Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Lukeee    01/09/2015    3 recensioni
Se un fiore può crescere e sbocciare tra i sassi, può un amore sopravvivere a intrighi e guerre?
Dal testo:
“Sei pronta a seguirmi? Sarà una via oscura e…e molto difficile. Sei pronta a mettere in gioco tutta te stessa?”
Per un istante che durò millenni si fermò.
“Noi…noi danzeremo coi draghi”
Non sapeva se prenderla come un’affermazione o una domanda. Ma era sicura della scelta che aveva preso. E decise che era la seconda opzione.
Trovò la forza di parlare, mentre il cuore accelerava.
La notte era oramai scesa e le stelle assistevano a quello che forse sarebbe stato ricordato come il principio di una nuova era.
Lei gli sorrise sinceramente. E poi, lentamente, le sue labbra articolarono poche ma inequivocabili parole.
“Yes Trystane. We will dance with dragons”
- Myrcella Baratheon - Trystane Martell - Aegon VI Targaryen - Arianne Martell - Jon Snow - Cersei Lannister - Jaime Lannister - Tommen Baratheon - Howland Reed - Daenerys Targaryen - Mark Ramius (New) - Stone Temple/Jon Connington - Daario Naharis/Euron Greyjoy - Tyrion Lannister
Storia che rende giustizia a una delle tante inutili vittime del finale di stagione.
Ora e sempre, long live the lioness
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Myrcella Baratheon, Nuovo personaggio, Trystane Martell, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap 12


Long live the lioness









“Through the strom we reach the shore
You give it all, but I want more
And I'm waiting for you
With or without you
I can't live
With or without you”

