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Autore: bacinaru    04/02/2009    7 recensioni
Il piccolo Arthur spalancò furente le braccia, la maglietta a maniche corte che indossava era aderita del tutto al suo piccolo, ma forte corpicino da bambino di quattro anni. I capelli biondi e solitamente sparati erano appiattiti sul cranio e gli occhi azzurri erano decisi a non mollare. Mise un broncio senza repliche e fissò con rabbia il padre. Uther non era mai stato molto paziente, soprattutto con i bambini. Forse l'aveva viziato troppo, Arthur aveva sempre da ridire sulle sue decisioni. Quella volta, però, si costrinse a dar ragione al figlio. Fuori si moriva, non era un giorno adatto a fare un viaggio, ma era anche vero che quello era uno dei pochissimi giorni in cui non si trovava impegnato con faccende reali e Arthur aveva bisogno di conoscere il suo regno.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incontro del destino













Il caldo era insopportabile, quasi non si respirava. Il sole alto nel cielo mandava senza scrupoli i suoi luminosi raggi sulla terra, illuminando il volto affaticato di qualche contadino che lavorava nei campi. Non un filo di vento accarezzava leggero il volto della gente di Camelot, stremati e stanchi dopo ore di lavoro sotto il sole cocente. A corte le dame non facevano che lamentarsi, camminando altezzose nei loro lunghi e pesanti vestiti regali. Da ogni parte del castello si poteva udire un vociferare confuso e qualche anta sbattere contro il muro. In mezzo a questo vociferare continuo c'era una voce che superava di tono tutte le altre, una voce da bambino, un grido straziato dalla furia.
-Non ci voglio venire!
-Smettila di fare i capricci Arthur, è tuo dovere!
-Ma fuori fa troppo caldo!
Il piccolo Arthur spalancò furente le braccia, la maglietta a maniche corte che indossava era aderita del tutto al suo piccolo, ma forte corpicino da bambino di quattro anni. I capelli biondi e solitamente sparati erano appiattiti sul cranio e gli occhi azzurri erano decisi a non mollare.  Mise un broncio senza repliche e fissò con rabbia il padre. Uther non era mai stato molto paziente, soprattutto con i bambini. Forse l'aveva viziato troppo, Arthur aveva sempre da ridire sulle sue decisioni. Quella volta, però, si costrinse a dar ragione al figlio. Fuori si moriva, non era un giorno adatto a fare un viaggio, ma era anche vero che quello era uno dei pochissimi giorni in cui non si trovava impegnato con faccende reali e Arthur aveva bisogno di conoscere il suo regno.
-Tu vieni e non voglio sentire altro
Il suo tono autoritevole mise a tacere quello testardo del bambino che, imbronciato, uscì dalla sala sbattendo forte la porta. Una giovane serva si mise al suo seguito.
-Quando partiamo?
-Appena tuo fratello sarà pronto
Morgana scese con un piccolo saltello dalla sedia sulla quale stava accovacciata. Al contrario del fratellastro era molto contenta di quel viaggio. Poco importava del caldo che fuori opprimeva il popolo di Camelot se si trattava di uscire dalle mura di quel castello e vedere facce nuove che non fossero quelle di qualche serva devota. Aveva un anno in più di Arthur, ma la sua aria elegante e graziosa la rendevano già una giovane principessa. Indossava un vestitino di seta blu lungo fino alle caviglie e delle eleganti scarpe bianche adatte ad andare a cavallo. I lunghi capelli color onice erano tirati dietro la testa e gli occhi del medesimo colore facevano trasparire tutta la sua contentezza.
Uscì fuori dalla sala, ma non prima di rispondere a Uther
-Dove vai?
-Vado a dire al principino di muoversi
Ed uscì, senza lasciare scampo alle repliche.




