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Autore: Vanilla_91    01/09/2015    7 recensioni
Potrebbe essere il solito cliché, ma di scontato e ripetitivo non c'è nulla quando si parla di lui, InuYasha Von Taisho.
Poco più di vent'anni e una vita perfetta: una famiglia solida e benestante, un gruppo di amici, quelli di sempre, con cui condividere ogni esperienza e una ragazza popolare, che sembra essere uscita da uno di quei film per teenager americani che InuYasha tanto detesta.
Anche la natura è stata generosa con InuYasha, che da più di un anno è diventato l'idolo di centinaia di ragazze, grazie alla sua carriera di modello.
La vita di Kagome è diametralmente opposta. La sua famiglia cade a pezzi, può contare sul sostegno della sua unica vera amica, ma non ha tempo per l'amore.
InuYasha sogna la fama, il successo, la gloria, l'unica cosa che Kagome desidera dalla vita è un attimo di tranquillità.
Perchè due destini così diversi dovrebbero mai incrociarsi?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Miroku/Sango
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sedute al solito bar, Kagome si ritrovò a fissare una cupa e agitata Sango.
Il silenzio tra loro era pesante e la cosa le creò disagio.
Erano amiche da molti anni, ma lo strano comportamento della compagna aveva creato una rottura tra loro, che Kagome era decisa a risanare.
Durante i quindici giorni precedenti, l'amica l'aveva chiaramente evitata: aveva ignorato le sue chiamate o trovato mille scuse per riagganciare immediatamente.
-Che cosa sta succedendo, Sango? Ho sbagliato in qualcosa? Ti ho offesa in qualche modo?- le chiese, preoccupata.
-Non dirlo nemmeno. Ti conosco abbastanza bene da sapere che il mio comportamento ti ha ferita e, credimi, non l'avrei mai voluto. Mi sarebbe piaciuto poterti parlare di quello che mi stava accadendo, ma non trovavo la forza, né il coraggio.- confidò, continuando a rifulgere lo sguardo di Kagome.
Era vero, quel comportamento sfuggente l'aveva ferita. Sango era uno dei punti fermi della sua vita e non poterla avere vicino, proprio in quei giorni così difficili, aveva reso tutto più complicato.
Aveva sfogato la tristezza e la rabbia inondando di lacrime il suo cuscino, ma quello che le premeva maggiormente era capire cosa fosse andato storto tra loro due.
-E ora ti senti pronta a farlo? È vero che fatico a capire, ma non voglio che tu ti senta obbligata a far qualcosa.-
Sango quasi ignorò le parole dell'amica e, prendendo un bel respiro, cominciò a raccontare.
-È accaduto tutto la sera in cui anche io ho prestato servizio a casa No Taisho.-
Quel nome fece fremere Kagome, che si mosse a disagio sul divanetto.
Una ferita ancora aperta, un dolore che ancora bruciava, un fastidio che non accennava a passare.
-Quando quel tipo, Miroku, mi ha riaccompagnata a casa, è accaduto qualcosa di strano, molto strano.-
Kagome tentò di dir qualcosa, ma Sango la bloccò.
-Se mi interrompi, non sarò in grado di continuare.- l'avvisò, prima di riprendere il proprio discorso.
-Abbiamo scambiato qualche parola e, come accade solo in quegli sciocchi film, tra noi il feeling è stato immediato. Non ha tentato in nessun modo un approccio e questo mi ha messo a mio agio, mi ha permesso di rilassarmi e di abbassare la guardia con un perfetto sconosciuto.
Mi ha raccontato di aver frequentato, per un periodo, la mia stessa facoltà, della sua scelta di abbandonare a causa della difficoltà nel superare quello stesso esame che sta facendo impazzire anche me.
Mi ha invitata a bere qualcosa e l'atmosfera rilassata creatasi mi ha spinto ad accettare.Abbiamo scelto un locale carino, cheto, ho esagerato con i drink e siamo finiti a letto insieme.- raccontò, mordendo con ferocia il labbro inferiore.
Kagome preferì tacere, riservandosi qualche attimo per riflettere.
La sua amica era sempre stata una ragazza saggia e posata. Era cresciuta con valori e principi fortemente radicati in lei.
