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Autore: _Whatever_    06/09/2015    1 recensioni
Questa storia è la continuazione di Crying Lightning, quindi, se non l'avete fatto, vi consiglio di leggere prima quella per capire meglio i personaggi di questa storia.
Dal primo capitolo: "Ogni tanto beveva un sorso del suo tè verde e la mattinata sembrava procedere tranquillamente, almeno fin quando non sentì quel nome.
Si guardò attorno sperando di riconoscere qualcosa, di vedere un particolare noto, ma poi sorrise, pensando a quanto risultasse patetico. Non poteva essere lei."
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Turner, Altri, Matt Helders, Miles Kane, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Forget Whose Legs You're On'
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Salve,
So che non vi aspettavate quasi più un aggiornamento, ma sto tornando, ve lo giuro. Vi farei un riassunto delle puntante precedenti, ma non saprei da dove partire a riassumere, quindi vi dico soltanto che la storia riprende esattamente da dove l'ho lasciata. Non ci sono salti temporali pazzeschi, solo tre settimane dagli avvenimenti dell'ultimo capitolo pubblicato prima di questo.
Non odiatemi per la mia assenza e nemmeno per il mio ritorno, buona lettura.





"Stasera, a casa mia. Una cena per farmi perdonare"
 
 
Questo messaggio le arrivò mentre era a fare la spesa e Margaret ci mise qualche secondo a processare l'informazione.
Erano passate tre settimane da quando Adam si era fatto sentire l'ultima volta dopo che lei gli aveva scritto un messaggio perché era sparito.
Un sorriso spontaneo le si allargò sul volto e chiamò la prima persona che le venne in mentre.
"Pronto?" La voce nasale di Miles si palesò dopo vari squilli.
"Ciao Miles!"
"Ciao splendore! Come stai?"
"Benissimo! Ho appena ricevuto un invito a cena!"
"Alex é a Londra?" Chiese Miles sapendo benissimo che quell'invito non poteva provenire dal suo migliore amico.
"No, cretino! Adam é tornato a Londra!"
"Uhuhuh il misterioso ragazzo di Manchester. E dove ti porta di bello?"
"A casa sua" ammise Margaret aspettandosi già le battute del cantante di Liverpool sulla scelta del posto.
"Ha fretta questo ragazzino eh?"
"Perché devi pensare subito a certe cose? É un gesto molto carino, vuole cucinare per me"
"Oppure é troppo povero per portarti fuori a cena"
"Che palle, Miles, mi fai passare tutto l'entusiasmo"
"No, dai, stella, scusami, hai ragione" rispose Miles dispiaciuto.
"C'é un qualche motivo per la tua simpatia contagiosa di oggi?"
"Mi annoio a morte, Margaret. Non so che fare. Sono tutti o in tour o in studio di registrazione. Agyness é chissà dove per le sfilate. Mi sto ammazzando di playstation"
"Per un attimo ho avuto paura che dicessi che ti stavi ammazzando di seghe"
"Per un attimo ho avuto la tentazione di dirtelo" scoppiarono entrambi in una fragorosa risata.
"Vieni a casa mia tra un'ora. Preparo un tè e mi aiuti a decidere cosa mettere stasera"
"Affare fatto"
"A dopo"
 
Miles suonò al campanello di casa e in mano reggeva un busta con dei dolci.
Laura andò ad aprire e i due si salutarono con due baci sulla guancia.
"Non sapevo ci saresti stata tu, altrimenti mi sarei conciato meglio" disse Miles entrando in casa. Si erano visti a casa di Margaret qualche volta ed erano sempre andati d'accordo.
"Vivo qui Miles, é molto probabile trovarmi a casa. E comunque sei bellissimo lo stesso, stai tranquillo" rispose la coinquilina di Margaret.
"Grazie tesoro. La principessa dov'è? "
"In camera a sclerare perché dentro a quell'armadio grande quanto Città de Vaticano sembra non esserci nulla adatto a stasera"
"Aiuto, sarà un pomeriggio lunghissimo" disse Miles togliendosi l'elegante cappotto grigio e abbandonandolo sul divano in salotto.
"Venite qui ad aiutarmi invece che sfottermi"
Laura mise il bollitore sul fuoco prima di raggiungerla.
Margaret era seduta a gambe incrociate per terra davanti all'armadio spalancato.