°°°Merlin/Arthur°°°




Galoppavano da circa un quarto d'ora e il sole non accennava a calare. L'odore di asciutto dei boschi arrivava sempre più forte man mano che si avvicinavano alla loro meta. Arthur non aveva parlato per tutto il viaggio, ancora arrabbiato per il litigio avuto poco prima. Morgana, invece, non la smetteva per un secondo, le parole le uscivano veloci come in un fiume in tempesta e Uther dovette far ricorso a tutto il suo poco autocontrollo per non buttarla giù da quella cavalcatura. La corona gli pesava in testa e le mani scivolavano fastidiosamente sulle redini del cavallo. Arthur gli trottava dietro altezzoso e con la mente vagava alla sua fresca stanza, dove poteva rimanere a petto nudo e cogliere piacevolmente qualche raro filo di vento. Morgana stava dietro di  lui e rianimava il viaggio con la sua parlantina veloce.
-Siamo arrivati
Annunciò sollevato Uther, prima sbrigavano quella faccenda e prima potevano rintanarsi nelle stanza del castello. Galopparono fino al centro del campo, era un grande campo, ma relativamente era tutto il villaggio e quindi molto piccolo.
Un uomo si avvicinò loro, si inchinò con rispetto e restando sempre con il capo chino chiese con voce adulante
-Sire, a cosa dobbiamo questa bella visita?
-Ho portato mio figlio a conoscere le vostre terre, non vi dispiace se fa un giro nel campo, vero?
Era retorica la domanda, il pover uomo di certo non poteva negarglielo
-Certo, sire
-Grazie, siete molto gentili
Uther sorrise soddisfatto e poi voltò la sua attenzione al figlio
-Forza, vai Arthur
Il piccolo sbruffò infastidito e con un saltello scese dalla sua cavalcatura, seguito a ruota da Morgana. I due si addentrarono insieme negli stretti cunicoli tra le vecchie case. Non c'era molto da vedere, solo uomini e donne che lavoravano con fatica e si inchinavano con rispetto al loro passaggio. I bambini correvano da una parte all'altra senza maglia e si spruzzavano a vicenda dell'acqua del fiume. Sembravano tutti molto felici, nonostante la vita che conducevano.
 - Che noia!
-Arthur sei insensibile
-Morgana, stai zitta!
-Non ti permetto di rivolgerti a me in questo modo!
-Mi rivolgo a te come voglio!
Accadeva sempre così, un litigio di poche battute e Morgana fuggiva infuriata.
Questa volta, però, non erano al castello e Arthur rimase solo e spaesato in quel campo. La gente lo osservava con attenzione, continuavano a inchinarsi e sembravano avere paura di mostrargli il loro viso.
Esasperato Arthur fuggì tra i boschi. Lì c'era ombra e silenzio. Il rumore del fiume gli giungeva chiaro e limpido tra le foglie delle alte querce.
Si incamminò lungo il sentiero, osservando con poco interesse le varie particolarità dei tronchi d'albero e degli insetti che si sistemavano su di essi. Le ombre danzavano giocose sui suoi folti capelli dorati e il piccolo era più volte costretto a portare la mano davanti agli occhi chiari per qualche raggio troppo forte. Continuò così, senza contare i minuti che passavano veloci e inesorabili. Si perse tra mille pensieri e quasi non fece caso di essere sbucato in una piccola radura con al centro il fiume del Villaggio. Solo la figura esile di un altro bambino lo distolse dai suoi soliloqui. Era seduto sulla riva del fiume, era piccolo, ma doveva avere più o meno la sua età. Aveva corti capelli neri e, visto da profilo, gli sembrava che avesse gli occhi azzurri. Il bambino non si era accorto del giovane principe e continuava a giocare con un bastoncino nell'acqua, lo sguardo assente e triste.
