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Autore: lastnight_    01/09/2015    0 recensioni
Airbagging,ovvero rischiare la vita lanciandosi a folle velocità contro un muro con potenti auto rubate per fare esplodere l'airbag. E' questo il passatempo preferito di una banda di giovani capeggiata da un delinquente totalmente privo di scrupoli che si circonda di sinistri personaggi.Della banda fanno parte Alex, uno studente tutto muscoli e poco cervello, e una biondina tormentata dai dubbi,Biene,la sua ragazza. Ma ancora per poco..C'è il cadavere di un membro della banda che ha osato troppo,c'è un giornalista che indaga su questa morte misteriosa, c'è un ragazzo coraggioso e innamorato..In una fan fiction mozzafiato,la storia sconvolgente di ragazzi a cui la morte,malauguratamente,non fa paura.
ATTENZIONE TEMPO FA HO PUBBLICATO QUESTA STORIA, SULL'ACCOUNT DELLA MIA AMICA WHENTHEDAY,http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2564163&i=1, PURTROPPO LE SUE STORIE SONO STATE PLAGIATE..E IL SUO ACCOUNT QUINDI BLOCCATO, E DATO CHE QUESTO SCRITTO E' MIO E MI SAREBBE DISPIACIUTO ABBANDONARLO HO DECISO DI INIZIARE A SCRIVERLO QUI.
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter three.


Il giorno dopo Alex tornò a scuola,ma con grande sorpresa di Biene, Kai restò assente.
«Non eravate insieme,ieri?»gli chiese stupita. Alex che era particolarmente di cattivo umore, le rispose brusco: «Non sono mica tenuto a stargli appiccicato tutto il tempo,no?Non ho la più pallida idea di cosa stia facendo. Forse è malato.»
Biene si accorse che le sue domande lo infastidivano e lasciò perdere, ma Kai non si fece vedere a scuola neanche il giorno successico e cosi gli gli insegnanti cominciarono a chiedere se qualcuno ne sapesse qualcosa. Poi dovevano aver telefonato ai suoi genitori,perchè subito dopo l'intervallo si sentirono circolare le prime voci.
«Kai è scappato di casa.»
«I suoi non hanno idea di dove sia. Hanno avvisato anche la polizia.»
«Credi che gli sia successo qualcosa?»
«Non credo. Falice che si sia rintanato da qualche parte a smaltire una sbronza. Quello non si tira indietro quando si tratta di bere.»