In quanto accaduto non v'era nulla di anormale o di sbagliato. Centinaia di ragazze della loro età si concedevano del semplice sesso occasionale, ma Sango, al riguardo, aveva un pensiero diverso.
-Ti sei pentita di quanto accaduto, quindi.-
-Non esattamente! Mi sono pentita del mio comportamento azzardato e scriteriato, dell'aver bevuto tanto, quello sì. Riguardo al resto, non ero fiera della mia avventura occasionale, ma ero stata bene e l'alchimia che si era creata tra noi è stato qualcosa di mai sperimentato.
L'indomani non mi sarei giudicata in maniera così dura.-
-Ma qualcosa è andato storto..- azzardò.
Vide i lineamenti di Sango indurirsi. La sua mascella si contrasse e gli occhi si assottigliarono, mentre un leggero rossore le imporporava le gote e il collo.
Era furiosa, assurdamente furiosa.
-Sì, decisamente qualcosa è andato storto.- confermò. -Quello stronzo ha aperto bocca, commettendo il più grande errore della sua vita. Tutti i suoi discorsi, quell'aria da perfetto gentiluomo, erano una finzione. Lui..lui mi ha ringraziata.-
Kagome le restituì uno sguardo confuso.
-Esatto! Mi ha ringraziato per la mia “sincerità”. Mi ha detto che altre volte, con le altre, è costretto a perder tempo e soldi. Deve portarle a cena, ricoprirle di regali costosi e smancerie simili, prima di aver accesso al loro letto, invece ha osato ringraziare me per avergli evitato tutto questo, passando direttamente al sodo.- ringhiò.
-Non hai idea di come mi sia sentita, Kagome. Sporca, mortificata e umiliata. In più, quando l'ho incontrato, tre giorni dopo, ha avuto anche il coraggio di fare sconce allusioni su quanto accaduto. E, a ulteriore dimostrazione di quanto fosse convinto delle sue parole, aveva anche dimenticato il mio nome.-
Kagome fissò l'amica, studiandola con attenzione.
Nonostante il furore, la rabbia e il risentimento animassero le sue parole e i suoi gesti, i suoi occhi erano velati di lacrime.
Quella che Miroku le aveva inflitto era stata una forte umiliazione e Sango non l'avrebbe dimenticata presto o facilmente.
Catturò le mani dell'amica tra le proprie, esercitando una lieve pressione.
-Sono rammaricata per quanto ti è accaduto. Un uomo simile non merita nulla da te. Miroku, InuYasha, vivono in un mondo diverso dal nostro, conducono vite diverse dalle nostre. Forse nei loro universi dorati il rispetto per gli altri, la gentilezza, non hanno lo stesso valore che noi gli attribuiamo.-
Vide l'amica acquietarsi e regalarle un flebile sorriso.
Si erano mischiate con persone che con loro non c'entravano nulla e ne erano rimaste scottate. Le loro ferite avevano solo bisogno di tempo per guarire.
-Davvero InuYasha non ti ha più cercata?-
Kagome scosse il capo, sconsolata.
Per quanto con le parole tentasse di convincersi, ogni volta che sentiva il suo nome, avvertiva il cuore tremare.
Il tempo trascorso insieme era stato breve, ma per lei aveva significato molto.
Con lui si era confidata, si era aperta, e ciò l'aveva resa vulnerabile ed esposta. Per tanto, le sue accuse, le sue infamie, ferivano doppiamente.
InuYasha, nonostante tutto, le mancava.
Vide Sango frugare nella propria borsa, prima di tirarne fuori una rivista.
-So che tu non ti interessi solitamente a queste cose, ma immaginavo avresti voluto saperlo.- le disse, porgendole il giornale.
Sulla copertina, in bella vista, tra titoli giganti e frasi attentamente studiate, capeggiava una foto di Kikyo ed InuYasha, e, nel mezzo, una terza persona, un uomo che Kagome era sicura di non aver mai visto.
-Cosa significa?- domandò.
-Questo qui è Onigumo Takeuci.- le spiegò Sango, indicando la figura dell'uomo -un attore molto popolare al momento. La soap nella quale recita sta riscuotendo un enorme successo.-
Onigumo..Kagome ricordava perfettamente quel nome.
