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Autore: Coriander03    03/09/2015    1 recensioni
Avere un incontro ravvicinato con una principessa che può vantare litri sangue blu e una nutrita schiera di valletti, non fa proprio parte della leggera routine giornaliera di Miranda Rossi, normalissima studentessa milanese. Eppure, per una serie di strane - e sfortunate -coincidenze Miranda si ritrova ospite/prigioniera nella lussuosissima villa veneziana di Ginevra Lucrezia Casiraghi, una ragazzina viziata che la tratta un po' come se fosse la sua nuova amica giocattolo. Ma tra visite nella famosa città dell'amore e del mistero, meravigliose feste in maschera e fughe notturne, Miranda conoscerà personaggi particolari e affascinanti, tra cui una guardia del corpo un po' playboy e un enigmatico ragazzo mascherato...
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Se qualche giorno fa qualcuno mi avesse chiesto informazioni sulla nobiltà nel 2015, con molte probabilità gli sarei scoppiata a ridere in faccia, intimandogli di focalizzarsi su questo secolo e di lasciar perdere quello scorso. Errato. Erratissimo. Fortunatamente ho presto riparato a questa mia indegna mancanza. La nobiltà esiste eccome e si chiama Ginevra Lucrezia Casiraghi, ma io lo abbrevio in "Liuk", come il sorbetto al limone con la stecca di liquirizia. Un giorno, bazzicando ai navigli di Milano con la mia ristretta compagnia di amici, mi imbattei in una scena singolare. Gli altri non notarono niente, protestarono un po' con le loro voci biascicate da quasi-doposbronza ,ma alla fine si fermarono ad aspettarmi. Davanti a me c'era una bellissima ragazza dai lunghissimi boccoli neri e gli occhi verde sottobosco ,circondata da una decina di uomini enormi vestiti in abiti grigi che ,anche al mio occhio inesperto, parvero indubbiamente firmati. Alcuni di questi individui sembravano dei valletti, altri delle guardie del corpo. E dall'andatura altezzosa della principessina, non c'erano dubbi che fosse lei fosse a dettar legge nell'allegro gruppetto. C'era una strana tensione nell'aria e nonostante l'inattaccabile bellezza di quella ragazza, i suoi lineamenti sembravano deturpati in un broncio arrabbiato e capriccioso. Uno dei valletti cercava di spiegarle qualcosa. Il tono e la gestualità erano pazienti e ragionevoli, ma il sorriso palesemente forzato e l'aura da guerra fredda che circondava il gruppo emanava vibrazioni talmente poco rassicuranti che la gente li aggirava quasi senza accorgersene. Se avessi dovuto usare una metafora per la ferocia trattenuta del valletto e di tutti gli altri uomini in grigio avrei usato l'idea di un'ordigno esplosivo a cui bastavano circa dieci secondi a far saltare tutto per aria. E fu proprio mentre lo pensavo, che la bomba esplose turbando profondamente la mia anima di studentessa ormai maggiorenne. Io non mi ero mai considerata una persona particolarmente matura per la mia età: non sapevo cucinare e conoscevo più i nomi delle Lune di Giove che di elettrodomestici. Ero casinista, disorganizzata e con poco senso del dovere. Ma MAI, mai nella vita mi sarei messa a pestare i piedi per terra e a fare i capricci come una bambina di cinque anni. Be', La principessina lo fece. Poi come una selvaggia, si strappò via le forcine dalla complicata capigliatura e le lanciò addosso al valletto. Si tolse le scarpe e scappò. Semplicemente la vidi schizzare come un razzo al mio fianco e sparire tra la folla. La scorta iniziò a bisbigliare. Le reazioni sembravano in parte preoccupate e in parte irritate. Dopo poco mi parve che l'unanimità avesse deciso di separarsi per cercarla tra la folla e correrle dietro. Due guardie piuttosto enormi mi passarono vicine e io riuscii a capire una parte della loro conversazione. - cosa diamine crede di fare quella mocciosa viziata? Per l'amor del cielo, non sa nemmeno trovare la strada per il bagno di casa sua!