Arthur mosse un passo e lo scricchiolio delle foglie avvertì l'altro della sua presenza. Il moro quasi cadde nel fiume per spavento, ma riuscì a mantenersi sulla riva. Scattò in piedi e per lunghi e interminabili istanti rimasero a fissarsi, azzurro contro azzurro.
-Chi sei?
-Mi sorprende che non lo sappia
-No, non lo so, chi sei?
Rispose con più forza il moro, negli occhi gli si poteva leggere la paura e allo stesso tempo la sua determinazione
-Sono il principe Arthur, futuro re di Camelot.
Disse Arthur, alzando fiero il mento, poi continuò
-Tu, invece, chi sei?
Il piccolo lo squadrò per bene, come per accettarsi della veracità di quelle parole. Poi notò il modo in cui era vestito, curato e allora dovette credergli. -Mi-mi chiamo Merlino
-Merlino? E' un nome da idiota
Merlino avvampò e la paura scomparì del tutto dai suoi occhi.
-E il vostro è da asino, asino reale
Precisò ironico. Arthur ne fu veramente sorpreso, a parte Morgana, mai nessuno gli si era rivolto in tal modo.
Dopo un attimo di smarrimento fece apparire un sorriso sghembo sulle labbra delicate
-Sei coraggioso, ma non puoi chiamarmi in questo modo!
Merlin non rispose, lo osservava con circospezione
-Perchè non sei a giocare con gli altri bambini?
A quella domanda la paura fece immediato ritorno nel corpo del moro che fu costretto ad abbassare lo sguardo, mentre avampava nuovamente
-Non vogliono giocare con me
-Perchè?
Per Arthur quel bambino era una sorpresa continua. Merlin lo osservò ancora, come per capire se poteva fidarsi di lui, perchè stranamente quel bambino arrogante gli ispirava fiducia.
-Sai mantenere un segreto?
-Sì
Ingenuo, il principe era stato ingenuo
-Guarda
Merlin si voltò verso il fiume, lo sguardo concentrato sullo specchio d'acqua, la mano tesa verso di esso. Pronunciò delle strane parole che Arthur non riuscì a cogliere e per un attimo, un attimo fuggente, i suoi occhi divennero color dell'oro colato.
Lo spettacolo che si presentò agli occhi dl principe era a dir poco straordinario. Tante piccole goccioline d'acqua si erano inalzate dal fiume e aveva cominciato a danzargli attorno. Era bello, ma gli faceva paura, perchè quella era magia!
Le goccioline caddero a terra leggere ed evaporarono in poco tempo. Nuovamente il silenzio si frappose tra i due bambini, questa volta fu Arthur a interromperlo.
-Mio padre dice che la magia è cattiva
-Io non sono cattivo
In effetti non sembrava proprio pericoloso, ma Arthur era in dubbio, quello era un grande segreto e lui aveva giurato di mantenerlo. Guardò Merlin che si contorceva nervoso le mani, doveva ammettere che era davvero un bel bambino.
-Lo dirai al tuo papà?
Arthur non smise di fissarlo e rispose solo dopo una lunga attesa
-No, ma...
Merlin si agitò fermo sul posto dove si trovava. Arthur gli si avvicinò cauto, sembrava imbarazzato e indeciso. Merlin era proprio un bel bambino, pensò, e con questo pensiero posò le proprie labbra sulle sue, per un secondo, un solo e unico secondo, prima di staccarsi e allontanarsi
-Ciao Merlin, sono felice di averti conosciuto
Ancora una volta Merlin non rispose e si limitò a restare paralizzato e rosso in viso mentre fissava la piccola figura del principe allontanarsi tra le folte cime degli alberi. Lentamente portò una mano sulle labbra, sapevano di miele...    






Allora, perdonate eventuali errori ma sono le undici e non ho voluto rileggerla^^""" Ringrazio chi legge e chi commenta^^
Per chi segue anche l'altra mia  ff , vorrei scusarmi per la lunga attesa, ma ho come un blocco e non riesco a continuare, ho riscritto il chap cinque volte ma non me gusta, è bruttissimo non riuscire a scrivere =_=, perdonatemi

ciao ciao a tutti

baci^^
  
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