Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: Mirabel_malfoy    02/09/2015    0 recensioni
Amber è una brillante ragazza di origini londinesi che vive in un paesino sperduto nel nulla nella provincia di Como,Italia, dopo aver girato però molti altri paesi. Intorno ai suoi 9 anni di vita sono dovute andarsene dall'inghilterra a causa di una scoperta sconvolgente che le ha costrette a sparire. Dopo la scoperta delle sue nuove abilità dovute ad una vicenda non proprio piacevole Amber ha vissuto tranquillamente come una ragazza ''normale''...finchè lo s.h.i.e.l.d. non ha bussato alla porta di casa sua.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi ficcai in bocca l'ennesimo biscotto al cioccolato mentre seguivo pigramente la puntata dei simpson tipica di quell'orario. Feci per metterne in bocca un altro quando il suono graffiante del chiavistello del cancello di casa che veniva aperto mi fece tendere l'orecchio per capire anche solo vagamente chi fosse arrivato. Troppi passi. Troppo pesanti. Li avevo già sentiti altre volte quel tipo di passi e la cosa non mi piaceva affatto. Scattai in piedi e svegliai mia madre che dormiva rannicchiata sull'altro divano li in salotto. La osservai mentre apriva di scatto le palpebre mostrando i suoi stupendi occhi verde bosco così differenti dai miei. Mi guardò per un attimo mentre si sistemava la maglietta dai tipici colori sgargianti e i capelli nero pece. Accennò a un sorriso che sapeva di addio. Questa volta sarei fuggita da sola.

<< Mamma...>> Provai a parlare ma lei mi zittì con un rapido cenno della mano. Dovevo andarmene in fretta da li. Esitai per pochi secondi prima di abbracciarla frettolosamente e correre via nella mia stanza. Mi infilai rapidamente le prime scarpe da ginnastica che mi capitarono a tiro e una felpa verde militare. Fuori non faceva assolutamente caldo. Sarei congelata di sicuro. Estrassi la pistola da sotto al cuscino e mi misi in spalla il mio zaino d'emergenza con tutto il necessario per la fuga. Saltai giù dalla finestra della mia stanza atterrando agilmente due metri più sotto nell'erba soffice del giardino sul retro.

Mi diressi con passo felpato al cancelletto del giardino che,come immaginavo, era piantonato da due agenti. Non sapevo nemmeno perchè mi davano la caccia ne per chi lavoravano. Misi i piedi sul muretto e poi sulla sbarra di metallo del cancelletto senza che loro si accorgessero di nulla e qualche minuto dopo avevo saltato atterrando proprio davanti a loro. Non diedi nemmeno loro il tempo di reagire. Tirai una gomitata sul naso di uno facendolo barcollare all'indietro e mentre questo era occupato a non cadere sparai due colpi in pancia al secondo. Vedendo che il primo iniziava a riprendersi gli assestai un colpo in testa con il calcio della pistola facendolo stramazzare al suolo. rubai una delle loro cinture con armi e munizioni e presi a correre furiosamente per la strada cercando di distanziarmi il più possibile dalle voci degli agenti dietro di me.

Arrivai al bivio in tre minuti scarsi e presi la breve salita che mi avrebbe condotta alla parte alta del paese dove si trovava il sentiero di terra battuta che percorreva il fianco del monte. Non cessai nemmeno un momento di correre sentendo chiaramente i passi degli uomini che mi inseguivano. Dovevo solo arrivare al rifugio e poi avrei pensato al resto,a come sparire dalla circolazione. Frugai nello zaino scostando oggetti come vestiti,il borsellino contenente alcuni contanti e i documenti,sia quelli falsi che quelli veri, fino a trovare il piccolo telefono satellitare per le chiamate non rintracciabili. Mamma e io ci eravamo preparate a tutto. Mi assicurai che ci fosse davvero tutto mentre continuavo a correre come non avevo mai fatto. Aumentai ulteriormente la corsa senza rallentare nemmeno quando sparai tre colpi alle mie spalle seguiti da tre differenti tonfi. Bersagli colpiti. Saltai la radice di un albero che sporgeva  dal terreno e svoltai bruscamente a sinistra imboccando il sentiero di terra battuta ad una velocità impressionante. tesi in avanti la mano e un raggio nero colpì  in pieno il cancelletto di fronte a me facendolo spalancare. Non avevo tempo per fermarmi.  Feci partire un secondo raggio che colpì la terra a qualche metro dagli agenti che mi inseguivano aprendo una voragine che speravo li rallentasse. Quando tornai a guardare di fronte a me nello spiazzo erboso in cui ero appena entrata si trovava una donna dai tratti asiatici e la faccia di una che non ride da tempo che sembrava aspettarmi. Non rallentai nemmeno un attimo e quando ero a ormai pochi metri da lei mi buttai in scivolata passandole in mezzo alle gambe. Mi tirai velocemente in piedi e la spinsi a diversi metri di distanza,contro un albero, con l'ennesimo fascio di energia. 

Risi di gusto ed ero sicura che nei mie occhi blu notte in questo momento brillasse una scintilla di esaltazione come sempre quando davo sfogo ai  miei poteri. Spalancai anche il secondo cancelletto e percorsi correndo anche il secondo sentiero di terra battuta frenai bruscamente quando mi ritrovai sul ponte e accesi nei palmi delle mie mani due sfere di energia osservando sgomenta la scena che avevo di fronte. 

