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Autore: Steffa    05/02/2009    6 recensioni
"Mai sentito un uccello con un simile richiamo." bisbigliò Arthur poco distante dal mago, attirando la sua attenzione.
"Un uccello? Dite che si tratta d'un uccello?" domandò allora il moro.
"Che cos'altro vuoi che sia?" rispose di rimando il principe con un moto di stizza.
Merlin trattenne uno sbuffo spazientito, tornando a sondare i dintorni con lo sguardo.
Non voleva ammetterlo, ma il pensiero che quel canto appartenesse ad un semplice uccello gli diede una sorta di delusione, chissà che cosa si era aspettato di speciale...

[Fan-fiction classificata al 4° posto a parimerito all'AOM Contest di Uchiha_girl, sul forum di EFP]
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gaius, Merlino, Principe Artù
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: Steffa
Titolo fict: Phoenix Tears
Personaggi: Merlin, Arthur Pendragon, Gaius
Couple: se proprio la si vuol vedere, Arthur/Merlin
Rating: Verde
Genere: Introspettivo, Fantasy span>
Avvertimenti: One-shot, si potrebbe intuire un Pre-Slash, ma dipende dai punti di vista, What if? (E se...)
NA: Beh, si sa che Merlin diventerà un tenero vecchietto con la barba lunga e bianca, più o meno con centinaia di anni sulle spalle, io ho voluto dare un'origine a questa sua vita longeva, per l'appunto sfruttando il mito della Fenice e modificando un poco i poteri delle lacrime dell'animale mitico.
Non credo ci sia altro da dire, se non che spero di aver fatto un buon lavoro e buona lettura! ^^ Kiss



Phoenix Tears



Quando d'un tratto percepì una dolce melodia, uno dei pensieri sconfusionati, tipici dello stato tra la veglia ed il sonno, fu di essere appena risorto dal nulla, come se prima di quell'istante non stesse semplicemente dormendo nel suo solito giaciglio, ma non avesse neppure un posto nel mondo.
Gli fu difficile ricollocare al loro posto le sensazioni provenienti dalla realtà che lo circondava, i pensieri ammaliati da note he sembravano così antiche da poter ridondare direttamente dalle viscere della terra.
Con le orecchie piene di quella dolcezza, strinse le palpebre sulle iridi color del mare profondo nel tentativo di riuscire a mettere a fuoco il suono, per rappresentarlo come avrebbe fatto un pittore con la propria ispirazione.
Lo strappo definitivo che lo riportò in sé fu una roca e profonda risata, ben riconoscibile alla mente del mago, che grugnì in risposta, infastidito dall'interruzione.
Non doveva sforzarsi più di tanto per immaginarsi il grugno di quel dannato drago arricciarsi in un ghigno derisorio, come se ci fosse realmente qualcosa di così ilare da divertirlo.
Era passato del tempo dall'ultima volta che era sceso tra l'umidità di quella grotta che costituiva la prigione della bestia mitica e sperava con tutto il cuore di non doverci più mettere piede.
Si era fidato, in passato, dei consigli che gli forniva, sebbene fossero sempre degli assurdi enigmi che causavano l'ennesima, roca risata.
Da quell'ultima volta, però, aveva deciso di non prestargli più attenzione, si era sentito come uno stupido oggetto tra i suoi artigli, piccolo ed insignificante, utile solamente per il tornaconto personale di una lucertola troppo cresciuta.
Poco gli importava che fosse l'ultimo dei draghi, intrappolato da Uther; che ci restasse anche per l'eternità in quelle grotte.
Certo, non erano pensieri nobili e neppure tipici del giovane mago, per lo meno un tempo non avrebbe mai avuto sussurri di tal malignità dalla propria coscienza, ma stava cambiando, lentamente ed inesorabilmente.
Le diverse avventure, le sensazioni, le esperienze, tutto quanto stava contribuendo a far evolvere la sua mente di contadinotto in un nuovo stadio, stava maturando.
Aveva riflettuto a lungo ed era giunto alla conclusione che se voleva far sedere Arthur sul trono di Camelot per restaurare l'antica Albion, allora sarebbe dovuto cambiare, poichè quello era certo il suo destino, ma finalmente aveva deciso di plasmarlo secondo la propria volontà, non sarebbe più stato un fantoccio in balia di una corrente troppo forte per lui.
