THE NEWS ARRIVALS
Autore: Darik
1° PARTE
Erano passate tre settimane dallo scontro a Neo-Tokyo 3 tra gli Eva
della Nerv e gli Evangelion creati da Russel McCoy.
I danni inflitti agli Eva erano del tutto riparati, mentre quelli della
città erano ancora distanti dalla conclusione.
I resti degli Eva D e P erano stati trasferiti, su ordine del comandante
Ikari, in una sezione del Terminal Dogma, ufficialmente per studiarli, in
pratica era come se li avessero buttati nelle immondizie.
In città regnava la pace, ma non si poteva dire lo stesso per i
piloti della Nerv.
A eccezione di Rei, Shinji era rimasto scosso dalla battaglia, ma
soprattutto era preoccupatissimo per Asuka.
Già, Asuka.
La signorina Misato gli aveva spiegato, quando il giovane tornò
dall’ospedale e dopo avergli fatto promettere di non dire niente a
nessuno, la relazione della ragazza con Michael McCoy, il pilota dell’Eva-P.
Shinji rimase di sasso quando lo venne a sapere, aveva capito perché
Asuka, nei giorni della battaglia, da triste era diventata felice, e perché,
subito dopo lo scontro, si era chiusa in se stessa, mangiava a mala pena,
non parlava più, a meno che non fosse chiamata direttamente.
Aveva perfino smesso di chiamarlo stupido.
Invano Shinji aveva cercato di aiutarla, ma Asuka ogni volta rispondeva
non urlando, come al solito, ma con un silenzio spettrale, più
eloquente di ogni parola.
QUARTIER GENERALE DELLA NERV
“Comunque la vita continua”, esclamò Ritsuko
controllando alcuni dati su un monitor.
“Facile parlare per te”, le rispose Misato. “Asuka aveva
trovato finalmente la persona che faceva per lei, e se le vista portare
via subito”. Le due donne si trovavano nell’ufficio della
dottoressa.
Ritsuko all’inizio non aveva capito il rapporto tra Asuka e il
pilota nemico, ma notando il cambiamento della ragazza, e collegandolo a
quello che aveva visto durante la battaglia, aveva fatto facilmente due più
due.
“Capisco le sofferenze di Asuka, ma non dovrebbe farsi abbattere
cosi. In questi casi bisogna reagire, lei dovrebbe saperlo meglio di
tutti, ma a quanto pare non è forte come sembra”.
“Cosa vorresti insinuare?”, domandò Misato con tono
irritato.
“Calmati, non volevo offenderla”. Dopo alcuni momenti di
silenzio Misato riprese: “Per aiutare Asuka ci penseremo io e Shinji,
anche se so che alla fine dipenderà comunque da lei. Ora parliamo d’altro.
HO saputo che tra cinque giorni arriveranno i nuovi piloti con le loro
unità Eva”. “Esattamente”.
“Sono stata informata del loro arrivo solo tre giorni fa, e non
ho potuto visionare i loro dati” spiegò Misato con tono di stizza,
perché nonostante facesse parte delle alte sfere gerarchiche della
Nerv, veniva spesso informata all’ultimo momento delle novità.
“Potresti darmi i loro dati?”
“Subito”. Ritsuko digitò alcuni comandi, e velocemente
sullo schermo apparirono tre schede.
Misato si avvicinò e le fissò restando alle spalle della
dottoressa.
Ritsuko cominciò a illustragliele: “Questo è il primo,
il Fourth Children, si chiama Giovanni Conti, è nato in Italia l’8
marzo 2001 in una località di nome Praia situata nella zona
meridionale di quel paese. Un tipo tranquillo, alquanto perspicace.
Però sembra avere un aria inquietante. Pilota l’Eva-00
Alpha”.
“Ho sempre trovato strani i nomi europei”, commentò
Misato.
“Lo so, ma di sicuro anche gli europei trovano strani i nomi
giapponesi”, rispose Ritsuko sorridendo.
“E poi, perché dici inquietante?”
“Be, sembra che vada in giro sempre vestito rigorosamente in nero”.