-Circa una settimana fa, ha rilasciato un'intervista per questo importante giornale scandalistico, nella quale ha dichiarato di aver avuto numerosi flirt, ma solo uno realmente importante: quello con Kikyo. Ha raccontato di incontri clandestini, fornendo dettagli..intimi. Ho controllato, mi sono informata, ma pare che né lei, né InuYasha abbiano commentato l'accaduto. Da allora, tuttavia, sono stati paparazzati insieme un'unica volta.-
Un miscuglio di sensazioni diverse si agitò in Kagome.
La verità, dunque, era infine venuta a galla, ma in modo più pubblico di quanto lei avesse mai desiderato.
Quelle malelingue e quei pettegolezzi, inevitabilmente avrebbero avuto ripercussioni anche sulla carriera di InuYasha.
Se da un lato non poteva che sentirsi crudelmente ed egoisticamente soddisfatta, era anche rammaricata per l'accaduto.
-Questo putiferio pubblico poteva essere sicuramente evitato.- commentò. -Quel giorno.. io non lo so cosa mi ha spinto a parlare, Sango. Non mi sono mai impicciata negli affari altrui, ma sentivo di doverlo fare. Volevo che lui vedesse Kikyo per quella che realmente è.- sussurrò.
Colta da uno strano disagio, sentì l'esigenza di fuggire.
Potendo, sarebbe scappata anche da se stessa.
Fissò l'orologio e adducendo la scusa di dover correre a lavoro, salutò frettolosamente l'amica.

 

 

Il Namie's era situato in periferia, ben nascosto dalle vie principali, lontano dalla fermata della metropolitana.
Raggiungere il piccolo seminterrato dove lavorava, costringeva Kagome a lunghe camminate.
Non le importava, la paga era buona e le altre ragazze che popolavano il locale erano quasi tutte cortesi e gioviali.
L'ambiente non era molto ampio, ma ben suddiviso
Centralmente era stato posizionato una massiccia pedana rettangolare, palco delle decine e decine di ragazze che ogni sera si esibivano. La struttura era circondata da innumerevoli tavolini e divanetti, che garantivano visuale e un discreto comfort agli spettatori.
Nell'angolo poco lontano, la zona bar poteva offrire ogni genere di rinfresco: dal tipico sakè, ad alcolici più elaborati, dal sapore ignoto, l'odore pungente e i colori spumeggianti.
Aveva sentito dire che Keichi, il barman, aveva viaggiato molto per apprendere quanto più possibile sulla preparazione di quelli che lei considerava strani intrugli.
Due ampi schermi, situati strategicamente agli angoli del locale, riproponevano in tempo reale le performance delle ragazze, permettendo una visione migliore anche agli spettatori che preferivano godersi lo spettacolo dai soppalchi, posizioni più discrete e riservate.
All'angolo sinistro, poco lontano dall'ingresso sempre sorvegliato, una parete ad arco ben celava la scala a chiocciola che conduceva ai piani superiori, dove erano accolti gli ospiti più facoltosi o con gusti più eccentrici.
Kagome aveva preferito non indagare, non certa di voler sapere cosa accadesse lassù
La nuova apertura e l'ottima pubblicità attiravano ogni sera decine e decine di spettatori: ragazzi, turisti e persino uomini che non avrebbe mai immaginato di poter vedere in posti simili.
Il discreto numero di clienti presenti quella sera, la tennero costantemente impegnata.
Tuttavia, quando l'orario di chiusura era ormai imminente, la sua mente tornò a concentrarsi sulla conversazione tenuta con l'amica quel pomeriggio.
Come aveva reagito InuYasha a quelle notizie?
Forse, ancora una volta, aveva preferito credere a Kikyo. Forse l'aveva perdonata e probabilmente aveva, addirittura, deciso di anticipare le nozze, in modo da mettere a tacere tutte le malelingue.
Scosse la testa, infuriata per i suoi stessi pensieri.
Raccolse le proprie cose, i rifiuti da gettare nei cassonetti che le erano di strada, salutò velocemente tutti e si congedò.
L'aria fredda la fece rabbrividire e si maledì per non essersi cambiata.
