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Autore: Hooked    01/09/2015    3 recensioni
Dal testo: "Pochi istanti dopo anche Kendall decise di intervenire: «Non credo ci sia un modo per inserire una battaglia medievale nello show, Carlitos. Non credo nemmeno che sarebbe particolarmente apprezzata, in effetti.»
«E, in ogni caso, sai che lo schermo verde costa parecchio, Scott non se lo può permettere.» terminò Logan.
Carlos arricciò leggermente le labbra; l’idea che gli era appena venuta gli piaceva, di certo avrebbe fatto di tutto perché venisse realizzata. Gli amici continuarono a seguire la puntata, ma il latino si alzo dal divanetto del salottino, determinato a trovare un modo per convincere James, Kendall e Logan che una battaglia del genere avrebbe reso l’episodio decisamente più interessante."

[Making of: 2x14 - Big Time Songwriters] [Accenni Kogan] [3945 parole]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Carlos, James, Kendall, Logan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Bonsoir! Scrivo tutto quello che ho da dire qui in modo che dopo voi possiate leggere in tranquillità la os, non vi ruberò molto tempo, promesso u.u Io sono Coss, nuova in questo fandom, questa è la prima fanfiction sui Big Time Rush che scrivo e pubblico. Era da parecchio tempo che non ne scrivevo una, per cui ammetto che non è stato facile, affatto. Proprio per questo ci tenevo a ringraziare Arcadia_ per l'enorme aiuto che mi ha dato. E' da circa tre/quattro giorni, se non di più, che la stresso con questa storia della fanfiction, per cui ci tenevo a dedicarle questo angolino. E' stato solo grazie a lei se sono riuscita a concluderla, lei mi ha corretto gran parte del testo, mi ha dato consigli e mi ha dato spunti e frasi da poter utilizzare. Quindi grazie mille, dal profondo del mio corazon <3
E niente, la smetto di disturbarvi! Se avete consigli/critiche da farmi recensite, sarò ben lieta di accogliere qualsiasi aiuto, ho bisogno di migliorare (: 
Coss.


They have nothing to do with boybands , Los.

«Ragazzi – il latino cercò di richiamare l’attenzione dei tre ragazzi che gli stavano accanto, intenti a guardare un episodio della serie tv “I Borgia”, seguendo con interesse una scena di battaglia – pensateci: non sarebbe forte inscenare un combattimento con spade, scudi, cavalli e cavalieri nello show? O… magari una battaglia Vichinga! »
Il primo a voltarsi verso Carlos fu Logan, comodamente spaparanzato sul divano con la testa appoggiata alle gambe di Kendall. Inarcò lievemente le sopracciglia, confuso, chiedendo spiegazioni all’amico.
«Nel senso, potremmo dividerci in due “squadre” e combattere per un certo motivo, magari aggiungendo delle scene acrobatiche utilizzando armi e armature dell’epoca, potremmo utiliz-»
«Frena, Los.» il più basso fu dolcemente ‘bloccato’ da James, che ridacchiando lo osservò. Sembrava così preso dalla storia, peccato solo che le battaglie medievali non c’entrassero più di tanto con le boy band, Maslow avrebbe accontentato volentieri il ragazzo pur di vederlo felice.
Pochi istanti dopo anche Kendall decise di intervenire: «Non credo ci sia un modo per inserire una battaglia medievale nello show, Carlitos. Non credo nemmeno che sarebbe particolarmente apprezzata, in effetti.»
«E, in ogni caso, sai che lo schermo verde costa parecchio, Scott non se lo può permettere.» terminò Logan.
Carlos arricciò leggermente le labbra; l’idea che gli era appena venuta gli piaceva, di certo avrebbe fatto di tutto perché venisse realizzata. Gli amici continuarono a seguire la puntata, ma il latino si alzo dal divanetto del salottino, determinato a trovare un modo per convincere James, Kendall e Logan che una battaglia del genere avrebbe reso l’episodio decisamente più interessante.
 

