True
love is a treasure hunt
Cara Hachi,
hai presente
quelle famose lettere di cui si sente spesso parlare? Quelle che si scrivono,
ma che non vengono mai inviate per mancanza di coraggio
e per tante altre ragioni. Penso proprio che quella che ti sto scrivendo possa
essere considerata tale. Persone come Nana in questo caso direbbero
“Che la scrivi a fare, allora? Vai da lei e parla”. Sinceramente, non so
neanche io perché la stia scrivendo.
Ma mettiamo in
caso che questa lettera debba arrivare a te. Se fosse
così, non penso che inizierei con il solito “come va?” – come tutte le persone
sane di mente-, perché non credo che sarei abbastanza forte da poter reggere
questa informazione, in qualsiasi caso. Se fosse
gioiosa, infatti, non sarei capace di essere così poco egoista da dire “Sono
felice per te”. Di fatto, non potrei mai essere felice sapendo che tu non sei
qui al mio fianco. D’altro canto, se la tua fosse una risposta piena di dolore
e rancore, continuerei a rimuginare su tutte le
motivazioni che in quella sera così afosa, mi hanno spinto a non assumermi la
responsabilità del tuo bambino, ritenendo, alla fine del ragionamento, di aver
sbagliato tutto.
Ecco perché sono qui, seduto alla scrivania della
mia stanza con carta e penna in mano, per parlare di quella sera che ha
cambiato radicalmente le nostre vite. Non so tu, ma quando penso ad allora, i rimpianti affollano la mia mente già troppo
incasinata.
E’ iniziato tutto con una telefonata partita dal tuo
cellulare, ma effettuata da qualcun altro. Purtroppo,
la nostra tecnologia così avanzata, non è andata tanto avanti da permetterci di
vedere se colui che ci sta chiamando è il proprietario
del cellulare oppure no. Quando risposi, e al posto
della tua voce squillante e allegra sentii quella bassa e autorevole di Takumi, avrei voluto che gli scienziati fossero davvero
riusciti a raggiungere questo traguardo di innovazione. «Ciao Nobu. Sorpreso? Sono Takumi».
Furono queste le prime parole che mi disse. Sembrerò pazzo,
ma ricordo ogni minima frase, ogni minimo gesto di quella sera d’estate.
Ricordo la mia sorpresa nel sentirlo chiamare dal tuo cellulare, ricordo i
dubbi che mi assalirono: “perché è con lei?”, “le ha
fatto qualcosa?”. E’ strano come non indugiai sul fatto che forse potevi essere
andata tu da lui, non ti pare? All’epoca, avevo la più totale fiducia in te.
C’è chi direbbe, che ero accecato dall’amore, ma penso che si trattasse più della sicurezza
che tu mi amassi tanto quanto io amavo te. Che mi amassi
così tanto da non pensare a lui. A quanto pare
mi sbagliavo.
Forse – come mi rimproverò
quella sera Nana – sono sempre stato troppo corretto. Talmente
corretto da credere che gli altri lo siano quanto me. Talmente corretto, da usare
sempre precauzioni allontanando ogni sospetto che quel bambino potesse essere
mio. «E allora? Che c’è di
male nell’essere corretti?» le risposi. Con il senno di poi, penso di
sapere cosa c’è di male. C’è di male, che in certi casi la correttezza può rivelarsi
uno dei peggiori difetti umani e ci fa perdere chi amiamo di più al mondo.
Forse sembrerà scontato, ma eri – e sei ancora – tu la
persona che più amo al mondo. Purtroppo, mi sono reso conto che l’amore non
basta mai. Infatti, bisogna assicurare alla persona
che si ama di essere abbastanza forti da poterla proteggere da chiunque, in
qualunque situazione. E’ questo che mi manca, che mi è sempre mancato: la forza e l’autorità che ha Takumi.
Da quando lo conosco, non avrei mai pensato che gli
avrei potuto invidiare qualcosa. Eppure, eccomi qui a scrivere questa lettera
che non ti invierò mai. Ma, come ho già detto, per me
è sufficiente aprire il mio cuore su questo pezzo di carta, illudendomi che tu possa leggerla e capire ciò che sto provando. Quanto sono stupido, no!? Ma in fondo,
sono sempre stato ingenuo. Ho sempre creduto in ideali fuori
dalla mia portata, come l’amore. Eppure,
continuo a credere che l’amore vero esista e che forse si trovi da qualche
parte.
Secondo me, è come una caccia al tesoro: basta seguire
tutti gli indizi per arrivare alla meta. Non importa quanto a lungo bisognerà
cercare, l’importante è raggiungere il traguardo.
Ti amo,
Nobu
Dato che in
pochi avranno capito ciò che intendeva fare il mio
demenziale cervello quando ha scritto questa one – shot,
sono qui per spiegare qualcosa.
Premetto che
questo lavoro è stato fatto per caso, dettato da un’ispirazione momentanea.
Praticamente, questa lettera viene scritta da Nobu – ma veramente!? xD
– molto tempo dopo la confusione della gravidanza di Hachi,
per dare sfogo ai sentimenti che fino ad allora aveva celato. Non è contenuta nell’anime, è solo una cosa che ho scritto io.
Ora direte: “ci voleva così tanto?”. Sinceramente non lo so, è giusto per precauzione.
Spero che vi
siate goduti questo scempio. Arrivederci!