese la bambina in braccio ed uscì per dirigersi al piano di sotto. Emma si guardò allo specchio della sua toeletta: quel giorno voleva essere davvero bella e quindi la prima cosa da fare era una doccia energizzante. Si avviò in bagno con l’intenzione di lasciare tutti (cioè Killian) a bocca aperta.
Al piano di sotto, Killian stava cercando disperatamente di annodarsi il cravattino dello smoking senza successo. Dopo aver preparato la colazione ad Henry e il vassoio da portare su, il ragazzo era stato così gentile da fermarsi per aiutarlo a prepararsi. Era stato piuttosto calmo fino a quel momento, ma quell’intoppo con il cravattino lo stava esasperando. Dopo l’ennesimo tentativo andato a vuoto, alla fine decise di toglierlo: quel coso non gli piaceva proprio. Lo posò sul mobile dell’ingresso e si specchiò un momento. Aprì il colletto della camicia bianca di cui sbottonò i primi due bottoni. Meglio, molto meglio così, senza quella sorta di guinzaglio. Mentre fissava la sua immagine nello specchio, i suoi occhi si soffermarono sul divano su cui aveva passato la notte. Era stato strano svegliarsi senza sentire lo speziato profumo della pelle di Emma accanto a sé. Ma era stato irremovibile su questo e anche piuttosto all’antica: non potevano dormire insieme la notte prima del loro matrimonio. Emma non aveva voluto sentire ragioni però, sul fatto che dormisse fuori casa, non ce ne era alcun motivo e poi la sua presenza da Granny avrebbe insospettito tutti gli altri abitanti. E così Killian si era sistemato sul divano letto del salotto, portandosi giù tutto il necessario per vestirsi e lasciare Emma tranquilla nella camera.
La sera prima si erano salutati sulla soglia della loro stanza: Emma stringeva un’addormentata Ginevra tra le braccia.

- Mi mancherete stanotte – aveva detto lui sfiorando la testa della bambina.
- E allora vieni! Io non credo a queste cose, lo sai.
- Ma io sì e poi per una volta nella mia vita voglio fare le cose per bene. Direi che abbiamo già sconvolto abbastanza le tradizioni – aveva replicato lui con un sorriso.

Emma gli accarezzò dolcemente una guancia.

- Sai che non devi dimostrare niente a nessuno. E ti ho detto di sì a patto che la cerimonia fosse ristretta. Niente pompa magna o ricevimenti regali: solo te, io, i nostri figli, i miei genitori, Regina e Robin con il piccolo Roland.
- E così è stato organizzato amore. Granny ci ha riservato una saletta interna del suo Bed & Breakfast con ingresso indipendente, così da non attirare troppo l’attenzione.
- Bene. Spero che mia madre non si faccia prendere troppo dall’emozione domani mattina. E ora è meglio che vada a mettere questa lenza nel lettino, comincia davvero a pesare.
Non vorrai una sposa col mal di schiena domani mattina, vero?

Hook la baciò sulla fronte augurandole la buonanotte.

Killian vide Henry scendere con la bambina in braccio e dirigersi verso il box per farla stare buona.

- Stai benissimo Hook.
- Dici sul serio?
- Assolutamente. Hai fatto bene a togliere la cravatta, così sembri meno ingessato.
- Meno male perché non la sopportavo proprio.
- Vado a prepararmi io ora. Una cosa, il bouquet di fiori?
- Ci ha pensato tua nonna, ha insistito per regalarlo lei ad Emma. Mi ha detto che me lo avrebbe fatto recapitare a casa, quindi dovrebbe arrivare a momenti.

Proprio in quel momento si sentì qualcuno bussare alla porta.

- Questo deve essere il fattorino del padre di Belle. Vado ad aprire e tu vai a prepararti. Ricorda, tua madre deve essere l’ultima a scendere!

Quando il pirata aprì la porta di casa, si ritrovò davanti Snow nel suo vestito lilla da cerimonia e il bouquet di Emma in mano.

- Lo so – esordì la donna senza preamboli e porgendo i fiori al pirata – aveva detto che si sarebbe vestita da sola, ma io non ci riesco a starmene in macchina fuori senza niente da fare. Fammi provare a salire, è sempre mia figlia e vorrei condividere con lei questo momento.
- Sai com’è fatta Emma, ha il tuo caratterino.
- Fammi solo provare se non mi vuole me ne torno fuori senza discutere, giuro.
- Vai, ma dille che hai trovato la porta aperta, o mi lascerà ancora prima di avermi sposato!
 