Miles si tolse le scarpe e si stese a letto, mentre Laura optò per la sedia vicino alla scrivania.
"Mi mette in crisi, é sempre impeccabile lui. Sempre elegante e composto"
"Quindi direi che abbiamo eliminato i colori dalla nostra scelta. Ci limiteremo a osservare i capi grigi, neri e bianchi"
"Al massimo vi concedo il blu"
"Blu come i suoi occhi" la scimmiottó Laura che aveva sentito quel commento innumerevoli volte.
Margaret non rispose e Miles sorrise senza farsi notare. Margaret si alzò in piedi e tiró fuori dall'armadio un tubino nero, dei pantaloni neri, una camicetta bianca, un cardigan blu, degli skinny grigi, una canotta grigia, un altro vestito nero e una canotta nera.
"Forse ci siamo limitati troppo" ammise Miles.
"Lo vedete che non ho niente da mettermi? Come faccio?"
"Questa non é la tecnica giusta. Dicci cosa vuoi che veda stasera di te" intervenne Laura pratica.
"Sono una ragazza simpatica, carina, sensibile, sicura di se, che non si prende troppo sul serio e..."
"Hai dimenticato modesta" la interruppe Miles.
"No, non sono modesta. Ho gli specchi a casa e so come sono fatta" rispose Margaret risoluta.
Laura si alzò dal letto e si piazzò davanti all'armadio, ma il bollitore iniziò a fischiare, così si defilò per andare in cucina.
"Yorkshire per tutti?" Chiese dal corridoio.
"Si" rispose Miles.
"Direi che jeans e maglietta é troppo informale, non vi siete visti così tante volte e ci saranno altre occasioni per andare a prendere un caffé di pomeriggio, quindi puoi mettere via le canotte e le t shirt. Hai qualche camicetta? Anche colorata va bene" chiese Miles.
Margaret rovistò un po' nell'armadio e tiró fuori una camicia rossa a manica corta molto sfiancata e scollata.
"Quella potrebbe stare bene a me"
"Idiota"
"Non ha tutti i torti" disse Laura che intanto li aveva raggiunti.
In mano non reggeva un vassoio con delle tazze, ma una gruccia con un vestito appeso.
"Cosa ne pensate? Io non l'ho mai messo, ma penso che potrebbe essere un opzione"
Era un vestito bianco con una fantasia modesta e poco appariscente,  avevate un ampia scollatura sulla schiena e una ripresa subito sotto il seno. La gonna era un po' larga e finiva con una fascia di raso blu, che riprendeva i colori della fantasia. Non era troppo serio ed elegante, ma non era nemmeno informale.
"Mi piace" disse Miles.
A Margaret si illuminarono gli occhi.
"Perché non l'hai mai messo? É bellissimo" afferró la gruccia che Laura le stava porgendo.
"Perché non ne ho mai avuto l'occasione" ammise Laura.
"Provalo"
Margaret non se lo fece ripetere due volte e iniziò a spogliarsi.
"Aspetta almeno che io esca" Miles si stava già alzando dal letto.
"Tanto non è niente che tu non abbia già visto"
"Oh, beh, si, ma poi so che mi sentirei in colpa e dovrei dirlo ad Alex"
"embé? Non é un problema mio" disse Margaret infilandosi il capo.
"Giá. E quando mai lo é stato"
"Divertente, Miles, davvero"
"Prima o poi voglio conoscerlo questo Alex" si intromise Laura.
"Non ti perdi niente. Un bel paio di occhi scuri e grandi e il sorriso bianco. Così come nelle foto che l'nme si diverte tanto a propinarci" rispose Margaret con indifferenza.
"Non é vero, ma non ascoltarla, lei é di parte" Miles intervenne a difesa del suo amico.
"Disse il suo migliore amico. Ma comunque, basta parlare di lui. Come sto?" Aveva finito di cambiarsi e si stava specchiando.
"Per me é perfetto" ammise Miles osservando la scollatura sulla schiena.
"Le scarpe?" Fece notare Laura.
"Ti proibisco di usare le ballerine" il cantante di Liverpool era estremamente serio.
"Nere non vanno bene. Bianche non ce l'ho e nemmeno blu. Come la mettiamo?"
"Scegliamo borsa e scarpe insieme. Hai qualcosa di grigio?" Chiese Laura.