- disse uno. La sua voce aveva una frequenza stressata, vagamente sfinita. L'altro fece spallucce. - per quanto mi riguarda, della sua incolumità me ne frega meno di niente. che scivoli e ci anneghi in quel fottuto naviglio.- il tono era menefreghista e incazzato allo stesso tempo. Un vero e proprio sbotto misto ad un ruggito. Sotto sotto però, percepii anche una vaga nota ansiosa e preoccupata. - Sì, davvero un augurio geniale Armando. Così ci licenziano in tronco. - replicò il primo con una risata sarcastica e un po' esasperata. Armando rispose alzando di nuovo le spalle - se va avanti così, dò io le dimissioni. Non riesco più a dormire la notte dal nervoso.- - a chi lo dici. - sospirò l'amico, con l'aria di un uomo esaurito dalla stanchezza. Poi si allontanarono. Da parte mia accantonai la faccenda come ben poco rilevante e pensai distrattamente di raccontarla agli altri, quando fossero tornati sobri. Ma ne sarei presto dimenticata se, mezz'ora dopo non avessi rincontrato la stessa principessina davanti a un locale, circondati da uomini che neanche un cieco avrebbe potuto scambiare per le guardie di prima. Erano vestiti come degli straccioni e puzzavano di alcol. La ragazzina si era accoccolata contro il muro cercando di mettere tra lei e loro la maggior distanza possibile. - siete sordi? Ho detto di no per Dio! Allontanatevi! Ubbiditemi!- Buon tentativo. Del tipo l'attacco è la miglior difesa, ma forse avrebbe dovuto pronunciarlo senza piagnucolare perché sortisse l'effetto desiderato. Infatti il manipolo di ubriaconi si limitò a ridere sguainatamente. Uno di loro le si avvicinò fin troppo e la ragazza storse la bocca in una smorfia sgradevole, un mix di disgusto e terrore. - obbedire hai detto? Oh sì ci piacciono molto le donne che ubbidiscono, piccola mia, non è vero ragazzi?- il resto del gruppo rispose urlando assensi. Quando l'uomo che a mio parere si era già preso fin troppe libertà, le afferrò il braccio, mi decisi a intervenire. Lo bloccai e gli storsi il polso. Il maniaco gridò per il dolore e io ne approfittai per assestargli una ginocchiata nei genitali. Ora che avevo attirato l'attenzione della folla, un paio di persone si interposero tra me e l'uomo che gridava come un ossesso. Mentre nel frattempo, vedendo che qualcuno stava già per chiamare la polizia, gli amici dell'importunatore se la diedero a gambe. Poco dopo arrivò un gruppo di guardie del corpo in gessato grigio che si fece largo tra la folla a suon di gomitate. Ignorando il trambusto, mi girai verso la ragazzina. Mi squadrava con gli occhi sgranati. Ammirazione o paura? - tutto apposto? - le chiesi con una certa premura. Lei annuì e la sua bocca corallo si increspò in una "o" perfetta. - quindi anche le donne possono essere così forti? - era così esterrefatta che mi scappò un risolino. - ovviamente. Bisogna solo allenarsi.- le feci l'occhiolino - e poi gli uomini hanno un paio di punti deboli che noi non abbiamo.- - cioè? - mi domandò innocente. Davvero non ne aveva neanche una vaga idea? - be', le palle per fare un esempio.- - e che cosa sarebbero?- -eh?- - le palle, cosa sono? - - scherzi vero? Non me lo stai davvero chiedendo.- la principessina aggrottò la fronte. - dovrei saperlo? Ma io ce le ho? - - le risposte sono rispettivamente Sì e no. - dissi grattandomi la nuca perplessa. Quale ragazzina di sedici, diciassette anni non sa com'è fatto l'organo riproduttore maschile? Accidenti. - e l'altro?- - l'altro cosa?- la ragazza pestò un piede per terra ,irritata, e mi parlò lentamente, come se dovesse trattare con una deficiente. - l'altro punto debole. Hai detto che ce sono un paio. - - il cervello direi.- la principessa scoppió a ridere. - eh si è proprio vero! - esclamò e tutti le diedero la loro attenzione. -Ad esempio...