Emma era uscita dalla doccia e stava fissando il vestito che aveva scelto con sua madre per la cerimonia. Dopo innumerevoli giri in tutti i negozi della città e quando aveva quasi perso le speranze di trovare il vestito giusto, lo avevano scovato in un piccolo negozio sul confine della città, durante una delle loro lunghe passeggiate pianificatrici. Era entrata nel negozio e aveva chiesto alla commessa di farle provare quel vestito bianco avorio con una vaporosa gonna a ruota che arrivava poco sotto le ginocchia. Mentre si stava cambiando nel camerino, stava esponendo a sua madre i suoi dubbi.
 
- Credi sia troppo semplice? Voglio dire, Killian mi ha vista sempre in jeans e magliette, dovrei indossare qualcosa di più sofisticato?
- Emma devi indossare qualcosa che ti faccia sentire bella e a tuo agio. Se ti sentirai così, Killian rimarrà senza fiato.
- Sto uscendo, mamma. Voglio un parere serio e spassionato.
 
Come Emma uscì dal camerino, Mary Margaret rimase senza parole. Il vestito era perfetto per sua figlia: aveva le spalline in pizzo bianco, tessuto con cui era foderato anche il corpetto. Stretto in vita, finiva con un’ampia gonna a ruota che arrivava fin sotto le ginocchia.
 
- Tesoro è perfetto. Lascerai Killian senza parole.
- Ne sei sicura?
- Assolutamente. Questo vestito sembra disegnato apposta per te.
- Mi piace molto in effetti. Allora lo prendo.
 
Emma aveva appena sfilato il vestito dalla stampella, quando sentì la porta della sua stanza aprirsi.
 
- Insomma Killian, non è carino spiare così! E poi porta male vedere la sposa prima!

Non appena si era voltata verso l’ingresso, vide il volto emozionato di sua madre.
 
- Mamma! Che cosa ci fai qui? Non si era detto che mi avresti aspettato fuori?
- Lo so, ma ti prego … non sono mai riuscita a fare niente per te. Lascia che ti aiuti.
 
Emma vide gli occhi di sua madre farsi lucidi. Non poteva negarle una cosa del genere.
 
- Ma certo, anzi sei arrivata al momento giusto. Aiutami ad infilare il vestito.
 
Dopo averla aiutata a vestirsi e salire sugli alti tacchi delle scarpe, Snow aveva truccato sua figlia con estrema cura: un po’ di matita sugli occhi, tanto rimmel, fard rosato e rossetto rosso. Aveva poi aiutato Emma a sistemare i capelli che decisero di lasciare sciolti.
 
- Ho trovato questo fermaglio – disse Emma tirandone fuori uno a forma di orchidea – è come quello di Ginevra.
- Che bello, si abbina perfettamente con il bouquet di fiori che ti aspetta al piano di sotto.
 
Snow appuntò il fermaglio sulla testa della figlia e si fermò a rimirarla un’ultima volta.
 
- Sei perfetta tesoro.
- Grazie mamma, spero che piaccia anche agli altri.
- Bene, io scendo e avverto tutti che sei pronta.
- Mi spruzzo un po’ di profumo e poi vi raggiungo.
 
Con la bambina in braccio, Killian stava aspettando nervosamente che la sua sposa scendesse. Henry era fermo vicino alle scale nel suo bellissimo vestito da cerimonia nero.
 
- Calmati Killian, mamma è sicuramente quasi pronta e sarà qui a momenti.
 
Come sentirono dei passi nel corridoio al piano di sopra, entrarono subito in agitazione.
 
- Dai a me la bambina. Non vorrai accogliere mamma così.
- Perché scusa?
- Oggi è il vostro giorno e devi avere occhi solo per lei.
 
I due uomini si disposero ai lati della scala in attesa. Quando comparve Snow sbuffarono entrambi per il nervosismo.
 
- Accidenti quanto siete affettuosi!
- Scusa nonna, ma siamo impazienti.
- Lo credo. Emma è pronta e sta per scendere. Dove sono i fiori?
- Eccoli – disse Killian prendendoli dal mobile dell’ingresso.
- Bene – replicò Snow sistemando la giacca del suo futuro genero – vi aspettiamo fuori.
 
La donna era appena uscita che dal piano di sopra si sentì il rumore di tacchi che si avviavano alla scala.
 
- Questa è lei! – esclamò Henry entusiasta.
 
Killian strinse forte il mazzo di orchidee: non era mai stato così nervoso in vita sua, a parte il giorno in cui era nata Ginevra. Come vide la sua figura emergere dalle scale sentì il cuore perdere un battito. Fu in quell’esatto momento che capì quanto fosse solido e profondo l’amore che li legava. Si avvicinò alla scala per porgerle la mano. La aiutò a scendere gli ultimi gradini e la baciò sulle guance.
 
- Buongiorno amore mio. Sei bellissima, un vero sogno.
- Anche tu sei bellissimo capitano e sono contenta che alla fine non hai messo il cravattino, sai che adoro il tuo lato anarchico.
 