"Ho degli stivaletti non molto alti"
"Potrebbero andare. Io ho una pochette grigia di pelle" Laura sparì in camera sua per andare a recuperare la borsa.
"Mi ricordo quel vestito nero" disse Miles serio indicando un vestito abbandonato sul letto di Margaret.
"Alex ti stava mangiando con gli occhi quella sera. Eravamo a Liverpool dopo l'Eletric Prom. Penso tu l'abbia preso con mia mamma."
"Già" disse Margaret rabbuoiandosi.
"Sono contento che tu non abbia scelto quello. Nei miei ricordi quel vestito é associato ad Alex"
"Anche nei miei, ma non dirlo in giro"
Miles sorrise per quella ammissione.
"Eccomi qua" Laura spuntó da camera sua con una pochette color cuoio semplice ma elegante.
"Ce l'abbiamo fatta" esultò Miles.
"Andiamo a fare merenda" propose la coinquilina.
"Io ho lo stomaco chiuso, bevo giusto un po' di té"
"Vorrà dire che la torta di carote che mi sono fermato a comprare la mangeremo solo io e Laura.
"La torta preferita di Adam" disse Laura anticipando Margaret.
"Non sono così, dai"
"oh, no, di solito sei molto peggio"
 
 
Le ore sembravano volare a casa Anderson. Quel pomeriggio era andato a fare la spesa con Theo e poi erano tornati a casa a preparare, ma visto che non aveva scelto piatti complicati, non ci misero molto a sistemare tutto.
Aveva preparato dei crostini con vari paté come antipasto per accompagnare un calice di prosecco, la pasta condita con pomodoro fresco e ricotta dura e come secondo aveva selezionato vari formaggi e salumi italiani. Non erano ricette per niente complicate e sperava che lei apprezzasse: aveva scelto di farle assaggiare cose che lui aveva provato a Verona nei pochi mesi in cui ci aveva vissuto. Si era fatto consigliare un vino rosso dal bottegaio che gli aveva venduto i formaggi e i salumi. Per il dolce era andato su qualcosa di classico, sempre italiano, e l'aveva preparato lui, ma non aveva avuto il coraggio di assaggiarlo, così Theo si era sacrificato e aveva provato il suo tiramisù: era venuto così bene che rischiava di finirlo.
Per le sette avevano finito di apparecchiare e di preparare le portate. La pasta l'avrebbe cucinata sul momento perché rendeva meglio. Theo era anche andato a comprare delle rose bianche da mettere al centro del tavolo, Adam non era molto bravo in queste cose, per lui era importante la sostanza, non la forma e il suo amico lo sapeva bene, per questo si era offerto di aiutarlo.
Verso le sette e mezza di sera Theo se ne andò lasciando Adam prima che andasse sotto la doccia a rinfrescarsi un po'.
"Fammi sapere come va, eh"
"Contaci" rispose Adam sulla porta.
"Non voglio sapere i dettagli in tempo reale, solo se sta andando bene"
"Se non senti niente, vuol dire che va tutto bene"
"D'accordo allora, buona serata" e con queste ultime parole il cantante si dileguò.
Adam si infilò sotto la doccia, mentre Margaret era arrivata in anticipo sotto casa sua, ma non aveva il coraggio di suonare per non disturbare, così rimase sotto casa del chitarrista.
Fumó la prima sigaretta, chiamò sua madre per occupare un po' di tempo, fumó la seconda sigaretta e quando mancavano due minuti alle otto decise di suonare.
"Sí?"
"Pizze d'asporto" rispose al citofono.
"Terzo piano" disse Adam prima di aprire il portone.
L'attendeva sulla porta imbacuccato in una camicia bianca, dei pantaloni grigi e le bretelle. Le sorrise non appena la sua immagine apparve dietro le porte dell'ascensore.
"Buonasera" l'accolse.
"Sera"
Erano tesissimi entrambi e si percepiva benissimo.
"Come va?"  chiese Margaret prima di posare un leggero bacio sulla guancia di Adam.
"Tutto bene e tu?"
"tutto bene, grazie"
Durante i convenevoli di rito erano entrati in casa e Adam l'aveva aiutata a disfarsi del cappotto.
"Accomodati dove preferisci, io devo andare un secondo in cucina a controllare l'acqua.
"Uhuhuh, pasta stasera!"
"Già! Menù tutto italiano. Spero ti piaccia!"