With or Without You, U2









Il vento le accarezzava la pelle, un vento stranamente caldo e piacevole. Un vento di primavera. Il profumo era quello inconfondibile del parco degli dei del nord. Un grosso ammasso di alberi, nulla più. Eppure in quel luogo, in quell’angolo della Fortezza Rossa, c’era sempre una pace, un’atmosfera magica, surreale.
Si ritrovò a camminare tra gli alberi, su un soffice manto di foglie rosse che ricoprivano ogni cosa, mentre il vento le faceva volteggiare la gonna.
L’albero diga si parò davanti a lei. Aveva immense radici che si dipanavano per metri, anche sopra la superfice. E sopra una di queste radici, era seduto un ragazzo. O meglio, un uomo.
Fino a qualche secondo prima le era sembrato di non fare alcun rumore camminando, eppure avvicinandosi allo sconosciuto questo parve accorgersi della sua presenza.
Si voltò e fece per venirle incontro.
Cosa? Il cuore le si arrestò, il respiro si troncò. Gli occhi si spalancarono. No, non era possibile. Non era dannatamente possibile. Lui era…
Il suo volto tipicamente carnoso e pieno si era allungato e smagrito, conferendogli un’espressione molto più regale e matura. Era decisamente più alto di come lo ricordava ma del resto…
Ad occhio dimostrava poco meno di vent’anni, e anche questo era giusto, tutto combaciava in una perfezione che la atterriva ancora di più.
Ma no, il tutto era impossibile. Lui era…
I capelli biondi erano però gli stessi e, soprattutto, lo erano anche gli occhi. Due piccoli smeraldi verdi, sempre pronti a schizzare da una parte all’altra.
Ciò che stava provando…era indescrivibile. Sconcerto misto a paura, incredulità unita a gelido terrore. Del resto, lui era…
Nonostante questo, riuscì, da qualche parte, la forza per parlare. Vinse la morsa che le attanagliava la gola.
“Joff…” quasi sussurrò all’uomo che oramai era a meno di un metro da lei.
A suo fratello.
Il sorriso di lui…era qualcosa di impagabile. Nemmeno nei suoi migliori ricordi c’era qualcosa di comparabile. E c’era qualcos’altro…lui non era affatto sorpreso di vederla.
“Myrcella…” rispose lui. La sua voce era decisamente più profonda di come la ricordava. Allungò una mano, per accarezzarle il volto.
Quel contatto aumentò ancora di più il caos emotivo che aveva dentro. I pensieri si rincorrevano all’impazzata, senza inizio né fine, senza senso né scopo. Del resto, lui era…
A quel punto niente avrebbe potuto sconvolgerla ancora di più. E invece le parole che arrivarono alle sue orecchie…ci riuscirono. Ci riuscirono eccome.
Come sta il nostro principe?” le chiese, con tono curioso e impaziente.
Cosa? Le orecchie le fischiarono per un interminabile istante.
No, no, no…non era dannatamente possibile.
Le dita che pochi istanti prima le avevano sfiorato la guancia andarono ora a posarsi sul suo grembo. Istintivamente lei abbassò lo sguardo.
E ciò che vide…
Smise di respirare, di pensare, di udire, per un istante forse anche di vivere per la sorpresa, per lo sconcerto. Per i sette inferi, che cosa stava succedendo? Non era dannatamente possibile. Lui era…
Ancora incredula e allibita mosse la sua di mano. Le dita seguirono la leggera ma indistinguibile curva del suo ventre.
Non si era sbagliata.
Ma no, no, no, no, non era possibile. L’evidenza lo confermava, ma ogni parte di lei, ogni suo pensiero si rifiutava di crederlo.
Annaspò qualche secondo alla ricerca di parole. Ciò che la stava attraversando in quegli istanti era sorpresa devastante, dirompente, che travolgeva e volatilizzava ogni sua sicurezza e certezza.