Emma si avvicinò a Henry e baciò anche lui.
 
- Perfetto – disse il ragazzo – andiamo, sapete quanto il sindaco odi le lunghe attese.
 
Emma tirò fuori dalla borsetta i guantini di pizzo e poi uscirono di casa. Come furono nel giardino, i suoi e il piccolo Roland le corsero incontro, seguiti poi da Robin.
 
- Emma, sei bellissima – disse David – e ora permettimi di accompagnarti per lo meno alla macchina.
 
Quando giunsero davanti al municipio, Killian si precipitò ad aprirle la portiera. Affidarono Ginevra a Snow e poi si avviarono alla scalinata per raggiungere Regina.
La sala delle cerimonie era inondata da un caldo sole settembrino. Quando giunsero davanti al sindaco e la cerimonia ebbe inizio, si guardarono negli occhi. Per tutta la durata del rito si concentrarono l’uno sull’altra, scordandosi per la prima ed ultima volta di tutti gli altri.
 
- A seguito della vostra risposta affermativa io Regina Mills, sindaco di Storybrooke, dichiaro in nome della legge che siete uniti in matrimonio.
 
Scoppiarono gli applausi e gli abbracci verso i due neo sposi.
 
- Grazie Regina – disse Emma prendendo in braccio Ginevra che si stava agitando in braccio a David.
 
Mentre Emma stava ringraziando Robin e Roland ed Henry si divertiva a scattare qualche foto con Hook e la sorellina, Snow e David erano rimasti un po’ in disparte. C’era una cosa che ancora dovevano fare.
Dopo le foto di rito, la bambina cominciava a dare i primi segni di impazienza.
 
- Sì tesoro, mamma ora ti da il latte.
 - Vado a prendere io la borsa – disse Snow.
 
Emma mise la bambina nel passeggino aspettando il ritorno di Snow. David si chinò sulla sua nipotina e stampò un grosso bacio sulla guancia di sua figlia. Furono ben presto raggiunti da Hook e Henry. David prese la macchinetta dalle mani del nipote.
- Mettetevi in posa! – disse David scattando – questa me la prendo io!
Quando Snow tornò da loro, aveva in mano un biberon e una busta.
 
- Questa è per voi – disse Snow.
- Ma cosa significa?
- Avete detto niente regali. Ci abbiamo provato ma, ecco, alla fine abbiamo fatto i genitori.
 
Emma aprì la busta e ne estrasse una prenotazione a loro nome, per una settimana a partire da quel giorno, in un piccolo albergo sul confine est della cittadina, immerso tra i boschi.
 
- Mamma non possiamo accettare! Non posso partire così su due piedi!
- Perché no?
- Ma come perché? Abbiamo due figli, non possiamo mollarli così su due piedi.
- Henry può dormire da me – intervenne Regina.
- E io posso badare a Ginevra – disse Snow.
- Perfetto vedo che vi siete coalizzati.
- Emma, è tanto che non passate un po’ di tempo da soli e quando l’altro giorno abbiamo per caso sentito che volevate rimandare la luna di miele, non ce l’ho fatta a rimanere con le mani in mano.
 
Emma abbracciò sua madre e poi suo padre.
 
- Grazie, grazie davvero. Ma chiamateci se avete problemi con la bambina o se Henry ha bisogno di qualcosa.
 
Hook si avvicinò a David per stringergli la mano.
 
- Allora Hook, mi raccomando.
- Tranquillo David, nella peggiore delle ipotesi diventi nonno per la terza volta!
 
Esplosero tutti a ridere tranne David: quel pirata non avrebbe mai perso quel piglio da canaglia.
Dopo un’abbondante colazione nella saletta di Granny e la magica apparizione di due valigie nel portabagagli del maggiolino, Emma e Hook erano pronti per partire. Davanti alla tavola calda Emma stava facendo le ultime raccomandazioni a sua madre.
 
- Allora mamma, credo ci sia tutto nella borsa della bimba, mi spiace solo che domani devi andare da me a prendere altre cose …
- Emma, ora basta! Andate e divertitevi! Buon viaggio!
- Ci vediamo tra una settimana – disse Emma salutando tutti dal finestrino.
 
Emma stava guidando da quasi mezz’ora, non doveva mancare molto alla loro destinazione.
 
- Killian, dovremmo esserci, guarda sulla cartina … Killian?
 
Emma si girò verso l’uomo seduto sul sedile accanto a lei. Si era addormentato: la notte sul divano non doveva essere stata poi così comoda come aveva cercato di farle credere. Gli ravviò i capelli e proseguì fino all’albergo. Quando fermò il maggiolino nel parcheggiò, si chinò a svegliare suo marito.
 