Margaret lo seguì in cucina superando il tavolo apparecchiato per due.
"Come potrebbe non piacermi? Volevo anche trasferirmi in Italia a studiare, ma poi ho ripiegato per la Francia!"
"Io ci ho vissuto qualche mese con Theo. A Verona precisamente"
"La città di Romeo e Giulietta"
"é meravigliosa" commentò semplicemente Adam.
"Avete visto altri posti?" Chiese Margaret curiosa.
"Venezia, Milano, Roma e Firenze soltanto"
"i grandi classici"
"Già, quelli che non deludono mai"
"Io sono stata solo a Roma, ma conto di tornarci per visitare altre città"
"E in Francia?Dove hai vissuto?"
"a Marsiglia con mia mamma e poi Parigi"
"Quindi parli francese?"
"Mia mamma é francese e mio padre inglese, quindi sono bilingue, mi parlano nella loro rispettiva lingua da quando sono piccola"
"Che spettacolo! Io so solo qualche parola in tedesco perché in Germania sembrano adorarci e quindi ci siamo stati già varie volte"
Margaret sorrise pensando che aveva affrontato una conversazione simile con Alex molti anni addietro e anche il cantante di Sheffield sapeva qualcosa di tedesco perché sua madre era un'insegnante.
"Brutta faccenda il tedesco"
"Theo infatti è molto più bravo di me"
La conversazione si fermò e Adam ne approfittò per tirare fuori il vino.
"Ti va un bicchiere di prosecco?"
"Così a stomaco vuoto?"
"No, ovviamente, ho pensato anche a questo. Vieni con me"
Tornarono in salotto e Adam prese il vassoio dal tavolo apparecchiato per due per mostrarle delle tartine.
"Uhuhuh, allora lo accetto volentieri" disse Margaret dopo aver preso un crostino.
"Torno subito" Adam sparì in cucina e Margaret si mise a curiosare in salotto. Sulla libreria c'erano pochi libri e molti cd, così si mise a spulciare: Depeche Mode, Oasis, Police, Coldplay, Muse, Beatles, Kraftwerk, Madonna, Queen, Michael Jackson, The Last Shadow Puppets, Interpol.
"trovato qualcosa di interessante?"
"Che collezione eterogenea"
"É normale per un amante della musica"
"finalmente scopro i tuoi gusti musicali, hai tenuto il mistero dalla prima volta in cui ci siamo conosciuti"
"Sorpresa?"
"Un po' si, mi chiedo cosa ci facciano i Puppets con Madonna e Prince a dirti la verità"
Vedere The Age of the Understatement l'aveva colpita, ma forse solo perché non era abituata a considerarli famosi, visto che conosceva personalmente gli artisti.
" me l'ha consigliato Theo quell'album, ma non lo ascolto molto perché non sono quasi mai dell'umore. A te piace?"
Margaret era tentata di mentire, ma poi pensó che non aveva senso dire una bugia. Bastava non dire tutta la verità.
"É uno dei miei album preferiti di sempre, ma non lo ascolto molto per via dei ricordi che si porta con sé"
Adam intanto si era avvicinato e le aveva portato un calice di prosecco.
"Il vostro album invece?" Chiese per cambiare discorso.
"Finito tutto. Ora dobbiamo solo farlo uscire"
"Uhuhuh. Soddisfatto di come é venuto?"
"Non sono mai soddisfatto del tutto io: diciamo che abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare"
"quanto dovremo aspettare ancora?"
"non lo so di preciso e non sono sicuro di volerlo sapere" ammise Adam.
"Come mai?"
"Perché sono le ultime settimane da uomo libero. Sento già l'ansia da tour"
"In che senso?" Chiese incuriosita la ragazza.
"Arrivo subito, scusami un secondo" Adam tornò in cucina per buttare giù la pasta.
Ricomparve dopo pochi secondi.
"Se vuoi accomodarti, tra poco la pasta é pronta, é pasta fresca quindi non dovrebbe metterci troppo a cucinare"
"Agli ordini"
Adam scoló la pasta e la condí accuratamente per poi portare i due piatti a tavola.
"e voilá a lei, signorina"
"grazie mille! Ha un aspetto buonissimo"
"lo spero, non é difficile da preparare e per farla venire male mi ci dovrei proprio impegnare"
"come mai una cena preparata da te e non il solito appuntamento fuori?"