“When…how…what…what I am?” chiese, con tono che nonostante tutto riusciva a non essere spaventato. Sconcertato sì, ma la paura…nella sua testa c’era talmente tanta confusione e caos che non c’era più spazio per la paura.
Questa volta Joffrey rimase un istante sorpreso. Come se gli stesse facendo una domanda incredibilmente ovvia, banale.
Guardandola negli occhi, rispose.
“My sister. My wife. My queen.” disse, con incredibile naturalezza.
Dopo queste parole si avvicinò.
Le sue labbra andarono a sfiorare quelle di sua sorella, quelle della sua regina.
Per un attimo Myrcella fu sul punto di rifiutarlo, di respingerlo. Non era possibile che lei fosse…la sua regina. Quello che aveva sempre provato per Joffrey…beh, era speciale, unico, forte, ma di certo non arrivava fin lì…
Ma nell’istante seguente…quel contattato, quel bacio riuscì a farle dimenticare tutte le assurdità, tutto il caos, tutti i suoi ragionamenti. Per un istante riuscì a essere libera da quei pensieri, di come fosse possibile tutto quello.
E in quella chiarezza e calma momentanea, cominciò a percepire qualcosa di strano. Un sentore amaro, amarissimo, che si faceva sempre più forte. E poi quel sapore inconfondibilmente metallico. Sapore di sangue.
Il re si staccò da lei e…
Tutto cominciò a vorticare, a sfumare, a perdere consistenza.
La faccia di Joff era sconvolta dal dolore, rivoli di sangue gli colavano dal naso e dalle estremità della labbra, il suo colorito era divenuto paonazzo, gli occhi si stavano orrendamente rimpicciolendo. Con le mani si artigliava la gola. Si piegò in avanti, tossendo in modo straziante.
Ma quando si rialzò...non era più Joff.
Provò a chiamarlo, disperata, ma nessun suono uscì dalla sua gola.
Tommen si dibatteva, si contorceva, soffriva terribilmente sotto quella incessante tosse. Il senso d’impotenza davanti a quella scena…
Allungò il braccio, ma il fratello si allontanava, si allontanava sempre e sempre di più.
La sua vista sulla scena si annebbiò. Immagini vorticavano in un vuoto a tratti verde, a tratti rossastro. Le sembrò per un istante di scorgere i ricci neri e i lineamenti di Trystane, poi una scia argentata e due punti violacei. Aegon? Non ne era certa.
E poi…tutto cominciò a girare, girare, girare. Le sembrò di cadere nel vuoto per istanti che parvero non avere fine.
Si svegliò di soprassalto. La penombra notturna della stanza le diede il benvenuto.
Istintivamente si alzò, fino a mettersi a sedere sul letto.
Aveva il respiro affannato come se avesse corso per miglia e miglia.
Chiuse un istante gli occhi. Era stato solo un sogno. Un sogno strano quanto terrificante.
Sentiva qualche goccia di sudore freddo scenderle lungo la schiena.
Provò a fare ordine tra i pensieri, ma era impossibile. Quello che aveva appena visto…ricordi, sensazioni, pensieri si alternavano in una danza logorante e senza fine. Non c’erano risposte alle sue domande, spiegazioni ai suoi dubbi, senso in quello che aveva visto. Tutto d’un tratto, i suoi sensi tornarono a funzionare. All’improvviso si rese conto di quanto fosse gelida la stanza. Le coperte erano scivolate via quando si era alzata e ora aveva la pelle d’oca. L’aria fredda della notte che le accarezzava le spalle, le braccia, il seno e la riempiva di brividi.
Percepì una mano sul fianco. Si girò di scatto.
Trystane si era svegliato. E la guardava con occhi pieni di curiosità e stupore allo stesso tempo.
Senza nemmeno doverlo ordinare al suo corpo, si gettò tra le sue braccia, stringendosi contro il petto del principe.
Lui la cinse a sé. Aspettò che il respiro di lei si calmasse, mentre le accarezzava i capelli.