Il set di Big Time Rush non era tanto grande quanto ci si aspettava. Si divideva in tre stage in cui registravano, c’era giusto l’indispensabile: lo studio di registrazione, il Palm Woods, la piscina, la Roque Records e qualche altro luogo, dove giravano le scene della serie tv; sei o sette camerini per gli attori, la stanza degli scrittori, uno studio in cui veniva fatto il montaggio delle scene e in cui venivano aggiunti gli effetti musicali, qualche bagno e la sala ricreativa, dove alcune volte pranzavano e cenavano il cast e la crew. Inoltre esistevano cinque ripostigli, in cui tenevano costumi particolari o oggetti che avrebbero potuto utilizzare in alcuni episodi.
Dopo la piccola discussione con i suoi amici, Carlos aveva deciso di fare una breve passeggiata in quel luogo che ormai stava diventando la sua casa. Spesso si trovava a girovagare per i corridoi, passando da una stanza all’altra, ma… beh, mai di soppiatto. Si stava lentamente avvicinando alla sala scrittori, dove sicuramente c’erano copioni e trama degli episodi che avrebbero registrato di lì a poco.
Il suo piano era questo: prima di tutto doveva ‘prendere in prestito’ i copioni del nuovo episodio –sapeva che si chiamava Big Time Song Writers e aveva una trama a grandi linee, ma non conosceva i dettagli. Poi avrebbe cercato un luogo tranquillo dove poter studiare gli scritti, pensando a un modo per inserire il suo combattimento.
Avrebbe scritto la scena, l’avrebbe mostrata ai ragazzi e inscenata dal vivo. Era convinto che sarebbe riuscito a convincerli tranquillamente, così facendo.
«Speriamo bene» sussurrò, incrociando le dita.
Aprì lentamente la porta e per fortuna dentro non c’era nessuno. Sapeva che Scott era via per lavoro, per cui lui e i ragazzi avevano avuto quasi tutta la giornata libera, quella mattina avevano passato una quarantina di minuti con una ragazza per una veloce intervista e un giro del set, nulla di più; forse gli scrittori erano direttamente tornati a casa. Carlos immaginò non ci fosse molta gente in giro, in quel momento.
La stanza che gli si presentava non era molto grande, ma era piuttosto in disordine: c’erano fogli e fascicoli sparsi un po’ ovunque, i computer spenti appoggiati nel grande tavolo di legno.
Prima che trovasse ciò che gli serviva passò un bel po’ di tempo, ma alla fine ci riuscì.
Si leggeva perfettamente in alto a destra ‘Ep. #: 214’, l’episodio che avrebbero girato la settimana seguente. Poco più sotto si trovavano il nome della serie, il titolo dell’episodio e infine ‘scritto da Jessica Gao’. Era sicuramente ciò che stava cercando.
Gongolò felice, baciando la prima pagina del suo piccolo tesoro.


