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Autore: giuliaa_wtefp    01/09/2015    0 recensioni
“Sono contenta che tu non sia una spia cattiva e quindi di non averti dovuta uccidere con una pistola” diceva ancora, provocando un sorriso da parte dell’altra, “Mi ci voleva una compagna sexy, vado a ringraziare Capo.” e facendole un occhiolino concluse la conversazione e chiuse la porta.
Due donne diverse ma che in quel momento sembrarono molto simili. Entrambe tirarono un sospiro, con la bocca un po’ tirata a causa del sorriso spontaneo che solcava le loro facce, senza che loro se ne accorgessero.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Aprì gli occhi molto lentamente, nonostante il rumore della sveglia fosse una cosa assordante.
Si stropicciò la faccia, si tirò su dal letto. I capelli mossi arruffati le soffocavano il viso … si fece una doccia e si preparò. Montò sulla sua moto e in un batti baleno era alla base. 
Per prima cosa si scolò quattro o cinque caffè, cosa che cambiò un po’ il suo atteggiamento … ora tutti la riconoscevano di nuovo, era di nuovo la solita spia pazza iperattiva.
“Fuorilegge?”
“Dimmi Charme.” disse al ragazzo, girandosi verso di lui.
“Nuova missione in arrivo. Contenta?” sorrise, il solito sorriso conquistatore.
La risposta fu chiaramente leggibile negli occhi della donna, che si accesero come dei fuochi d’artificio.
Era plausibile, dopo tutti quei giorni di calma assoluta, un po’ di movimento avrebbe giovato un po’ a tutti.
“Fuorilegge?”
“Tutti mi cercano, tutti mi vogliono, tutti mi bramano.”, si girò verso Hacker e le fece l’occhiolino, “Dimmi, dolcezza”, le sorrise.
Di risposta la donna, seduta alla sua solita sedia d’ufficio, si tirò su gli occhiali, segno di imbarazzo, fece un sorriso e poi cerco di soffocarlo per non sembrare una completa ebete.
“Capo ti vuole parlare.”, si limitò a dire. 
“Ok grazie.”, Fuorilegge le passò di fianco e le sfiorò un braccio, si chinò verso di lei, che le dava le spalle, e sussurrò nel suo orecchio “Questo vestito ti sta una meraviglia”. Si tirò su e se ne andò senza più voltarsi.
La ragazza con gli occhiali si morse la lingua in un sorriso che aveva poco di innocente.

Bussavano alla porta.
“Avanti.”
“Salve, Capo. Le sono mancata?”, il suo sorriso e la sua voglia di scherzare sparirono quando vide chinata verso la scrivania una donna abbastanza alta, con i capelli corti che ricordavano un caschetto. Aveva una pelle abbastanza chiara, delicata.
La donna si girò verso di lei ... indossava una maschera nera in pizzo che le copriva tutta la faccia. Fuorilegge spalancò la bocca ma la richiuse subito, era strano che non riuscisse a controllarsi … la maschera la rese molto confusa. Ma di nuovo tornò a divagare con il pensiero, tutto rivolto al fascino femminile della donna che aveva davanti.
Le curve della donna venivano messe in risalto da un tailleur nero che le arrivava quasi al ginocchio, e poi dalla sua camicetta bianca, perfetta, infilata dentro la gonna, con una scollatura generosa. Indossava, al collo, una collana molto elegante che andava ad infilarsi nella scollatura e poi, ai piedi, dei tacchi abbastanza alti, neri.
Fuorilegge chiuse la porta e la guardò, sospettosa. Fece qualche passo verso di lei senza mai abbassare la guardia mentre l’altra donna rimaneva ferma immobile, con lo sguardo fisso sull’altra.
Ad un certo punto la donna misteriosa si tolse la maschera, Fuorilegge confusa, prima di poterla vedere in volto tirò fuori la pistola e gliela puntò contro. 
Quella maschera celava un volto delicato, spiccavano delle labbra carnose piegate in una curva simile ad un sorriso e degli occhi scuri e grandi, calmi, nonostante l’arma che avevano puntata addosso.
La donna aprì leggermente la bocca e prese un bel respiro: “Proprio come mi avevano riferito …  sei una persona impulsiva …” si alzava bene in piedi “nascondi delle insicurezze”. Fece qualche passo verso Fuorilegge, che era rimasta basita, e ancora puntava quella pistola, immobile ma con lo sguardo perso, confuso.
“Dov’è capo?” cercava di ritrovare la propria sicurezza, guardandola fissa negli occhi.
“… Calmati.”, si avvicinava sempre di più e Fuorilegge veniva sempre più ipnotizzata da quelle labbra.
“Capo sta arrivando, gli ho chiesto di poter stare qualche minuto da sola con te … volevo presentarmi”.
La spia si stava calmando un po’ ora.
“Io sono V, la tua nuova compagna, ti coprirò le spalle sempre, ti sarò fedele sempre e non lascerò mai il tuo fianco.”
“Siamo sposate per caso?” disse Fuorilegge sorridendo, segno che aveva ritrovato il suo solito atteggiamento.
“Beh più o meno” sorrideva l’altra guardando la spia dritta negli occhi.
“Ok. Mi piace. Ma sappi che io ho bisogno dei miei spazi” indietreggiava verso la porta per poi aprirla “Ah e io non ho insicurezze, chiaro?” si fermava sulla soglia. La guardava dritta negli occhi.
“Sono contenta che tu non sia una spia cattiva e quindi di non averti dovuta uccidere con una pistola” diceva ancora, provocando un sorriso da parte dell’altra, “Mi ci voleva una compagna sexy, vado a ringraziare Capo.” e facendole un occhiolino concluse la conversazione e chiuse la porta.
Due donne diverse ma che in quel momento sembrarono molto simili. Entrambe tirarono un sospiro, con la bocca un po’ tirata a causa del sorriso spontaneo che solcava le loro facce, senza che loro se ne accorgessero.
Tutto proseguì bene quel giorno, senza contare che le due nuove compagne non si staccarono un secondo gli occhi di dosso. 

