-Credo di star vivendo la Sindrome di Stoccolma-. Esordisco lasciando un bacio bagnato sulla parte di petto che ha lasciato scoperta dalla camicia, fortunatamente si era tolto la maglia di sotto.
-Che cos’è? -. Domanda lui confuso.
-E’ una sindrome, che porta persone che sono “vittime” ad amare il proprio “carnefice”, anche come schiavo e padrone o, nel nostro caso, come supervisore e carcerata-. Certo mi sono fatta una diagnosi azzardata, gliel’ho detta un po come mi è campata in aria. Quello che so è soltanto che amo George, lo amo cazzo, e questa vita non mi sembra più tanto di merda con lui qui.