Mentre questi pensieri si susseguivano per l'ennesima volta nella sua mente, la dolce melodia aveva continuato a risuonare in tutti i suoi sensi, facendoli quasi vibrare in risposta e la magia, quel calore che portava dentro al petto e che si spandeva in tutto il corpo fino al cervello, la sua magia ribolliva come in estasi.
Tutto terminò in un istante, lasciandogli una sorta di amarezza per tale perdita, come se gli fosse stato strappato qualcosa di prezioso e dal quale non s'era mai separato.
- Merlin, c'è qualcuno che vuole conoscerti. -
La voce del drago gli rimbombò fastidiosa nella mente ed il mago si chiese se il canto non fosse provenuto da chi voleva conoscerlo e si domandò anche chi mai potesse trovarsi con il drago e volesse conoscere proprio lui.
Eppure era ancora restio a dar retta alle parole udite; nonostante la curiosità che l'aveva colto, quell'orgoglio al quale aveva deciso di dare più importanza gli suggeriva di non cedere.
Scacciò del tutto il pensiero, o per lo meno ci provò, aprendo le palpebre e ferendosi gli occhi con la luce del sole appena nascente che penetrava dalla finestrella della sua stanza.
Nel medesimo istante la porta venne aperta senza troppe cerimonie dall'anziano medico di corte, che gli lanciò un'occhiata critica.
"Non dovresti andare a svegliare il principe?" gli domandò incrociando le braccia al petto.
Il ragazzo si coprì il volto con una mano, passandola poi tra i corvini capelli, scompigliandoli più di quanto già non lo fossero ed emettendo un grugnito contrariato.
Si decise solamente qualche istante più tardi ad alzarsi a sedere, poggiando i piedi sul pavimento gelido che lo fece rabbrividire.
"Potrebbe anche svegliarsi da sé come tutta la popolazione del suo regno." borbottò indispettito, cercando con lo sguardo i vestiti che la sera precedente erano stati abbandonati sul pavimento ai piedi del letto.
"Essendo lui il principe e tu il suo valletto personale, può permettersi di dormire finchè non desidera essere svegliato da te." rispose prontamente Gaius, aggiungendo un rimprovero per farlo smuovere e lasciando poi la stanza per andare a dedicarsi alle sue erbe e pozioni.
Quando qualche minuto più tardi, Merlin avanzava lungo i corridoi deserti del castello terminando di masticare l'ultimo boccone del panino che si era preparato come colazione, aveva ancora le palpebre cascanti per il sonno, certamente avrebbe preferito restarsene sotto le coperte a crogiolarsi nel sonno, piuttosto che intraprendere una lotta per svegliare Arthur.
Fermò il suo incedere di fronte ai battenti della camera reale, riflettendo se bussare sarebbe servito a qualcosa, o meno.
Con un scrollata di spalle giunse alla conclusione che entrare, seppur senza permesso, avrebbe accorciato i tempi.
Sospinse quindi il battente, che si aprì silenzioso ed obbidiente, lasciandogli spazio per intrufolarsi nella camera, resa ombrosa dalle pesanti tende che nascondevano le finestre.
Avanzò a tentoni, riuscendo ad evitare eventuali ostacoli rappresentati dal tavolo nel mezzo della stanza e dalle sedie, solamente grazie alla sua abitudine a muoversi in tale ambiente e raggiunse rapidamente i tendaggi, aprendoli poi con un ampio gesto.
"E' l'alba, sire." esclamò, lanciando una breve occhiata al principe sommerso tra coperte e lenzuola.
Il biondo corrugò l'espressione in un chiaro segno di fastidio, mugugnando qualche parola che cadde nell'insensato, rigirandosi infine per dare le spalle alla fonte di luce e riprendere beatamente a dormire.
Merlin sospirò leggermente, cos'altro si sarebbe potuto aspettare in fondo?
Riportò le iridi verso il mondo che si risvegliava al di fuori del castello: il cielo di un pallido color rosato che dolcemente sfumava in un celeste di poco più intenso, il bagliore che s'accentuava sempre di più oltre la linea dell'orizzonte a levante, il camino del fabbro già fumante, così come quello del panettiere che di lì a poco avrebbe lasciato la propria bottega per consegnare il pane appena sfornato alle cucine reali, Camelot che prendeva vita nelle piccolezze di ogni giorno.
Distaccò lo sguardo per dedicarsi nuovamente al principe che era ricaduto nel sonno senza alcun ripensamento.
