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Autore: PokeShiira    01/09/2015    0 recensioni
L'aria gelida lo avvolse in tutto il corpo, stava congelando, ma sentì come se la sua testa stesse andando a fuoco. John riaprì gli occhi per l'ultima volta, le facce lo fissavano tutte, come se stessero per chiedergli qualcosa. John stava lentamente ascendendo verso l'alto.
Genere: Horror, Thriller, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Le migliaia di deboli voci arrivavano a John da ogni parte. John cominciò a urlare, con un urlo profondo e primitivo, nel buio. Urlò per le notti che era rimasto là dentro, che gli parevano migliaia, urlò per la fame, urlò per il terrore ma soprattutto, urlò per dimostrare che era ancora umano, che era ancora vivo. I suoi occhi iniziarono a sgranarsi mentre fissava il buio e il suo ruggito si fece più forte. Improvvisamente una forma iniziò a delinearsi nel buio. Nell'angolo opposto della stanza poteva ora intravedere una figura umana. L'urlo di John si placò mentre guardava l'essere. Non riusciva a coglierne le caratteristiche, finché restava in quell'angolo senza muoversi.

John si rannicchiò in silenzio. I sussurri si erano fermati e ora notava l'inquietante assenza di suoni, era come se si trovasse nel vuoto. John continuò a fissare la presenza, stando attento a non muoversi. La curiosità superò l'orrore e John aprì la bocca per parlare. Istantaneamente, il suono di un migliaio di voci urlanti riempì la stanza, non più deboli. L'essere nell'angolo iniziò a spostarsi, muovendosi lentamente verso John. John era paralizzato, le voci erano più forti di qualunque cosa avesse mai udito, si sentiva come se i suoi timpani stessero per scoppiare.

John di nuovo desiderò la morte, voleva essere fuori da quella stanza, lontano dalle voci, lontano da quell'inferno. I suoi occhi iniziarono a ruotare dietro di lui mentre le voci crescevano d’intensità, più arrabbiate. John non poteva respirare, il suo corpo tremava, lottando per l'aria. La presenza continuava a muoversi lentamente verso John in mezzo al caos. I polmoni di John cominciavano a bruciare e i suoi occhi sembravano stare per esplodere, il dolore era lancinante. Proprio mentre John si sentiva morire per il dolore, una fredda mano toccò gentilmente la sua nuca, e percepì un soffio freddo vicino alle orecchie. Le voci si placarono e la stanza si riempì di luce bianca ancora una volta, mentre John udiva una sola parola gentilmente sussurrata nel suo orecchio.

“Dormi”.


John riacquistò coscienza normalmente sdraiato sul suo letto. Il suo corpo sembrava rigido e si dovette sforzare per sedersi dritto. John lentamente si alzò e, con cautela, osservò tutta la stanza. Era normale, esattamente come la ricordava prima della notte precedente. John misurò tutta la stanza a passi lenti, assicurandosi che non mancasse nessun dettaglio, ma ciononostante non riuscì a trovare un oggetto o un dettaglio fuori posto. Soddisfatto dalla piccola ricerca, John controllò il drop box. All'interno vi era una nuova pillola, John se la lanciò in bocca e la lasciò scendere giù per la sua gola secca. Si sedette sul pavimento e si portò le mani alla testa.

“Cosa cazzo è successo ieri notte?”

Il cervello di John analizzò migliaia di possibili scenari, ma uno soltanto pareva essere sensato. John stava impazzendo, la sua mente alla fine si era distrutta e questo era l'inizio della sua caduta verso la follia completa. John iniziò a ridere sommessamente tra sé. Dopo tutti quei giorni e quelle notti era infine impazzito e questo non faceva comunque differenza.

Sia da sano che da pazzo completo egli sarebbe rimasto in quella stanza. Per sempre. E in quel momento si ricordò delle voci. Prima di urlare gli avevano parlato, avevano detto qualcosa.

“Puoi uscire da qui John”

Le leggere voci risuonavano ancora chiaramente nella testa di John. Forse non stava impazzendo… Forse poteva uscire da quel posto. John mosse la mano e toccò qualcosa di freddo. Improvvisamente la fredda mano della notte precedente gli tornò alla memoria e immediatamente balzò via da dove stava seduto. Il cuore di John stava pulsando di nuovo velocemente e guardò il punto dove aveva appoggiato la mano. Proprio lì vide il corpo metallico del cacciavite. John rise di nuovo.

“Sto davvero diventando pazzo”

John si trascinò di nuovo vicino al giravite e lo strinse nella mano. Si alzò e camminò dove quotidianamente segnava le sue incisioni.

