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Autore: kannuki    02/09/2015    0 recensioni
"Elena Gilbert ha parlato di un incidente con l’Altro Lato. Mio fratello morto carbonizzato è appena apparso nel salotto. La madre che mi detesta ha trovato il modo di reincarnarsi. Che cosa pensate di fare, tu e le altre streghe, per queste fughe improvvise?"
“Un bel nulla, non dipende da noi. L’Ancora è scomparsa e molti hanno trovato il modo di tornare.”
“Puoi rintracciare una persona che potrebbe essere fuggita dall’Altro Lato?”
“Ci provo. Chi è?”
“Damon Salvatore, il fidanzato di Elena.”
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Non è stato per niente carino da parte tua.”

Non udiva quella voce da così tanto tempo che pensava di averla immaginata, fra lo stacco silenzioso di un brano musicale e l’altro. Davina si era voltata e le cuffie erano scivolate dalla testa sulle spalle. Kai

“Mi sveglio una mattina e scopro che il tuo mondo prigione sta divorando i miei mondo prigione! Come cavolo ci sei riuscita?”

Non aveva ricreato l’Altro Lato? Per quello non necessitava di un’Ancora di collegamento? “Credevo fossi andato via.”

“Sono rimasto nei dintorni, cercando una soluzione per riportarti indietro. Mi è stato fatto presente che la mia presenza era superflua e ho preferito allontanarmi” aveva risposto, lanciando occhiate intorno come un ladro che teme di essere scoperto. “Che ascolti?”

“Nulla di importante” aveva risposto mettendo a posto le cuffie e raccogliendo i dischi. “Mi fa piacere rivederti.”

“Stai ancora con quel tipo? Perché ci ho pensato e ripensato e volevo chiederti di uscire” aveva borbottato, frettoloso ed imbarazzato. “Se per te era ok…

Davina aveva annuito con un sorriso smagliante ed era stata sollevata dal peso degli acquisti.

“Mi spieghi come hai fatto a replicare il mio incantesimo? C’entra la Bennet? L’ho vista in giro con il tuo amichetto spilungone.”

Oh! Allora quel bacio aveva portato a qualcosa di più! Davina era arrivata alla cassa e aveva infilato il braccio sotto il suo.

“Il tuo mondo sta prendendo il controllo come quello creato da Qetsiyah e…” e quella pietra? Perché indossava una pietra maledetta?

E... che cosa?” aveva sussurrato alzando due occhi grandi ed invitanti su di lui. “Forse esploderà come è esploso l’Altro Lato.”

Gli smontava la testa se parlava e lo guardava in quel modo. Le membra mollicce e la tremarella allo stomaco erano tornati.

“È così importante?”

Sapeva tutto quello che c’era da sapere su come baciare una ragazza. L’aveva scordato appena toccato. “Ti mostro la mia arte e tu mi freghi l’incantesimo…”

“Scusa.”

Non con quel musetto, maledizione!

///

“Dicono che quando il momento è giusto, le cose si incastrano magicamente e davanti a te ci sono solo chilometri di strade spianate...”

“E chi lo dice?”

“Le persone a cui è capitato. Chi altri?”

Il sole era piacevole e caldo e non c’era la solita confusione in giro. La ricerca aveva dato esisto negativo e l’umore di Kol era peggiorato. Bonnie lo aveva seguito nei suoi spostamenti senza battere ciglio e aveva continuato a pensare agli unicorni.

Kol aveva raggiunto una panchina e nella migliore tradizione dei pusher, aveva aperto una falda della giacca ed estratto una fialetta di sangue. “È del tipo migliore. Butta giù.”

Bonnie l’aveva odorato ma non aveva notato niente di strano.

“Ti devi fidare di me.”

“Alterando l’aspetto originario, Klaus si troverebbe in difficoltà col quadro” aveva risposto restituendo la fialetta. “Grazie lo stesso.”

“Cacasotto” aveva sussurrato, portando le mani dietro la testa. “A ore dodici, dritto di fronte a noi.”

Bonnie aveva seguito la direzione del suo sguardo e una mano cattiva le aveva strizzato i polmoni, togliendole tutta l’aria. Aveva serrato le palpebre e guardato di nuovo. Erano entrambi sorridenti e allegri, avevano le mani intrecciate e i volti felici… mentre lei desiderava solo avere una Bic per pugnalare Kai in tredici modi diversi.