<> mi lasciai sfuggire trovandomi di fronte la figura di Steve Rogers. <> dissi sarcastica ma dentro di me mi sentivo morire. Steve era colui che quando mio padre era scomparso si era preso l'incarico di addestrare quel poco che serviva una me di 8 anni. Avevano deciso che i nemici di mio padre avrebbero potuto cercare vendetta su di noi e così volevano che me la sapessi cavare. Steve si era offerto volontario poichè ,a quanto mi aveva confidato, lui aveva un figlio più o meno della mia età e non voleva che una bambina fosse addestrata secondo i criteri comuni. Eh si capitan america era stato il mio istruttore.

Lui sorrise leggermente guardandomi come farebbe un padre e il mio cuore sprofondò di altri tre metri nel mio petto.

<> disse gentilmente facendo un passo in avanti verso di me.

In tutta risposta feci crescere di più le sfere di energia nelle mie mani <> la mia voce era molto simile ad un ringhio in quel momento e lui indietreggiò docilmente.

<> lui alzò le mani in segno di resa.

<> chiesi. Il tono freddo e piatto di chi vuole ottenere una risposta.

<>

<> mentre parlavo facevo scorrere la sfera da una mano all'altra <> alzai lo sguardo su di lui mentre facevo sparire la sfera con uno sbuffo nero.

Lo vidi distintamente sospirare <> lo bloccai alzando la mano destra.

<> saltai giù dal ponte atterrando poco dopo con i piedi sul fondo ghiaioso del fiume. Ripresi a correre con l'acqua fino alla vita fino a riuscire ad uscire dall'acqua e correre sulla sponda del fiume ad una velocità impressionante senza fermarmi. 

<> lo sentì gridarmi dietro ma non mi fermai. Mancavano pochi passi alla scala a pioli di ferro arrugginito che mi avrebbe condotta in strada quando una figura maschile mi iombò davanti. Notai solo la scombinata e corta chioma rosso fuoco mentre cercavo di frenare così da non andargli contro. Lui sorrise in modo furbo quando andai a sbattere contro il suo petto. Mi cinse la vita con un braccio bloccandomi anche le braccia lungo i fianchi.

<> Mi schernì lui prima di spararmi alla spalla con una strana pistola venata di blu. Mi sfuggì giusto un'imprecazione prima che potessi svenire tra le sue braccia. Mi avevano presa.

                                                                        *         *          *

Spalancai di colpo gli occhi mettendomi a sedere si scatto. Provavo un dolore assurdo alla spalla e alla testa. Strizzai gli occhi portandomi una mano alla tempia destra.

<> mormorai tra me e me. Mi alzai dal lettino su cui ero stesa e notai dei vestiti puliti e un paio di asciugamani bianchi poggiati su una sedia li nella stanza vicino ad una porta aperta su una stanza di un bianco candido in cui scorsi una doccia. Proprio quello di cui avevo bisogno. Presi entrambi gli asciugamani prima di entrare nella stanzetta adibita a bagno chiudendomi la porta alle spalle. mi spogliai lentamente stringendo i denti a causa del dolore che provavo ad ogni movimento. Non so con cosa cavolo mi aveva sparato quel tizio ma faceva un male incredibile anche se non avevo segni di ferite addosso. Mi infilai sotto il getto di acqua gelata con un sospiro di piacere. Mi lavai con calma prendendomi tutto il tempo per rilassarmi e pensare. Dovevo andarmene da quel posto.

Spensi l'acqua e feci scorrere i pannelli della doccia per uscire. Mi avvolsi un'asciugamano attorno al corpo e rientrai nella stanza tamponandomi distrattamente i capelli Castano scuro  scom.pigliando le morbide onde naturali di essi. Appena messo piede nella stanza sussultai reggendo l'asciugamano che mi avvolgeva il corpo scorgendo la figura dello stesso ragazzo che mi aveva sparato. Lui stava seduto sul mio letto a gambe incrociate e vedendomi apparire sollevò l'angolo della bocca in un ghigno malizioso. Avvampai sotto quello sguardo indagatore che mi squadrò da cima a fondo.

<> Gli chiesi piuttosto scocciata mentre afferravo i vestiti dalla sedia sempre sotto il suo sguardo ai raggi x.

<> Mi squadrò ancora soffermandosi in punti poco opportuni facendomi avvampare nuovamente <>

<> Alzai una mano per mostrargli il bracciale di metallo che avevo al polso per bloccarmi i poteri.

<> mi prese in giro lui. Ora lo uccido. Lo giuro.

Feci del mio meglio per non andare li e picchiarlo seduta stante e mi diressi in bagno con i vestiti in mano. Chiusi la porta alle mie spalle e lanciai l'asciugamano da qualche parte indistinta della piccola stanzetta. Mi infilai l'intimo che scoprì essere della mia taglia e poi i jeans scuri,la canottiera grigia e la felpa nera di cui mi avevano fornito. Quando tornai nella mia nuova stanza lui non si era mosso di un millimetro.

<> disse storcendo la bocca in una smorfia divertita.

<> dissi con finta voce stucchevole facendolo ridacchiare.

<> Decretò con sarcasmo. Lo strozzo entro cinque minuti.

Mentre pensavo a come porre fine alla sua inutile vita lui si alzò dal mio letto andando verso la porta d'uscita.

<>

<> chiesi perplessa guardandolo.

Lui sorrise in un modo misterioso << è tempo delle presentazioni.>>

  
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