Aveva il fascino di un
adolescente Alain Delon intento a gridare al mondo come il punk non
fosse morto.
Aveva le radici dei capelli davvero scure mentre il resto era
ridicolosamente color zucca.
Tendeva a sorridere a metà troppo spesso e lei gli avrebbe
presto puntato un coltello contro qualora non avesse smesso di fare
smorfie con le labbra
Stava attaccato all'angolo della parete proprio dove, neanche a farlo
apposta, erano appena sbocciati degli ibisco rosso-arancio.
Le
ricordò dei versi di Shakespeare e le venne voglia di avere
un'istantanea di quel momento.
Ma che fatica stare dietro a quell'uomo in cui tutto diventava
complicato.
La prima occasione di una vita si stava rivelando
più ardua da gestire di quanto si fosse aspettata.
Tre giorni
all'isola di Jeju per un servizio fotografico insieme a quello che
considerava essere il suo maestro e, bè, G-Dragon come
modello
d'eccezione.
Aveva finito per fare avanti e indietro con obiettivi e
cavalletti.
Il fine principale era formare una squadra ristretta e creare un
ambiente più familiare possibile affinché si
potesse
catturare una nuova immagine di GD.
In sostanza, il concept le piaceva ma lo iniziava a detestare e a
trovare pretestuoso.
Pretestuoso come pretestuosa le sembrava la bellezza che la fotocamera
doveva immortalare.
Di lui conosceva quello che poteva sapere un cittadino medio
e si era ritrovata ad ascoltare qualche sua canzone nello
slalom quotidiano tra un negozio di vestiti e uno di cosmetici a
Hongdae.
Per il resto, era rimasta a contemplarlo mentre la truccatrice
gli aveva nascosto la stanchezza intorno agli occhi con dei
correttori e della bb cream di alto livello.
-Buyong-, sentì all'improvviso, -abbiamo finito,
vai a controllare i fondali per domani?-.
***
"Quelle di Eongtto sono
cascate nascoste da una foresta e appaiono come un
massivo acquazzone persistente dell'altezza di cinquanta metri", recita
un qualsiasi sito turistico sull'argomento e gli
ultimi scatti erano previsti avere luogo lì.
Sarebbe stata lei
la diretta responsabile, ma non era detto che il photoshoot finale
avrebbe compreso anche il suo lavoro.
A lei non piaceva l'acqua, l'umidità e l'idea di stare ore
da sola con lui.
Era stata un'idea di Jong Eun, il capo, che lei e GD
andassero prima insieme.
Lui si era messo una camicia a righe sopra la canotta bianca, aveva
scambiato
le ciabattine con delle scarpe da trekking e si era messo a seguirla.
Buyong non aveva aperto bocca e aveva finto di essere impegnata a fare
delle prove con la sua macchinetta. La guida, nonchè il
proprietario dell'alloggio, aveva intrattenuto l'intera
conversazione oracon l'uno ora con l'altra.
Una volta arrivati, però, la bellezza non ancora contaminata
dai nuovi ricchi di Jeju aveva colto tutti e tre.
Buyong approfittò per un'ulteriore istantenea, il cui centro
erano gli occhi ricolmi di meraviglia di
lui. Ancora una volta, i suoi lineamenti le sembravano
disarmanti e
sfiancanti nei pensieri.
Guardarlo le apriva un sacco di
possibilità sul come e cosa rappresentare su
pellicola,
metteva in discussione i suoi principi per cui bisognava
fissare un messaggio e poi rappresentarlo.
La persona di GD le offriva infinite occasioni di significato
làddove lei desiderava solo un tranquillo esordio.
Ciò
che non gli riusciva a perdonare era d'essersi scarabocchiato il corpo
dapperttutto così da diventare altro rispetto a come la
natura
l'aveva voluto. Inoltre, non sopportava come,
paradossalmente, le piacesse la vista
di ogni tratto d'inchiostro sulla quella pelle.