- Sì avvicinò minacciosa a una delle guardie e gli puntó l'indice sul petto. Fece vagare lo sguardo gelido tra i presenti prima di cominciare a sbraitare . - nel caso di questi servitori incompetenti! Tutti uomini grandi, grossi e pelosi che i miei genitori pagano una fortuna e che non sono riusciti a proteggermi nemmeno per una sera! Siete solo degli inutili parassiti! Dirò a papà di licenziarvi tutti, cretini incompetenti!- tutti ammutolirono e a me, dopo un attimo di sbalordimento, salì il nervoso. Avrei dovuto lasciarla nelle mani di quei bestioni e farle assaggiare un po' di vita vera ,a quella mocciosa urlante e viziata. - se posso permettermi, "Vostra Maestà", siete voi che vi siete allontanata dai vostri "protettori". Vi siete messa in pericolo di vostra spontanea volontà. Volevate stare da sola e a quanto pare le guardie non possono fare altro che ubbidirvi. Vi conosco da soli cinque minuti ma ho già capito che tipo siete: arrogante ,piena di soldi e di un'ingoranza terrificante su ciò che riguarda il mondo reale. Perciò ,fossi in voi, non caccerei questi uomini perché non credo che ce ne siano molti altri disposti a proteggervi e a sopportarvi allo stesso tempo. Detto ciò io vi saluto. Arrivederci...o forse è meglio di no.- mi girai per allontanarmi, ma la manina candida della ragazza si strinse intorno al mio braccio, per trattenermi. Mi voltai con fare interrogativo -pensavo giustamente che la facenda si sarebbe conclusa lì - e mi ritrovai di nuovo di fronte due grossi occhioni verde scuro circondati da lunghe ciglia nere che mi guardavano ammaliati, come se fossi un animale strano e bellissimo. - dove trovi il coraggio di parlarmi così?- mi chiese e nel suo tono non c'era né rabbia né arroganza. Solo pura e semplice meraviglia. Lo stupore di un bambino che assaggia un dolce nuovo e scopre che gli piace davvero molto. - non so, per caso dovrei temerti?- domandai a mia volta, con un sorrisetto divertito. La presa della sua mano sul mio braccio divenne più stretta. - ovvio che sì. Io sono Ginevra Lucrezia Casiraghi, prima e unica figlia di Vincenzo Casiraghi, mio padre non ché uno degli uomini più ricchi di Italia. Siamo gente nobile noi Casiraghi, imparentati alla lontana anche con il principato di Monaco. Un mio schiocco di dita e casa tua potrebbe essere rasa al suolo. Potrei far perdere il lavoro ai tuoi genitori e obbligarti a soddisfare ogni mio desiderio. Sì, direi che dovresti temermi. - ero rimasta un po' stordita dal suo monologo, ma non abbastanza da non notare il suo sguardo attento. Avevo come l'impressione che stesse cercando di individuare anche la più piccola scintilla di panico sul mio viso. Ed ero sicura che nel caso l'avesse trovata si sarebbe comportata come un barracuda o un cane randagio: attaccando. Così mascherai la mia inquietudine e scoppiai a ridere. - sul serio pensi che con una simile pagliacciata la gente possa temerti? Mi dispiace dirtelo Ginevra, Lucia o Lucrezia o come diamine ti chiami, con queste vane minacce non fai altro che inimicarti le persone. Terrore e rispetto spesso viaggiano sullo stesso treno. Odio e rispetto invece vanno proprio in direzione opposte. Fossi in te la smetterei di sparare vane minacce a caso e di ostentare la tua ricchezza. Lo fanno anche i mafiosi. E dalle mie parti non c'è niente di nobile e degno di stima in un mafioso. - speravo sinceramente che mi lasciasse il braccio. Prima di tutto perché mi stava bloccando la circolazione, secondariamente perché ci stava fissando mezzo mondo. Mi sentivo un po' come uno di quei personaggi delle sitcom sudamericane per teenager. - Ho smesso di ascoltarti quando non ti sei ricordata il mio nome. Io sono Ginevra Lucrezia Casiraghi, non dimenticarlo mai Plebea. - detto questo mi voltò le spalle, schioccò le dita e le due guardie che avevo sentito parlare prima mi afferrarono sotto le ascelle per trascinarmi via.
   
 
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