Quattordici se contava quello suggerito da Klaus.

Era stato allora che aveva visto il suo primo unicorno.

“Ehi! Da quanto siete una coppia, voi due?!” Davina aveva mosso il dito indicandoli entrambi e Bonnie si era irrigidita quando aveva sentito il braccio di Kol passarle dietro le spalle.

“E voi?” aveva risposto il ragazzo, sorridente. “Fino a nove ore fa, uscivi con mio fratello.”

Che glorioso imbecille!, aveva pensato grattando la fronte e mettendo su un sorriso fasullo a bocca chiusa. Con noncuranza, Bonnie aveva accavallato una gamba e si era accostata al fianco del ragazzo. “Ho come l’impressione di aver mangiato del cibo scaduto, tesoro” aveva detto sottovoce e Kol aveva scambiato un lungo sguardo con Davina che non sembrava più felice come prima. “Di nuovo quel bistrot, tesoro?”

“Eh già” aveva risposto, alzandosi. “Scusatemi… ehi, che bella collana.”

Davina l’aveva toccata e nascosta sotto la maglia. “Riguardati, cugina. Kol…”

“Magnifica Reggente” l’aveva canzonata e Bonnie aveva infilato il braccio sotto il suo e tirato via. Avevano camminato un bel po’, prima che la stizza del ragazzo esplodesse.

“Nove ore! L’ha scaricato da appena nove ore e sta già infilando la lingua in bocca a quel verme!”

“E tu sei così stupido da stuzzicare la strega che ha lanciato la maledizione a tuo fratello. Guarda che se ti fai ammazzare, non puoi replicare il giochetto della fuga. Se muori, sei kaputt. Claro?”

“Credevo volessi vedermi morto.”

“Sono tanti i modi in cui vorrei vederti ridotto” aveva sospirato e Kol si era fermato, lanciandole una lunga occhiata sostenuta. Le era sembrato che il torace gli si gonfiasse come il corpo di un pesce palla che si sente minacciato, ma forse era solo...

“Sono tante le cose che vorrei fare con te, Bennet.”

Una fitta di piacere aveva attraversato l’inguine ed era scoppiata nel ventre. Bonnie aveva sentito il corpo riaccendersi come se mille soli splendenti fossero sorti tutti insieme. “Ti sei montato la testa per quel bacio.”

“Non è stato granché. Non perderci tempo, io non l’ho fatto” aveva detto e stretta forte. “Ti ho vista, eccitata dalla seduta con mio fratello. Occhi brillanti, guance infiammate… tutto quel tempo nuda alla mercé dello sguardo di un uomo… a cosa stavi pensando?”

Alla stupidaggine che stava facendo, alla serietà mostrata dall’ibrido, alla stanza fresca. Klaus aveva intaccato il muro di silenzio con la domanda giusta e Bonnie aveva iniziato a parlare del più e del meno, consapevole che dall’altro lato della porta, il mostro grattava e si agitava. Poi Kol era entrato all’improvviso e…

“A cosa stai pensando, zuccherino?”

Bonnie aveva sussultato e brividi violenti e bagnati di calore liquido, le avevano intorpidito le membra quando l’aveva sentito chino su di se. Le labbra si erano seccate improvvisamente e il tempo si era dilatato all’infinito. Bonnie si era sentita indifesa ma la sensazione non era stata spiacevole. Aveva continuato a mantenere il contatto visivo con il bordo della sua giacca ma appena le aveva toccato il viso, infilando la mano fin sotto i capelli, il sangue aveva iniziato a batterle nelle tempie e nelle orecchie e le palpebre si erano fatte pesanti...

 “Ah, è così che si fa.”

Bonnie aveva quasi cacciato un urletto e il cuore le era uscito dal petto: Kai era comparso all’improvviso e li osservava con espressione dubbiosa e accigliata da una panchina.

“Davina sta provando tutti i vestiti di un negozio e ne ha ancora per parecchio. Perché indossa una pietra maledetta? Sono pericolose, lo sapete?”

“Non è…” Kol si era schiarito la voce, eccitato fino all’ultimo centimetro di se stesso. “Non è maledetta. È un falso storico.”

“Sei un esperto di pietre? Fammi vedere il tuo diploma, bello.”

“Io cammino su questa terra da molto più tempo di te. Bello.”