"ah, é un appuntamento questo?"
Margaret stava per mangiare il primo boccone, ma fermò la forchetta a pochi centimetri dalle labbra, confusa dalla risposta di Adam. Era serio e lei non capiva se stesse scherzando.
"é ovvio che sia un appuntamento, stai tranquilla"
"Avevo paura di aver fatto una gaffe galattica"
"Ho notato, la tua espressione era impagabile"
"Buonissima!" Commentò Margaret per cambiare argomento e deviare sul cibo.
"Ti ringrazio"
"e comunque prima mi stavi dicendo che non sei tranquillo a proposito del tour"
Adam aveva cercato di evitare l'argomento e sperava che la ragazza se ne fosse dimenticata.
"Si, beh...diciamo che suonare davanti alle persone mi mette un po' di ansia, ma ci sto lavorando"
"Anche perché, se farete successo, ti ci dovrai abituare"
"A parte che il successo dell'album é fuori discussione e poi non è che tu mi stia aiutando" rispose Adam versando del vino rosso nel calice di Margaret.
"Caro mister simpatia, conosco persone che mai avrei immaginato potessero suonare davanti a migliaia di persone e che ora lo fanno " ovviamente si riferiva ad Alex, ma non voleva tirare fuori l'argomento, quindi si limitó a frasi generiche.
"Vorrei sapere come hanno fatto a farci l'abitudine"
"Solo certa che tu possa farcela"
"Speriamo"
Restarono in silenzio e mangiarono un po'.
"Non ti chiederò a cosa brindiamo, perché certe scene da film mi fanno venire il voltastomaco" disse Margaret afferrando il calice di vino rosso.
"E se io invece volessi fare un brindisi?" Scherzó Adam.
"Avanti, allora, a te l'onore"
"al nostro appuntamento"
"Che banalità!"
"Anche io odio i brindisi in realtà, volevo solo infastidirti"
Margaret bevve un sorso dal suo calice.
"Parlando del nostro appuntamento"
"Dimmi"
"un mio amico mi ha detto che secondo lui mi hai invitato a casa tua solo per portarmi a letto" Margaret si era rilassata un po' rispetto all'inizio ed era tornata la solita ragazza a cui piace mettere in difficoltà la persona davanti a sé e in quel caso ancora di più perché sembrava che Adam adorasse fare cose del genere.
"E se anche fosse? Ci sarebbe qualcosa di male?" Chiese Adam con aria innocente.
"No, assolutamente, ma non ti saresti dovuto sbattere per preparare una cena, bastava tu prenotassi una camera d'hotel"
"E tu saresti venuta ugualmente?"
"Chi lo sa. Forse si, forse no. Secondo te?"
 "Mi piacerebbe pensare che saresti venuta, ma dubito, perché non mi sembri così disperata e squallida. Se volessi qualcuno con cui andare a letto, ti basterebbe entrare in un locale e scegliere"
"Lo prendo come un complimento" disse Margaret leggermente imbarazzata.
"No, é un dato di fatto, chiunque può trovare qualcuno con cui scopare"
"Potevi semplicemente dire che era un complimento" disse Margaret quasi infastidita.
"No. Sei una ragazza bellissima e lo sai bene, quindi dubito tu ti possa o voglia accontentare del primo a caso conosciuto in discoteca. Mi sbaglio?"
"No, non sbagli"
"Per questo hai accettato il mio invito a cena: per capire se ne valga la pena"
"Sei molto sicuro di te, perché mi parli come se mi conoscessi bene"
"Può darsi"
"Per ora non hai detto niente di sbagliato, ma non pensare di avermi compresa solo perché hai capito un po' come ragiono"
"Sembra una minaccia. Fammi indovinare:  anche tu sei una ragazza difficile e complicata?" Ironizzò Adam sapendo benissimo che non era quello che intendeva dire.
"Non dirò mai una cosa del genere, Dio me ne scampi e liberi. Dico solo che non é detto che sarò sempre così prevedibile. Potresti arrivare ad odiarmi"
"Ora mi stai spaventando davvero"
"Stai tranquillo, non ho alcuna intenzione di farmi detestare, so solo che alcune persone mi detestano"
"Mi piacerebbe sapere perché queste persone siano arrivate a odiarti"
"Questo non ti é dato saperlo. Per ora tranquillizzati, non sono una pazza che si fissa. Non troverai mai mille chiamate o messaggi da parte mia o cose del genere"
"Parli già al futuro, come se fossi certa che ci saranno altre occasioni tra me e te"
"Hai ragione, in effetti potrei anche decidere di non vederti più dopo stasera"
"Se continuiamo così, potrebbe essere probabile" disse Adam prima di alzarsi per toglierle il piatto.