Presto fu di nuovo mattina, la stessa routine quotidiana per gli agenti. non potevano mancare le dosi spaventose di caffeina per ravvivare l'atmosfera.
Alle 11.00 furono riuniti tutti intorno al grande tavolo dove si svolgevano le riunioni quotidiane, questa volta per parlare del nuovo caso.
Capo cercò di richiamare le nostre attenzioni alzando la voce e battendo un colpo di tosse.
Silenzio.
O quasi.
Hacker ancora sussurrava qualcosa nell’orecchio a Fuorilegge ma, accortasi dello sguardo di Capo nei suoi confronti, smise subito. L’altra cercava di smettere di ridere, soffocandosi con il dorso della mano la risata in bocca.
Silenzio. 
Vero, questa volta.
Li presenti c'erano anche Einstein e Charme, il primo iniziò a fare occhiolini a dismisura alla nuova compagna di squadra, l'altro contemplava Capo, che cercava di non considerarlo, cosa che gli risultava difficile, visto il bellissimo sorriso di Charme.
Capo iniziò a parlare, Fuorilegge si perse le prime parole perché la sua attenzione andò a segure le gambe della sua nuova compagna, che ne aveva accavallata una all’altra e la gonna le si era delicatamente arrampicata un po’ sulle cosce, scoprendogliele. La prima alzò lo sguardo e incontrò quello dell’altra, che sorrideva cercando di nasconderlo con una mano a Capo. Fuorilegge guardò per terra, confusa, sorridendo, e si girò verso Capo … che non si era accorto o forse non avevo voluto accorgersi di nulla.
“MISSIONE RECUPERO CHIP”, lesse su una cartellina al centro del tavolo.
Capo stava spiegando qualcosa riguardo un chip che era stato rubato all’SSA anni fa, che però ora era in possesso di un individuo con un sacco di soldi … 
Di nuovo la donna perse concentrazione, quando Hacker ebbe la geniale idea di toccarle la coscia, sul volto un sorriso innocente che mascherava quello che invece stava accadendo sotto il tavolo.
Fuorilegge tossì più volte, senza mai però osare spostarle la mano …
L’agente V vide chinandosi leggermente quello che stava accadendo e tirò un sospiro. 
Ci fu un momento di silenzio, V alzò la mano e chiese la parola.
“Da quanto mi avete spiegato presentandovi, Hacker gestisce foto e informazioni, giusto?”
La ragazza ritirò la mano e annuì sorridendo a V, da ragazza innocente.
“Potresti allora illustrarci le foto e tutti i documenti?” chiese molto educatamente la donna all’altra.
L’altra si alzò e scosse il capo più volte in segno positivo.
Fuorilegge guardo la nuova compagna e quando vide il suo sguardo, capì tutto. Sorrise.

“Gelosa?” le porgeva gentilmente un bicchierino di carta colmo di caffè.
L’altra lo prendeva e la guardava dritta negli occhi sorridendo: “Certo che no, solo l’ho trovata una cosa fuori luogo.” e si girò verso la sua nuova scrivania, nel suo nuovo ufficio, dando le spalle a Fuorilegge.
“Beh a me non importa …” diceva l’altra con tono di sfida, nel frattempo si avvicinava alla scrivania.
“Dovrebbe.” controbatteva l’altra, mentre sentiva i passi dell’altra andare lentamente nella sua direzione.
“Mi chiamano Fuorilegge. Non so se capisci ma … le regole non mi piacciono.” Era ormai di fianco a V.
L’altra, chinata sulla scrivania, si girò verso di lei e si alzò di un goccio.
“Insicura. Ecco cosa sei.”, sorrideva e tornava alla posizione di prima.
“Quella parola è proibita quando sei con me …” diceva distogliendo lo sguardo Fuorilegge.
V si alzò del tutto e si girò verso la compagna.
“Guardami negli occhi.”
Nessun movimento.
“Guardami.”
Fuorilegge sbuffò, prese la sua giacca, appoggiata alla scrivania e uscì dall’ufficio, sbattendo forte la porta.