“Ed io posso rovesciarti le mutande sulla testa in un secondo” aveva risposto. “L’errore che commettono tutti gli incapaci, è scambiare la pietra di Necrus con la Lacrima di Neos, nota per la sua capacità di influire sulla personalità di chi la indossa. Sembrava troppo bello per essere vero…” aveva sospirato. “Ok, farò la mia buona azione quotidiana e cercherò di portargliela via.”

Un aiuto inaspettato che risolveva un problema. Bonnie era girata su se stessa, fissando l’uscita del parchetto. Ma la maledizione come la scioglievano?

“Dimenticavo!”

Kai era riapparso e Bonnie era trasalita un’altra volta.

“Dimenticavo la parte più divertente. Il mondo che Davina ha creato sta mandando in risonanza tutti i mondi esistenti. Presto ci sarà un altro botto e la strega che mi avete fatto spedire lassù, sarà libera di tornare indietro. Era tanto per farvelo sapere e rovinarvi la giornata.”

Con un cenno di saluto era sparito e Bonnie aveva lasciato andare un lungo sospiro frustrato. “Chi è la strega richiusa sul mondo prigione?”

Ayana, discendente di Qetsiyah, insegnante di nostra madre. Siete imparentate.”

Forse Ayana aveva nervi migliori dei suoi. “Una creatura che non è di questa terra.

“Sempre fortunato, il bastardo. Suggerirei di reperire informazioni in merito alla strega. Vieni con me?”

“Dove andiamo? A farci rovesciare le mutande sulla testa?” aveva riso e un braccio pesante le aveva circondato le spalle. Bonnie si era irrigidita subito ed era scivolata avanti, tenendolo a distanza. “Kol… quello che stava per succedere, non dovrà mai succedere.”

Il ragazzo l’aveva guardata e schioccato le labbra, Bonnie si era sentita un po’ stupida a reagire a quel modo. Stupida e confusa dal suo comportamento. La maltrattava, la insultava…

“Ringrazia lo scemo per l’interruzione, invece: se avessimo iniziato non ti avrei chiesto di recarci in una biblioteca polverosa a spulciare il passato della tua antenata. Saremmo già a letto a dedicarci lungamente l’uno all’altro, zuccherino.”

Ma non diceva che non… Sconcertata, Bonnie aveva boccheggiato come un pesce. “Difficile rimangiarsi una cosa del genere...”

Tzè! Poteva mangiarsi anche lei, se voleva.

 “Ok” aveva detto con un filo di voce. “Mangiami, se ci riesci...”

///

Bonnie era certa che da un momento all’altro qualcuno li avrebbe sorpresi. Immaginava la voce che viaggiava da New Orleans fino alla scuola d’arte di Jeremy, i commenti caustici di Damon e l’espressione sconvolta di Elena.

Era stata a letto con due ragazzi, conosceva le mosse ma alternava momenti di rigidità ad altri di pieno smarrimento. Ignorava i sapori e non riconosceva gli odori ma le sue dita erano lunghe, il corpo incredibilmente accogliente e i baci mozzafiato. Sembrava conoscere meglio di lei la strada da seguire, così Bonnie gli aveva lasciato il comando e si era lasciata travolgere fino a giacere sorda e stordita. Non aveva mai raggiunto una completezza simile con un’altra persona. Non era stata la sola. Aveva dormito e quando si era svegliata, le luci della città avevano sostituito il sole. Poi era accaduta una cosa che aveva visto solo nei film. Kol le aveva chiesto di seguirlo e Bonnie si era lasciata immergere nell’acqua calda della vasca da bagno che profumava di zucchero filato, miele e cannella. Era rimasta buona a farsi viziare, finché non aveva affondato la mano fra le sue gambe. Illanguidita, si era adagiata contro la ceramica e direzionato i lavori. Sul finire, si era aggrappata ai bordi e al suo braccio. Le forze le erano tornate quando l’acqua era ormai fredda.

Kol le aveva raccontato la storia della possessione di Davina, la mattina dopo, a colazione. Aveva trasformato un pezzettino di carta in un origami e le aveva regalato un fiore. Le aveva tolto una briciola dal labbro ed informata che si sarebbe recato in biblioteca a fare quella ricerca.