“Lo posso intuire”, disse Misato osservando la foto del ragazzo,
che indossava appunto un paio di occhiali neri. “Ma almeno sa parlare
il giapponese? Oppure…”
Misato si immaginava mentre, durante le battaglie, cercava di comunicare
gli ordini a Giovanni tramite gesti.
“Non preoccuparti, lo parla, anche se con accento del suo paese”.
“Giustamente. E gli altri?”
“Jean-Luc Mont, Fifth Children, francese, nato a Parigi il 23 aprile
2001. Sembra una persona alquanto raffinata, forse pure un po’ snob.
E’ il pilota dell’Eva-00 Beta”.
“Però, stavolta sono gli europei a farla da padroni, Anche lui
sa parlare il giapponese vero?”
“Sì, ma ogni tanto inserisce dei termini francesi”.
“Cercherò di adattarmi. E l’ultimo?”
“Questo potrebbe essere un problema. Il Sixth Children è un
thailandese, si chiama Tang-Po, nato il 22 febbraio 2001, pilota l’Eva-00
Gamma, ed è un vero teppista”.
“Teppista?”
“Sì, l’Istituto Marduk l’ha selezionato di recente,
ma per la maggior parte della sua vita ha vissuto per strada, vivendo di
furti e di aggressioni. Non rispetta le regole, hanno cercato di
inculcarli un po’ di disciplina, ma basta un niente per farlo
esplodere. Sta attenta, se lo fai arrabbiare non si limiterà a
insultarti, potrebbe persino aggredirti”.
“Che cosa?!”, esclamò Misato.
“Sì, conosce le arti marziali, in particolare la Boxe Thailandese,
uno degli stili di combattimento più feroci. L’ha imparata
vivendo per strada, e non ha problemi a stendere un adulto”.
“Mi sto spaventando”.
“Non esagerare. Solo, stai attenta quando gli parli, e se devi
rimproverarlo, è meglio se non sei da sola”.
“Come hanno potuto prendere un simile elemento?”
“Lo sai, abbiamo bisogno di piloti, e Tang-Po possiede un grande
talento, dopotutto”.
“Ma da come me l’hai descritto più che un teppista sembra
un criminale vero e proprio”.
“Ho espresso anche io i miei dubbi al comandante Ikari, dopo aver
visionato i dati personali di questo pilota, ma si è limitato a
dire che per lui è sufficiente che piloti l’Eva e sconfigga
gli Angeli. Per il resto faccia quello che vuole”.
“Quindi anche se uccide qualcuno non importa”, considerò Misato con
un tono di voce che mescolava sarcasmo e preoccupazione.
“Temi che possa prendersela con te?”
“No, anch’io ho ricevuto un addestramento militare, e certo non
mi faccio mettere i piedi in testa da un ragazzino. Ma temo quello che
potrebbe succedere quando incontrerà gli altri piloti”.
“Sembra che Giovanni riesca a tenerlo a bada, mentre Jean-Luc non lo
degna di uno sguardo. Lo ritiene un primitivo selvaggio”.
“Come?”
“Te l’ho detto che era un po’ snob”.
“Mah, all’inizio era contenta per l’arrivo di nuovi piloti,
perché più siamo e più aumentano le possibilità
di vittoria. Ma ora nutro dei dubbi”.
“Adesso non drammatizziamo troppo. Dobbiamo mantenere la nostra
professionalità. E poi non preoccuparti, i nuovi piloti dovranno
passare molto tempo a bordo dei loro Evangelion per fare speciali test”.
“Perché speciali?”
“I loro Eva sono dei nuovi prototipi, modelli perfezionati per il
combattimento, possiedono nuovi equipaggiamenti, e quindi vogliamo
conoscere il meglio possibile le loro reazioni, prima di usarli in
combattimento”.
“Ah, che vitaccia. Notizie di Kaji?”
“Continui a chiamarlo e non risponde eh?”, la stuzzicò la
dottoressa.
“Figurati, è semplice curiosità”, rispose il
maggiore imbarazzata e girandosi dall’altra parte.
STATI UNITI-VILLA DI RUSSEL McCOY
Russel McCoy stava girando per il suo studio privato con fare nervoso.
