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Autore: TimeKeeper    04/09/2015    0 recensioni
Freddo.
Fu la prima sensazione che lei percepì: l’ostile gelo di una notte d’inverno, senza luna né stelle.
Era distesa nella neve, sul ciglio di una strada, con i lunghi capelli rossi sparsi nel fango; catturava l’aria a fatica, con la piccola bocca semiaperta, e lacrime ghiacciate coprivano il suo volto latteo. Stringeva la neve nei pugni, in una lotta disperata, anche ora che il suo hakudo si stava lentamente spegnendo. Coperta di soli stracci sarebbe morta congelata.
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Urahara Kisuke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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3.
Waiting for a Chance

 
«Posso pettinarti i capelli, Benihime?» chiese titubante la piccola Ururu, giocherellando con l’orlo del suo vestito.
«Sarebbe un onore, Ururu, accomodati» rispose gentilmente la ragazza, sedendosi a terra davanti alla porta scorrevole che dava sul giardino interno.
«Userò una spazzola di corallo, così i tuoi splendidi capelli brilleranno ancora di più!» continuò la bambina, mostrando entusiasta l’oggetto che aveva nascosto nella tasca.
Benihime sciolse i lunghi capelli e si voltò verso il magnifico giardino in fiore: la luna era sorta da poco ad illuminare il piccolo stagno di riflessi argentati e, solo allora, la chioma dell’albero di ciliegio cominciava la sua danza nella brezza primaverile.
Da quanto tempo stava all’emporio Urahara? Mesi ormai. Eppure non era riuscita a riacquistare nemmeno un briciolo della sua memoria. Il suo nome, la sua vita: tutto era scomparso in una voragine nera e senza fine. Non ricordava nulla prima del momento in cui Kisuke Urahara la trovò; solo il freddo. Quella sensazione spiacevole, però, stava lentamente svanendo: presto l’avrebbe dimenticata, perché da quando viveva all’emporio non aveva conosciuto altro che affetto.
«Avete davvero dei capelli stupendi, Benihime. Posso intrecciarli, dopo averli pettinati?» chiese la bambina, interrompendo i suoi pensieri.
«Certo che puoi, piccola Ururu» rispose semplicemente la ragazza, regalandole un caloroso sorriso.
Tessai, Jinta, Ururu: l’avevano accolta come se l’avessero conosciuta da sempre. Le avevano insegnato il lavoro all’emporio, l’avevano aiutata ad ambientarsi in un mondo che non conosceva, l’avevano coinvolta nei passatempi più assurdi e le avevano regalato tutto il loro affetto, senza volere mai nulla in cambio. E poi Urahara…
«Il direttore sta dormendo?» chiese Benihime, con lo sguardo perso nella bellezza del ciliegio in fiore.
«Credo di sì – sussurrò Ururu, parlando piano come se lui avesse potuto sentire - Dorme sempre come un ghiro» aggiunse.
Benihime sorrise. Non era mai entrata nella stanza del direttore, ma a volte lo immaginava disteso nel suo fouton, con il cappello ed il ventaglio adagiati accanto a lui, come se non avesse potuto separarsene mai. Chissà se il suo viso sempre così controllato, anche nei momenti di ilarità, si rilassava durante il sonno. Erano i suoi capelli o la sua pelle ad odorare di limone e cedro? Chissà se nascondeva le mani sottili sotto il cuscino…
Benihime arrossì lievemente al pensiero delle mani di Urahara, ed abbassò il viso verso lo stagno, per paura che Ururu potesse vederla.
Che cosa le aveva fatto, Kisuke Urahara? La sua presenza, il suo pensiero, la riempivano di sensazioni che non sapeva spiegarsi. Lui l’aveva salvata, le aveva dato una casa, una famiglia, dei vestiti, da mangiare, le aveva dato un lavoro per riempire le sue giornate vuote. Lei aveva il diritto di provare qualcosa per lui? Gli avrebbe causato soltanto fastidi con i suoi inutili sentimenti. Sciocca, debole, fragile: cosa poteva dare una ragazza come lei ad un uomo del genere? Non meritava neppure il nome che lui le aveva dato: non aveva nulla di una principessa…
«Che cos’hai, Benihime? Sei triste?» chiese inaspettatamente Ururu, abbandonando la ciocca di capelli che stava diligentemente intrecciando.
«Ururu – sussurrò la ragazza, voltandosi verso la piccola – Come potrò ripagare il direttore per tutto quello che ha fatto per me?»
La bambina osservò seria Benihime, le prese una mano e la strinse dolcemente: «C’è un destino racchiuso nel tuo nome: verrà un giorno in cui lui avrà bisogno di te. In quel momento non dovrai esitare, non dovrai avere paura; solo tu potrai salvarlo»
Benihime rimase immobile ad osservare il viso della bambina: come poteva sapere ciò che sarebbe successo?
«Ora finisco di intrecciarti i capelli! – continuò poi Ururu, come se nulla fosse successo – Non essere triste, il direttore ti vuole bene, anche io te ne voglio»
La ragazza ritornò ad osservare il ciliegio, cercando nell’aria il suo odore dolce.
Sì, anche lei un giorno sarebbe stata utile, ma ora non poteva far altro che aspettare. E nell’attesa, che male c’era ad immaginare ancora una volta, di essere avvolta da quell’acre odore di limone e cedro?
   
 
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