I pantaloncini e la camicia, leggera e corta, le offrivano poco riparo nel freddo della notte. In più, per quanto le strade di Tokyo fossero sempre frequentate, anche a tarda ora, le creava disagio e timore camminare per i vicoli bui vestita in quel modo.
Avanzò, ignorando gli sguardi dei clienti che si erano attardati nel viottolo e di chi si trovava lì di passaggio.
Ancora pochi metri e quelle viuzze anguste si sarebbero aperte su una strada principale.
Aumentò l'andatura dei suoi passi per poi paralizzarsi quando un uomo, visibilmente ubriaco, le traballò dinnanzi, rigettando a pochi metri dai suoi piedi.
Arretrò , spinta dall'istinto, per evitare di sporcarsi.
L'odore nauseabondo dei succhi gastrici la raggiunse, ma restò immobile, indecisa.
Possibile che quel poveraccio si sentisse male? Doveva, forse, tornare indietro e cercare aiuto?
-Mukozu, avevi detto che volevi trombarla, non che volevi vomitarle addosso tutta la cena.- sghignazzò, qualcuno dietro di lei.
Le risate e gli schiamazzi provenienti dalle sue spalle, emessi dal gruppetto poco prima superato, la portarono a voltarsi.
Vide gli uomini avvicinarsi, sicuramente intenzionati a prestar soccorso all'amico, e seguendo l'istinto corse via.
Il cuore le batteva furioso, quando raggiunse l'estremità del vicolo.
Camminò, recuperando aria attraverso profondi respiri, e continuando a voltarsi indietro di tanto in tanto.
Non era accaduto nulla, soltanto un maldestro e mal andato tentativo di rimorchio, ma si sentiva agitata e con i sensi in allerta.
Impattò contro qualcuno e si dimenò, quando due mani forti le catturarono le spalle in una presa ferrea.
-Kagome, che accidenti fai? Fermati! Calmati, sono io.-
Quella voce dura e sicura, oltrepassò la cortina di paura e confusione creatasi nella sua mente.
Sollevò il volto, specchiandosi in quegli occhi scuri e magnetici che ben conosceva e il sollievo la lasciò senza forze.
Probabilmente le gambe non l'avrebbero sorretta, se lui non l'avesse sostenuta, avvicinandola a sé.
-Ehi, ti senti bene?- le domandò, stranito e preoccupato.
La ragazza faticò a rispondere, poco padrona di se stessa.
Già una volta lui l'aveva abbracciata, ma in quel momento percepì qualcosa di diverso.
InuYasha le era mancato terribilmente e starsene tra quelle braccia solide e forti, respirare il suo profumo, permise al suo cuore di ritrovare il ritmo giusto.
Se era con lui, nessuno le avrebbe fatto del male.
Tornò a voltarsi indietro, per sincerarsi che quei balordi non l'avessero pedinata, e InuYasha seguì la direzione del suo sguardo.
-Ti è successo qualcosa? Qualcuno ti ha aggredita? Ti hanno fatto del male?-
La sobbarcò di domande, scuotendola appena.
-No, non è accaduto nulla, però, ti prego, andiamo via da qui.- soffiò.
Il ragazzo imprecò. La sollevò tra le braccia, come pesasse meno di un ramoscello, e si allontanò.

 

 

 

La casa era silenziosa e avvolta nell'oscurità, ma Kagome ormai conosceva bene ogni angolo di quell'appartamento.
La camera di InuYasha era ampia e l'arredamento spartano ingigantiva l'effetto.
La portafinestra del terrazzino, lievemente aperta, lasciava passare un piacevole venticello, che tuttavia la fece rabbrividire.
La piccola abat jour posta sul comodino, al lato dell'ampio letto, illuminava fiocamente l'ambiente.
Kagome sapeva che non avrebbe dovuto trovarsi lì, ma non aveva la forza di muoversi.
Del resto, a casa nessuno l'avrebbe aspettata o si sarebbe preoccupato per il suo mancato rientro. Tornando avrebbe trovato l'infermiera addormentata e suo nonno immobile nella stessa posizione.