Lei…non riusciva a togliersi dagli occhi l’immagine del fratello morente. Si, tutto combaciava. Quella tragica lettera ricevuta oramai cinque anni prima parlava di avvelenamento e quello che aveva appena visto… Come diamine era possibile? E tutto il resto? Lei…la regina di Joff? Con un suo principe in grembo? No, era una follia. Come sarebbe stato possibile? Anche se lei non fosse partita per Dorne… No, non sarebbe mai e poi mai potuto accadere. Non erano dei Targaryen. Nessuno avrebbe né permesso né accettato una cosa simile.
E mentre mille simili pensieri si rincorrevano in un cerchio senza fine, una domanda le sorse dentro. Lei, lei stessa, lo avrebbe mai permesso, mai accettato? Aveva una tremenda paura della risposta che sentiva dentro di sé. Avrebbe mai potuto…amarlo? No, non almeno nel modo in cui amava…non nel modo in cui lui…
Lui…tutti lo ricordavano come una persona orribile, dal carattere folle, spietato, arrogante, crudele. Ma con lei non era mai e poi mai stato così. Era l’unica che poteva controbattergli, ribellarsi, rispondergli. Non era mai stata vicina a lui come lo era con Tommen, e non avrebbe saputo definire esattamente cosa li unisse. Non aveva memoria di momenti in cui loro due erano stati davvero soli. E poi…era troppo piccola, per… Quando lei avrebbe potuto iniziare a comprendere, a capirlo, a cogliere ciò che lui provava…lui già non era altro che cenere.
Ma quella visione…
“No. No. No. Era solo un sogno” urlò dentro di sé per porre fine a tutti quei pensieri. Lei era sangue del leone. Non avrebbe mai lasciato che un incubo sì terrificante ma irreale la terrorizzasse così. E poi…
Sentiva le braccia di lui intorno al corpo che la stringevano forte. Per proteggerla, anche se lui non aveva idea da cosa. Sorrise. Per l’ennesima volta si sentì incredibilmente fortunata. Niente poteva spaventarla, intimorirla con lui di fianco.
Il suo respiro si era finalmente calmato. Riaprì gli occhi.
“Grazie…e scusa. Io…” cominciò a sussurrare. Ma lui la interruppe, passandole ancora il palmo sulla testa.
“Ssssssss…” disse in tono rassicurante, rimanendo a sua volta in silenzio per…secondi? Minuti? Ore? Non avrebbe saputo dirlo. La voce del principe tornò a risuonare, poco più di un sussurro a dire il vero. Ma era un sussurro rassicurante, premuroso, dolce.
“Cosa è successo? Dèi, non ti ho mai vista così sconvolta…”
“Un incubo…” Scosse leggermente la testa, mentre rivedeva ancora il veleno fare effetto su Joff.  “Fantasmi del passato…”
Si morse per un istante il labbro, come per rafforzare ulteriormente lo scudo interiore che aveva creato contro quell’esercito di dubbi e ricordi.
“È tutto finito. Non è nemmeno reale, non lascerò che mi spaventi. E poi…”
Prese un lungo respiro, ritrovando nuovamente un sorriso sereno.
“Ho qui con me la miglior protezione che possa mai desiderare…”
Trystane sospirò divertito. La baciò sulla fronte.
“Davvero è tutto finito?” le chiese.
Myrcella annuì. Si staccò un istante da lui. Gli sorrise, guardandolo negli occhi. Scese a sfiorare le labbra del suo principe. Del suo unico principe.
Solo così riuscì davvero a mettere da parte tutto. A dimenticare quelle orrende immagini sognate poco prima. Non aveva bisogno di nient’altro. Di nessun altro conforto, sostegno, rimedio. Solo di lui. Senza di lui… semplicemente non avrebbe potuto vivere.
Trystane ricambiò il suo gesto. Lei si staccò, senza fiato. Finalmente serena tornò a sprofondare tra le sue braccia. Sentiva la mano di lui accarezzarle la bianca schiena, scorrerle tra i capelli.
Non si sentiva stanca, eppure l’idea di dormire aveva un che di confortante.
Stretta al suo principe scivolò nuovamente nel sonno, un sonno leggero e senza sogni.




