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Autore: Lukeys_Smile    02/09/2015    0 recensioni
Suo padre era stato assassinato davanti a lei. Lo aveva visto accasciarsi al suolo, improvvisamente, come un fiore reciso. Ilary, celebre modella, non era che l'ultimo membro della famiglia Evans. E come aveva visto quel fiore così radioso che veniva tagliato e lasciato senza vita su quella strada, si promise una cosa: avrebbe scoperto a chi appartenessero le mani che impugnavano la lama che le aveva portato via il suo unico fiore.
______
- Ti prego, aiutami! Mio padre è morto e non so cosa fare! Non so dove battere la testa! -
Guardò supplichevole il ragazzo davanti a lei, mentre il mascara le colava sulle guance.
Luke sospirò. Non riusciva a decidersi se correre via, lasciare quella ragazza di cui manco conosceva il nome a disperarsi, o voltarsi e darle una mano per quanto possibile, sporcandosi ancora di più la coscienza. Guardò la careggiata davanti a sé e gli occhi colmi di lacrime di lei. Sospirò.
- Ti aiuto -
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3
 
Avere una pistola carica tra le mani era qualcosa di terrificante. Tracy Peters accarezzava con timore il metallo freddo di essa, quasi come se le sarebbe dovuta scoppiare tra le mani da un momento all’altro. Era una pistola appena comprata, aveva detto suo padre, una delle mie migliori pistole in circolazione poiché orribilmente leggera e maneggevole. Attendeva soltanto di essere messa in moto, di avere un paio di mani disposte a premere il grilletto. Stavano camminando sommessamente nei pressi dello studio fotografico a cui erano diretti, e Tracy Peters aveva in mano l’arma del delitto che stavano per compiere. Le mani le sudavano, il cuore le batteva a mille e l’unica cosa che desiderava in quel momento era soltanto scappare, fuggire, liberarsi di quella schifosa pistola che emanava morte sicura. L’atmosfera era straziante.

Gli altri due ragazzi accanto a lei procedevano cauti. Calum camminava in silenzio, mani in tasca, i capelli castano scuro sulla fronte. Luke aveva un paio di occhiali da sole neri sul naso e si torturava il labbro inferiore, mentre osservava spaventato le dita sottili dell’esile biondina che impugnavano saldamente l’arma. Erano in vicoli nascosti, stretti, popolati soltanto da qualche topo che scorrazzava allegro per essi. A nessuno piaceva percorrere quei luoghi angusti. Loro erano costretti per un macabro motivo, che li aveva sconvolti fin dall’inizio.

Luke era nervoso. Non potevano farlo. Non poteva. Non poteva togliere la vita ad un uomo per semplici questioni di affari che manco lo riguardavano. Si sentiva in guerra con sé stesso: ad ogni passo percepiva una sensazione di amarezza farsi sempre più viva in lui. Si stava come autodistruggendo: si era già tradito la coscienza cercando informazioni su Tim Evans, figuriamoci ad andarlo ad uccidere. E no, non era sicuro di potercela fare a restare a guardare. Doveva andarsene da tutto quello schifo, tutta quella merda: voleva tornare ad essere quel ragazzo sereno che giocava a pallone con i propri amici, che bramava le labbra delle ragazze che lo mandavano fuori di testa. Da quanto tempo non provava amore? Erano forse passati più di tre anni dal suo ultimo bacio. Quello schifo gli aveva fottuto la vita, e glie la stava fottendo in quel momento. Quella che stava vivendo non era la vita: era l’inferno.

E proprio quando vide davanti a sé Tim Evans rivolto di schiena, in trappola, poggiato contro il parabrezza di una Mercedes grigia metallizzata, non ci vide più. Erano appostati dietro la siepe di un parcheggio, e Tracy aveva teso la pistola contro la figura dell’uomo. La mano le tremava.

- Non posso vedere –

Luke quasi sussurrò, mentre si allontanava dai due ragazzi. Imboccò la direzione opposta all’automobile della vittima, togliendosi gli occhiali e infilandoli in tasca. Scosse la testa.

La bionda aveva abbassato la pistola non appena lo aveva visto andarsene. Era a conoscenza di quale guerra psicologica stesse affrontando il ragazzo, e si sentiva ancora più male a sapere che gli stava provocando ancora più tormento dovendo essere lei a farla finita con quella storia. Guardò poi l’uomo oltre la siepe e sospirò, per poi nuovamente puntargli la pistola contro, impugnandola con entrambe le mani. Sentiva il cuore scoppiarle nel petto. Non era pronta a commettere un omicidio, ma doveva farlo, per il bene di tutti loro. L’arma era leggera, bastava solo premere quel dannato grilletto.

- Calum – sussurrò. Il moro la guardò.

- Non ce la posso fare da sola – mormorò lei, sull’orlo di una crisi di pianto.

Il ragazzo annuì, per poi far scorrere le braccia da dietro la schiena di lei, fino a posare le dita sulle sue. Si ritrovarono quindi a puntare entrambi l’arma contro l’uomo. Calum deglutì a vuoto.

- Al 3 – sussurrò il ragazzo.

- …1… - Tracy trattenne un singhiozzo.

- …2… - Fecero più pressione sul grilletto.

- …3 –

La pistola vibrò tra le loro mani, mentre il proiettile la lasciava con un semplice e quasi inudibile fischio. Si trattarono di pochi secondi: Tracy Peters cadde in una silenziosa crisi di pianto, mentre velocemente scappavano dal parcheggio; Tim Evans cadde senza vita sull’asfalto sbiadito.

L’urlo isterico di una ragazza si propagò in tutto il vicinato. Luke Hemmings, che distava appena dieci metri dal cadavere, si sentì rabbrividire. Fece che affrettare il passo, cominciando a sentire i diversi sensi di colpa invaderlo lentamente.

Ma qualcuno gli afferrò il braccio, impedendogli di allontanarsi ulteriormente.
 
 
 
 
 
 
 

 
  
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