"Ne vuoi ancora?" Chiese educatamente.
"No, ti ringrazio"
Adam si avvicinò per portarle via il piatto e si chinò.
"E comunque stai tranquilla, non ho intenzione di sfiorarti nemmeno con un dito stasera. Torno subito" le aveva sussurrato queste parole prima di sparire in cucina.
Margaret si alzò per andare a recuperare il cellulare nella borsa per controllare se qualcuno l'avesse cercata.
"Miles si ferma a dormire da noi stanotte. Ci guardiamo un film insieme" Laura le aveva scritto questo messaggio e Margaret sorrise non appena lo lesse. Quei due erano pericolosi insieme e anche se sapeva dei sentimenti che legavano Miles ad Agyness, non era del tutto convinta che lui se ne sarebbe ricordato una volta steso sul divano con la sua coinquilina.
"Usate le precauzioni, mi raccomando"
La risposta di Laura non si fece attendere.
"Cretina. Suppongo che se hai avuto il tempo per rispondere ai messaggi, la cena non stia andando così bene"
"Sbagli" Margaret non aggiunse altro e mise via il telefono perché aveva sentito i passi di Adam avvicinarsi.
"Come secondo ho pensato a un tagliere con salumi e formaggi italiani, perché non avrei saputo cosa scegliere tra le mille ricette italiane"
"Va benissimo, non capita spesso di trovare cose del genere in giro"
"Già" rispose Adam accomodandosi e bevendo un lungo sorso dal suo calice.
"Prima degli Hurts cosa facevi?"
"Prima di questa band, c'erano i Daggers, ma prima della musica c'erano lavoretti saltuari e poco remunerativi. Mi sono trasferito a Londra quando avevo sedici anni e da allora mi sono mantenuto senza rompere le scatole ai miei. Mio padre pensava che le mie mani fossero più adatte a costruire case piuttosto che a suonare il pianoforte, ma penso che non abbia ancora capito cosa significhi per me avere la possibilità di incidere un album"
"Dove abitavi a Manchester?"
"In periferia, una brutta zona"
"ti piace Manchester? Ti manca?"
"Non più di tanto. Ora la mia vita é qui, il mio lavoro é qui e non ho bisogno di altro. Ogni tanto torno a trovare i miei, ma mai per più di due giorni consecutivi. É difficile vivere con i propri genitori se non lo fai da quando hai sedici anni"
"Comprendo perfettamente"
"Tu invece? Hai sempre vissuto in Francia?" Chiese Adam e Margaret quasi desideró di non aver mai tirato fuori un argomento simile.
"No, vivevo a Sheffield prima"
"Come mai sei andata in Francia poi?"
"Mio padre é stato traferito a lavorare e sono andata a vivere con mia mamma"
"Ti é dispiaciuto andare via dall'Inghilterra?"
La ragazza ripensò a quei giorni, ad Alex e a quel momento, era stato l'inizio della fine per il loro precario rapporto.
"Non troppo. L'unica cosa fastidiosa é stata lasciare gli amici, ma per fortuna non ci siamo mai persi, quindi non é stato traumatico come mi aspettavo" ed era vero, Matt era rimasto, nonostante la distanza, gli impegni, le vite diverse, il suo migliore amico, quasi il suo angelo custode.
Per fortuna Adam non fece altre domande e la conversazione si spostò su argomenti più leggeri, così l'ombra del pensiero di Alex si fece più evanescente fino a sparire quasi del tutto.
 
 
"Posso andare sul balcone a fumare una sigaretta?" Chiese Margaret prima del dolce.
"Posso chiedertene una?"
"certo! Non sapevo che fumassi"
"Solo ogni tanto"
Uscirono sul balcone e l'aria fresca li svegliò un po' dal torpore in cui erano entrati a causa del cibo.
"Come mai conosci Fray?" Chiese Adam.