"Sire, avete chiesto di essere svegliato all'alba." lo chiamò ancora, ricordandogli le sue stesse parole della sera precedente ed avvicinandosi al lato del letto, le mani poggiate sui fianchi ed il capo leggermente inclinato verso una spalla.
Il giovane mago ottenne come risposta un debole "Merlin" lamentoso, associato alla parola "gogna", che lo fece rabbrividire, intuendo la minaccia che gli aveva voluto presentare il biondo.
"Non potete spedirmi alla gogna solamente perchè eseguo gli ordini che mi avete assegnato." ribattè quindi con convinzione, annuendo nel contempo come per convincere se stesso delle proprie parole.
Quando non ottenne né una risposta, né alcun altro segno che avrebbe potuto associare al risveglio del principe, si chinò leggermente sul letto per constatare se il reale dormiente lo stesse prendendo in giro o meno.
Aveva gli occhi chiusi, le labbra leggermente dischiuse nel lieve respiro e l'espressione rilassata; in parole povere, si era di nuovo addormentato.
Merlin trattenne un sospiro esasperato, allungando poi un braccio per posare la mancina sulla spalla dell'altro e scuoterlo lievemente.
"Arthur..." lo chiamò, usando quella volta un tono leggero, come avrebbe fatto una madre nel svegliare dolcemente il proprio figlioletto.
In momenti come quello, il principe non poteva che essere associato ad un bambino troppo cresciuto e l'idea fece piegare le labbra del moro in un sorriso intenerito.
Al tocco ed al richiamo del valletto, Arthur strizzò le palpebre, aprendo poi lentamente un solo occhio per guardarlo.
Un lieve sospiro mentre la palpebra si abbassava nuovamente e una mano del principe andava ad afferrare saldamente la maglia del moro, tirandolo poi a sé con un momento rapido e certamente inaspettato.
Merlin si lasciò sfuggire un'esclamazione di sorpresa mentre il suo equilibrio veniva meno, facendolo crollare sul letto a ridosso del corpo del principe che si mosse un poco solamente per voltarsi verso di lui ed intrappolarlo tra le sue braccia.
Capire che cosa fosse accaduto parve un'irraggiungibile utopia per il giovane servo, che si ritrovò a fissare lo sguardo negli occhi celesti, ora perfettamente aperti, del principe, mentre se ne stava adagiato sul suo petto, stretto in una dolce morsa al busto.
Allo stesso modo, non comprese il perchè dell'aumento improvviso del battito del proprio cuore e dell'affluire violento del sangue al suo viso che si colorò di un acceso rossore sulle gote.
"Non lo sai che è un bacio a risvegliare gli addormentati?" domandò infine Arthur, sorridendo, o meglio, ghignando per la reazione del moro.
Merlin boccheggiò un paio di volte, aprendo e chiudendo le labbra come non avendo fiato per parlare, riuscì ad articolare qualche parola solamente come reazione al ghigno provocatorio dell'altro.
"Solitamente quelle addormentate sono belle principesse e a risvegliarle è un nobile principe. Temo abbiate confuso qualche ruolo." borbottò quindi infastidito, poggiandogli le mani sul petto per far leva con il suo esiguo peso ed allontanarsi poi dalla pericolosa posizione.
Arthur rise di gusto in risposta, permettendogli di ricomporsi ed alzarsi dal letto con movimenti goffi ed impacciati.
"Hai ragione, ma a volte la tradizione è troppo noiosa." rispose di rimando, decidendosi infine ad abbandonare il caldo e morbido rifugio del suo giaciglio.
Il valletto lo scrutò di sottecchi mentre allungava le braccia sopra al capo per stenderne i muscoli intorpiditi, tentando a sua volta di rilassarsi, mentre il cuore poco per volta tornava al suo battito abituale.
Da diverso tempo, oramai, il principe si dilettava nel provocare in maniera oltremodo maliziosa il suo valletto, probabilmente trovando troppo divertenti le reazioni impacciate ed imbarazzate del moro.
Da parte sua, invece, Merlin tentava di non farci troppo caso, considerandole tutt'al più semplici capricci di un principe viziato, o per lo meno lo sperava.
"Oggi si va a caccia, cosa aspetti ancora lì impalato?" lo richiamò alla realtà Arthur, mentre si muoveva verso il paravento dietro il quale Merlin lo avrebbe aiutato ad indossare le sue vesti.
Certo, nonostante tutta la stima e quella specie di affetto che provava per il biondo ancora non sopportava quel suo modo di fare.