InuYasha le porse una tazza contenente una bevanda fumante e quando la vide rabbrividire, ancora, sbarrò la portafinestra.
La luce della luna, attraversò i vetri, illuminando una parte del pavimento e il letto sul quale erano seduti.
-Grazie.- si limitò a sussurrare, portando la bevanda alle labbra.
Ne bevve un sorso, scottandosi la lingua.
Non le importò, il tepore di quel tè bollente si diffuse in tutto il corpo, portando i muscoli, rigidi, a distendersi.
Ora che era al sicuro, che InuYasha le era accanto e che il silenzio era calato pesante su di loro, il disagio la colse impreparata.
-Non dovrei essere qui.-
Lui la fissò, amareggiato.
-Tra i tanti posti nei quali non dovresti stare, questo è proprio l'ultimo che mi viene in mente.-
Il tono aspro e duro la lasciarono basita.
Era ancora arrabbiato con lei? La considerava ancora una bugiarda approfittatrice?
Perchè allora l'aveva salvata e portata lì?
-Io non capisco.-
-Non capisci, Kagome? Hai idea della situazione in cui sei andata a ficcarti? Ma non ti vergogni? Lavorare in uno strip, un night o qualunque cosa esso sia!-
Quella pioggia di giudizi la fece infuriare.
Lo sbigottimento fu presto sostituito dalla furia e dal risentimento.
-Proprio tu parli? Chi sei per giudicarmi? È grazie a te se sono finita in un posto del genere. Licenziarmi non ti è bastato, hai dovuto mettere in giro malelingue che mi rendessero ancora più difficile trovare un lavoro.-
-Questa non è una giustificazione. Che cazzo sei diventata, una spogliarellista? Ti fai solo guardare o lasci anche che ti tocchino in modo da racimolare qualche yen in più?-
Scattò, inviperita ed oltraggiata.
Lo schiaffeggiò in pieno volto, senza esitazione.
Si sollevò, allontanandosi da lui.
-Quello che faccio non è affar tuo. Tuttavia pare che lasciarsi toccare da altri sia una cosa che piace parecchio anche alla tua futura mogliettina, la tua Kikyo.- sibilò con disprezzo.
Si voltò, decisa ad andare via.
InuYasha le afferrò un polso, costringendola a fermarsi.
-Aspetta, Kagome. Scusami, non avrei dovuto dire quelle cose. Non penso nulla di tutto ciò che ho detto.- mugugnò.
La ragazza si voltò a fissarlo, stupita da quel rapido cambiamento.
Che cosa gli stava accadendo? Come poteva passare dalla furia e le offese alle scuse?
Possibile che soffrisse per Kikyo e fosse in cerca di conforto?
La trascinò nuovamente verso il letto e lei, docile, lo seguì senza protestare.
-Non mi trovavo in quel vicolo per caso, ero venuto a cercare te.-
-Cosa vuoi, InuYasha? Cosa vuoi da me? L'ultima volta che ci siamo visti mi hai espresso chiaramente il tuo pensiero sulla mia persona. Da allora hai evitato ogni mia chiamata.-
-Anche le cose che ho detto quella volta non le penso. Quando sono infuriato tendo a straparlare.-
-Questa non è una giustificazione.-
-Sta zitta e ascolta cosa ho da dire.- le ingiunse, riacquistando il suo carattere autoritario.
-Come ti ho già detto una volta, non sono un tipo che ama esprimersi.
Avevi ragione su Kikyo, riguardo ai suoi tradimenti.-
-Cos'è, ti fidi delle parole di uno sconosciuto ma non potevi fidarti abbastanza delle mie?-
-Non è andata così. Prima ancora di quell'intervista, era scattato qualcosa dentro me. Per quanto mi rifiutassi di ammetterlo, le tue accuse avevano instillato il dubbio in me, mi avevano dato da pensare.
Sono arrivato al punto di ingaggiare un investigatore privato affinché scavasse nel passato e nelle amicizie della mia fidanzata.
E così ho scoperto tutto. Quando l'ho messa di fronte alle prove evidenti, Kikyo non ha più potuto mentire.-
-Che cosa hai scoperto?- domandò, curiosa.