"Amici in comune"
"Chi? Se posso chiedere"
"Mia cugina ha studiato a Manchester e si sono conosciuti in tempi non sospetti" mentí prontamente la ragazza. Non era sicura che Adam ci potesse arrivare, ma se avesse detto che la conoscenza in comune era Miles Kane poi le domande sarebbero continuate e il nome di Alex sarebbe venuto fuori prima o poi.
"Theo come sta?" Chiese Margaret per cambiare argomento.
"benissimo. Era con me prima, come per le ultime settimane insieme" rispose Adam quasi sofferente.
"É difficile la convivenza forzata?"
"per lui di sicuro. Non deve essere facile vivere con me per troppo tempo. Tendo a diventare antipatico e insofferente se tenuto in cattività. Lui é a posto, infatti non so come abbia fatto a non mandarmi a quel paese negli ultimi mesi"
"Probabilmente sa come prenderti"
Intanto la mente di Margaret era volata al pensiero di un altro duo che conosceva: Alex e Miles avevano vissuto periodi di convivenza forzata e lei si era sempre chiesta come avesse fatto Miles a non tirare un cazzotto ad Alex ogni tanto.
"Ha imparato a ignorarmi"
"Poveretto, sembra un così caro ragazzo" scherzó lei.
"Lo é, infatti ogni tanto mi chiedo cosa abbia fatto di male per finire a lavorare con me" ammise Adam.
"Chi sta facendo la ragazzina complessata ora?"
"Beccato, hai ragione, hai ragione" disse Adam spegnengo la sigaretta senza averla nemmeno finita.
"Vado dentro a prendere il dolce, tu fai con comodo"

Dopo aver portare le coppe con del tiramisù a tavola, Adam riempì i loro bicchieri di vino rosso e tornò nuovamente sul balcone da lei.
"Mi vuoi alcolizzare stasera? È la seconda bottiglia di rosso!" commentò Margaret.
"Non ti piace bere?"
"Sì, però è rischioso, non sempre reggo bene l'alcool. A volte mi viene sonno, altre volte faccio cose sconvenienti"
"Tipo?" chiese Adam incuriosito.
"Una volta a un concerto ho baciato un mio amico, nonchè migliore amico di un mio ex e me lo volevo portare in tenda. Per fortuna mi ha bloccata e mi ha fatto andare a dormire"
"Interessante questa Margaret alcolizzata"
"Una marea proprio"
"Ma che concerto era?"
"Glasto 2007"
"Wooo. Non sono mai stato a Glasto, mi piacerebbe andarci un giorno, anche solo a suonare. Voglio vedere il fango di cui tutti parlano  e il Pyramid Stage"
"E' molto bello, l'atmosfera, la gente, la musica. Tutto favoloso"
"Cosa hai visto quell'anno?"
"Solo gli Arctic Monkeys, non potevo restare per tutta la duarata del festival"
"E chi altro hai visto in concerto in generale?"
"Oasis, Coldplay, Muse tra i più famosi, e poi band semi sconosciute di cui non mi ricordo nemmeno il nome in locali altrettanto sconosciuti. Tu?"
"Oasis, Depeche Mode molte volte, Morrisey, Marr per par condicio , e poi basta di noti"
"Nella mia personale collezione mancano solo i Blur, poi posso ritenermi soddisfatta"
"A me ne mancano un sacco: Prince, Madonna, Michael Jackson, Queen e poi chissà di chi mi sono dimenticato"
"I Beatles e poi hai detto tutti"
Adam rise.
"Già"
Intanto Margaret aveva finito la sua sigaretta e così rientrarono.
"Cosa fate in questi giorni?" chiese Margaret per capire il programma della band di Adam.
"Sinceramente non lo so, devono uscire i singoli, ci saranno le prima interviste, le prime esibizioni, ma io non seguo queste cose, non sono pratico. Mi devono solo dire dove andare e io ci vado, faccio  quello che devo fare e sono a posto"
"Detta così sembra la vita di un killer professionista. Non sembri minimamente eccitato da tutto questo"
"Lo sono, ma non voglio crearmi delle aspettative troppo alte rispetto a questa cosa, voglio restare con i piedi per terra"
"Fai bene, ma io nei tuoi panni sarei fuori di me. In ogni caso, se va male, potrai provare con la carriera da pasticcere perchè questo tiramisù è meraviglioso"
"Grazie mille!"
"Tu invece cosa farai nei prossimi giorni?" chiese Adam dopo qualche secondo di silenzio.