Bonnie aveva pensato ‘ok, è finita’ e aveva continuato a ruminare il suo pancake innaffiato da una colata di sciroppo d’acero. Ci aveva messo un po’ ad inghiottire. Il tempo necessario perché tornasse indietro e la coinvolgesse in un altro lunghissimo bacio mozzafiato.

“Fa la brava in mia assenza” aveva detto, sfilando una penna dalla tasca. “Allenati.”

Bonnie aveva sorriso e visto il suo secondo unicorno.

///

“Sei sotto l’influsso di una maledizione.”

“Un’altra? E quando sarebbe successo?”

“Ventiquattrore fa” aveva risposto Bonnie guardando l’orologio. “Ti sei alzato presto e sei uscito per incontrare una persona.”

Si era alzato presto, aveva fatto la barba ed era uscito.

“Una donna con cui hai una relazione.”

Non aveva nessuna relazione.

“Una strega.”

Klaus aveva steso il giornale e sorriso. Anche quella mattina, si era alzato presto ed era uscito a comprare il giornale. Aveva preso l’abitudine di fermarsi a bere il caffè in una piccola caffetteria snobbata dai turisti ed era lì che Bonnie lo aveva raggiunto.

“È un incantesimo selettivo e agisce sui cinque sensi. Non puoi vederla, udirla o percepirla. Se fosse in piedi di fronte a te in questo momento, non te ne accorgeresti.”

Sì, sembrava qualcosa che solo una strega poteva inventare. “Ok, la strega che non so di frequentare mi ha lanciato una maledizione. Motivo?”

“Gelosia. Crede che la voce della nuova gravidanza di Hayley sia vera.”

Hayley passava da un capriccetto all’altro ma era stata piuttosto chiara: Hope sarebbe rimasta figlia unica, non si mettesse strane idee in testa. Klaus aveva sghignazzato e le aveva detto di dormire con un occhio aperto. L’occhiata omicida che gli aveva lanciato, la sentiva ancora addosso.

“Spero sia molto bella e abbia doti segrete che compensano la sua scarsa intelligenza” aveva detto bevendo in sorso di caffè bollente. “Peggio per lei e buon per me, invece. Non dovrò neppure fingere di non vederla, incontrandola in strada.”

“Klaus, avete siglato un accordo che mantiene la città in equilibrio ma la strega è sotto l’influsso di una pietra maledetta che sta aumentando la sua aura malvagia e temiamo che si vengano a creare tensioni destinate ad esplodere. Casuali e non.”

“E torniamo a quello che dico da una vita: morte alle streghe. Senza offesa, Bennet…”

“Battute del genere sono fortemente sconsigliate in pubblico, fratello. Ti prego di tacerle.”

Eccolo, il paladino dei deboli! Tutto azzimato come un vero damerino! Klaus aveva esalato un sospiro, piegato il giornale e gettato sul tavolino. “Una probabile guerra mi interessa ben più di una scemetta che nei suoi cinque minuti di gloria mi ha cancellato la memoria, Elijah.”

“Chiamare scemetta la Reggente non avrà più lo stesso impatto di prima. Non verrà più scambiato per un buffetto affettuoso alla propria fidanzata, Niklaus.”

Fidanzata? Addirittura! “Le Reggenti sono sempre delle vecchie barbogie inacidite. Come mi sono ridotto a frequentarne una?”

Elijah aveva steso una gamba, sistemando il pantalone. “Questa non ha neppure venti anni.”

“Ed è scema come una campana rotta.”

“Irritarla potrebbe avere brutte conseguenze, Niklaus.”

“Poteva uccidermi e non l’ha fatto. Questo cosa ci dice?” aveva sorriso congiungendo le mani.

“È ancora innamorata di te e ha molti amici fra i vampiri.”

“Sono intoccabile.”

“Davina è brava negli incantesimi. Non prova più una briciola di amore per lei...”

“Mi stupisco che tu sia così ingenua da credere che ne sia mai stato innamorato!”

Bonnie aveva sentito una fiammata attraversarla tutta ma con noncuranza aveva tirato indietro una ciocca di capelli mentre Kol spostava la sedia e si sedeva in mezzo a loro, imbronciato. “Le streghe mi impediscono di accedere alla biblioteca… indovinate da chi è venuto l’ordine? Come supremo successore, non dovrei avere libero accesso ai segreti della congrega?”