Gocce di sudore gli scendevano lungo le guance. Era chiaramente tesissimo.
La porta si aprì, ed entrò un cameriere: “Signore,
scusi se la disturbo, ma Mr. Thoms è arrivato e la sta aspettando
in soggiorno”.
“Grazie Gregor, puoi andare”, rispose McCoy.
Dopo che il cameriere se ne andò, l'uomo si appoggiò con le
mani sulla scrivania, fece un forte respiro e disse a se stesso: “Non
è stata colpa mia! Non è stata colpa mia!”
Detto questo andò in soggiorno.
Nel bellissimo soggiorno, illuminato da grandi finestre, stava aspettando,
seduto su una comoda poltrona in pelle, un distinto uomo in giacca e
cravatta, sulla trentina.
McCoy gli si avvicinò, porse la mano e disse: “Piacere di
rivederla Mr. Thoms”.
“Oh, il piacere è tutto mio” , rispose il giovane uomo con
tono sicuro.
“Posso offrirle da bere?”
“No grazie”
“Come vuole. Io però ho bisogno di bere qualcosa”.
McCoy andò vicino a un mobile, aprì una piccola credenza con
dentro diverse bottiglie e bicchieri e si versò dentro uno dei
bicchieri più grandi un buona dose di bourbon.
Fatto questo, andò a sedersi davanti a Mr. Thoms.
“Allora, bando ai preliminari. Lei sa perché sono qui?”
esordì Thoms.
“Certo che lo so. I suoi capi l’hanno mandata perché sono
molto contrariati per quello che è successo a Neo-Tokyo 3, e
vogliono accertarsi che il loro investimento sia al sicuro”.
“Appunto. Lei Mr. McCoy, ci aveva assicurato che non ci sarebbero
stati problemi, che gli Evangelion D e P sarebbero stati i primi di una
nuova armata, e invece sono andati distrutti entrambi. Ha idea di quanto
abbiamo speso?”
“Certo”, rispose McCoy con voce leggermente nervosa, che tra sé e
sé pensava anche a come era finito in quella situazione.
Tutto era cominciato nel 1996: allora McCoy aveva appena iniziato a fare
soldi, quando si comincia ad accarezzare sogni di ricchezza, si vuole
sempre più denaro e l'uomo scoprì che uno dei commerci più
redditizi era quello delle armi. Cominciò così a lavorare in quel
campo, diventando in breve tempo uno dei fornitori più importanti
del mercato nero. Quando avvenne il Second Impact, fu una catastrofe per
tutti, ma non per quelli come McCoy.
Infatti per gente simile, il lungo periodo di guerre civili che seguì
il disastro, fu una vera manna dal cielo.
L’uomo si arricchì sempre di più, ma non gli bastava
mai, ne voleva ancora e ancora.
E fu nel 2003 che arrivò l’incontro destinato a cambiare la
sua vita: in quel anno fu contattato da una misteriosa organizzazione che
si faceva chiamare semplicemente “il Gruppo”.
Nessun indizio su chi o dove fossero i suoi membri, sapeva solo che erano
molto ricchi e potenti.
Quegli uomini sapevano qual era la vera causa del Second Impact, e
sapevano anche che, in gran segreto, l’ONU stava costruendo delle
armi per sconfiggere gli Angeli quando sarebbero tornati.
Ma erano interessati solo ad una di queste armi, comunque la più
potente, che si tentava di realizzare in una installazione segreta situata
sotto il lago Ashino, in Giappone.
Erano gli umanoidi artificiali Evangelion.
Il “Gruppo” voleva costruirli, non si sa per quale motivo, ma
pur avendone i mezzi, intendeva farlo di nascosto, per timore di un’altra
organizzazione chiamata Seele.
Fu per questo che ricorsero a McCoy: erano a conoscenza del fatto che lui,
grazie al suo lavoro e ai suoi soldi, era in contatto con i maggiori
fornitori di tecnologie avanzate.