-Non solo dei tradimenti, che si sono ripetuti in più occasioni. A quanto pare il piano di Kikyo era quello di avvicinarsi a me, per sfruttare il cognome della mia famiglia.- ringhiò, stringendo i pugni.
Calò il viso e si morse il labbro, ma non bastò a farle tacere i propri pensieri.
-Dimmi, il suo tradimento è molto diverso dai tuoi? Sbaglio o riguardavano te le foto delle modelle che di tanto in tanto ti raggiungevano in hotel?-
-Ho sbagliato, lo ammetto. Non è per il tradimento che non posso perdonarla, non solo per quello. Ti ho già detto di quanto io mi stia impegnando per dimostrare il mio valore, al di là del mio cognome. Come potrei sopportare di avere accanto una persona che mi si è avvicinata solo per quello?-
-Forse all'inizio è stato così, ma qualcosa deve essere cambiato. Kikyo oggi è una modella sufficientemente famosa, ha una carriera abbastanza solida. Il suo successo potrebbe proseguire anche se non più abbinato al tuo cognome.- gli fece notare.
Non sapeva perché gli stesse dicendo quelle cose. Lei stessa gli aveva confidato dei tradimenti di Kikyo, perchè ora prendeva le sue difese?
-Non importa, le cose tra noi non potevano più continuare. Basta parlare di Kikyo, parliamo di te. Come ci sei finita in quel dannato posto, Kagome?-
-Ripeto che se sono finita lì è stato solo a causa tua.-
-Ne sono consapevole e mi dispiace. Se me lo concedi, vorrei porre rimedio.-
-Davvero? E in che modo?-
Si morse il labbro prima di parlare, gesto che non sfuggì alla ragazza.
-Mi è mancato prenderti in giro, ragazzina. Averti attorno non mi dispiaceva e vorrei davvero fare ammenda per il mio comportamento. Cosa ne diresti di tornare a lavorare qui?- le propose, ingoiando l'orgoglio.
Kagome lo fissò e qualcosa le si agitò dentro.
Perchè nuovamente si sentiva così a disagio standogli vicino?
Perchè la prospettiva di poterlo avere di nuovo accanto la colmava di aspettativa e gioia?
Era giusto tornare lì, dimenticare tutto e perdonarlo solo perchè lui glie lo stava chiedendo?
Inuyasha faceva nascere in lei milioni di dubbi e domande alle quali non era in grado di dare risposta.
Non era tipo da portare rancore, ma il modo in cui lui l'aveva trattata, la sufficienza e la superficialità con le quali l'aveva messa da parte, la facevano infuriare e la ferivano.
-Andiamo, Kagome. Quel posto non fa per te. Essere esposta tutte le sere al pericolo, agli sguardi lascivi e ai commenti, non ti spaventa? Non so cosa sia accaduto in quel vicolo e preferisco non saperlo. Questa volta ero lì, ma se la prossima volta non ci fosse nessuno?-
Mille volte aveva pensato a quell'eventualità e, per quanto la prospettiva la spaventasse, non poteva fare a meno di quel lavoro.
-Lacerò il night. Se tu lo volessi, potresti facilmente aiutarmi a trovare un altro impiego, qualsiasi cosa.- lo pregò.
Lo sguardo di InuYasha si indurì.
-Niente da fare. Voglio che tu stia qui, non altrove. Sei una delle poche persone di cui mi fido, il tuo posto è accanto a me, Kagome.-
Si sarebbe presa in giro, negandolo.
Anche lei voleva essere lì, accanto a lui.
-S..se per Kaede andrà bene, sarò felice di lavorare nuovamente per lei.- sussurrò.
-No, non è di un'altra sguattera che ho bisogno. Sei sprecata per quello. Ti ho vista troppe volte con questa maschera docile e timida addosso. Quella che io voglio accanto è la vera Kagome. La ragazza determinata, fiera, intelligente e che non ha paura di dirmi ciò che pensa. Se lo vorrai, sarai la mia assistente. Il tuo spirito di osservazione, il tuo acume, mi saranno utili.-
Lo fissò, sorpresa. Quella che lui gli stava offrendo era una possibilità inaspettata.
Essergli sempre accanto, era ciò che voleva.
Spaventata dai suoi pensieri, evitò di guardarlo.
