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Autore: peachxx    03/09/2015    2 recensioni
NEWTMAS/ AU - ispirato da un'idea del #teamculopesche. rimango in forma anonima ;)
Thomas è un normale adolescente che vive la sua vita ordinaria con i suoi amici e la sua famiglia a Manhattan. Ormai sua madre vive una vita da single da anni e quando finalmente è pronta a voltare pagina per intraprendere una nuova storia d'amore Thomas la sosterrà, ma solo con la forza di volontà. Solo che di mezzo c'è il figlio della nuova fiamma di sua madre, Newt. Che rapporto instaureranno questi due futuri fratellastri?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Thomas
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
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<< Quindi per ora alloggia in un hotel? >> se Minho avesse fatto un'altra domanda, Thomas sicuramente lo avrebbe buttato fuori dalla finestra di camera sua che per la precisione stava nel punto più alto della casa. 
Manhattan, uno dei più grandi e famosi distretti di New York. Seppur il pomeriggio stava terminando il sole vantava ancora la sua luce sul cielo. Faceva caldo, ma ormai Thomas n'era abituato come d'altronde Minho e Teresa e non per questo erano tutti e tre distesi sul pavimento della camera di Thomas a fissare un punto impreciso del soffitto a contemplare chissà cosa piuttosto che studiare per il compito che avrebbero dovuto affrontare il giorno prossimo. 
<< Possiamo parlare di altre cose come per esempio la partita di calcio  che si terrà la prossima settimana? >> chiese annoiato Thomas mentre lanciava in continuazione su sé stesso una pallina da tennis gialla. 
<< Hai ragione. È una partita amichevole? >> questa volta a parlare fu la ragazza, l'unica del gruppetto che poverina si doveva subire tutte le ingiustizie del mondo a causa dei due. 
<< No sul serio, non l'hai mai conosciuto? >> Thomas stava per rispondere alla domanda della sua amica ma fu subito interrotto nuovamente da Minho che ancora non riusciva a darsi pace tamburellando con le dita sul proprio addome. 
Per tutta risposta Thomas gli lanciò addosso la pallina da tennis sbuffando. 
<< Minho! >> lo riprese Teresa lanciandogli un'occhiataccia. 
L'asiatico, specificando coreano, si sedette con fare goffo mentre si massaggiava lentamente la fronte dove la pallina da tennis gli aveva lasciato prontamente un piccolo rigonfiamento.
<< Che c'è? Sono solo curioso >> mugugnò Minho. D'altronde lui era sempre curioso con le orecchie a disposizione per ogni pettegolezzo o storia interessante. Difatti si vantava sempre di essere a capo della redazione di giornalismo a scuola.
<< Sei solo ficcanaso, la cosa è diversa >> la ragazza si sedette anche lei mettendosi poi una ciocca di capelli neri dietro il suo orecchio. 
Thomas dal suo canto non disse nulla pur sapendo che i suoi due migliori amici avrebbero potuto iniziare uno dei soliti battibecchi da un momento all'altro. Ma poco gli importava detto sinceramente. In quel preciso istante voleva solo scomparire dalla faccia della terra.  
Qualcuno bussò alla porta di camera sua attirando l'attenzione di tutti e tre presenti. Era sua madre intenta a mettersi degli orecchini argentati. 
<< Tesoro fra poco preparati >> disse solamente con dolcezza. 
In realtà solo in quel momento aveva mostrato un minimo di dolcezza nei confronti di Thomas e tutti sapevano il motivo del perché dato che era stata sempre una madre esigente, ambiziosa e delle volte varcava la soglia della sua maturità sembrando testarda. Eppure a Thomas andava bene così dal momento che il carattere lo aveva ereditato da lei.
<< Wow Liz sta veramente bene >> a parlare fu Minho che guardava con attenzione il fisico slanciato della madre del suo migliore amico con un sorrisino patetico. 
E chi non aveva un debole per Liz? Concepito Thomas solo all'età adolescenziale, vantava ancora i suoi meritati trent'anni. 
<< Non consumarla troppo con gli occhi. Guarda che ti arriva una seconda pallina da tennis >> Thomas si alzò dal suo posto e lanciò uno sguardo furtivo a Minho ridacchiando.
<< Sei il solito >> borbottò Teresa riferendosi anche lei al coreano e tirandogli infine una gomitata sullo stinco facendolo gemere lievemente dal dolore, dolore ormai presente nella sua routine. Ormai il suo corpo era diventato come una sacca da pugilato per Teresa. 