“Giorni in cui non sono morto”

John lesse quelle parole e ricordò quando per la prima volta le incise sul muro.

John considerò l'idea di cancellare la scritta “morto” con “pazzo” ma poi ci ripensò, nulla sarebbe più importato nel caso fosse impazzito. John rapidamente incise un altro segno sul muro. Si alzò e ammirò il suo lavoro. Col tempo il muro si era rapidamente riempito. Diverse file e colonne di segni verticali segnavano il muro di John e proprio nel centro c'era scritto “Il mio nome è John Nessuno”.

John passò le dita sul nome.

“Io sono qualcuno”, si disse John. ”Io sono qualcuno…”

Improvvisamente un forte urlo lo investì da basso, era l’Estraneo. John rapidamente si gettò sul letto e si trascinò presso la macchia nera sul pavimento mentre strisciava presso la ventola. L'urlo continuava e John attaccò il viso alla ventola.

“Hey?”

“Tu! Oh per fortuna sei tu, oh Cristo grazie!”. L’Estraneo pareva essere estasiato, stava camminando velocemente intorno alla stanza, urlando frequentemente forti ringraziamenti.

John si limitò a guardare nervosamente mentre l’Estraneo si muoveva per la stanza.

“Io… uh… Io posso uscire da qui e tu, cazzo, tu anche amico mio! Possiamo entrambi andarcene da qui!”

John era dubbioso, ciò che l’Estraneo stava dicendo era completamente insensato ma percepiva la sincerità nella sua voce. John aprì la bocca.

“Come?”

“COME?!?”. L’Estraneo rise e ringraziò ancora. ”Ce ne andiamo in un modo fottutamente semplice: camminando fuori di qui!”.

L’Estraneo rideva istericamente e batteva le mani sul muro a mo' di tamburo.

John realizzò di non essere pazzo, perché la follia vera la stava osservando ora.

“Sì, amico! C'è… uh… questo Pannello, no? Questo pesante pannello. La cosa più fottutamente pesante che abbia mai visto, amico… Ed è giusto nella mia fottuta camera!”. Altre risate.

“Come lo hai trovato?”

“E' fottutamente pesante, amico!”. L’Estraneo sembrava stesse ansimando, isterico.

John provò a schiarirsi la gola. “Come hai trovato il pannello?”

“Oh amico, sono fottutamente affamato, lo sai? Avrei bisogno di un po' di cibo, qualcosa da mangiare e potrei smuoverlo. Ora sono troppo debole, troppo debole amico, troppo debole”. John non riusciva più a sentire passi. L’Estraneo doveva essersi seduto.

John si risistemò sotto il letto cercando una posizione comoda.”Quindi… uh… non ti hanno ancora nutrito?”.

“Sono troppo debole amico, potrei muoverlo se solo avessi del cibo… Allora potrei uscire e venirti a prendere amico! Potrei venirti a prendere!”. L’Estraneo tossì qualcosa, John non riuscì a capire se fosse saliva o sangue.

John cambiò posizione ancora una volta e qualcosa di piccolo si schiacciò contro il suo petto, John si alzò e mise la mano nel taschino che aveva sul petto. Era la pillola, quella in più che John stava conservando.

La estrasse dal taschino e la osservò.

“Amico, ho così fame…”. L’Estraneo iniziò a sussurrare queste parole, sembrava stesse per spirare.

John continuò a osservare la pillola. Sapeva di poterla dare all’Estraneo… E se non fosse stato veramente pazzo? E se ci fosse realmente un qualche pannello che portava alla… libertà?

“Hey, uh… tu. Non mi hai ancora detto come hai fatto a trovare il pannello”.

John attese ma non udì nulla, solo il rumore di un respiro affannoso. Iniziò a voltarsi di nuovo quando l’Estraneo mugolò qualcosa. John premette l'orecchio sul buco della ventola.

“Voci amico… quelle voci… così tante”.

L’Estraneo emise un forte ronfo e John sentì un sordo colpo mentre il suo corpo cadeva sul pavimento.

Era svenuto.

John rapidamente strisciò fuori da sotto il letto e iniziò a girare per la stanza e strofinarsi la faccia. Le parole dell’Estraneo lo avevano emozionato e terrorizzato contemporaneamente. Era emozionato perché ora sapeva di non esser pazzo, quelle voci, quella… cosa, ciò che era accaduto la notte scorsa. Nonostante ciò era ancora sano, per ora.
   
 
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