La guida informò entrambi come proprio dove la cascata
finiva crescesse un particolare tipo d'erba con cui erano fatte
le ciabattine e altri utensili che si ritrovano in casa. Nei
tempi addietro veniva anche mischiata ad altre erbe e bruciata in segno
di devozione agli dei e agli antenati.
Lei scosse le spalle e lui torturò le pellicine delll'indice
della mano destra.
***
I muri interni in cui si
alternavano mattoncini grigi e stucco bianco, il parquet liscio e
fresco e ampie finestre attraverso cui la luce del sole e della luna
poteva penetrare direttamente. Tutto lo staff era in casa o
nelle sue immediate vicinanze, tutti all'infuori di loro due.
Buyong e GD erano stati lasciati in solitaria dalla guida. Non
avrebbero saputo nè in seguito nè mai che era
stato sotto suggerimento di Jong Eun, il capo-fotografo.
Di nuovo silenzio, di nuovo mischiato al rumore delle foglie
sfiorate dal vento o che, a loro volta, lambivano la superficie
dell'acqua. Un suono flebile e sinuoso nelle orecchie.
Lui si lasciò scappare uno schiocco di labbra
sicché lei sospirò cautamente. "Sei stanco?".
"No, mi piace", inghiottì dentro quella che era una mezza
verità e una mezza bugia. "Allora hai deciso cosa fare
domani? Dobbiamo fare alcune prove adesso?".
Lei gli si avvicinò sfilandosi la fotocamera che le era pesa
fino ad allora sul colllo. "Fermo, non inarcare le sopracciglia
nè arricciare le labbra".
GD cercò di rimanere impassibile finché fu
sorpreso dalla mano di lei che si ritrovò davanti alla
faccia. Lui si aspettava di essere fotografato, non quello.
"Scusami, ma non ho resistito", Buyong scoppiò in una
risata, "allora, cosa bisogna fai per sentirti a tuo agio
perché è palese, ora non lo sei".
"Di solito mi permettono di mettere sù una mia
playlist. Con Jong Eun-hyung non l'ho fatto perché
è laquinta volta che lavoriamo insieme quindi...", lui si
toccò per un istante il ciuffo arancio e schioccò
di nuovo le labbra. Era il suo modo di sospirare senza irritare chi
aveva intorno o farsi scoprire.
"Quindi ti muovi?".
"Uhm, sì".
"Bene, io non voglio che tu ti muova", lei gli mise di nuovo
la mano vicino la faccia mentre con l'altra scattò una foto.
Buyong fu una scheggia.
"Ma che? Ya!", GD scosse la testa e si allontanò all'istante
pensando che quello scricciolo fosse stato posseduto da un qualche
spirito del posto.
"Perché sei venuto con me? Onestamente", gli chiese mentre
controllava sullo schermo i risultati di ciò che aveva fatto.
"Si tratta di un lavoro anche mio e volevo essere sicuro che tutto
filasse liscio".
Lei gli mostrò la macchina fotografica. "Ora guarda, che te
ne sembra".
Quello che GD si ritrovò sotto gli occhi furono i contorni
della mano di lei che sembravano dipingerli il volto su una tavolozza
di rami e foglie. "Mi piace".
"Bene.Prometto che rimarrai soddisfatto ma ti devi fidare".
Passarono tutto il tempo del ritorno a parlare di cosa fosse
più buono tra il galbi e il samgyeopsal e di come a volte
avessero sacrificato la propria felicità per essere dove
erano.
In quel momento, tuttavia, ogni passo sembrava loro leggero e
sorridevano felici.
_____
Note dell'autrice:
La persona di G-Dragon non mi
appartiene in nessun modo, tutto è finzione e sono
consapevole di avere una storia in sospeso in questa sezione.
Quella piccola shot non ha un senso preciso ma spero sia
piaciuta.
Commentate se volete. ^^