<< Grazie Minho. Mi faresti il piacere di alzarmi la zip del vestito? >> chiese ridacchiando Liz. Indossava un abito rosso, di seta, non troppo egocentrico o eccessivo ma comunque trattava bene le sue curve. 
<< Mamma! Ora vuoi farti anche abusare da Minho perché ti avviso, lui n'è capace >> sottolineò Thomas conoscendo ormai da una vita il suo amico. 
<< Ah ah simpatico >> rispose Minho ironico.
<< Stavo scherzando. Ora preparati e vestiti in modo decente >> Liz sorrise lasciandogli un  bacio sulla guancia per poi uscire dalla camera. 
<< Beh, almeno il lato positivo è che almeno sembra mostrare dolcezza >> ricordò Teresa con un sorriso intanto che sistemava i suoi libri nello zaino. 
<< Sto sfruttando questi momenti preziosi il più possibile >> sospirò Thomas buttandosi a capofitto sul suo letto singolo, al ci entrò della stanza. 
<< Noi andiamo ma vogliamo tutti i dettagli domani! >> urlò Minho oramai sulle scale seguito da Teresa che come copione lo continuava a riprendere per ogni minima cosa. 
Detto onestamente, Thomas avrebbe preferito passare tutta la notte a studiare materie impossibili al posto di andare in quello stupido incontro o appuntamento, quel che è ma ormai l'aveva accettato. Se sua madre aveva  voluto voltare definitivamente pagina l'avrebbe sostenuta ma la cosa che non accettava era il fatto di esser venuto a conoscenza di questo uomo, un certo Richard, solo due giorni prima. A quanto ne sapeva sua madre lo aveva conosciuto già da un paio di mesi mentre era all'estero, in Inghilterra, per affari. 
E per lo più questo "Richard", patetico, era venuto a Manhattan senza preavviso, o almeno per Thomas.

Thomas, grazie alla sua forza di volontà, si era deciso di indossare una camicia blu, dei jeans scuri e decenti, sistemandosi poi i capelli con un po' di gel. 
Lui e sua madre entrarono nel ristorante che a quell'ora straripava già di persone, camerieri e il resto del personale che andavano avanti e indietro senza sosta senza interrompere il giusto ritmo. 
Il ristorante era di lusso, la Katz's Delicatessen, dove avevano girato quel famoso film di Harry ti presento Sally. Liz si guardò intorno e sobbalzò, facendo prendere uno spavento a Thomas, appena intravide Richard seduto su un tavolo appartato. 
Carino, c'è di peggio, sicuramente avvocato, educato, premuroso, bel sorriso, accento inglese, sicuramente pedina penale pulita, chissà se quello che dice è vero, devo fare delle ricerche. Questo era ciò che Thomas pensava in quel momento. Dopo aver stretto la mano a  Richard fingendo un sorriso cortese, si sedette con i gomiti appoggiati sul tavolo e gli occhi socchiusi intento a contemplare , studiare, osservare, scrutare ogni minimo dettaglio e movimento che l'uomo faceva facendolo sentire persino a disagio. 
<< C'è qualcosa che non va Thomas? >> Richard fece un sorriso, uno di quelli nervosi, come se avesse paura del suo giudizio, anzi era così. 
<< Dimmi Richard, hai la pedina penale pulita? >> 
<< Sì >> 
<< Hai mai fatto uso di droga o stupefacenti? >> 
<< No >> 
<< Hai contatti con la mafia? >> 
<< No >> 
<< Peccato >> mormorò facendo spallucce. 
<< Eh? >> 
<< Thomas smettila di fare lo spiritoso >> lo riprese sua madre dandogli un pizzicotto sulla gamba sotto il tavolo. 
<< Amo tua madre, okay? Non ti devi preoccupare >> Richard sorrise, un sorriso sincero che forse è probabilmente aveva rassicurato Thomas. 
<< Mh, hai figli? >> domandò Thomas assottigliando di più gli occhi e sperando in un no come risposta. 
<< Sì, si chiama Newt >> sorrise quasi come se ne fosse fiero. 
<< Qualcuno ha citato il mio nome? >> Una nuova voce si insinuava dietro le spalle di Thomas che prontamente si girò verso il ragazzo. 
Indossava una camicia rossa a quadri sotto una giacca di pelle nera leggera abbinati a dei jeans aderenti alle sue gambe lunghe come un grattacielo newyorkese ed esili. Aveva i capelli biondi, ma non biondo platino, un biondo color nocciola con un ciuffo all'insù e nel viso aveva stampato un bel sorriso divertito,
<< Scusatemi se arrivo solo ora ma ho avuto problemi con la moto >>. 