- Capitano – disse baciandogli dolcemente il collo – siamo arrivati … svegliati …
 
Killian aprì gli occhi un po’ confuso.
 
- Mi … sono addormentato? …
- Come un sasso.
- Che bella figura …
- Un po’ vecchietto mi sei, te lo concedo.
 
Hook la guardò un momento perplesso. Uscirono dalla macchina e con i bagagli in mano si diressero alla reception dell’albergo. Avevano quasi ultimato la registrazione quando Emma si accorse di aver dimenticato il cellulare in macchina.
 
- Corro a recuperarlo! Per i bambini sai – disse dirigendosi verso l’uscita.
 
Come Hook rimase solo con la receptionist ebbe un’idea.
 
- Tesoro – disse il pirata alla centralinista – credi di potermi fare un favore?
 
Le porte dell’ascensore si erano appena chiuse che Hook si avvicinò invitante a sua moglie.
 
- Killian! Siamo in ascensore!
- Comprendimi tesoro, sono più di dodici ore che non ti ronzo intorno, è quasi un record e una tortura per me.
- Aspetta almeno che arriviamo in camera!
- E perché? Siamo soli qui …
-Il matrimonio ti ha fatto andare fuori di testa? Di solito dovrebbe fartela mettere a posto!
 
E l’apertura delle porte fece desistere Hook dai suoi poco casti intenti.

La loro stanza era davvero luminosa e dava proprio sul bosco. Posarono i bagagli e gli occhi di Emma caddero immediatamente su quello che c’era sul tavolo: una bottiglia di costosissimo vino rosso e una rosa dello stesso colore. Vicino un bigliettino su cui era scritto il suo nome con un’inconfondibile calligrafia d’altri tempi. Lo aprì con mani tremanti.
 
“Avevi una giacca rossa quando ti ho conosciuta, rosso era il vestito che indossavi la prima volta che ti ho fatto danzare un valzer e rossa era la rosa che ti ho portato la prima volta che siamo usciti insieme. Il rosso è il colore del nostro amore e del primo vino che berremo insieme nella nostra nuova vita.
Ti amo da morire,
 Killian”
 
 Emma si girò verso suo marito e corse tra le sue braccia con gli occhi pieni di lacrime.
 
- Accidenti a te, ti amo anche io da morire.
 
Killian andò verso il tavolo per stappare la bottiglia. Versò il vino in due calici e lo lasciò ossigenare per qualche secondo. Porse, poi, ad Emma uno dei calici e brindò con lei.
 
- A noi amore mio e alla nostra bellissima famiglia.
- Cin cin – fece eco Emma facendo tintinnare il calice con quello di Kilian.
 
Dopo che ebbero vuotato i bicchieri, Killian prese entrambi i calici e li posò sul tavolo.
 
- Ora tesoro, sei mia. Nella prossima ora non mi interessa cosa potrebbe succedere, non ti voglio dividere con nessuno – disse prendendola in braccio e facendola sdraiare sul comodo letto della loro stanza.
- Te lo concedo capitano. – rispose Emma attirando a lei il viso dell’uomo - E quando torniamo a casa potremo sistemare la bambina nella sua stanzetta.
- Ma non mi dire, torneremo ad essere solo io e te per un paio di ore a notte? Interessante …
- Dipende da quanto saprai essere convincente … - disse Emma sorridendo.
- Oh saprò esserlo vedrai! – disse lui prima di avventarsi sulle rosse labbra del suo amore.
 
 
ANGOLO DELL'AUTRICE:
Della serie ogni promessa è debito, siamo tornati al Fluff e alla formazione allargata. Non si dica che persefone non mantiene le promesse! Settembre è il mese in cui finalmente ricomincia OUAT e io non vedo davvero l'ora divedere questa nuova stagione. L'ossatura centrale della shot l'avevo elaborata prima delle famose fote a cavallo e l'avevo accantonata perchè non mi convinceva fino in fondo. Poi sono arrivate le iikmagini di quel bacio dal set e ciaone proprio, la shot ha preteso di vedere la luce XD.
Come sempre grazie per tutte le letture e le recensioni del mese scorso, io non so davvero più come ringraziarvi :D
facendo il conto alla rovescia per la Season Premier vi abbraccio forte
Al prossimo mese 
Persefone

BONUS:
https://www.google.it/search?q=vestito+da+sposa+con+gonna+a+ruota&espv=2&biw=1517&bih=714&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0CAYQ_AUoAWoVChMIvPHi34GkxwIVA89yCh0vWQfr&dpr=0.9#imgrc=Po0v2jYsOwUdfM%3A
Questo è il vestito che ho scelto per Emma: trovo che la sua bellezza sia essenzialmente nella sua semplicità, virtù che credo abbia fatto girare incredibilmente la testa ad un noto pirata con una mano sola ...
Bacioni
 
  
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