"Nulla di particolare credo. Non ho una vita entusiasmante: lavoro e poi torno a casa dalla mia coinquilina"
"Uscirai ogni tanto la sera, no?"
"Sì, stasera sono venuta a cena qui"
Adam la guardò male.
"Eh va bene, sì, esco la sera, la maggior parte delle sere, ma non posso fare tardi in settimana, perchè devo andare al lavoro al mattino, quindi le mie serate me le faccio solo nel week end. Contento ora?"
"Che posti frequenti?"
"Random, io seguo i miei amici, un posto vale l'altro alla fine"
"Mi piacerebbe conoscere i tuoi amici"
ll panico invase Margaret: si immaginò una conversazione tra Adam e Laura o tra Adam e Miles e il cuore iniziò a batterle fortissimo.
"Sono tipi ordinari, non ci sarebbe niente di interessante"
"Mah, sarà, ma io non credo. Hai paura?"
"Una fottuta paura"
"Tranquilla, mi sembra ancora presto per essere presentato agli amici"
Margaret trattenne il sorriso pensando che i suoi amici sapevano già tutto quello che era possibile sapere su Adam.
Il telefono di Adam prese a squillare.
"Devo rispondere, scusa" si alzò da tavola e andò verso la cucina.
Margaret guardò il suo di cellulare e notò che si era fatta una certa ora. Sarebbe rimasta volentieri a parlare un altro po' con Adam, ma doveva tornare a casa assolutamente entro un orario decente, altrimenti il giorno dopo sarebbe stato un incubo al lavoro.
Adam tornò dopo pochi secondi in salotto.
"Aveva sbagliato persona, era mio fratello e di solito non mi chiama a quest'ora, quindi avevo paura che fosse successo qualcosa, scusami"
"Tranquillo, però forse è meglio che io mi avvii"
"Oh, si certo, tranquilla. Come torni a casa?"
"In metro, non ho la macchina"
"Non ci pensare nemmeno, ti chiamo un taxi"
"Ma figurati, prendo la metro, sono solo poche fermate"
"Allora ti accompagno" disse Adam risoluto.
"Non scherzare, torno spesso a casa in metro la sera"
"E fai male! Io non ho la macchina, quindi o vengo con te o prendi un taxi"
"Non ci penso minimamente a farti uscire di casa solo per accompagnarmi e non ho bisogno di un taxi"
"Ho improvvisamente voglia di prendere una boccata d'aria fresca" affermò Adam senza lasciarle possibilità di ribattere.
Margaret sorrise riconoscente e lui andò a prendere il suo cappotto.
Durante il tragitto verso casa di Margaret non incontrarono pericoli e in metropolitana non c'era nessun soggetto sospesso e Margaret passò tutto il tempo a scherzare e a sfottere Adam visto che non le sarebbe successo nulla se lei fosse tornata a casa da sola.
"Non sarei stato tranquillo io a saperti in giro a quest'ora da sola. Non dovresti rischiare così tanto"
"Saprei difendermi" disse Margaret decisa.
"Non dopo tutto quello che abbiamo bevuto"
"Ammettilo, l'hai fatto solo per scoprire dove abito" scherzò la ragazza fermandosi sotto il portone del suo palazzo.
"Ovvio!" sorrise Adam.
"Ti inviterei su a bere qualcosa, ma ci tengo molto a stare lontana dai clichè da film. In più Laura sta già dormendo. Scusami" disse Margaret seria.
"Stai tranquilla" rispose Adam avvicinandosi a lei un poco.
Erano l'uno di fronte all'altro, ogni tanto i loro sguardi si incrociavano, ma Margaret imbarazzata cercava di scappare sempre, anche se era naturalmente attratta a guardare quel celeste così limpido e  cristallino, mentre Adam invece non aveva alcuna intenzione di distogliere lo sguardo dal bel viso della ragazza.
I secondi sembravano diventare ore, ogni movimento era sospetto, Margaret si sentiva come una bomba pronta a scoppiare, aspettava qualcosa, un segnale.
E il segnale arrivò, ma non era quello che si era aspettata.
"Buonanotte, Margaret" disse Adam prima di avvicinarsi e lasciarle un bacio sulla fronte, mentre con la punta delle dita le sfiorava una guancia.
"Notte" rispose Margaret in un sussurro dopo quel contatto quasi solo accennato e aprì il portone per sparirvici dentro.
  
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