Quando Carlos parlava di posti tranquilli in cui poter studiare, di certo non era un tipo che si accontentava del primo angolino pacifico che trovava: lui era un tipo ‘di classe’.
In quel momento aveva bisogno di concentrazione e di ispirazione, così decise di dirigersi verso l’unico luogo che gli garantiva quel tipo di calma. La cucina.
Esattamente come il suo personaggio, il latino amava la cucina, era il suo ambiente ideale; probabilmente, se non avesse intrapreso la carriera di attore avrebbe voluto studiare per diventare un cuoco.
L’ambiente era ideale dato che la cucina inglobava anche la sala da pranzo: c’erano un tavolo e varie sedie su cui poteva accomodarsi e scrivere senza troppa fatica, il frigorifero –che di certo non dava fastidio, e abbastanza luce da permettergli di vederci bene.
Si sedette, dispose ordinatamente il copione davanti a sé e i vari fogli e le penne che aveva ‘preso in prestito’ dalla stanza degli scrittori. Così, iniziò a leggere.
L’episodio sembrava essere molto carino. Il suo personaggio e gli amici prendono l’iniziativa di creare una canzone scritta interamente da loro, senza l’aiuto di Gustavo –che intanto viene distratto da Katie. Durante il loro momento creativo hanno qualche divergenza, così si dividono in due fazioni: da una parte lui e Kendall per la canzone ‘Oh’, dall’altra James e Logan, per la canzone ‘Yeah’. Dopo vari litigi finiscono per unire le loro canzoni, creando quella che poi sarebbe stata la canzone ‘Oh Yeah!’.
«Non male!» sussurrò.
La trama gli piaceva, ma doveva cercare un punto in cui aggiungere la sua battaglia. Stava rileggendo il testo quando qualcuno lo interruppe: «Ehi Los! Cosa ci fai qui da solo in mezzo a tutti quei fogli?»
Pena non si era nemmeno accorto della presenza dell’amico nella stanza.
«Oh! Ciao Jamie! - esclamò, sorpreso di vedere James –io… io stavo studiando. Cosa ci fai qui?»
Aveva mentito spudoratamente e probabilmente il più alto se n’era accorto, ma Carlos cercò di sembrare il più tranquillo possibile. Non voleva che Kendall, James o Logan lo intralciassero mentre faceva il suo lavoro.
«Capisco. Prima ero venuto a prendere una birra e ho lasciato il cellulare qui, così sono tornato a riprenderlo. Posso darti una mano? »
«No-no! Tranquillo. Ho quasi fatto. Grazie comunque Jay! » si affrettò a rispondere, non accorgendosi di aver chiamato il ragazzo ‘Jay’.
A James non era mai piaciuto particolarmente quel soprannome. Così, tempo indietro, gli altri ragazzi avevano deciso di evitare di chiamarlo in quel modo. I due si conoscevano da molto tempo e il più giovane sapeva che il moretto non l’avrebbe mai chiamato così, salvo che non stesse mentendo. Quando mentiva confondeva i soprannomi che venivano realmente utilizzati con quelli che i ragazzi preferivano tenere nascosti: BigMan per Kendall, Logie-Bear per Logan, Jay per James.
Il giovane si avvicinò a Carlos, cercando di capire che cosa avesse in mano. Prontamente, l’altro tolse il copione dal tavolo, tenendolo nascosto a James.
«Carlos Pena! »
«Oh, e va bene! – il latino porse il sottile fascicolo all’altro ragazzo – è il copione del prossimo episodio. Volevo studiarlo per cercare una scena in cui aggiungere il combattimento di cui vi parlavo prima, ma avevo paura me lo impediste! »
James era leggermente confuso, non capiva quali fossero i reali problemi dell’amico: «E perché mai avremmo dovuto farlo? E’ una tua idea, a te sta portarla sulla carta, non è mica compito nostro! »
«Ma… a voi non piaceva. »
Infondo, tutto ciò che Carlitos stava cercando era l’approvazione dei suoi tre migliori amici, nient’altro.
«‘Litos, guarda che sei libero di proporre quello che vuoi a Scott. – indicò il copione che il ragazzo aveva nuovamente messo sul tavolo – è il prossimo episodio? »
«Sì, ma non riesco a trovare un punto in cui aggiungere la scena…»
«L’altro giorno parlavo con Scott. Mi parlava di ciò che aveva scritto per questo episodio e mi ha detto che pensava di modificare una scena, quando ci troviamo alla Roque Records e arriva la band, prova a cercare la pagina. »
Carlos obbedì, sfogliando il fascicolo e cercando le scene alla Roque Records. Finalmente riuscì a trovare la scena di cui parlava James, così la lesse. Provò a immaginare la scena in quel contesto e…
«James, James è perfetta. »
Il più alto si limitò a inclinare la testa, con un’espressione in cui si poteva leggere in modo chiaro un ‘modestamente!’. Il più basso si alzò di slancio e mise le braccia intorno al collo di James, stringendolo in un abbraccio. Il più alto rimase inizialmente sorpreso, ma poco dopo un sorriso sincero si fece strada tra le sue labbra mentre ricambiava affettuosamente la stretta del ragazzo.
«Non pensavo fosse così importante per te» sussurrò.
«Lo è. Grazie infinite Jamie! » il più basso gli schioccò velocemente un bacio sulla guancia, prese un paio di fogli, la matita e il copione e corse velocemente fuori dalla cucina, lasciando Maslow da solo, con un lieve sorriso a illuminargli il volto.
 