-    -    -    -    -




Un sibilo lo avvertì del pericolo. Fece in tempo ad alzare la lama, in una parata più improvvisata che elegante. Lo stridio del metallo risuonò per l’ennesima volta tra le mura del forte.
Decine di uomini si erano riuniti sui camminamenti, ai lati del cortile, in cima alle torri.
Quello di certo non era uno spettacolo frequente.

Arretrò per l’ennesima volta, prendendosi un paio di metri di spazio.
Chiuse un istante gli occhi, espirando deciso. Cercò di riportare ordine tra i pensieri, di cancellare la paura. Provò a ricordare tutti gli insegnamenti di Ser Rodrick, tutte le volte che aveva duellato con Rob.
Ma qui era decisamente diverso.
Aegon non aveva certo una forza sovraumana, conosceva guerrieri molto più brutali.
Non era la potenza il problema.

Il giovane drago era spaventosamente, incredibilmente, dannatamente veloce. Blackfyre non era di certo una spada maneggevole, anzi. Era immensamente lunga e, nonostante fosse del miglior acciaio di Valyria, era anche molto pesante.
Ma lui la brandiva come se fosse un bastone. E la sua rapidità…
Il movimento improvviso del principe lo distolse dai pensieri.
Questa volta lo attaccò al fianco destro con un fendente basso. Jon non fece a tempo ad abbassare la spada per parare che lui già vibrava un colpo a sinistra, all’altezza del collo. Con un enorme colpo di reni e di polmoni riuscì goffamente ad alzare lo scudo. Ma non sentì nemmeno il colpo cadere su esso. La spada di Aegon si abbatté sul suo fianco destro, in basso, facendo tintinnare la spessissima cotta a maglia.
Blackfyre si abbassò, perpendicolare al terreno.
“Morto. Per la quattordicesima volta.” disse il fratello, con tono ironico.
Con la mano libera scostò le ciocche di lunghi capelli argentei che gli erano finiti davanti al volto.
Sospirò, mentre qualche goccia di sudore che gli imperlava la fronte colava lungo la faccia. Rinfoderò la spada.
A quel gesto, dagli spalti improvvisati cominciò a levarsi qualche applauso.
Un ragazzino corse verso di loro, pronto a portare via i loro armamenti.
Il principe gli consegnò la leggera corazza, l’unica protezione che indossava.
Aveva combattuto persino senza scudo.
Jon era rimasto un po’ sorpreso quando gli aveva proposto un duello, ma aveva accettato di buon grado. Ma quando il fratello aveva sancito di combattere con il loro acciaio di Valyria, lui era rimasto senza parole.
La spiegazione di Aegon era stata…eloquente.
“Fratello, non posso combattere con una spada che non sia Blackfyre. È come…” qui aveva riso “bere del rosso di Dorne e poi quel piscio giallognolo che producono ad Essos. Oppure…”
L’altro paragone…beh, non se lo sarebbe aspettato, non da lui almeno.
Ma del resto, cosa ne voleva sapere? Il fratello era di un anno e mezzo più vecchio di lui. E chissà quante fanciulle erano cadute vittime dell’incredibile e sovraumano fascino del giovane drago.
Scosse la testa, divertito, mentre consegnava scudo, gomitiere e gambali al ragazzo. Ripose Lungo Artiglio nel fodero di traverso sulla schiena.
“Forse ho sbagliato a usare lo scudo. La mano è di nuovo forte, è vero ma…impugnando la spada con due mani sarei stato più rapido e veloce” pensò, mentre si avviava verso un angolo del cortile.
Quello del Forte Orientale era decisamente più piccolo di quello del Castello Nero, ma del resto c’erano anche un terzo degli uomini…
“Jon!” urlò il principe, facendogli cenno di venire verso di lui.
Quando il fratello lo raggiunse, entrambi avevano riassorbito l’affanno del combattimento. In un silenzio che nessuno dei due sentiva di dover rompere, uscirono dalla cinta muraria, dirigendosi verso il porto.
Una nave era arrivata da oriente quella mattina. Era una lunghissima e snella galea volantiana,  con due file di remi. Quelle navi avevano un unico scopo: la velocità. Erano l’evoluzione delle vecchie navi postali dei valyriani, che trasportavano in tempi ridottissimi messaggi e funzionari da una parte all’altra dell’impero.
Aegon fece strada verso la torre che dominava il porto.
L’interno era umido e cupo, sebbene venisse illuminato da numerose candele.
Due uomini erano già lì. Uno era seduto al tavolo, intento a sorseggiare del vino fissando le fiamme che ardevano nel piccolo camino. Dimostrava non più di trenta, trentacinque anni. Aveva capelli di un biondo chiarissimo, tanto chiaro che erano quasi bianchi. Erano tagliati cortissimi sulle tempie e sui lati, mentre sulla sommità del capo erano molto più folti. La barba era dello stesso colore, ma era decisamente più curata, sebbene molto rada.
L’altro ospite invece…un’armatura di un blu tanto scuro da parere nero lo ricopriva dalla testa ai piedi, senza lasciare spiragli. L’unica nota colorata era un emblema, anche leggermente sbiadito, sul pettorale della corazza.
Raffigurava uno scudo, per metà bianco e per metà rosso, in cui due strani e grossi uccelli, dipinti a contrasto con lo sfondo, si fronteggiavano.
Non riuscì ad associarlo a nessuna casata che ricordava.

Il respiro stesso di quell’uomo…era forte, basso, quasi lugubre. Era appoggiato con una spalla alla parete, mentre con le mani, avvolte a loro volta in guanti di maglia di ferro, affilava la spada.
All’ingesso del principe si voltarono.
Aegon lo introdusse a loro.
“Jon, questi sono i miei due più fedeli alleati e consiglieri.”
Sorrise, malinconico come sempre. Indicò l’uomo seduto al tavolo.
“Lord Mark Ramius, grandissimo ammiraglio e politico…”
Sospirò.
“E futuro Primo Cavaliere del Re”
Jon si fece avanti, per stringere la mano allo sconosciuto non più tale.
Di sicuro quei due già sapevano tutto su di lui.