Il giovane mago assunse un'espressione di lieve disgusto all'idea di ciò che lo attendeva, anche se la caccia era divenuta un'uscita abituale e necessaria, non poteva che detestarla.
Senza alcun commento, si decise a seguire il principe per svolgere la sua solita mansione mattutina.

Il bosco risuonava del cinguettare degli uccellini, passeri, pettirossi e chissà quanti altri, il frusciare delle fronde al passaggio del vento faceva loro da sfondo perfetto.
La luce del sole, oramai già alto nel cielo limpido, filtrava dove riusciva a trovare varchi tra la vegetazione, andando a creare tendaggi luminosi entro i quali volavano miriadi di piccoli insetti e pulviscolo appena visibile.
La caccia stava avendo decisamente un buon esito, lo dimostrava il cervo di media grandezza che veniva trasportato da due dei cavalieri che componevano il seguito di Arthur, legato per le zampe ad un'asta di legno.
Merlin li seguiva silenzioso mentre i pensieri che, per via dell'intermezzo intrattenuto da Arthur era riuscito ad ignorare, riaffioravano lentamente.
Il ricordo di quel soave canto che l'aveva accolto al risveglio, le parole del drago che continuavano a rimbalzare nella sua mente e la curiosità, lo stavano assillando nell'impossibilità di avere una risposta senza cedere nuovamente nelle trame della creatura squamosa.
Il giovane mago stava tentando di assegnare una qualche origine per la melodia che continuava a risentire, quasi come se risuonasse in quegli istanti nel bosco attorno a lui.
Forse fu proprio per quella sua immersione totale nei propri pensieri, il motivo per cui non si rese conto che realmente risuonava tra gli alberi, facendo fermare i cavalieri che si guardarono intorno increduli, non era da tutti i giorni udire simili suoni nel bosco.
Quando finalmente anche Merlin riuscì a collocare al proprio posto ricordi e realtà, lanciò rapide occhiate alla ricerca della fonte del canto, incontrando solamente i tronchi degli alberi ed i bassi cespugli.
"Mai sentito un uccello con un simile richiamo." bisbigliò Arthur poco distante dal mago, attirando la sua attenzione.
"Un uccello? Dite che si tratta d'un uccello?" domandò allora il moro.
"Che cos'altro vuoi che sia?" rispose di rimando il principe con un moto di stizza.
Merlin trattenne uno sbuffo spazientito, tornando a sondare i dintorni con lo sguardo.
Non voleva ammetterlo, ma il pensiero che quel canto appartenesse ad un semplice uccello gli diede una sorta di delusione, chissà che cosa si era aspettato di speciale...
Osservò Arthur dare silenziosi ordini ai cavalieri, che si divisero in gruppi da due per coprire una zona più ampia, era chiaro che il principe s'era interessato al canto che continuava a risuonare e certamente non avrebbe rinunciato ad arrivare sino in fondo alla faccenda.
Rimasero quindi soli, Merlin ed Arthur, quest'ultimo che tentava di capire da che direzione provenisse il verso, mentre il primo aveva già cominciato a camminare, come guidato da una certezza o da quello che per lui era divenuto un richiamo irresistibile.
"Merlin?" lo chiamò il biondo, seguendolo un momento dopo per inoltrarsi in una macchia di arbusti. "Sai dove stai andando? Se lo fai fuggire con la tua sbadataggine appenderò la tua testa nella sala del trono." lo ammonì in un sibilo.
Il moro gli lanciò una semplice occhiata, annuendo mentre con una mano scostava un ramo da davanti al viso.
Non dovettero avanzare ancora di molto, che cominciarono a scorgere il baluginio prodotto dal solo su uno specchio d'acqua, finchè non giunsero sulla riva del lag che si stendeva non troppo lontano da Camelot.
"Non credevo d'essere in questa zona del bosco.." borbottò Arthur, indispettito da un possibile fallimento del suo fantastico intuito.
Il giovane mago ignorò completamente i dispiaceri del principe, mentre con lo sguardo spaziava sulla superficie piana del lago, lieve lo sciabordio di piccole onde sulla riva sabbiosa più in basso.
Il cielo si presentava d'un colore così intenso da poter ferire l'iride in cerca di qualcosa che lo solcasse.
- Merlin -
Una dolce voce che lo scosse nel profondo, la magia che si risvegliò in un istante e che sembrava quasi voler andare incontro al richiamo, facendolo rabbrividire come per un soffio freddo.