La sua voce era flebile, dolce, con un accento britannico che spiccava molto, molto innocente proprio come il suo viso. 
Dopo aver abbracciato il padre si sedette davanti a Thomas ricambiando lo sguardo furtivo del ragazzo e aggrottando la fronte. 
<< Tu devi essere Tommy >> sogghignò allungando la mano verso Thomas. Quest'ultimo non sapeva come reagire. Thomas era da sempre stato un tipo intuitivo, riusciva a capire bene le persone conoscendole solo con uno sguardo ma lui...lui era diverso. Era una serratura diversa dalle altre. 
<< Beh? Non ti taglio mica le mani. Sarebbe uno spreco >> ridacchiò Newt facendogli un piccolo occhiolino che Thomas aveva interpretato come un battito di palpebra che è durato un po' troppo lunga, o almeno cercava di autoconvincersi. 
<< Sì sono Tommy cioè volevo dire in realtà il mio nome sarebbe Thomas >> Thomas ricambiò la stretta di mano. 
<< Io sono Newt >> rispose il biondino stringendo forte la mano di Thomas, un po' troppo forte che quest'ultimo dovette alzare un soppraciglio perplesso.

La cena era passata in modo liscio, niente situazioni o discorsi imbarazzanti, il cibo era ottimo. Anzi, il cibo era l'unica cosa che Thomas era riuscito a guardare perché ogni volta che alzava lo sguardo beccava Newt a fissarlo e ogni volta che gli occhi s'incrociavano, sorrideva mettendolo a disagio. 
Dopo esser usciti dal ristorante, Liz aveva deciso di prendere in mano il controllo della serata facendo una passeggiata nei quartieri più luminosi e visitati di Manhattan.
Le strade erano pieni di turisti, ogni grattacielo illuminava la sua insegna ogni volt che passavano le nove di sera rendendo così l'atmosfera delle vie e del quartiere più accogliente. La maggior parte delle persone guardavano meravigliati quelli che si esibivano per strada, suonando, cantando, ballando e facendo anche spettacoli di magia. 
Thomas era seduto invece su una panchina piazzata nel centro con le mani che reggevano il suo volto immaginando chissà quale bravata stava facendo Minho, o cosa studiava Teresa, chiunque, insomma pensava a chiunque, invidiando la loro libertà di fare ciò che volevano piuttosto che seguire come un cagnolino la madre, un signore mezzo conosciuto e suo figlio. 
<< Sei sempre così silenzioso tu? >> Thomas alzò lo sguardo notando quello di Newt.
Sempre quel sorriso indecifrabile sul suo volto, e che diamine, si era per caso fatto una plastica facciale?! 
<< Se silenzioso significa non voler a che fare con gente sconosciuta, sì >> brontolò Thomas spostando lo sguardo altrove e facendo una piccola smorfia. 
<< Che fai? Non vai a farti fotografare davanti al millesimo edificio sbriluccicoso? >> chiese infine Thomas alzando nuovamente lo sguardo su di lui. 
Per tutta la passeggiata chissà quante foto avevano foto e in quelle fare foto in cui c'era anche Thomas, quest'ultimo a malapena riusciva a sorridere.
Newt si sedette accanto a lui puntando lo sguardo verso il proprio padre e Liz. 
<< Lasciali divertire un po' >> rispose il biondino alzando le spalle per poi estrarre dalla tasca posteriori dei jeans un accendino rosso a tinta unita e una sigaretta. 
<< Fumi? >> domandò Thomas notando i suoi movimenti a scatti con la coda dell'occhio. 
<< No, faccio come quello di Colpa delle stelle, la uso come metafora >> sogghignò Newt accendendo la sigaretta per poi portarla in bocca. 
<< Mi stai dicendo che sei malato? >> chiese nuovamente Thomas però questa volta guardandolo negli occhi. 
Newt trovava divertente il suo naso, un naso strano, non proprio orribile, un naso adorabile. Gli ricordava non si sa perché un umpa lumpa anche se ovvio non c'entrava nulla.
<< Fai troppe domande per i miei gusti e nah, è ancora troppo presto per dirmi che sto per morire >> rispose con indifferenza Newt ed incurvando le sue labbra. 
Thomas si morse il labbro abbassando subito lo sguardo. Al ristorante era stato troppo concentrato a contemplare la sua bistecca da non studiare per bene com'era fatto fisicamente il ragazzo che si trovava davanti a lui. 
<< Davvero simpatico >> mugugnò ironico giocherellando con un braccialetto nero al polso. 