Il fratello tornò a parlare. Nella sua voce ora c’era qualcosa di più…nostalgico? Dispiaciuto? Non riuscì a stabilirlo.
“Ser Stone Temple, combattente di grande valore e…”
Esitò un istante, mentre nei suoi occhi comparve un lampo di rimpianto.
Aegon scosse la testa, facendosi più serio. Non era il momento di affrontare quell’argomento. Avevano altro di cui parlare.
“Siamo venuti al Forte Orientale…perché ci aspetta un lungo viaggio
Con la mano indicò la nave attraverso la finestra.
L’espressione di Jon si accigliò.
Via mare? Ma cosa
… Parlò, pieno di disappunto.

“Non avevamo stabilito che solo una piccola pattuglia sarebbe andata via nave ad Aspra Dimora…mentre noi giungevamo via terra e…”
Il principe lo interruppe. Il suo sguardo era perso oltre l’orizzonte, mentre la mente vagava nei ricordi di pochi mesi prima. Quella frase riaffiorò nella sua memoria. Era perfetta. Scandì lentamente le parole, distaccato.
“To go north, you must go south. To reach the west, you must go east. To go forward, you must go back, and to touch the light you must pass beneath the shadow."
Sospirò, mentre quella sua unica serenità malinconica tornava a comporglisi sul volto.
“Jon, we are dragons”
I suoi occhi, perle di ossidiana, incontrarono quelli del fratello. E nello sguardo che il principe lanciò, c’era un’innata e fortissima sicurezza.
“But the dragon must have three heads…”











Note dell’autore:

capitolo che come avevo preannunciato è di passaggio, di transazione…almeno per la storyline di Aegon. Vorrei evitarli, ma sono necessari. Ho provato a dare un po’ di movimento inserendo i primi due tra i personaggi creati da zero, in questo caso due consiglieri del principe.
Non credo che molti l’abbiano notato, il nome di uno dei due è un piccolo omaggio all’ammiraglio Marko Ramius, interpretato da Sean Connery in Caccia a Ottobre Rosso. L’altro…beh, diciamo che non è proprio nuovo nuovo. Una cosa alla Robert Strong ecco. Ho lasciato qualche indizio, credo proprio che ci arriverete presto anche voi.
Per quanto riguarda Myrcella…questa realtà alternativa, questo sogno…beh, è un po’ fuori contesto, ma immaginarmi qualcosa del genere…non lo so, l’idea mi piaceva. Sarebbe andata così se lei non fosse stata mandata a Dorne?
Ho già inserito qualche accenno qua e là del rapporto di Myrcella con Joffrey, che non è stato mai chiarito. La mia idea a proposito…beh, certo non nego che Joff fosse un mostro e tutto, ma…a costo di ripetere parole già dette, è come se la parte del ragazzino crudele, sadico ecc. fosse solo una colossale finzione (per apparire forte agli altri e a sé stesso? Per compensare la mancanza di una figura paterna?) e che alla sorella però non possa mentire. Un esempio chiaro mi pare quello del torneo per il suo compleanno, sia nei libri che nella serie. Nel primo caso la sorella si oppone a lui, per difendere Tommen, e Joff…beh, alla fine fa quello che gli dice lei. Nella serie invece…c’è quello sguardo che… Non so. Purtroppo non c’è mai stata occasione in cui lui potesse davvero aprirsi e lei davvero capirlo. E…e forse sono solo paranoico su questo aspetto.
Tornando a noi, nel prossimo capitolo avremo un bel salto temporale e geografico e…no, non anticipo nient’altro.
Non so quando riuscirò a uscire, sto lavorando a un’altra storia che…diciamo che è un progetto molto ambizioso, mi frulla in testa sin da quando scrivevo su altri portali. Solo che…fatico a trovare uno stile adeguato.
Basta, ho scritto fin troppo.
Ringrazio ancora tantissimo tutti quelli che lasciano feedback, siete un punto di riferimento importantissimo.
Come sempre stay tuned e, ovviamente, long live the lioness.


   
 
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