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Autore: jessthesohodoll    02/09/2015    1 recensioni
"Era un serata fin troppo tranquilla in garage. Mack stava riparando il motore di uno dei suv mentre Fitz tentava di riparare un pezzo.
Era tutto così tranquillo lì. Non doveva di certo avere a che fare con Jemma. "
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jemma Simmons, Leo Fitz
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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In another life I would be your girl
We keep all our promises, be us against the world
And in other life I would make you stay
So I don't have to say you were the one that got away
The one that got away



Era un serata fin troppo tranquilla in garage. Mack stava riparando il motore di uno dei suv mentre Fitz tentava di riparare un pezzo.
Era tutto così tranquillo lì. Non doveva di certo avere a che fare con Jemma.
Sarebbe stato un ipocrita a dire che non gli mancava, averla attorno, anche solo parlare con lei come facevano un tempo. Prima che L’Hydra, che Ward e Garrett rovinassero tutto.
Gli mancava saperla così tremendamente vicina, tanto da finire le frasi dell’altro, gli mancava la sua sola presenza.
E la cosa era assurda, perché Jemma era a pochi metri da lui. Con il naso immerso in qualche vetrino. Era più fisicamente vicina di quanto avesse mai potuto volere.
Non era di certo come se fosse tornato a quando Jemma era talmente lontano che era costretto a inventarsi la sua Jemma personale. Ma era un po’ come se lo fosse allo stesso tempo.
Ora gli bastava passare davanti alle finestre del laboratorio per vederla. Trovarla li, concentrata sul suo microscopio, gli ricordava un po’ i vecchi tempi, quando tutto era un po’ meno complicato e Ward credeva davvero che condividessero un cervello.
Ma ora, l’averle nascosto le reali condizioni di Skye era solo l’ultima di una lunga lista di cose che aveva finito per allontanarli sempre di più.
“Penso che andrò a dormire Mack” disse Fitz, posando il pezzo su cui stava lavorando.
“Va bene, Turbo” disse Mack, riapparendo da sotto il cofano dell’auto “Buona notte. Ci vediamo domani mattina.”
Fitz si incamminò verso l’uscita strofinandosi gli occhi. Era decisamente fin troppo stanco. Era stando di tutto, stanco di quella vita, stanco di un sacco di cose.
Non fu difficile per lui notare il piccolo orsacchiotto di pezza seduto vicino alla porta. Era un orsacchiotto con un adorabile piccolo camice da laboratorio ed era dolorosamente famigliare. Lo aveva regalato lui a Jemma, nel suo primo compleanno che passarono insieme ai tempi dell’accademia.
“Mr. Newton” disse Fitz sorpreso “Che cosa ci fai qui?”
Era come rivedere un caro e vecchio amico. Non credeva nemmeno che Jemma lo avesse ancora con se.
Nella piccola tasca del camice dell’orso, però , c’era un biglietto.
Ricordi quando me lo regalasti?” diceva “ Era il primo anno di accademia e io mi sentivo davvero nostalgica. Avevo sedici anni, ero lontana da casa in un posto fin troppo grande per me. L’unica cosa che avevo eri tu. Mi regalasti questo orso per tirarmi su di morale, e da allora è sempre stato con me, a guardarmi sornione dal cuscino, tutto impettito nel suo camice da laboratorio. Era tutto così semplice a quel tempo. Eravamo come in simbiosi. Dove diamo finiti Leo? Continuo a pensarci ma non riesco a trovare il punto dove ci siamo persi.  Mi manchi così tanto. Lo so, sembra stupido, ti vedo comunque tutti i giorni. Ma il laboratorio era il nostro regno, e ora è così vuoto.
Se vuoi parlarne, sono in laboratorio fino alle 10. Jems”
Mancavano cinque minuti alle dieci. Per fortuna, le luci del laboratorio erano ancora accese. Di solito era Jemma quella che cedeva per prima e che lo trascinava fuori dal laboratorio per farlo riposare, blaterando su come i suoi neuoroni avessero bisogno della giusta quantità di sonno per fare le connessioni neuronali.
Ma Jemma era ancora li, mentre riponeva accuratamente della vetreria negli scaffali.
“Mi stavi aspettando?” chiese timidamente Leo.
“Ci stavo sperando” rispose Jemma.
I due si fissarono per momenti interminabili in quello che non era di sicuro un piacevole silenzio. Anzi no, era imbarazzante.
“Non credevo lo avessi ancora” disse Leo, porgendo l’orso a Jemma.
“Mr.Newton!” disse Jemma “Non potrei mai buttarlo Leo, è stato il tuo primo regalo”
“Se può farti piacere, io ho ancora quella sciarpa rossa che cercasti di farmi” disse Leo
“Oh, ma era orribile”
“Non per me, è così calda” disse Leo “E l’hai fatta tu, quindi per me è speciale”
“Mi manchi Leo” disse Jemma.
“Ma sono proprio qui” disse Leo, avvicinandosi.
“No” disse Jemma “Mi manca parlare con te, mi manca averti qui. Vorrei tornare indietro se potessi”
Quella notte nessuno dormì. Rimasero per tutto il tempo a parlare e a dirsi quello che non si erano detti in quei mesi di reciproca assenza.
Quando, al mattino, Skye entrò in laboratorio con una tazza di tè per Jemma, si sorprese nel trovare Leo alla sua vecchia scrivania.
“Sei tornato” disse Skye, sorridendo.
“Mi mancherà in garage” disse Mack “Ma il suo posto è qui”
“Verrò a trovarti” promise Leo.
“Oh, ne sono certo Turbo” disse Mack “La mia porta è sempre aperta per te”
“Sembra che il dinamico duo sia di nuovo in azione” commentò Skye con un sorriso.
E rimase così per tutto il tempo.
 
 
 
Agent Soho Doll Corner:
Sono ancora arrabbiata con loro, ma mi sono ripromessa di scrivere di un po’ tutte le OTP di AoS. In più, mi mancano i cari e vecchi FitzSimmons di un tempo.
 
Buona lettura
jess
 


 
  
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