<< Simpatico come questo certo Minho? >> 
A quella domanda Thomas girò lo sguardo verso il biondino con gli occhi socchiusi. Quest'ultimo aveva in mano il suo cellulare che continuava a vibrare ripetutamente.
<< Quello è il mio cellulare! >> esclamò Thomas che non sapeva se esserne furioso per il fatto che qualcuno gli aveva toccato una delle pochissime cose che nessuno doveva toccare assolutamente o esserne sollevato per non averlo perso. Infatti trovava strano che la sua chiappa destra non vibrasse per via dei numerosi mega si che Minho li mandava.
<< Eri così preso a mangiarti con gli occhi la bistecca invece che con la bocca che quando siamo usciti te lo sei dimenticato sul tavolo >> Newt fece un tiro con la sigaretta guardando sempre con indifferenza ma con un sorriso spavaldo sul volto Thomas.
<< Beh è...è violazione della privacy >> borbottò il moro strappandogli il cellulare dalle mani. Quarantatré messaggi di Minho, ventiquattro di Teresa e tutti dicevano la stessa cosa. "PERCHÉ NON RISPONDI?" "ALLORA È UN BEL TIPO?" "DOMANI RACCONTA TUTTO" "RISPONDIIIII". 
<< Grazie Newt, ma no figurati Tommy >> parlottò Newt ironico sul fatto che se fosse stato per un altro avrebbe pure lasciato il cellulare marcire sul tavolo, divertendosi anche nel vederlo sclerare per lo smarrimento dell'oggetto in questione. 
<< Okay, okay grazie e per la precisione il mio nome è Thomas, non Tommy >> sottolineò schioccando la lingua sul palato. 
<< E invece Teresa? È la tua ragazza ? >> chiese con indifferenza Newt alzando lo sguardo verso il cielo, scuro, notturno, costellato da stelle come se riflettesse Manhattan. 
<< No, cioè è solo una grandissima amica..penso >> rispose non sapendo come interpretare quella domanda. 
<< E tu la ragazza? >> sussurrò Thomas giocherellando col pollice alzando lo sguardo anche lui sul cielo.
Newt buttò giù la sigaretta, schiacciandola contro il cemento mentre Thomas esultava mentalmente con la testa dal momento che non gli era mai piaciuto il fumo; per questo Teresa e Minho evitavano ogni volta di fumare in casa sua o almeno in sua presenza. Che gusto c'era nel fumare? Che senso aveva mettere in bocca una piccola stecca di carta ripiena di nicotina e altre sostante varie dannose per lo più non solo per l'ambiente ma anche per il proprio corpo? Una tirata d'aria sfiorò le braccia scoperte di Thomas facendolo rabbrividire e il biondino notando la bocca del ragazzo al suo fianco tremolare sorrise per quanto era buffo. 
<< Nah, io sono alternativo. Mi piacciono altre cose >> disse semplicemente alzandosi dalla panchina senza dare nemmeno il tempo a Thomas di reagire o parlare. Per cosa? Per aversi sfilato la giacca di pelle e per averla adagiata per bene tra le spalle del moro. 
Thomas lo seguì con lo sguardo. Il corpo di Newt era veramente esile ma visto d un punto di vista senza giacca poteva notare le sue braccia ben scolpite. 
Thomas avrebbe voluto chiedergli il perché o almeno ringraziarlo del gesto. La giacca aveva un buon profumo, un profumo forte e premente e il moro si strinse tra le spalle coprendosi bene con la giacca che Newt gli aveva prestato senza dire nulla. 
E d'un tratto non sentì più caldo, questo lo confermavano le sue guancia rosse.

ECCOMI QUA CON UNA FANFICTION SUGLI NEWTMAS, PRECISANDO UNA AU. L'IDEA MI È VENUTA GRAZIE AL #teamculopesche (un gruppo dedicato ai dylmas) ps. SE SEI UNA DEL TEAM CIAO LOL TANTO RIMANGO IN FORMA ANONIMA. ALLORA, COSA ABBIAMO QUI? NON È DOLCE CHE NEWT ABBIA DATO LA SUA GIACCA A THOMAS AW, POI QUANDO FUMA È LA FINE DEL MONDO HAHAHAH. OKAY , È SCRITTO UN PO' MALE NON HO AVUTO MOLTO TEMPO E QUINDI PARDON SE CI SONO ERRORI ORTOGRAFICI. SPERO POSSIATE SEGUIRE LA MIA FANFICTION E MAGARI DIRMI ANCHE COSA NE PENSATE. 
SECONDO CAPITOLO CON TRE RECENSIONI! Non voglio continuare una fanfiction che non viene cagata lol comunque sia, al prossimo capitolo!

   
 
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