In uno dei fogli che aveva in mano il giovane attore, si poteva leggere una breve lista di cose da fare, scritte velocemente.
1.Trovare il copione e prenderlo in prestito;
2.Studiare il copione e trovare un punto in cui aggiungere la scena;
3.Scrivere la trama della scena;
4.Dimostrare ai ragazzi che la scena è forte;
5. Proporre la scena scritta.
I primi due punti della lista di Carlos Pena erano cancellati, ma il moro era fermo al terzo: scrivere la trama della scena. Non sapeva esattamente come ambientarla, Logan aveva ragione dicendo che Scott non gli avrebbe mai permesso di utilizzare lo schermo verde ed era veramente improbabile che nel set si trovassero armature, scudi, spade e armi realistiche, o elmi Vichinghi, di quelli con le corna. Doveva trovare il modo di scrivere una trama simpatica e carina, ma che fosse realizzabile. Era questa la parte più difficile.
Sbuffò rumorosamente, mentre passava davanti al camerino di Kendall. Lui non voleva complicarsi la vita, voleva semplicemente aggiungere una dannata scena a un episodio della sua serie tv! Cercò di promettere a se stesso che, se mai avesse dovuto fare da regista per lo show, non avrebbe scritto e diretto l’episodio da solo. Si sarebbe fatto aiutare.
Ad un certo punto iniziò a ricordarsi che, poco più avanti rispetto al camerino di Kendall, si trovava il ripostiglio numero due. Quel piccolo stanzino conteneva elementi elettronici di riserva, cavi, pile, telecamere, alcuni computer e altri oggetti. Era l’unico ripostiglio completamente sigillato per la sicurezza, e quindi anche l’unico in cui non sarebbe potuto entrare. Tuttavia, nel set di ‘Big Time Rush’ esistevano altre quattro stanze adibite alla conservazione di oggetti e materiale che poteva essere utilizzato nel telefilm.
Carlos pensò di provare a prendere le cose come venivano. Avrebbe cercato in tutti i ripostigli qualcosa che potesse servirgli per la scena, avrebbe preso quello che lo ispirava maggiormente e avrebbe provato a mettere il tutto in piedi insieme all’aiuto dei suoi amici.


Evidentemente era proprio la giornata che non aveva voglia di essere dalla sua parte. Prima la frustrazione nel non riuscire a trovare un punto in cui aggiungere una scena, poi la crisi del blocco dello scrittore, ora nemmeno riusciva a beccare un ripostiglio aperto.
Dopo essere passato di fronte al numero tre, aveva pensato di dare un’occhiata agli altri quattro, alla ricerca di materiale da utilizzare per la sua tanto amata battaglia, così si era diretto verso il più vicino, il numero tre.
Si ricordava di esserci entrato una volta e, se la memoria non lo ingannava, dentro dovevano esserci vari costumi particolari che avrebbe potuto usare. Entusiasta, aveva impugnato la maniglia della porta e l’aveva spinta verso il basso ma…
«E’ chiusa. – sussurrò Carlos, sconcertato – è chiusa! »
Ricapitolando: il ripostiglio due sembrava essere l’area cinquantuno, il numero tre era chiuso a chiave, per la gioia di Pena. Non gli restava che cercare nel quattro e nell’uno. Non avrebbe controllato cosa c’era nel cinque poiché era quasi sicuro che non ci fosse nulla se non tavole di legno e vernice di vari colori.
Nel peggiore dei casi avrebbero usato cannucce e pezzi di carta masticata. Come facevano sempre, del resto.
 