Supremo successore? Bonnie lo aveva scrutato apertamente. “Chi ha deciso la tua nomina? Sulla base di quali meriti sei stato presentato? Non ti consentiranno mai di guidare la congrega, sei…”

“… un Mikealson? Non mi si permette mai di dimenticarlo.”

Il ragazzo aveva tirato indietro la sedia con un gesto stizzito e si era allontanato a grandi passi.

“… troppo legato al lato oscuro” aveva concluso Bonnie, picchiando piano il pugno contro la bocca. “È sempre così suscettibile sull’argomento?”

“Si vergogna della sua famiglia” aveva detto Klaus ad alta voce scoprendo il caffè freddo. “Resta con noi perché non ha un altro posto in cui andare.”

“C’è sempre un altro posto in cui andare. Forse resta con voi perché vi vuole bene.” 

Klaus aveva sorriso, conciliante come un adulto che parla con un bambino piccolo. “Kol è sempre stato un selvaggio… se volevi un lavoretto fatto bene, bastava sciogliere il guinzaglio e dare l’ordine. Quando diventava incontrollabile, eravamo costretti a metterlo a dormire.”

“Molto premuroso da parte vostra.”

Strappa una strega dal mondo magico, e si ucciderà nel giro di una settimana. Per quando irritante, è pur sempre mio fratello. Non dimentico la tua parte nella sua uccisione, e non mi piace il legame che avete creato. Ti chiedo di cessarlo nell’immediato.”

“Tu non chiedi. Tu proibisci.”

“Sei una donna intelligente, Bennet.”

Bonnie aveva sorriso e si era alzata, infilando la borsa a tracolla. “Elena aveva ragione su di te. A volte sei così spiritoso…”

///

Non aveva mai camminato tanto e girato a vuoto come quel giorno! Quando pensava di averlo localizzato, Bonnie tornava al punto di partenza e solo a sera era riuscito a scovarlo al centro del ponte che attraversava il laghetto di City Park.

Lo conosceva dai dépliant e aveva pensato di visitarlo. L’illuminazione era studiata per togliere il respiro e la luna era alta e splendida in cielo. Appena messo piede sul ponte, Kol si era voltato verso di lei. Bonnie aveva sorriso, ben sapendo che nella penombra e a quella distanza non poteva vederla. Le aveva teso la mano ed invitato a raggiungerlo.

Scusa se ti ho fatto girare a vuoto, avevo bisogno di starmene da solo.

L’avevo capito…

Vengo qui quando voglio rilassarmi. Bello, eh?

Toglie il fiato.

Bonnie aveva posato i gomiti sul muretto, guardandosi intorno. “Tuo fratello mi ha proibito di frequentarti. Teme per la tua incolumità.”

“Klaus se ne frega di me, non vuole problemi con una strega del tuo calibro” aveva detto, appollaiato sulle sue spalle.

Kol l’aveva baciata sul collo e stretta un po’ e Bonnie aveva chiuso gli occhi. Quelle cose non capitavano mai a lei. Era lei, la spettatrice delle storie delle sue amiche. Non era lei che baciavano sotto la luna piena, circondati dal frinire dei grilli.

“Si creerà un problema nell’immediato se proverà a dirmi di nuovo con chi devo o non devo uscire” aveva detto, girando su se stessa. “Era questa… l’idea?”

“Non l’avevo pianificato e non so risponderti, Bennet” aveva detto, col volto in ombra. “Ho solo prenotato una cena nel mio quarto d’ora di gloria seguendo un impulso ottimistico.”

E lei era affamata. Perfetto.

“Sicura? Sei una Bennet… farsi vedere in giro con me non giova alla reputazione.”

Prego?

Kol l’aveva lasciata andare e a Bonnie non era piaciuta quella distanza improvvisa.

“Ci sono i miei fratelli, il fardello del nome e il fatto di essere tornato indietro. Sono quello strano della famiglia, B. La gente mi scansa, ha paura di me.”

Aveva notato una cortina di distanza alla festa di Davina, pensava fosse autoindotta dal malumore.

“Non ha mai visto i tuoi addominali.”

Kol aveva riso dopo un lungo attimo. “Grazie, mi tengo impegnato…”

“È meglio mettere la gente in imbarazzo che sentirsi imbarazzati. Me l’ha insegnato Caroline. Andiamo a scandalizzare le menti moraliste della città.”

  
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