Quindi era in grado di costruire gli Eva senza dare troppo nell’occhio,
le azioni di uno si notano meno di quelle di molti, e nel caso fosse stato
scoperto, solo lui ci sarebbe andato di mezzo, perché non sapeva
nulla del suo mandante.
Lo avevano contattato, e in cambio di molto denaro, fecero sì che lavorasse per
loro.
Restava il problema di procurarsi la materia prima necessaria per creare
gli Eva, ma gli dissero di non preoccuparsi, gliela avrebbero data loro al
momento giusto, lui doveva solo raccogliere i mezzi e gli uomini
necessari, trovare il pilota e far sì che fosse tutto pronto per il
momento in cui avrebbero iniziato la lavorazione.
E ci avrebbero pensato loro anche a sostenere le spese extra, cosa molto
saggia, perché ben presto il patrimonio di McCoy si rivelò
insufficiente da solo.
Quando poi arrivò il grande momento del collaudo contro gli Eva
della Nerv, sembrava che tutto fosse andato bene.
Ma McCoy si era affidato ad un elemento instabile: il suo figlio adottivo
Michael, che innamoratosi di uno dei piloti della Nerv, si era sacrificato
per salvare il suo amore, distruggendo i due Evangelion.
Anni di lavoro e miliardi di dollari buttati al vento.
Invano McCoy aveva cercato di dare tutta la colpa a Michael, perché
il “Gruppo” sapeva quali erano le responsabilità del ragazzo nell’accaduto, ma accusava lo stesso il patrigno di non
averlo saputo controllare, di aver tradito la loro fiducia.
Ma gli impegni presi vanno portati a termine, e ora il “Gruppo”
voleva che McCoy si procurasse per loro degli Evangelion, costi quel che
costi.
In pratica era questo che Mr Thoms era venuto a dirgli.
“Capisco le difficoltà”, riprese McCoy, “ma dovete
capire che ormai non abbiamo più i mezzi per creare degli
Evangelion. E non parlo solo della impossibilità di ripetere tale
spesa, ma anche perché il campione di DNA dell’Eva-01 che mi
avete procurato è ormai perso. Aveva già cominciato a
degradarsi, e per un soffio siamo riusciti a clonare alcune cellule per
creare gli Evangelion D e P”.
“I suoi problemi, signor MaCoy, sono solo suoi. Lei ci ha garantito
di poterci procurare degli Evangelion, le avevamo concesso la nostra
fiducia, e invece è fallito tutto.
Ma noi non abbiamo rinunciato al nostro progetto, e quindi il suo lavoro
non è finito”.
McCoy non sapeva cosa rispondergli.
Thoms riprese: “Comunque, a parte il disastro finale, lei ha fatto un
ottimo lavoro, e per questo abbiamo deciso di venirle incontro”.
L'altro lo fissò sorpreso.
“Noi vogliamo degli Evangelion, quelli che lei aveva costruito per
noi sono andati distrutti, ma esistono ancora degli Evangelion in questo
mondo. Quelli della Nerv. Perciò, anche se inizialmente avevamo
scartato questa idea perché rischiava di farci scoprire dalla
Seele, ora sappiamo che tempi disperati richiedono misure disperate.
Quindi, vogliamo che lei rubi gli Eva della Nerv per noi”.
McCoy rimase di sasso: “C-come?! Dovrei rubare gli Evangelion situati
a Neo-Tokyo 3!?”
“Esatto. Lei ci procuri quelli Evangelion, e noi, non solo l’aiuteremo
ancora dandole ogni sostegno possibile per questa impresa, ma ci, diciamo,
dimenticheremo degli sbagli che ha commesso. Le daremo anche il compenso
deciso all’inizio della nostra collaborazione”.
“M-ma come posso farlo…?”
“Il sistema deve trovarlo lei”.
“Ma ammesso che riesca a penetrare nella base della Nerv, come farò
a portarli via? Non posso certo caricarli su un camion!”
“Se ci riflette, capirà che c’è un’unica
soluzione a questo problema”.
McCoy rimase pensieroso per qualche secondo, poi esclamò: “Ma
certo. Ora ho capito. E’ quello l’unico modo!” “Esatto.
Vedo che ha intuito, signor McCoy”.