Quando si trovò davanti alla porta del ripostiglio numero quattro, pregò tutti gli dei che conosceva perché facessero in modo che fosse aperta. E quando scoprì che effettivamente lo era, li benedisse dal primo all’ultimo.
«Grazie al cielo questo non è chiuso a chiave, ci mancava altro. »
Quando riuscì a scorgere ciò che si trovava al suo interno, pregò tutti gli dei che conosceva perché facessero in modo che ci fosse un medico pronto a soccorrerlo da qualche parte nel set. Ne avrebbe avuto bisogno.
Il ripostiglio numero quattro era forse quello più ampio; la luce era spenta ma riusciva perfettamente a vedere ciò che gli si presentava davanti agli occhi. Nella parete a destra si trovavano una piccola libreria e vari ripiani in cui erano posati moltissimi oggetti. Dei ripiani simili si trovavano nella parete opposta alla porta, davanti a questi c’era anche una pila di scatole. La parete a sinistra era invece vuota. Al centro della stanza c’era un tavolo piuttosto ampio in legno, con le gambe di metallo. Ciò che colpì in modo particolare Carlos fu ciò che si trovava nella parete sinistra. O meglio: chi si trovava appoggiato alla parete sinistra.
Logan, privo della maglietta e con i pantaloni visibilmente stretti, era spinto addosso alla parete schiacciato dalla figura di Kendall, intento a baciargli e mordicchiargli il collo lasciando segni violacei ovunque. Il moro era praticamente appeso all’altro, con le braccia intorno al suo collo e le gambe avvinghiate alla vita del più alto. Quest’ultimo, evidentemente stufo di aspettare, spostò Logan dal muro al tavolo di legno, adagiandolo delicatamente lì. Continuò il suo lavoro senza mai fermarsi, lasciando scie di baci ovunque, abbassando la cerniera dei Jeans del più basso. Solo mentre Logan gli sfilava la maglia di dosso, Kendall si accorse della presenza del latino.
«Oh merda!» esclamò. Lo seguì Logan, che sbiancò all’improvviso, tirando su la cerniera dei pantaloni e saltando giù dal tavolo, nascondendosi subito dietro Kendall.
Carlos era ancora lì, fermo immobile davanti alla porta, completamente pietrificato. Tentò di parlare, ma tutto che riuscì ad uscire dalla sua bocca fu qualche balbettio e qualche versetto strano.
Logan approfittò del momento per cercare di recuperare la maglietta che poco prima era stata lanciata in aria ed era finita inevitabilmente per terra, rosso da capo a piedi per l’imbarazzo. Cercò di infilarsela alla bell’e meglio, ma con risultati scarsi: era tutta storta. Gli sfuggì una risatina divertita dalla situazione, quasi isterica, mentre tornava a nascondersi dietro al suo ragazzo. Kendall aveva sorriso involontariamente, girandosi leggermente verso il moro che intanto aveva portato le sue manine attorno alla vita del biondo, abbracciandolo.
Tutto il cast e tutta la crew erano ormai a conoscenza della relazione di Kendall e Logan. Stavano insieme da un po’ ormai ed erano davvero felici e innamorati l’uno dell’altro. Questo bastava a rendere felici anche James e Carlos, anche se puntualmente si sentivano il terzo e il quarto incomodo della situazione. In ogni caso, a parte coccole, baci, abbracci e cose da fidanzati, la coppia non si era mai spinta molto in la in pubblico, sembravano essere piuttosto tranquilli. Sembravano. Carlos non avrebbe mai immaginato che fossero già arrivati a quel punto.
«Voi… - iniziò a parlare, dopo essersi ripreso un po’ – voi fate sesso in un ripostiglio! »
Kendall si mise a ridere dopo l’esclamazione dell’amico. Henderson non rise, ma fu il primo a parlare cercando di trovare una possibile spiegazione a ciò che era successo, invano: «Noi… noi stavamo solo… provando una scen-»
«Si, stavamo facendo sesso. - lo interruppe Schmidt, beccandosi una sberla da parte del fidanzato diretta alla testa. – ahi! Stavamo per. E ci hai interrotti.»
«La mia non era una domanda Francis! L’ho visto anche io che vi ho interrotto mentre lo stavate per fare, grazie!» aveva iniziato ad urlare, chiamandolo Kendall per il suo secondo nome e riservandogli un’occhiataccia.
Cercò di distogliere lo sguardo dai due, che intanto continuavano a ridacchiare imbarazzati, ricordandosi del motivo per cui era finito in quella situazione.
Osservò ciò che si trovava nei vari ripiani e notò qualcosa luccicare. Riuscì ad indentificare l’oggetto senza troppa fatica: era carta stagnola. Era un tipo di carta particolarmente modellabile, come la pellicola. Notò anche degli ammassi di capelli finti sparsi sopra a qualche scatola.
«Io… prendo questi» aveva in mano le parrucche –che si erano rivelate essere un misto di queste ultime ed extencion-, la carta stagnola, vari quotidiani, pellicola, colla vinilica e il copione. Non sapeva esattamente che cosa avrebbe fatto con tutto quel materiale. Prese anche una scatola aperta che aveva solo qualche cannuccia di plastica dentro, riempiendola con tutto ciò che aveva preso. Forse sarebbe riuscito a creare qualcosa con le sue mani.
«Appena…- si ritrovo a gesticolare con la mano libera, indicando i due ragazzi davanti a sé –finite di fare ciò che stavate… facendo, venite nel cortile davanti allo stage tre. E portate le scatole.»
Logan uscì dal suo nascondiglio, ancora tutto rosso per la vergogna, avvicinandosi velocemente a Carlos mentre cercava di trattenere una risata.
«Los, Los… scusaacii! vieni quiiii» tentò di avvicinarsi per un abbraccio. Ma Pena, più bianco di un foglio, si allontanò, portando le mani davanti a sé quasi volesse difendersi da piccolo e dolce Logan.
«Non…. Non toccarmi. Per favore. »
Ancora visibilmente scosso, uscì lentamente dal ripostiglio, osservando i piccioncini.
Appena chiuse la porta, Kendall si avvicinò al moro e appoggiò la fronte alla sua, scoppiando a ridere.
«E’ sconvolto»
Con un sorriso tra le labbra, il più basso si alzò in punta di piedi, avvolgendo le sue braccia intorno al collo del biondo e stampandogli un bacio sulle labbra.
 