-Io..io non so se posso. Non so se sarò capace.- balbettò.
Lui le sollevò gentilmente il volto, facendo incontrare ancora i loro occhi, tumultuoso nero in placido azzurro.
-Sì che puoi, devi solo volerlo.- le sussurrò.
Sentì voglia di piangere e lo fece. InuYasha abbatteva tutti i suoi muri, le sue inibizioni. Scombussolava le sue emozioni e agitava i suoi sentimenti.
Era arrabbiata con lui, ma gioiva per la prospettiva di poterlo avere nuovamente accanto.
Pianse di dolore, pianse di gioia e pianse di disperazione.
In modo subdolo, inaspettato, le era scivolato sotto pelle e si era conquistato un posto nel suo cuore.
Quanto ci avrebbe messo quell'infatuazione a trasformarsi in altro?
Quello era il momento adatto per allontanarlo, l'unica volta, prima che fosse troppo tardi, ma invece desiderò solo stringerlo a sé.
-Kagome, Kagome.- mormorò, avvicinandola al suo petto, lasciando che si sfogasse.
Restarono in quella posizione a lungo,stretti e abbracciati nel buio della notte.
Quando lui l'allontanò per fissarla in volto, gli occhi della ragazza erano ancora lucidi, ma avevano smesso di lacrimare.
Studiò il di lei viso, illuminato dalla luna. L'aveva sempre trovata graziosa, piacevole da guardare, ma non le aveva mai prestato particolare attenzione.
Di donne più affascinanti ne aveva viste, Kikyo inclusa, ma Kagome aveva una sua particolare bellezza.
A renderla incantevole non erano i lineamenti dolci del viso, il naso leggermente all'insù o le labbra rosee e piccole. Non erano nemmeno i capelli lunghi e morbidi, il seno pieno e la vita stretta e nemmeno le gambe lunghe sulle quali, quella sera, i suoi occhi erano finiti spesso.
Kagome era bella per ciò che aveva dentro, per il carico di vita che l'aveva resa una donna matura e responsabile quando avrebbe dovuto essere ancora una ragazzina spensierata, era bella per la sua dolcezza e spontaneità, era bella perchè in quegli ammalianti e tristi occhi azzurri avrebbe potuto affogarci.
La luce lunare che si rifletteva sul suo viso, in più, in quel momento la faceva sembrare tanto innocente e fragile, da fargli perdere ogni freno inibitore e buon senso.
Voleva baciarla e scoprire il suo sapore. Sarebbe stato dolce come tutto il resto in lei?
Rafforzò la presa sulla sua vita e portò l'altra mano tra i suoi capelli corvini. Percorse la loro lunghezza, fino a raggiungere il collo.
L'avvicinò maggiormente a sé, mentre i suoi occhi restavano incollati su quelle piccole labbra tentatrici.
Le lasciò il tempo di ritrarsi, ma quando, forse inconsapevolmente, lei le umettò, passandoci la lingua, capì che non l'avrebbe fermato.
Si spinse verso di lei e quando furono quasi vicino a sfiorarsi, mentre i loro respiri si erano già mescolati, un cellulare squillò, spezzando quella magia.
Kagome sobbalzò, allontanandosi, mentre lui ancora tentava di capire cosa gli fosse accaduto.
Con la mente lontana, la osservò cercare il telefonino nella piccola borsa.
Tentò di capire chi potesse esserci dall'altro lato, ma quando vide gli occhi della ragazza divenire vacui, inespressivi, capì.
-Chi era? Che cosa è accaduto?- le domandò, avvicinandosi.

-Mio nonno è morto.- dichiarò Kagome, con tono glaciale.



NOTE DELL'AUTRICE:
Salve, a qualche mese di distanza l'ispirazione sembra essere tornata anche per questa storia :)
Il capitolo è un continuo altalenarsi di situazioni e sentimenti, quasi i due protagonisti fossero in fase premestruale, ma è nato in modo così spontaneo, che modificarlo troppo, stravolgerlo, mi sarebbe dispiaciuto.
Come sempre, mi rimetto al vostro giudizio.
Se vi va, fatemi sapere che ve ne pare :D
Baci

   
 
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