Lo stava chiamando, chiunque fosse, voleva lui e non ebbe paura, non ve n'era bisogno.
Sentì solamente un dolce tepore risvegliarsi nel petto, differente da quello che solitamente accompagnava i suoi incantesimi, sembrava un abbraccio affettuoso.
Fu questione di un altro momento ed eccola librarsi nel cielo, imponente, maestosa, fantastica ed affascinante.
Un uccello della grandezza di un'aquila ed il piumaggio di splendenti colori scintillanti: il collo colore dell'oro appena fuso, il corpo ricoperto da piume rosse mentre le penne della coda spiccavano azzurre e rosate, le ali spalancate in una planata erano in parte dorate ed in parte color porpora, il becco lungo ed affusolato, zampe sottili e due lunghe piume che si muovevano nell'aria scivolando dal capo, l'una rosa e l'altra azzurra.
Era una visione incredibile che mozzò il fiato ad entrambi gli spettatori, i quali rimasero immobili ad osservare il suo volo.
La creatura scese a sfiorare la superficie del lago, il suo canto si faceva sempre più forte a mano a mano che si avvicinava a loro, ma quando fu a pochi metri di distanza, virò con un semplice movimento, tornando a disegnare graziosi ghirigori invisibili nell'aria.
Merlin sentiva il cuore battergli martellante nel petto, veloce a tal punto che temette potesse sfuggire dal suo posto abituale, aveva il respiro corto e dovette schiudere leggermente le labbra per mantenere il ritmo delle ispirazioni.
Non aveva parole per descrivere ciò che gli si presentava, non sapeva neppure se mai le avrebbe potute trovare.
Era, però, talmente affascinato dall'elegante volo dell'animale, che sembrava volersi esibire per lui, che non potè accorgersi dei gesti automatici del principe al suo fianco mentre imbracciava la balestra, sistemava un dardo tirando per bene la corda e prendeva poi la mira.
Merlin sentì lo schioccare della corda e mentre voltava il viso verso Arthur, il dolore della creatura che veniva trafitta, già s'innalzava nell'aria sottoforma di un'acuta nota che interruppe violentemente il suo dolce canto.
"Ah, centro!" esultò il principe.
All'espressione gioiosa di Arthur, in netto contrasto, si disegnò quella del mago: rabbia, dolore, frustazione o più semplicemente un'immensa tristezza.
"Cosa avete fatto..." riuscì a mormorare, mentre riportava velocemente lo sguardo alla ricerca dell'uccello.
Lo vide mentre planava velocemente verso riva infrangendo la superficie d'acqua con una delle affusolate zampe ed infine cadde scompostamente sul terreno non appena lo raggiunse.
Senza esitazioni il giovane mago corse in quella direzione, ignorando il richiamo del principe ed i rami degli arbusti e degli alberi che gli graffiavano il viso e le braccia.
Scivolò sul terreno sdrucciolevole prima di raggiungere la creatura che restava immobile e silenziosa a terra, le piume che rilucevano come di luce propria.
Le si inginocchiò vicino, posando le palme sulla terra ed artigliandola con le dita in un gesto d'impotenza mentre gli occhi cominciavano a bruciargli offuscandogli la vista.
"Mi dispiace..." mormorò, chinando il capo ed una lacrima si liberò della trappola delle ciglia, scivolando per un breve tratto lungo la guancia per poi abbandonarla e cadere al suolo.
- Non piangere -
La sua dolce voce lo voleva consolare e l'animale alzò debolmente il capo inarcando il collo, mosse un poco le ali per sistemarsi meglio.
"Io non ho potuto far nulla..." parlò ancora il giovane, terminando in un singhiozzo strozzato.
Allungò una mano per sostenere il capo della creatura, poggiando l'altra sul suo corpo caldo, evitando di toccare il dardo che spiccava brutalmente conficcato nel suo petto, senza che nemmeno una goccia di sangue fuoriuscisse dalla ferita.
- Non avresti dovuto. -
Il moro scosse il capo mentre altre lacrime seguivano la prima, non si rese conto dell'arrivo di Arthur, il quale si fermò a qualche passo di distanza, incerto sul da farsi, udendo solamente i singhiozzi del servo e qualcuna delle sue parole.
"Ma io..."