L'ora successiva venne in classe il preside a chiedere se qualcuno sapeva dove si fosse cacciato Kai Greder. «Manca da casa dall'altro ieri sera.Qualcuno di voi l'ha forse visto da allora o ha idea di cosa gli sia successo?»
Biene tenne lo sguardo fisso sulla sua cartella,come se la domanda non la riguardasse,ma i suoi pensieri galoppavano. L'altro ieri sera! Kai era alla fabbrica con loro! Naturalmente non l'avrebbe mai detto al preside,anzi non avrebbe detto assolutamente nulla prima di sentire Alex. Certo però la cosa era dabbero strana. Che Kai fosse davvero fuggito di casa? Con i suoi genitori, il padre era professore di filosofia e la madre una donna piuttosto chiusa,non aveva un gran buon rapporto. D'altra parte,chi di loro aveva un buon rapporto con i genitori..Eppure nessuno si sognava per questo di fare fagotto e tagliare la corda! Kai aveva raggiunto una specie di compromesso con i suoi:faceva quello che gli pareva e,non raccontandoglielo,risparmiava loro un mucchio di preoccupazioni. 
Un paio di studenti alzarono la mano, ma tutti avevano visto Kai a scuola, il mattino del giorno in cui era scomparso. Nessuno lo aveva più visto nè sentito dopo. Tranne Alex,natuarlmente, che però tacque ostinato. E cosi fece Biene.
L'ora successiva,anzichè concentrarsi sulla grammatica francese,la ragazza non fece che pensare a Kai. Con il pensiero lo rivede salire nell'auto che Mischa gli aveva preocurato (una Opel verde e blu)e andare a schiantarsi contro il muro. Era sceso sano e salvo dall'auto distrutta ed era andato ridendo verso le cassette di birra che qualcuno della banda aveva portato. Poi non l'aveva più rivisto, perchè lei e Alex se ne erano andati via subito dopo.
Che Alex fosse ritornato più tardi alla fabbrica?Era possibile. Quando avevano tanta fretta  di liberarsu delle ragazze,di solito era per farsi un altro giro ''per soli uomini'',come lo chiamavano. Che cosa poi facessero,Biene non lo sapeva di preciso,ma immaginaca che si sbronzassero di brutto.
Quando la banda si riuniva, bevevano sempre molto. La maggior parte di quelli che salivano sulle auto da distruggere avevano un livello di alcol ne sangue ben al di sopra del limite consentito. Harry Priebecke poi aveva sviluppato una passione per le pillore durante le sue degenze in ospedale e mandava giù qualsiasi cosa che,anche lontanamente,sapesse di droga. Spesso era talmente annebbiato che stentava persino a trovare la portiera dell'auto.
Soltanto Mischa e Dina non bevevano,loro due e un tizio sulla cinquantina dall'aspetto sudicio che ciondolava sempre ai margini della scena con indosso invariabilmente un impermeabile grigio. Lo chiamavano Jimbo e non guidava mai una macchina, ma era presente a ogni prova di airbagging. Biene pensava che fosse un conoscente o un parente dei Priebecke,e non lo poteva soffrire. Non sopportava il modo in cui il suo volto,di solito scialbo e spento,si illuminava di un guizzo inconfondibilmente sadico ogni volta che una macchina andava a schiantarsi contro il muro. Uno dei ragazzi aveva detto una volta che Jimbo veniva solo nella speranza che qualcosa andasse storto;cosi,se qualcuno si faceva male sul serio,avrebbe potuto godersi lo spettacolo in prima fila. Biene non sapeva se le cose stessero davvero cosi,ma quell'uomo la metteva comunque a disagio. 
A dire il vero,l'intera compagnia la metteva a disagio. I fratelli Priebecke erano senza dubbio i peggiori,ma anche gli altri non erano certo tipi che avrebbe invitato volentieri alla sua festa di compleanno. Erano per lo più degli svitati a cui persino una guerra sarebbe andata a genio,purchè vi fossero lampi e detonazioni. Alcuni erano ancora troppo giovani per avere la patente(arrivavano alla fabbrica su rompanti scooter e motorini), ma non c'era praticamente parte, dal subway-surfing alle gare di corsa su macchine rubate.
Forse volevano solo impressionare gli amici e, naturalmente, le ragazze, certe fighette tirate a lucido che accompagnavano ogni schianto con urla isteriche per poi saltar loro al collo come se avessero appena salvato dalla catastrofe il pianeta Terra. Se non fosse stato per Alex,niente al mondo avrebbe potuto trascinare Biene nel cuore della notte in quella fabbrica abbandonata! Ma se il tuo ragazzo va pazzo per le automobili,deve pur stare al gioco,no?Altrimenti ti ritrovi presto a dovertene cercare un altro. 
Il campanello dell'intervallo non aveva nemmeno finito di suonare che Alex le fu accanto e la prese per un braccio,stringendola cosi forte che Biene avvertì nettamente la pressione delle singole dita.«Ascolta bene»le sussurò,«posso essere sicuro che terrai la bocca chiusa?»La ragazza fece una faccia seccata:«Ma senti un po'!Sai bene che...»
«Si si, lo so. Ma volevo essere sicuro che hai capito. Se ti fanno delle domande..»
«Chi dovrebbe farmi delle domande?»
«Ma la polizia,no,razza di cretina,»
sibilò lui. «Allora non hai capito proprio niente?I genitori di Kai sono andati alla polizia e quelli si metteranno a cercarlo e chiederanno a tutti chi l'ha visto per ultimo..e dove.»
«Oh merda!»
A questo non aveva penato affatto.
«Se te lo chiedono,devi dire che non lo hai visto. Che mercoledi sera noi due siamo andati in firo senza una meta precisa. Che non ti ricordi più esattamente dove,ma certamente ben lontano dalla vecchia fabbrica. Hai capito?»
«Ma cosa credi?»Biene si sentiva offesa. Alex non aveva nessun diritto di trattarla come un idiota solo perchè non aveva capito al volo la situazione!
«Non sono mica cosi sicuro di te,»ossevò il giovane sgarbatamente. Poi però le rivolse uno di quei sorrisi irresistibili che la facevano regolarmente intenerire. «Sto scherzando,tesoro. Allora è tutto chiaro?»
«Si,certo.»
Biene gli restitui il sorriso,ma dentro di sè era furiosa. Cosa voleva insinuare con quel ''non sono mica cosi sicuro di te''? E non era nemmeno la prima volta che usava quel tono con lei. Anzi,a essere precisi,succedeva piuttosto spesso. 
Alex non s'accorse del suo malumore e,passatale scherzosamente una mano tra i lunghi capelli morbidi, la salutò con un cenno del capo e se ne andò.Forse fu proprio a causa della rabbia per quella vile insinuazione che Biene decise di telefonare a Dominik messner. Aveva bisogno di qualcuno che la tirasse su di morale e non le venne in mente nessun altro. Con il cuore in subbuglio e la cornetta appiccicata all'orecchio,aspettò che quelli della redazione le passassero il suo ufficio. «Qui Messner. Chi parla?»aveva una voce calda e gentile. 
«Sono Biene. Voglio dire Mary.»Wolfgang e Mary erano i nomi che lei e Alex si erano dati durante l'invervista con lui. 
«Si,ciao Mary. O Bieme. Cosa posso fare per te?»Biene aveva escogitato tutta una storia complicata che riguardava il suo articolo, ma quando sentì la sua voce lasciò perdere ofni preteso e sbottoò:«Io..io vorrei vederla. Vorrei parlare con lei.»
Lui non le chiese perchè e rispose subito:«Volentirieri.Quando e dove?Vuoi che ti passi a prendere da qualche parte?»
Si misero d'accordo di incontrarsi in centro e poi si salutarono. Il cuore di Biene batteva all'impazzata. Non avrebbe mai immaginato che parlare con lui l'avrebbe agitata tanto. E pensare che non sapeva nemmeno cosa si aspettasse da lui. Non potevo certo dirgli: «Sa,mio padre mi manca molto e lei gli somiglia cosi tanto che vorrei conoscerla meglio..»
L'avrebbe presa per una pazza!
La colse una vaga tristezza. Probabilmente avrebbe solo tentato di portarsela a letto. Quella era una cosa che le succedeva spesso con gli uomini. Assai più spesso che alle altre ragazze,in quel momento però non lo avrebbe fatto proprio con nessuno. Si sentiva sola e voleva avere vicino qualcuno che fosse gentile e comprensivo. Nient'altro. Lentamente si avviò all'appuntamento.





 


meow.❤️
hello people,eccomi qui con il terzo capitolo di questa storia,
vorrei un vostro parere, per decidere se continuare o meno.
un abbraccio,lastnight_
❤️
 
 

 
 






 
   
 
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