“Piangi?”.
Nessuna risposta. La donna con i capelli corti andò a sedersi per terra, di fianco alla compagna.
“Piangi.”
L’altra produsse un suono come uno sbuffo, era aggressiva. 
Nessuno le avevo mai detto una cosa del genere e aggiungendo il fatto che a farlo fosse stata una persona che la conosceva appena, beh Fuorilegge era fuori di se.
“Che carino questo broncio.”, sorrideva l’altra, continuando ad osservarla.
L’altra non voleva dar segno di perdono nei suoi confronti.
“Non era un insult-“
“Lascia stare-“
“No. Se vogliamo essere una bella squadra, dobbiamo chiarirci. Non voglio che tu mi odi per il resto della tua vita. Mi … dispiacerebbe … oltre ad essere molto inadatto per una coppia che invece deve essere in perfetta armonia.”
“Sta zitta …”, aveva un tono più dolce, “E per favore”, si tirò su velocemente e si mise davanti a V, “Tirati su, ti sporchi tutta … sei troppo sexy per sporcarti”. 
L’altra subito sorrise, conscia di aver colto il segno. Appena su, si ritrovò a pochi centimetri dall’altra, che teneva lo sguardo verso terra, esausta per la giornata e anche un po’ … in imbarazzo.
L’agente V alzò una mano, d’impulso Fuorilegge si coprì il volto. L’altra sorrise, addolcita e sempre più sicura della sua ipotesi.
Le prese le mani e gliele tolse dal viso. Fuorilegge alzò pian piano lo sguardo e la guardò finalmente negli occhi. 
“Tranquilla … non voglio distruggere la tua corazza … sappi solo che ho capito chi sei veramente e mi piaci … come persona”, sorrideva un po’ imbarazzata, “Con me puoi essere te stessa”.
“Io sono quella che vedi”. Evitava il suo sguardo, era diventata di nuovo seria.
“Tu sei quella che i tuoi occhi mostrano davvero di essere …”. Fuorilegge alzò gli occhi e gli sguardi si incastrarono magicamente.
Erano tanto vicine e la dolcezza negli occhi di entrambe era palese e … tanta.
“Tu vuoi rovinarmi” diceva l’altra facendo un sorriso con una punta di amarezza e di paura, per poi riabbassare lo sguardo.
Seguì un silenzio, infinito. Erano talmente vicine che finirono fronte contro fronte. Una guardavo dritta verso l’altra, l’altra guardava il pavimento.
“Sei molto bella”. Diceva V sussurrando …
“E tu sei orribile” diceva con una voce soffocata Fuorilegge, prima che una lacrima le rigasse una guancia. V le prese dolcemente il mento e le sollevò il volto di poco, le labbra erano vicine … le baciò una guancia, un bacio che catturò quella goccia senza permetterle di raggiungere il mento della compagna.
“Vuoi un abbraccio?”
“Non esageriamo …” si staccò Fuorilegge guardandola negli occhi. Le ciglia bagnate e nere come la pece. Le sopracciglia puntavano verso il basso,come per delineare uno sguardo arrabbiato ... ma gli occhi erano pieni di dolcezza, di bisogno …
V non volle forzare troppo la cosa, fece un sorriso, non di pietà ma un sorriso sicuro, un bel sorriso.
“A domani V.” diceva Fuorilegge montando in sella alla moto e prendendo in mano il suo casco.
“Non pensi che dovremmo trovare dei nomi da darci solo tra noi?” sorrideva l’altra che fece un piccolissima corsa verso la compagna a cavalcioni della moto.
Fuorilegge la guardò negli occhi e abbozzò un sorriso, per poi nasconderlo, voleva essere arrabbiata con quella donna ma le riusciva molto poco.
“Piccola.”
“Piccola cosa?” diceva perplessa V.
“Ti voglio chiamare Piccola”.
“Aaaahm pensandoci bene: non credo sia un-“
“A domani Piccola” le faceva l’occhiolino e, stanca, si infilava il casco per poi mettere in moto molto velocemente e andarsene.
Abbassava lo sguardo, “Mi ha sempre fatto schifo come soprannome …”, lo rialzava e la guardava andare via, “Se lo dici tu, però, Fuorilegge, è un po’ meglio …”.










Questa è in assoluto la prima volta che scrivo una fanfiction ... spero che possa piacere a qualcuno, altrimenti sarà solo un divertimento personale! Volevo divertirmi un po', non scrivo spesso, sono più una che disegna o canta, per sfogarsi un po', per creare.
Naturalmente, in futuro creerò della tensione sessuale tra le due. Pace e amore <3










   
 
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