- Voglio farti un dono, giovane Merlin, per aiutarti nel tuo destino. -
Il giovane puntò il suo sguardo esterrefatto nelle iridi dorate e vermiglie dell'uccello senza trovare la forza di rispondere.
Gli occhi gli si sbarrarono ancor di più sopresi nel veder cristalline lacrime colmare quegli occhi di fuoco, per raccogliersi poi agli angoli, simili a perle di diamante.
- Raccogli le mie lacrime con le tue labbra, giovane Merlin e le ere schiuderanno i loro battenti al tuo passaggio, vedrai sorgere e tramontare gli imperi, il futuro sarà ad un battito di ali da te, poichè questo possono le lacrime della Fenice morente. -
Senza osare fare domande, guidato da chissà quale forza, eseguì come richiesto dalla creatura, dalla Fenice.
Si chinò lentamente, posando le labbra in un gesto rispettoso agli angoli di tutti e due gli occhi, bevendo quelle stille bollenti nella gola e poi nel suo corpo, quel calore affettuoso divenne parte di lui.
- Non piangere, giovane mago, questo non è che il principio. -
Furono le ultime parole che risuonarono nel suo essere, quindi la Fenice chiuse le palpebre ed il suo corpo si alleggerì abbandonandosi nella morte.
Merlin singhiozzò ancora mentre una mano gli si posava lieve sulla spalla.
"Merlin... Era solo un uccello." disse Arthur, il quale non riusciva a comprendere che cosa fosse accaduto al suo servo; quello sarebbe stato un bel trofeo da mostrare a suo padre per renderlo orgoglioso di lui.
Il moro scosse lentamente il capo, adagiando con gentilezza il corpo della Fenice ed asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
Come poteva spiegare ad Arthur quel che provava?
Come poteva lui capire che gli sembrava di aver perso un pezzo della sua anima per la morte di quell'uccello che era ancor più di quello che il suo meraviglioso aspetto indicasse?
Non poteva ed il giovane mago lo sapeva.
Si alzò tentando di riprendere il controllo sul respiro e far rallentare il battito del suo cuore.
Passò ancora il tempo d'un battito di ciglia ed una fiammata si sprigionò dal corpo della creatura, avvolgendola in un alone vermiglio e dorato, consumando per prime le penne e le piume, scavando sempre più a fondo.
Il principe che aveva compiuto un balzo all'indietro per la sorpresa, fece indietreggiare anche Merlin.
"E' una stregoneria." esclamò in un ringhio, ma non ebbe modo di trovare una possibile reazione da compiere, che della Fenice restò solamente la cenere nerastra, un mucchietto che non dava alcun indizio di ciò che era stato.
"Che diavoleria... Mpf... Andiamocene." ordinò con stizza il biondo, probabilmente contrariato per aver perso il suo bel trofeo, voltandosi poi per cominciare ad allontanarsi e ritrovarsi con i suoi cavalieri.
Merlin che non aveva scostato lo sguardo nemmeno per un istante e che non voleva credere ai propri occhi per quel che era accaduto, sussultò quando vide un piccolo esserino sbucare dal cumuletto di polvere fumante.
Un piccolo becco appena accennato, corte e sparute piume rossastre, un corpicino paffuto.
Emise un verso, un gracchiare simile a quello d'un corvo che fece sorridere il mago, il quale intuì le parole che conteneva quel semplice verso.
Mantenendo le labbra arricciate in un sorriso per il sollievo, pensò che avrebbe dovuto chiedere qualche informazione a Gaius, riguardo un certo uccello che prende fuoco e rinasce dalle proprie ceneri, quindi si volse per seguire i passi del suo principe.
Un colce calore che lo accompagnava nel profondo del suo animo e che non lo avrebbe mai abbandonato.




Angolino dell'autrice
Beh, a dire il vero, non ho nient'altro da dire, se non che io mi sento orgogliosa di questa mia fic, perchè ci ho messo proprio il cuore nel scriverla, diciamo che ci ho lasciato un pezzetto di me, quindi è come una figlia!! ç_ç *si commuove*
Vada come vada il concorso, mi piacerà sempre questa storia, non vorrei sembrare egocentrica, ma sapete com'è per uno scrittore, ci si affeziona alle proprie storie... XD
Spero vi sia piaciuta, come sempre commenti, suggerimenti e critiche, se costruttive, sono sempre graditi!
Per quanto riguarda la long, giuro, ci sto lavorando, arriverà presto l'aggiornamento!! ^^
Kiss
  
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