Carlos ricontrollò la lista.
Aveva aggiunto il punto due e mezzo, che diceva ‘trovare il materiale adatto per inscenare una battaglia’. Soddisfatto del suo lavoro, lo cancellò.
Grazie al materiale che aveva recuperato, era riuscito a creare un elmetto vichingo in carta stagnola, una spada, tre pugnali e uno scudo di cartone fabbricati grazie alla scatola che aveva preso e una piccola lancia fatta di cannucce incollate tre loro grazie a carta da giornale e colla vinilica, il tutto finemente decorato da palline e strisce di carta stagnola.
Non era un granché, effettivamente, ma era ciò che aveva trovato.
Almeno la scena sarebbe stata low cost. Non avrebbero avuto bisogno di pagare per gli effetti speciali, avevano le loro armi fai-da-te e sarebbe stata comunque una scena carina.
Non gli restava che convincere i ragazzi e scrivere il tutto, così inviò un messaggio a James.
Carlos: Ehi Jamie! Vieni nel cortile davanti allo stage numero tre! 
La risposta non tardò molto ad arrivare:
James: Arrivo subito (:
Carlos: Romeo e Romeo, anche voi!
Logan: Non rompere Los. Arriviamo! Abbiamo anche le scatole.
 

Tutto era pronto ormai, Kendall e Logan avrebbero portato gli scatoloni a momenti e tutti gli oggetti di scena erano belli e pronti per essere utilizzati.
Pochi minuti dopo il suo messaggio, arrivò James. Sembrava piuttosto sorpreso nel vedere tutto quel materiale pronto e Carlos con le extencion, che erano state intrecciate e nelle quali erano state incastrate perline e piume. Più che un Vichingo sembrava un nativo americano, ma dettagli.
«Carlos! Ci sei riuscito!» esclamò James battendo il cinque all’amico. «Hai scritto la scena? »
«Non ancora in realtà, ma penso che la scriverò basandomi su ciò che succederà ora, appena arrivano gli altri vi spiego tutto. »
«Siamo qui! » i due ragazzi si girarono, richiamati da Kendall. Teneva tra le braccia una pila di almeno cinque o sei scatoloni, alcuni piuttosto grandi. Poco più a destra c’era Henderson, che spingeva un carrello della spesa che conteneva molto più di sette scatole.
«Abbiamo portato tutto quello che c’era, ma ancora non capisco a cosa ti serva. » Logan fermò il carrello, ansimando per la fatica. Avevano fatto parecchia strada per arrivare fin lì, di certo non doveva essere stato facile portare tutti quegli scatoloni. Carlos squadrò i due da capo a piedi, mentre gli tornava in mente ciò che aveva visto neanche una quarantina di minuti prima. Gli venivano i brividi solo a pensarci. Sembravano essere piuttosto in ordine. I capelli pettinati, le magliette ben messe e nella direzione giusta, cerniera dei pantaloni chiusa…
«Vi ricordate della battaglia che avevo pensato di aggiungere al nuovo episodio? Beh, ho il materiale, ho l’idea, so come collocarla nel testo, ma… ho bisogno di voi per scriverla. »
«Los, l’idea è buona, ma penso che i produttori vogliano un duello vero! Con armi minimamente verosimili!»
«No Schmidt, la butteremo sul demenziale e useremo elmetti di carta stagnola! » ribatté il latino, prendendo in mano il copricapo Vichingo che aveva costruito.
«Io penso dovremmo fare a meno delle armi» propose James, seguito da Logan che subito concordò, annuendo.
«Che razza di duello è un incontro senza armi? »
«Amore, si chiamano combattimenti corpo a corpo. »
«Corpo a corpo dici? – il biondo si avvicinò pericolosamente al più basso. – nessun duello che si rispetti si combatte senz’armi. »
A quel punto James decise di intervenire: «In realtà i combattimenti senz’armi sono i più gettonati in film e serie tv! Il pubblico preferisce calci e pugni ben assestati!»
Carlos cercò di essere positivo: almeno avevano trovato un motivo per cui litigare.
 

«Non l’avrai vinta! » un foglio di carta accartocciato volò da una trincea all’altra. Le scatole erano state disposte e fungevano da mura di protezione, metri di distanza separavano le due fazioni. Quello che fino a quindici minuti prima era un cortiletto davanti ad uno studio di registrazione, ora era davvero diventato un campo di battaglia: carta sparsa dappertutto, scatole di cartone in giro per la ‘terra di nessuno’, pezzi di carta stagnola ovunque.
«Carlos Roberto Pena, noi dobbiamo attaccare. E’ la nostra unica possibilità. »
Con voce solenne il biondo pronunciò queste parole, indossò il suo elmetto Vichingo di pura carta stagnola. Dall’altra parte del campo, James e Logan avevano inciso la spada e due pugnali con la scritta “NO Armi” e le avevano lanciate contro i nemici.
Il latino si assicurò che le extencion che aveva attaccato ai suoi capelli fossero in ordine e impugnò il suo pugnale, mentre il suo compagno si preparava a difendersi con lo scudo e ad attaccare con la lancia, ormai un po’ storta.
«Kendall Francis Schmidt, tu sei stato un ottimo amico e un ottimo compagno di squadra. E’ stato un onore combattere al tuo fianco. »
«All’attacco! »
«Ragazzi, ragazzi, fermi! » una figura estranea s’intromise, bloccando qualsiasi loro mossa. I quatto amici alzarono lo sguardo, riconoscendo in quell’intruso Tucker Albrizzi, l’attore che interpretava Tyler in Big Time Rush, il bambino con la madre che lo costringe a partecipare alle audizioni per gli spot pubblicitari. Pur essendo piuttosto giovane rispetto a loro, erano riusciti a instaurare un bel rapporto, erano diventati ormai amici.
«Che cosa state facendo? »
La domanda fece riflettere entrambe le fazioni, che uscirono allo scoperto, fronteggiandosi. Fu un silenzio imbarazzante, che non durò poi molto. Il primo a cedere fu James, che scoppiò ridere appena si rese conto della situazione. Lo seguirono Carlos e Kendall, poi Logan. Il povero Tucker era molto confuso.
Henderson si decise finalmente a parlare: «Okay, okay, lo ammetto, è stato divertente. Quand’è che lo rifacciamo? »
Il latino sorrise, soddisfatto.
«Molto presto Logie. Ora so che cosa scrivere. »
 
 
 
 
 
 
 

   
 
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